Prova NEF

Sezione Principale - Fotografie e Passioni

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massimostefani
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Roberto ha scritto:
massimostefani ha scritto: (...) ps: chi ha un minimo di pratica di camera oscura sa che non è nemmeno lontanamente paragonabile la gamma di possibilità di intervento tra quest'ultima e la camera chiara digitale, almeno questo mi pare inconfutabile. O no ??
Massimo mi metti in crisi, nel senso che non capisco tra la chiara e la scura quale permette più interventi, secondo te. Io ho una minima, ma proprio minima minima esperienza di C.O., mentre non ne ho alcuna di C.C., ma da alcuni video dimostrativi, manuali ecc... mi sono fatto l'idea che tra copia&incolla, fila&fondi, fusione di più livelli e così via, ci sia maggiore libertà di intervento nel digitale. Mi sbaglio?

Il rapporto tra CO e CC a livello di possibilità di intervento è di 1 : 50 e forse ho mediato al ribasso :shock:
Poi ce la raccontiamo che in fase di sviluppo del negativo si può fare ecc...ecc...cosi come in stampa ecc....ecc...
Si possono fare poche cose entro limiti ristretti, rispetto all'oceano digitale, ma in questo non c'è alcun male, ovviamente !

MS
tutte le fotografie sono reali,nessuna è la verità.
R.Avedon
alessandro fontana
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Allora, ricapitolando....
Forse c'è stato un malinteso. Quando io parlo di postproduzione, intendo tutto quello che viene dopo lo scatto, compreso l'editing, l'archiviazione, eccetera.
Molto probabilmente faccio un uso improprio del termine, se con postproduzione, si intende solamente: fotoritocco, o comunque modificare in qualsiasi modo lo scatto originale. Detto questo, vorrei annoiarvi elencandovi il mio modus operandi, così se devo prendermi del professionista poco serio per come lavoro, saprò in cosa sbaglio.

A)-Per questo servizio ho utilizzato la seguente attrezzatura:

1 Eos 1D MK II con 24/70 2,8 + flash Metz 58AF collegato al powerpack Metz (batteria esterna).
Questa configurazione è praticamente il mulo da lavoro, con essa si effettua l'70% di tutto il reportage, la velocità di scatto e
di messa a fuoco della camera consentono grande rapidità nella ripresa grazie anche alla sincronizzazione flash di 1/250. Tutto
questo viene utilissimo con soggetti in movimento e/o nelle riprese che richiedono max velocità. Il sensore, a mio avviso, anche se ormai vecchiotto,
rimane uno dei migliori da sempre e comunque, sempre secondo me, una camera ancora oggi utilizzabile a livello professionale finchè non si rompe.
Una fotocamera magnifica, uno strumento altamente professionale e affidabile, un vero godimento lavorare con lei. Il flash Metz 58AF è favoloso perchè ha la parabolina ausiliare che diventa utilissima e straordinaria come resa con luce a rimbalzo a soffitto (quando è bianco) oppure alzando il pannellino riflettente (bianco) che è a scomparsa dentro la parabola grande, inoltre, assieme ad esso si può estrarre il diffusore, il tutto separatamente oppure assieme. Con la batteria esterna, i tempi di ricarica sono praticamente inesistenti ed il numero di lampi eseguibili è esagerato. Un po' scomodo il cavo di alimentazione della batteria che potrebbe intralciare il fotografo soprattutto nelle riprese verticali, ma siccome io faccio largo uso di nastro telato nero e non me ne frega niente dell'estetica, ho eliminato alla fonte il problema. Sul 24/70 2,8 c'è ben poco da dire, a parte le dimensioni che con il paraluce diventa veramente troppo ingombrante.

1 Eos 1DS MK II con 20/35 2,8 e 85/1,2 II + flash 550EX.
Questa configurazione (con il 20/35) mi consente di sfruttare il sensore a pieno formato della macchina per tutte le riprese dove è richiesto il grandangolo,
utilizzo questa configurazione anche per le foto di gruppo facendo molta attenzione a non esagerare nell'avvicinamento al soggetto con focale a 20 mm in quanto questa lente (ormai sorpassata dal migliore 16/35 2,8 II) soffre di vistose deformazioni ai bordi.
Il magnifico 85 1,2 II, l'ho utilizzato per riprese di ritratto dei vari relatori che si sono succeduti, e di particolari all'interno del supermercato (attrezzature, cartellonistica sospesa, dettagli delle casse, ecc.) lavorando in luce ambiente e sfruttando la grande apertura di questo capolavoro ho ottenuto immagini d'effetto, che nessuno mi aveva richiesto, ma che sono state molto gradite. La 1DS MK II con i suoi 16,7 mpx può far fronte ancora oggi a tutti gli impegni professionali. Robusta e affidabile non è certamente una fast/camera, ne ho due, mi soddisfano entrambe ed al momento (toccatina in basso) non mi hanno mai dato problemi, l'unica cosa che non mi piace è il rumore di scatto.

2 batterie di scorta, 4 CF sandisk da 4gb, 1 scala (accessorio mai preso in considerazione dalla maggioranza dei fotografi ma, a mio avviso, in certi casi può fare la differenza).


