La giostra (9 foto)

Sezione Principale - Fotografie e Passioni

Moderatori: NatRiscica, maucas, simone toson, luca rubbi

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carlo riggi
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Ciao
Carlo
Marco Serio
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La prima e la settima, per me.
L'ultima è anche meglio, ma non ce la vedo in questa serie. Sta bene da sola.
Ciao :-)
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maucas
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A me piacciono la 3 e la 8...
Maurizio Cassese.
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massimostefani
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Efficacissima sequenza, in partricolar modo per l'uso dei toni e del mosso assolutamente non fine a se stessi.

L'ultima immagine, in particolare, sottolinea la lenta agonia di un mondo che non ha orizzonti ( vedi foto ) od alternative per sopravvivere, all'assalto delle nuove tecnologie, ovvero lo smartphone...nel quale purtroppo ( o per fortuna in alcuni rari casi ) trovi tutto il mondo...ma assoluta in solitudine.

MS
tutte le fotografie sono reali,nessuna è la verità.
R.Avedon
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carlo riggi
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Grazie a Marco, Maurizio e Massimo per le preferenze e la bella lettura.
Ciao
Carlo
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Condor
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7 8 9 sono super, le altre non le trovo altrettanto efficaci.

Ciao
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carlo riggi
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Grazie Stefano!
Ciao
Carlo
Andrea
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... mi piace la 7 e la 9, mentre il mosso lo trovo funzionale alla prima che entra quindi anch'essa nella suggestione ....
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carlo riggi
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Grazie Andrea!
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Carlo
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Stefano Tambalo
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Come foto singole, la 9 e la 3 hanno forza.
Non vedo la serie invece: la chiusura ok, l'apertura mh e qualche scatto ridondante.
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carlo riggi
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Grazie Stefano!
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Carlo
cliqueur
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Stefano Tambalo ha scritto:Come foto singole, la 9 e la 3 hanno forza.
Non vedo la serie invece: la chiusura ok, l'apertura mh e qualche scatto ridondante.
Stefano, mi sembra tu abbia una certa idea di come comporre una serie e sugli elementi formali, compositivi, concettuali che uniscono le diverse immagini.
Perché non butti giù qualche idea in proposito? Forse distinguendo serie da racconto, se necessario.
Magari confrontando
  • - il racconto di Sergio Lovisolo "Amara e Bella"
    - la storia per ritratti di Nicola Spadafranca "alla fine del viaggio"
    - una delle storie di Simone Toson: gli asparagi, la scuola di circo
    - la mia sequenza, dato che nemmeno quella ti sembra una serie, sulle vetrine
Che ne dici? C'è da imparare.
Grazie,
Luca
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Stefano Tambalo
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Luca A Remotti ha scritto: Stefano, mi sembra tu abbia una certa idea di come comporre una serie e sugli elementi formali, compositivi, concettuali che uniscono le diverse immagini.
Perché non butti giù qualche idea in proposito? Forse distinguendo serie da racconto, se necessario.
Magari confrontando
  • - il racconto di Sergio Lovisolo "Amara e Bella"
    - la storia per ritratti di Nicola Spadafranca "alla fine del viaggio"
    - una delle storie di Simone Toson: gli asparagi, la scuola di circo
    - la mia sequenza, dato che nemmeno quella ti sembra una serie, sulle vetrine
Che ne dici? C'è da imparare.
Grazie,
Luca
Luca, mi lusinga che tu pensi che io sia in grado di fare una cosa del genere ma, come si dice: "Non so cosa sia una serie, ma la riconosco quando la vedo" :D

Scherzi a parte, mi piacerebbe sul serio formalizzare queste cose e non escludo che questa pulce sia lo stimolo per farlo.
In generale però, nei frequenti brainstorming col Toson (e di storm nei brain ce n'è sempre tanta, ti assicuro :-) ) ho fissato pochi punti che ricorrono e ritrovo nelle serie dei fotografi - in senso di autori curati e pubblicati. Le strade e i metodi sono molteplici ma la serialità, l'omogeneità e il "family feeling" che lega gli scatti è ben percepibile.

Quel che ho capito è che:
° non basta mettere insieme fotografie scattate nello stesso posto per farne un reportage;
° non basta una sequenza - più o meno cronologica - per farne un racconto;
° non basta fotografare gli stessi oggetti/elementi per farne una serie.
Le tre tipologie non sono nettamente separate, lo sappiamo, ma la distinzione mi è più facile se considero questi come criteri.

Provo a buttar giù qualcosa, sicuramente servirà a me per capire che non ho capito niente :lol:
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simone toson
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Stefano Tambalo ha scritto: Luca, mi lusinga che tu pensi che io sia in grado di fare una cosa del genere ma, come si dice: "Non so cosa sia una serie, ma la riconosco quando la vedo" :D

Scherzi a parte, mi piacerebbe sul serio formalizzare queste cose e non escludo che questa pulce sia lo stimolo per farlo.
In generale però, nei frequenti brainstorming col Toson (e di storm nei brain ce n'è sempre tanta, ti assicuro :-) ) ho fissato pochi punti che ricorrono e ritrovo nelle serie dei fotografi - in senso di autori curati e pubblicati. Le strade e i metodi sono molteplici ma la serialità, l'omogeneità e il "family feeling" che lega gli scatti è ben percepibile.

Quel che ho capito è che:
° non basta mettere insieme fotografie scattate nello stesso posto per farne un reportage;
° non basta una sequenza - più o meno cronologica - per farne un racconto;
° non basta fotografare gli stessi oggetti/elementi per farne una serie.
Le tre tipologie non sono nettamente separate, lo sappiamo, ma la distinzione mi è più facile se considero questi come criteri.

Provo a buttar giù qualcosa, sicuramente servirà a me per capire che non ho capito niente :lol:
Tutto giusto, anche il brainstorming. :)
Metto due considerazioni sul reportage e la mia esperienza (visto che sono stato tirato in ballo) sul topic di Luca.
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carlo riggi
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@ Stefano

° non basta mettere insieme fotografie scattate nello stesso posto per farne un reportage;

E su questo credo che possiamo dirci tutti d'accordo.



° non basta una sequenza - più o meno cronologica - per farne un racconto;
° non basta fotografare gli stessi oggetti/elementi per farne una serie.


Qui invece avrei da eccepire.
Di che "racconto" e di che "serie" stiamo parlando?
Mentre credo che il reportage abbia precise specifiche, il suo bisogno di completezza narrativa (pur a volte racchiusa in un'unica foto), e la sua esigenza di cogliere il doppio fondo degli eventi, onde non farsi semplice riproduzione di fatti percepiti, gli altri due concetti sfuggono a una simile codifica.
Come si fa a dire che una raccolta di elementi simili non sia una serie, tanto più se, come nel caso della mia giostra, ripresi all'interno di un unico intento, di una medesima emozione, con lo stesso timbro tonale?
E come si fa a non definire racconto una sequenza cronologica? Essa è "racconto", se non altro di un tempo trascorso, quello dell'autore. O si vuole che il racconto abbia a protagonista sempre il soggetto? Quello al di là dell'obiettivo?
Ciao
Carlo
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