Catastrofi e arte moderna

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mario zacchi
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Sono immagini che, per me, sottolineano il vuoto di vita. Ci trovo ben rappresentato qualcosa che nei miei pensieri dovrebbe venire dall' anima dell' uomo e invece riesce ad esserne così lontano. Non riesco ad entusiasmarmi di fronte a queste creazioni così avulse dalla realtà nella quale si trovano: evidentemente non capisco. Ma tutto sommato mi va bene così.

Se non ho frainteso, direi che l' obiettivo l' hai centrato ;-)
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carlo riggi
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mario zacchi ha scritto:Sono immagini che, per me, sottolineano il vuoto di vita. Ci trovo ben rappresentato qualcosa che nei miei pensieri dovrebbe venire dall' anima dell' uomo e invece riesce ad esserne così lontano. Non riesco ad entusiasmarmi di fronte a queste creazioni così avulse dalla realtà nella quale si trovano: evidentemente non capisco. Ma tutto sommato mi va bene così.

Se non ho frainteso, direi che l' obiettivo l' hai centrato ;-)
Se hai voglia di leggerla, questa è la presentazione del reportage che con alcuni amici producemmo dopo il terremoto de l'Aquila, riportando come un monito l'esperienza del Belice.
Alla fine, un'immagine emblematica. Credo che tu non abbia frainteso.


NEW TOWN
Valle del Belice 2009

Salaparuta, Poggioreale, Gibellina, le città della Valle del Belice devastate dal terremoto del 1968 e ricostruite ex novo poco distanti, secondo criteri di razionalità e modernità inusuali per queste latitudini. Città piene zeppe di sculture, architetture futuribili, strade oversize, slarghi sconfinati e piazze agorafobiche. Quasi del tutto inanimate.
C’è una sensazione che ti accompagna ogni volta che metti piede in questi posti. Non sai definirla subito, ti ronza nella testa, resta lì in attesa che tu riesca ad acciuffarla mentre percorri le direttrici avveniristiche, rapito dalla bizzarria dei colori e delle forme, dalla toponomastica inverosimile, e non ricordi più se ti trovi a Trapani, in una landa del Midwest americano o in una visione di Wim Wenders.

Poi capisci cos’è quella sensazione. Lo capisci ogni volta che incroci una presenza, che non siano le goffe macchine scarburate lanciate a tutta birra sui vialoni. Lo capisci ogni volta che guardi negli occhi un vecchietto, quasi sempre solitario, appoggiato a una parete o seduto su una panchina di foggia stravagante. In quello sguardo trovi il baratro, uno sperdimento infinito, un precipitato di angoscia mista a rassegnazione. Una domanda di senso ormai spenta, rimasta sospesa tra labbra serrate, neppure più rivolta a te che pure una risposta potresti averla, visto che sei lì per lui, ma che ormai è perduta per sempre dopo decenni di parole scadute. La sensazione è che in questi luoghi l’uomo sia straniero, presenza incongrua di città ideate come musei a cielo aperto, celebrazioni di utopie nate morte. È come se un destino beffardo avesse spiantato nel sonno un intero conglomerato umano e lo avesse innestato in un posto senza riferimenti, senza punti cardinali, senza più nessuno degli abituali puntelli di significato. Terremotati.

Rimanere terremotati è continuare per la vita ad accudire una faglia interna insanabile. Identità frammentate, scomposte e ricomposte altrove, teletrasportate in luoghi senz’anima. Ibridi di spazio-tempo non integrati, schegge di vita che un tessuto sociale troppo pulito e rarefatto, progettato in laboratorio, non riesce a tenere insieme. Nel Belice un’utopia visionaria, anche generosa, ha provato a ribellarsi all’ineluttabilità di un destino fatto di macerie, ma ha finito col sovvertire l’ordine delle cose, dei rapporti interpersonali, dei rimandi affettivi. Questo reportage vuol essere una testimonianza, a supporto di tanti autorevoli pareri, affinché non si rinnovi lo stesso errore in Abruzzo. Perché il terremoto non abbia a colpire anche lì, come in Sicilia, due volte e per sempre.