B)-Fase operativa post scatto, quella che io chiamo post produzione:

1-Scarico sul Mac le CF utilizzando una card reader Lexar collegata in firewire, è molto veloce.
2-Finito lo scarico sul Mac, copio l'intera cartella sull'HD esterno, così mi trovo ad avere tre copie del lavoro svolto, non si sa mai,
come diceva Freakantony (skiantos): "la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo".
3-utilizzando photo mecanic per l'editing, visualizzo tutte le immagini e comincio a fare "pulizia" buttando nel cestino quelle venute male, doppioni inutili, espressioni infelici dei relatori, eccetera. A proposito di espressioni infelici dei relatori (occhi semichiusi, bocche storte) chi non ha pratica sul genere, non immagina neanche lontanamente quanti scatti si devono fare, per ottenere qualcosa di buono, ad una persona che parla al microfono in pubblico soprattutto se questa lo fa occasionalmente, in pratica si sta per ogni relatore, con l'occhio dentro il mirino aspettando il momento buono per scattare una piccola raffica.
4-finita la cernita, contrassegno le foto che ritengo di dover intervenire con qualche correzione, aprendole una ad una in ps.
5-le correzioni, modifiche e/o fotoritocco che effettuo solo su alcuni files solitamente sono: livelli, ritaglio, spuntinatura, qualche volta maschera di contrasto, cerotto, e altre quisquilie secondo necessità. Una cosa però è fondamentale lavorando in jpeg: il file originale può essere salvato, dopo tutte le correzioni effettuate, soltanto una sola volta, pena una perdita di qualità ad ogni salvataggio successivo. Questo vuol dire, idee chiare prima di procedere e comunque conservare le copie originali (punto 2).
6-A questo punto i giochi sono fatti. Suddivido il lavoro in cartelle nominandole e numerandole (es. 1esterni, 2 interni, 3 inaugurazione, ecc.ecc.).
Con l'ausilio di Ps, e la meravigliosa funzione "provini a contatto", realizzo per ogni cartella i provini in formato 20 x 30 (30 foto a foglio) di tutto il lavoro, che alla fine andrò a rilegare con una semplice spirale. I provini, sempre a mio avviso, sono ancora un metodo valido e rapido di ricerca/archiviazione delle foto.
7-Masterizzazione su dvd in duplice copia per il cliente, una copia per il mio archivio. Stop.

Questo è quello che ho fatto e faccio solitamente quando lavoro. Ovviamente il tutto è estremamente elastico, e viene adattato e/o modificato secondo necessità, non è niente di particolare o rivoluzionario o fantascientifico, però è il mio modo di lavorare che mi sono costruito e con il quale convivo +/- serenamente. "Sviluppare 300/500 raw" per un servizio come questo, francamente a me sembra eccessivo, dispendioso, e tutto sommato inutile, anche perchè tutte queste foto tra un anno al max, riposeranno dentro un cassetto dimenticate da tutti.
Ora, cari amici, qualcuno è in grado di velocizzare il mio metodo di lavoro facendomi risparmiare una mezza giornata di lavoro? Non ho niente contro i raw, ma da quello che ho visto fino ad oggi l'intero processo raw (dallo scatto alla consegna cliente) richiede più tempo rispetto ad un metodo banale come il mio. Infine, siccome nella vita bisogna darsi degli obiettivi da raggiungere, il mio è quello di passare più tempo con la macchina fotografica in mano, e meno davanti al computer.

Ciao a tutti,
Font

P.s. - Vorrei evidenziare il fatto, che con questo mio scritto ho messo a nudo (ed alla eventuale berlina) il mio modo di operare più intimo, cosa che non ho mai fatto con nessuno, la decisione di farlo è per amore nei confronti della fotografia (sperando che da qui esca qualcosa di costruttivo) e per la stima che ho delle persone che frequentano questo forum.
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warburg
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alessandro fontana ha scritto:Allora, ricapitolando....
Forse c'è stato un malinteso. Quando io parlo di postproduzione, intendo tutto quello che viene dopo lo scatto, compreso l'editing, l'archiviazione, eccetera.
Molto probabilmente faccio un uso improprio del termine, se con postproduzione, si intende solamente: fotoritocco, o comunque modificare in qualsiasi modo lo scatto originale. Detto questo, vorrei annoiarvi elencandovi il mio modus operandi, così se devo prendermi del professionista poco serio per come lavoro, saprò in cosa sbaglio.

A)-Per questo servizio ho utilizzato la seguente attrezzatura:

1 Eos 1D MK II con 24/70 2,8 + flash Metz 58AF collegato al powerpack Metz (batteria esterna).
Questa configurazione è praticamente il mulo da lavoro, con essa si effettua l'70% di tutto il reportage, la velocità di scatto e
di messa a fuoco della camera consentono grande rapidità nella ripresa grazie anche alla sincronizzazione flash di 1/250. Tutto
questo viene utilissimo con soggetti in movimento e/o nelle riprese che richiedono max velocità. Il sensore, a mio avviso, anche se ormai vecchiotto,
rimane uno dei migliori da sempre e comunque, sempre secondo me, una camera ancora oggi utilizzabile a livello professionale finchè non si rompe.
Una fotocamera magnifica, uno strumento altamente professionale e affidabile, un vero godimento lavorare con lei. Il flash Metz 58AF è favoloso perchè ha la parabolina ausiliare che diventa utilissima e straordinaria come resa con luce a rimbalzo a soffitto (quando è bianco) oppure alzando il pannellino riflettente (bianco) che è a scomparsa dentro la parabola grande, inoltre, assieme ad esso si può estrarre il diffusore, il tutto separatamente oppure assieme. Con la batteria esterna, i tempi di ricarica sono praticamente inesistenti ed il numero di lampi eseguibili è esagerato. Un po' scomodo il cavo di alimentazione della batteria che potrebbe intralciare il fotografo soprattutto nelle riprese verticali, ma siccome io faccio largo uso di nastro telato nero e non me ne frega niente dell'estetica, ho eliminato alla fonte il problema. Sul 24/70 2,8 c'è ben poco da dire, a parte le dimensioni che con il paraluce diventa veramente troppo ingombrante.

1 Eos 1DS MK II con 20/35 2,8 e 85/1,2 II + flash 550EX.
Questa configurazione (con il 20/35) mi consente di sfruttare il sensore a pieno formato della macchina per tutte le riprese dove è richiesto il grandangolo,
utilizzo questa configurazione anche per le foto di gruppo facendo molta attenzione a non esagerare nell'avvicinamento al soggetto con focale a 20 mm in quanto questa lente (ormai sorpassata dal migliore 16/35 2,8 II) soffre di vistose deformazioni ai bordi.
Il magnifico 85 1,2 II, l'ho utilizzato per riprese di ritratto dei vari relatori che si sono succeduti, e di particolari all'interno del supermercato (attrezzature, cartellonistica sospesa, dettagli delle casse, ecc.) lavorando in luce ambiente e sfruttando la grande apertura di questo capolavoro ho ottenuto immagini d'effetto, che nessuno mi aveva richiesto, ma che sono state molto gradite. La 1DS MK II con i suoi 16,7 mpx può far fronte ancora oggi a tutti gli impegni professionali. Robusta e affidabile non è certamente una fast/camera, ne ho due, mi soddisfano entrambe ed al momento (toccatina in basso) non mi hanno mai dato problemi, l'unica cosa che non mi piace è il rumore di scatto.

2 batterie di scorta, 4 CF sandisk da 4gb, 1 scala (accessorio mai preso in considerazione dalla maggioranza dei fotografi ma, a mio avviso, in certi casi può fare la differenza).


B)-Fase operativa post scatto, quella che io chiamo post produzione:

1-Scarico sul Mac le CF utilizzando una card reader Lexar collegata in firewire, è molto veloce.
2-Finito lo scarico sul Mac, copio l'intera cartella sull'HD esterno, così mi trovo ad avere tre copie del lavoro svolto, non si sa mai,
come diceva Freakantony (skiantos): "la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo".
3-utilizzando photo mecanic per l'editing, visualizzo tutte le immagini e comincio a fare "pulizia" buttando nel cestino quelle venute male, doppioni inutili, espressioni infelici dei relatori, eccetera. A proposito di espressioni infelici dei relatori (occhi semichiusi, bocche storte) chi non ha pratica sul genere, non immagina neanche lontanamente quanti scatti si devono fare, per ottenere qualcosa di buono, ad una persona che parla al microfono in pubblico soprattutto se questa lo fa occasionalmente, in pratica si sta per ogni relatore, con l'occhio dentro il mirino aspettando il momento buono per scattare una piccola raffica.
4-finita la cernita, contrassegno le foto che ritengo di dover intervenire con qualche correzione, aprendole una ad una in ps.
5-le correzioni, modifiche e/o fotoritocco che effettuo solo su alcuni files solitamente sono: livelli, ritaglio, spuntinatura, qualche volta maschera di contrasto, cerotto, e altre quisquilie secondo necessità. Una cosa però è fondamentale lavorando in jpeg: il file originale può essere salvato, dopo tutte le correzioni effettuate, soltanto una sola volta, pena una perdita di qualità ad ogni salvataggio successivo. Questo vuol dire, idee chiare prima di procedere e comunque conservare le copie originali (punto 2).
6-A questo punto i giochi sono fatti. Suddivido il lavoro in cartelle nominandole e numerandole (es. 1esterni, 2 interni, 3 inaugurazione, ecc.ecc.).
Con l'ausilio di Ps, e la meravigliosa funzione "provini a contatto", realizzo per ogni cartella i provini in formato 20 x 30 (30 foto a foglio) di tutto il lavoro, che alla fine andrò a rilegare con una semplice spirale. I provini, sempre a mio avviso, sono ancora un metodo valido e rapido di ricerca/archiviazione delle foto.
7-Masterizzazione su dvd in duplice copia per il cliente, una copia per il mio archivio. Stop.

Questo è quello che ho fatto e faccio solitamente quando lavoro. Ovviamente il tutto è estremamente elastico, e viene adattato e/o modificato secondo necessità, non è niente di particolare o rivoluzionario o fantascientifico, però è il mio modo di lavorare che mi sono costruito e con il quale convivo +/- serenamente. "Sviluppare 300/500 raw" per un servizio come questo, francamente a me sembra eccessivo, dispendioso, e tutto sommato inutile, anche perchè tutte queste foto tra un anno al max, riposeranno dentro un cassetto dimenticate da tutti.
Ora, cari amici, qualcuno è in grado di velocizzare il mio metodo di lavoro facendomi risparmiare una mezza giornata di lavoro? Non ho niente contro i raw, ma da quello che ho visto fino ad oggi l'intero processo raw (dallo scatto alla consegna cliente) richiede più tempo rispetto ad un metodo banale come il mio. Infine, siccome nella vita bisogna darsi degli obiettivi da raggiungere, il mio è quello di passare più tempo con la macchina fotografica in mano, e meno davanti al computer.