Immagine

Grazie, ciao
Carlo
otto
Fiumara d'Arte, la Finestra sul mare di Tano Festa
mi piace molto...
La sensazione è che in questi luoghi l’uomo sia straniero, presenza incongrua di città ideate come musei a cielo aperto, celebrazioni di utopie nate morte. È come se un destino beffardo avesse spiantato nel sonno un intero conglomerato umano e lo avesse innestato in un posto senza riferimenti, senza punti cardinali, senza più nessuno degli abituali puntelli di significato. Terremotati.
caspita nella mia ignoranza non sapevo niente di un terremoto in sicilia nel '68...non nascondo una certa curiosità nel poter visionare il reportage sull'esperienza di "ricostruzione" del Belice.

sdrammatizzando, però, l' immagine emblematica non ti permette di dire "neanche un cane" :(

otto.
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carlo riggi
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otto ha scritto:caspita nella mia ignoranza non sapevo niente di un terremoto in sicilia nel '68...non nascondo una certa curiosità nel poter visionare il reportage sull'esperienza di "ricostruzione" del Belice.
Qui trovi le foto del Cretto e delle rovine, in fondo (scrollando a destra) trovi il link al reportage sulle città nuove: http://www.carloriggi.it/Belice08.htm

Grazie, ciao
Carlo
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marco palomar
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Iscritto il: mar dic 16, 2008 12:47 pm
A parte il cretto di Burri a mio avviso quella fu un'operazione sbagliata, fatta più per dare lavoro alle "archistar" dell'epoca - in realtà alcuni professori della facoltà di Roma- che per dare risposte alla popolazione colpita. Ad esempio la chiesa di Quaroni ha avuto problemi statici seri per la concezione strutturale troppo ardita della cupola e la piazza di Purini è praticamente in mezzo al nulla. Insomma proprio la concezione che c'era a monte era sbagliata, come evidenzia Carlo sia nel suo scritto che nella foto con il cane.
Le ricostruzioni non possono essere decise dall'alto, senza pensare all'identità dei luoghi e magari solo per fare un favore a qualcuno.
ma guarda un po'
R.dox
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Iscritto il: lun mar 15, 2010 6:27 pm
Località: Trieste
Senza voler entrare nel merito della motivazioni, dico solo che le foto di Carlo
(alcune già viste) mi piacciono molto, direi che parlano, o per meglio dire "spiegano".

Inutile che aggiunga un Bravo.

Ciao
Riccardo
riccardox.2@libero.it

I work by impulse. No philosophy. No ideas. Not by the head but by the eyes.
Instinct is the same as inspiration.

Manuel Alvarez Bravo
otto
si, "spiegano" credo che sia proprio il termine giusto...
il progetto è molto interessante Carlo.


otto.
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marziale
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Iscritto il: dom giu 15, 2008 4:05 pm
Scusa , ma la foto 2 è una tua foto ? Perchè io l'ho sul mio computer da 2 anni

ciao marziale
E' cosi bello essere in pensione che se lo sapevo prima non avrei neanche iniziato a lavorare..
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carlo riggi
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Grazie Riccardo e Otto!

Marziale, quella serie è del 2008, è stata linkata qui ed è stata pubblicata su Witness Journal e Nadir, quindi ci sta che tu la conosca da 2 anni.

Ciao
Carlo
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Vittorio
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Iscritto il: sab gen 06, 2007 11:41 am
Località: castelsangiovanni(pc)
Serie davvero interessante,con un bel racconto intrinseco,se poi aggiungiamo le geometrie di gibellina da riferimento compositivo... =D>
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carlo riggi
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Grazie caro Vittorio!

Ciao
Carlo
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