Ciao a tutti,
Font

P.s. - Vorrei evidenziare il fatto, che con questo mio scritto ho messo a nudo (ed alla eventuale berlina) il mio modo di operare più intimo, cosa che non ho mai fatto con nessuno, la decisione di farlo è per amore nei confronti della fotografia (sperando che da qui esca qualcosa di costruttivo) e per la stima che ho delle persone che frequentano questo forum.
Ti ringrazio per questa dettagliata descrizione. Rimango però della mia idea, anche perchè il possedere due corpi pro Canon e poi aprire in Photoshop i jpg ottenuti mi convince ancor di più di non avere torto.
Soprattutto mi colpisce questo tuo passaggio:
5-le correzioni, modifiche e/o fotoritocco che effettuo solo su alcuni files solitamente sono: livelli, ritaglio, spuntinatura, qualche volta maschera di contrasto, cerotto, e altre quisquilie secondo necessità. Una cosa però è fondamentale lavorando in jpeg: il file originale può essere salvato, dopo tutte le correzioni effettuate, soltanto una sola volta, pena una perdita di qualità ad ogni salvataggio successivo. Questo vuol dire, idee chiare prima di procedere e comunque conservare le copie originali (punto 2)..
Mi colpisce perchè, a mio parere, non è "serio", non è professionale, non è corretto nemmeno nei confronti del cliente lavorare sui jpg. Il jpg è una cosa già predigerita dalla macchina, quindi inferiore alle informazioni presenti nei raw. Non solo, ma poi tu ci lavori sopra, dicendo che li apri in PS e apporti alcune correzioni, e poi salvi. Perdendo dati per la seconda volta. Precisi poi che il jpg non si deve salvare più di una volta: e ci mancherebbe! E' vero che con quelle reflex parti da una base ottima, però, sempre a mio parere, la tua è una procedura da fotoamatore.
Sui jpg puoi fare ben poco anche con PS, e soprattutto sei costretto a lavorare sul file vero e proprio (certo, puoi farti tutti i duplicati che vuoi, ma aumenti inutilmente lo spazio pieno dei tuoi archivi), mentre con la postproduzione raw lavori sui dati, non sul file-negativo (logica dei cataloghi di Lightroom, o simile in altri programmi).
Mi sbaglierò, non credo certo di avere il Vangelo fotografico in tasca; e magari fior di professionisti adottano il tuo stesso criterio operativo.
ciao
c
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ario arioldi
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alessandro fontana ha scritto:Allora, ricapitolando....
Forse c'è stato un malinteso. Quando io parlo di postproduzione, intendo tutto quello che viene dopo lo scatto, compreso l'editing, l'archiviazione, eccetera.
Molto probabilmente faccio un uso improprio del termine, se con postproduzione, si intende solamente: fotoritocco, o comunque modificare in qualsiasi modo lo scatto originale. Detto questo, vorrei annoiarvi elencandovi il mio modus operandi, così se devo prendermi del professionista poco serio per come lavoro, saprò in cosa sbaglio.

A)-Per questo servizio ho utilizzato la seguente attrezzatura:

1 Eos 1D MK II con 24/70 2,8 + flash Metz 58AF collegato al powerpack Metz (batteria esterna).
Questa configurazione è praticamente il mulo da lavoro, con essa si effettua l'70% di tutto il reportage, la velocità di scatto e
di messa a fuoco della camera consentono grande rapidità nella ripresa grazie anche alla sincronizzazione flash di 1/250. Tutto
questo viene utilissimo con soggetti in movimento e/o nelle riprese che richiedono max velocità. Il sensore, a mio avviso, anche se ormai vecchiotto,
rimane uno dei migliori da sempre e comunque, sempre secondo me, una camera ancora oggi utilizzabile a livello professionale finchè non si rompe.
Una fotocamera magnifica, uno strumento altamente professionale e affidabile, un vero godimento lavorare con lei. Il flash Metz 58AF è favoloso perchè ha la parabolina ausiliare che diventa utilissima e straordinaria come resa con luce a rimbalzo a soffitto (quando è bianco) oppure alzando il pannellino riflettente (bianco) che è a scomparsa dentro la parabola grande, inoltre, assieme ad esso si può estrarre il diffusore, il tutto separatamente oppure assieme. Con la batteria esterna, i tempi di ricarica sono praticamente inesistenti ed il numero di lampi eseguibili è esagerato. Un po' scomodo il cavo di alimentazione della batteria che potrebbe intralciare il fotografo soprattutto nelle riprese verticali, ma siccome io faccio largo uso di nastro telato nero e non me ne frega niente dell'estetica, ho eliminato alla fonte il problema. Sul 24/70 2,8 c'è ben poco da dire, a parte le dimensioni che con il paraluce diventa veramente troppo ingombrante.

1 Eos 1DS MK II con 20/35 2,8 e 85/1,2 II + flash 550EX.
Questa configurazione (con il 20/35) mi consente di sfruttare il sensore a pieno formato della macchina per tutte le riprese dove è richiesto il grandangolo,
utilizzo questa configurazione anche per le foto di gruppo facendo molta attenzione a non esagerare nell'avvicinamento al soggetto con focale a 20 mm in quanto questa lente (ormai sorpassata dal migliore 16/35 2,8 II) soffre di vistose deformazioni ai bordi.
Il magnifico 85 1,2 II, l'ho utilizzato per riprese di ritratto dei vari relatori che si sono succeduti, e di particolari all'interno del supermercato (attrezzature, cartellonistica sospesa, dettagli delle casse, ecc.) lavorando in luce ambiente e sfruttando la grande apertura di questo capolavoro ho ottenuto immagini d'effetto, che nessuno mi aveva richiesto, ma che sono state molto gradite. La 1DS MK II con i suoi 16,7 mpx può far fronte ancora oggi a tutti gli impegni professionali. Robusta e affidabile non è certamente una fast/camera, ne ho due, mi soddisfano entrambe ed al momento (toccatina in basso) non mi hanno mai dato problemi, l'unica cosa che non mi piace è il rumore di scatto.

2 batterie di scorta, 4 CF sandisk da 4gb, 1 scala (accessorio mai preso in considerazione dalla maggioranza dei fotografi ma, a mio avviso, in certi casi può fare la differenza).


B)-Fase operativa post scatto, quella che io chiamo post produzione:

1-Scarico sul Mac le CF utilizzando una card reader Lexar collegata in firewire, è molto veloce.
2-Finito lo scarico sul Mac, copio l'intera cartella sull'HD esterno, così mi trovo ad avere tre copie del lavoro svolto, non si sa mai,
come diceva Freakantony (skiantos): "la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo".
3-utilizzando photo mecanic per l'editing, visualizzo tutte le immagini e comincio a fare "pulizia" buttando nel cestino quelle venute male, doppioni inutili, espressioni infelici dei relatori, eccetera. A proposito di espressioni infelici dei relatori (occhi semichiusi, bocche storte) chi non ha pratica sul genere, non immagina neanche lontanamente quanti scatti si devono fare, per ottenere qualcosa di buono, ad una persona che parla al microfono in pubblico soprattutto se questa lo fa occasionalmente, in pratica si sta per ogni relatore, con l'occhio dentro il mirino aspettando il momento buono per scattare una piccola raffica.
4-finita la cernita, contrassegno le foto che ritengo di dover intervenire con qualche correzione, aprendole una ad una in ps.
5-le correzioni, modifiche e/o fotoritocco che effettuo solo su alcuni files solitamente sono: livelli, ritaglio, spuntinatura, qualche volta maschera di contrasto, cerotto, e altre quisquilie secondo necessità. Una cosa però è fondamentale lavorando in jpeg: il file originale può essere salvato, dopo tutte le correzioni effettuate, soltanto una sola volta, pena una perdita di qualità ad ogni salvataggio successivo. Questo vuol dire, idee chiare prima di procedere e comunque conservare le copie originali (punto 2).
6-A questo punto i giochi sono fatti. Suddivido il lavoro in cartelle nominandole e numerandole (es. 1esterni, 2 interni, 3 inaugurazione, ecc.ecc.).
Con l'ausilio di Ps, e la meravigliosa funzione "provini a contatto", realizzo per ogni cartella i provini in formato 20 x 30 (30 foto a foglio) di tutto il lavoro, che alla fine andrò a rilegare con una semplice spirale. I provini, sempre a mio avviso, sono ancora un metodo valido e rapido di ricerca/archiviazione delle foto.
7-Masterizzazione su dvd in duplice copia per il cliente, una copia per il mio archivio. Stop.

Questo è quello che ho fatto e faccio solitamente quando lavoro. Ovviamente il tutto è estremamente elastico, e viene adattato e/o modificato secondo necessità, non è niente di particolare o rivoluzionario o fantascientifico, però è il mio modo di lavorare che mi sono costruito e con il quale convivo +/- serenamente. "Sviluppare 300/500 raw" per un servizio come questo, francamente a me sembra eccessivo, dispendioso, e tutto sommato inutile, anche perchè tutte queste foto tra un anno al max, riposeranno dentro un cassetto dimenticate da tutti.
Ora, cari amici, qualcuno è in grado di velocizzare il mio metodo di lavoro facendomi risparmiare una mezza giornata di lavoro? Non ho niente contro i raw, ma da quello che ho visto fino ad oggi l'intero processo raw (dallo scatto alla consegna cliente) richiede più tempo rispetto ad un metodo banale come il mio. Infine, siccome nella vita bisogna darsi degli obiettivi da raggiungere, il mio è quello di passare più tempo con la macchina fotografica in mano, e meno davanti al computer.

Ciao a tutti,
Font

P.s. - Vorrei evidenziare il fatto, che con questo mio scritto ho messo a nudo (ed alla eventuale berlina) il mio modo di operare più intimo, cosa che non ho mai fatto con nessuno, la decisione di farlo è per amore nei confronti della fotografia (sperando che da qui esca qualcosa di costruttivo) e per la stima che ho delle persone che frequentano questo forum.
Potresti intanto utilizzare un solo strumento (LR per esempio ma anche Aperture fa in buona sostanza le stesse cose).
Io ad esempio faccio così:
Collego il lettore di schede al Mac ed importo i file raw, con l 'apposita funzione di LR, rinominandoli in modo da essere sicuro di non aver mai due file con lo stesso nome ed eseguendo contemporaneamente una copia di B.U. il tutto in automatico con un solo clic.
A questo punto ho due copie dei raw su due dischi diversi e contemporaneamente ho caricato anche i file sul catalogo di LR con le impostazioni di sviluppo che ho predeterminato come default (io di default predetermino profilo, clarity, vibrance, capture sharpening e noise removal che varia in automatico con l'ISO utilizzato).
Le impostazioni di default sono specifiche per ciascuna fotocamera usata (M8, M9, D700, E3, EP2) e sono state caricate una volta sola: il SW provvede ad utilizzare quelle corrette a seconda dellla macchina che ha prodotto il file e della sensibilità utilizzata).
A questo punto apro le immagini una ad una, sempre da LR, e le classifico, assegno le key word prendendole da una lista che ho costruito nel tempo , eventualmente correggo per quanto necessario (come facevo in passato con PS), converto in B&N, creo un numero illimitato di copie virtuali della stessa immagine con correzioni diverse...
Volendo posso continuare l'editing su un editor esterno, io uso talvolta Silver Efex Pro e, ormai molto raramente CS4, che vengono lanciati da LR con un solo clik e LR provvede anche a salvare gli elaborati al termine in formato TIFF e reimportarli in catalogo in modo da averli disponibili assieme agli originali.
I file raw continuano ad esistere nel loro stato originario e tutte le modifiche apportate sono registrate come istruzione nei file del catalogo.
Posso stampare provini a contatto, singole foto o pagine composite, creare slide show o, se necessario esportare fle in formato jpg, TIFF su CD, DVD, Hard disk o qualunque supporto collegabile al Mac tutto con lo stesso SW.
A parte l'editing sul singolo file tutto è automatizzabile, il processo è molto lineare e gestibile con una sola interfaccia, i file raw rimangono intatti, con lo stesso procedimento posso gestire anche formati diversi, tutto il processo di sviluppo e di editing è non distruttivo ed è irrilevante la sequenza da me utilizzata in quanto provvede il SW ad applicare le istruzioni, in fase di esportazione, nell'ordine più indolore per il file, non è necessario archiviare i prodotti finiti con un enorme risparmio di spazio HD, e potrei continuare..

Vale la pena continuare a scattare in jpg senza alcun risparmio di tempo e con un indubbio scadimento di qualità ed essendo obbligato di fatto ad usare criteri di sviluppo decisi da altri?
Buona Giornata,
Ario

http://www.arioarioldi.net
http://www.flickr.com/photos/arioarioldi/
abschied
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Località: Milano
Questa diatriba è surreale. Ci sono molte e conosciutissime ragioni per le quali è preferibile utilizzare i raw, sopratutto quando si tratta di un lavoro per una comittenza esigente. Basta andare a leggere quanto scrive Michael Reichmann su The Luminous Landscape. Poi, naturalmente, uno può essere pigro; oppure uno ha un committente incompetente e chi se ne frega di quello che gli si da; oppure uno fa il reportage, magari in bianco e nero; oppure uno scatta in pellicola e non gliene frega niente di sapere che cacchio vuol dire raw. Insomma, si può vivere senza i raw. Ma non si può dire che non servono a nulla.
Paolo Viviani
http://www.flickr.com/photos/86176478@N00/
alessandro fontana
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Iscritto il: mer ott 22, 2008 8:35 am
Bene! Molto bene! Quindi siccome io non uso il raw e relativi sviluppatori tipo Lightroom o Aperture, vengo considerato un povero deficiente di fotoamatore che si trastulla con fotocamere professionali? A questo punto siamo arrivati? La professionalità di un fotografo oggi si misura soprattutto dal suo personale workflow digitale? Un tempo, proprio qui, non eravamo tutti d'accordo nel dire che l'importante è il risultato finale? Ma quale dati persi lavorando il jpeg, a leggervi sembra che il jpeg sia come un castello di carte: guai a toccarlo! Non ho mai detto che il raw non serve, ho detto che al momento non ne sento la necessità! Non è serio e comunque poco professionale consegnare ai clienti jpeg lavorati? STOP!
E io dovrei stare qui a rompermi i maroni (con tutto quello che ho da fare) con gente che, prima chiede che attrezzatura portarsi in vacanza, poi se sia meglio un tamron o un sigma, poi senza nemmeno aver visto una sola mia foto si permette d'insultarmi?
Ringrazio Ario che almeno ha cercato di spiegarmi il suo metodo, con pacatezza e senza offendere, non ho capito bene tutti i passaggi (dovrei vederli dal vivo). Mi scuso sentitamente con Luca per avergli rovinato il post.
Infine, sarei veramente grato a chiunque fosse in grado di presentarmi la persona che solo guardando una stampa possa dire con autorevolezza: "che schifo, si nota subito che questo è un jpeg lavorato"! Perchè alla fine dei conti, è solo questo il punto.

Ciao.
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warburg
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Forse mi stai scambiando per qualcun altro, rileggiti i miei post. Se hai molto da fare e non vuoi romperti i maroni non pubblicare post su un forum: in genere molti professionisti non hanno tempo da perdere, appunto, sui forum e se ne tengono bene alla larga.
A questo punto siamo arrivati? La professionalità di un fotografo oggi si misura soprattutto dal suo personale workflow digitale?

Certo, al 100%, a meno che non scatti a pellicola e stampi tradizionalmente, il workflow fa la differenza fra un fotoamatore quale anche io dopotutto sono e un vero professionista. Chiedi in giro, avrai le risposte giuste. Nell'ambito dei forum è (ma non sempre) diverso, ci si può spacciare facilmente per qualsiasi cosa.
E io dovrei stare qui a rompermi i maroni (con tutto quello che ho da fare) con gente che, prima chiede che attrezzatura portarsi in vacanza, poi se sia meglio un tamron o un sigma, poi senza nemmeno aver visto una sola mia foto si permette d'insultarmi?

Mi pare che ti riferisci a me, quindi ti spiego un paio di cose: non ho chiesto se sia meglio un Tamron o un Sigma, ma se qualcuno per usarli in ambito non lavorativo li comprerebbe pur sapendo della loro non eccelsa qualità. "Comprereste", non "cosa devo comprare". Nè tantomeno ho chiesto cosa portarmi in vacanza, caro Font.

Sulle tue foto: non ho bisogno di vederle, perchè non ho scritto su di esse. Possono essere anche buone, ma l'argomento non era il giudizio estetico sulle foto ma il metodo di lavoro. E' su quello che ti ho scritto che il tuo è da fotoamatore: che non è certo un deficiente che si trastulla, questo lo hai scritto tu. Forse saprai che nei paesi anglosassoni fotoamatore è spesso un fotografo con i controfiocchi che però per vivere fa altro. Solo da noi quelli come te lo scambiano per un insulto.
Io aggiungo solo che uno non è un professionista perchè un cliente gli commissiona delle foto e magari poi è pure contento del risultato. Credo piuttosto che un certo livello di professionalità dipenda dal come si fanno le cose, indipendentemente dal cliente (notoriamente profano, sennò se le farebbe da solo). Anche perchè se capita il cliente ignorantissimo bisogna ugualmente fornire un lavoro della qualità migliore possibile, anche se lui non se ne accorge: ma appunto che non se ne accorga non importa nulla.
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trem
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warburg ha scritto: Mi colpisce perchè, a mio parere, non è "serio", non è professionale, non è corretto nemmeno nei confronti del cliente lavorare sui jpg.

questa discussione si è fatta molto ampia e appena ho più tempo mi riprometto di intervenire con questioni più tecniche.

ora ritorno anch'io su questa cosa che ha rimarcato warburg, cioè la questione della responsabilità professionale.
anche se dici (alessandro fontana) che quelle tue foto per quel cliente foto saranno dimenticate in un cassetto, ecco esiste una responsabilità professionale e personale di conservare i supporti con cui hai realizzato un lavoro.
quando lavoravi in pellicola non conservavi i negativi?!!!??
e ora perchè ti accontenti di conservare un file jpg che ogni volta che apri e risalvi subisce una compressione e quindi una perdita di qualità che potrebbe portare al deterioramento totale della foto originale!!??
non pensi di dover avere una responsablità sul materiale che sei stato incaricato di produrre?
lo so che i raw alla lunga pesano e i TIF ancora di più, ma non pensi sia il caso di conservare i file in un formato più stabile?
eh sì lo so che un hard disk da due tera costa un 400 euro, ma insomma la professione o si fa professionalmente o si fa professionalmente.
alessandro fontana
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no, non ne vale la pena.

Ciao.
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massimostefani
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warburg ha scritto:Forse mi stai scambiando per qualcun altro, rileggiti i miei post. Se hai molto da fare e non vuoi romperti i maroni non pubblicare post su un forum: in genere molti professionisti non hanno tempo da perdere, appunto, sui forum e se ne tengono bene alla larga.
A questo punto siamo arrivati? La professionalità di un fotografo oggi si misura soprattutto dal suo personale workflow digitale?

Certo, al 100%, a meno che non scatti a pellicola e stampi tradizionalmente, il workflow fa la differenza fra un fotoamatore quale anche io dopotutto sono e un vero professionista. Chiedi in giro, avrai le risposte giuste. Nell'ambito dei forum è (ma non sempre) diverso, ci si può spacciare facilmente per qualsiasi cosa.
E io dovrei stare qui a rompermi i maroni (con tutto quello che ho da fare) con gente che, prima chiede che attrezzatura portarsi in vacanza, poi se sia meglio un tamron o un sigma, poi senza nemmeno aver visto una sola mia foto si permette d'insultarmi?

Mi pare che ti riferisci a me, quindi ti spiego un paio di cose: non ho chiesto se sia meglio un Tamron o un Sigma, ma se qualcuno per usarli in ambito non lavorativo li comprerebbe pur sapendo della loro non eccelsa qualità. "Comprereste", non "cosa devo comprare". Nè tantomeno ho chiesto cosa portarmi in vacanza, caro Font.

Sulle tue foto: non ho bisogno di vederle, perchè non ho scritto su di esse. Possono essere anche buone, ma l'argomento non era il giudizio estetico sulle foto ma il metodo di lavoro. E' su quello che ti ho scritto che il tuo è da fotoamatore: che non è certo un deficiente che si trastulla, questo lo hai scritto tu. Forse saprai che nei paesi anglosassoni fotoamatore è spesso un fotografo con i controfiocchi che però per vivere fa altro. Solo da noi quelli come te lo scambiano per un insulto.
Io aggiungo solo che uno non è un professionista perchè un cliente gli commissiona delle foto e magari poi è pure contento del risultato. Credo piuttosto che un certo livello di professionalità dipenda dal come si fanno le cose, indipendentemente dal cliente (notoriamente profano, sennò se le farebbe da solo). Anche perchè se capita il cliente ignorantissimo bisogna ugualmente fornire un lavoro della qualità migliore possibile, anche se lui non se ne accorge: ma appunto che non se ne accorga non importa nulla.
ciao
c
Trovo divertententissimo questo post estivo ( essendo tra i pro che in questo momento hanno poco da fare) per alcune ragioni . La prima : mi diverte perchè trovo Cristiano che impartisce lezioni di professionalità a tutti ,pur non essendo e NON sapendo nemmeno cosa vuol dire vivere di Fotografia. Se cosi fosse si renderebbe conto che la "professionalità" ammesso che, grazie ai fotoamatori di tutti i tempi e grazie alla melma digitale che ci invade, sia ancora una valida credenziale, non può essere semplicemente ricondotta al modo di processare i file,estremizzando, mi pare chiaro.
Ma qui il discorso diventerebbe fin troppo lungo, verrebbe sicuramente meglio a voce ragion per cui non mi avventuro.

La seconda cosa che mi diverte è la spasmodica corsa al salvataggio delle " informazioni " e mi chiedo : fino a 6/7 anni fa come facevamo a vivere con le modeste informazioni ( specie se si cannava l'esposizione, in particolar modo in diacolor che era la matrice unica per il lavoro industriale) che le ns emulsioni potevano fornirci ??

La terza, ma non ultima, anche se terminerò qui per non annoiare lo scarso pubblico estivo, è il notare l'assoluta ignoranza, e in questo caso mancano veramente le informazioni, dello stato in cui versa la categoria, visto che siparla di professionalità : andate a vedere ( basta fare un giro sui siti CNA & Confartigianato, per non parlare di coloro che fanno cronaca ) quanti professionisti hanno perso fino al 70% del loro fatturato perchè la clientela, che si muove sempre meno su cartaceo, si arrangia per i cataloghi web con l'impiegato, il fotoamatore... " evoluto " :shock: " tanto su internet va sempre bene, basta che si veda l'oggetto " e non sono parole mie !
La professionalià, bella parola, veramente bella, io ci ho creduto per molto tempo, ma mi sembra che ora sia sempre meno richiesta, è il numero che conta, come diceva Giorgio Gaber.

MS
tutte le fotografie sono reali,nessuna è la verità.
R.Avedon
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warburg
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Iscritto il: dom gen 10, 2010 10:42 am
Trovo divertententissimo questo post estivo ( essendo tra i pro che in questo momento hanno poco da fare) per alcune ragioni . La prima : mi diverte perchè trovo Cristiano che impartisce lezioni di professionalità a tutti ,pur non essendo e NON sapendo nemmeno cosa vuol dire vivere di Fotografia. Se cosi fosse si renderebbe conto che la "professionalità" ammesso che, grazie ai fotoamatori di tutti i tempi e grazie alla melma digitale che ci invade, sia ancora una valida credenziale, non può essere semplicemente ricondotta al modo di processare i file,estremizzando, mi pare chiaro.
Ma qui il discorso diventerebbe fin troppo lungo, verrebbe sicuramente meglio a voce ragion per cui non mi avventuro.
Ehi bello, io sto vivendo anche di fotografia da un paio di anni circa, oltre a fare il mio mestiere di architetto. Ho svolto lavori fotografici su commissione di imprenditori e aziende anche di una certa importanza, sono stato pagato e ho pagato le mie brave tasse allo stato. Non so tu, nè m'interessa. Per il resto, non ho mai scritto che la professionalità si identifichi esclusivamente nel workflow digitale. Ho solo risposto a Font che, a mio parere, si tratta di un passaggio decisivo, impossibile da sottovalutare pena il rimanere in una condizione di fotoamatore, anche bravo ma sempre fotoamatore. E, se leggi bene, capirai che io per onestà intellettuale non mi ritengo davvero un professionista, pur avendo lavorato e lavorando come tale da ogni punto di vista: ho scritto infatti che, dopotutto, sono ancora un fotoamatore, perchè ancora oggi non sono riuscito a dotarmi di tutte quelle metodologie e strumentazioni che caratterizzano un professionista della fotografia. E' proprio perchè molti si lagnano, te compreso, della cosiddetta "melma digitale", che bisognerebbe essere maggiormente attenti e precisi nel considerare le condizioni che portano un metodo di lavoro ad essere aggettivato come professionale o meno. Se c'è la melma digitale, è proprio perchè da un lato moltissimi fotografi improvvisati sguazzano dentro ad una apparente facilità realizzativa, e dall'altro perchè tanti fotografi professionisti della tua generazione non hanno avuto la prontezza di studiare e quindi rimettersi in gioco nel mercato sconvolto dall'ingresso dell'informatica. Conosco molti tromboni che ancora sospirano sui vecchi tempi e poi ti telefonano per chiederti come si "apre" il nef della finalmente acquistata D3. E' questa gente che favorisce "la melma digitale".
Fotografare seriamente è identico in digitale o in analogico. Una banalità difficile da accettare per chi pensava che il mondo fosse finito con la Nikon F5 o con le meravigliose Sinar. Sorvolo anch'io sul tuo grido di dolore verso un mercato che non c'è più. Ah che tristezza! Belli i tempi in cui in ogni paese il professionista faceva tutto, era sempre lui ad essere chiamato, dal matrimonio al delitto, dal libro alla festa paesana al comizio del sindaco. Poi per fortuna tutto è cambiato, e a volte viene chiamato chi sa fotografare e basta. Magari viene pure da lontano, e gli pagano pure il biglietto aereo. Strano questo nuovo mondo...
ciao
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ulyssesitaca
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Ugh!
Che discussione accesa; su, dai.
A parte l'ammirazione sincera per Ario (tu es sacerdos in aeterno, si dice in certi ambienti...)
l'unico commento che mi sento di fare è che spero che il chirurgo che sarà chiamato a salvare la mia vita dia il massimo che può, senza pensare che, in fondo, anche se si potrebbe fare meglio, io non lo capisco.
Professionalità, si diceva.
Raffaele
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NatRiscica
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Glenn Gould suonava con una chiarezza e una cristallinità sconosciuta ai più, eppure aveva una postura nel suonare il pianoforte assolutamente lontana da ciò che recitavano i sacri testi, nessuno però per questo ha mai messo in dubbio il suo genio...
Ognuno si ritagli il suo modo di esprimersi, sempre che abbia qualcosa da esprimere.
:)

Nat
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Le informazioni registrate nei due formati sono enormemente diverse, non sempre questo emerge (a parte quando magari si cerca di recuperare una foto), io l'ho visto chiaramente la prima volta maneggiando una epson rd1, poi, sapendo cosa guardare, l'ho sempre visto in tutte le fotocamere che ho maneggiato.
Da allora tutte le volte che faccio foto che mi interessano scatto il raw, sempre.
Poi siccome sono pigro e spesso scatticchio anche senza motivazione, con gli amici a bere qualche cosa, ai bimbi col gelato ecc, uso (se la macchina mi da l'impostazione che cerco) direttamente in jpg bianco e nero. Ma mai una foto che penso di usare veramente, anche solo per me, la scatto in jpg. Poi "postproduco" poco, sono un dilettante, ma da quando ci sono programmi come lightroom (che uso) e aperture, e' davvero trasparente e comodo l'uso dei raw, tanto che non usarli deve essere fatto solo per scelta consapevole.
Mauro

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mauro ruscelli
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Vorrei anche aggiungere che nel vasto mondo del professionismo ci sono varie categorie a cui interessano cose diverse, alcuni fotografi sportivi che inviano in wi-fi le immagini immediatamente in redazione e per i quali magari il jpg puo' essere importante, ma in genere più e' elevata la committenza più esitono regole ed apettative, gli sposini in genere non hanno diritti e non li considererei in questo discorso, dove a mio avviso parliamo di committenze professionali.
Mauro

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