La “Merda d’Artista”
"Non è colpa mia se la luce di Sabra e di Shatila aveva qualcosa di biblico, se le scene che si svolgevano sembravano disegnate da Goya".
Queste sono parole di Don McCullin.
Don McCullin avvertiva come un pericolo l’eventualità di realizzare la c.d. “opera d’arte”, “l’ icona”, perché forse l’avrebbe distratto dal realizzare un “documento” autentico della scena ripresa.
W. Eugene Smith, al contrario, ha sempre voluto ottenere delle immagini simbolo nel fotografare la vita, il mondo e le sue tragedie, ma al solo scopo di realizzare un’opera utile, non fine a se stessa. Come fa J. Nachtwey, che con le sue foto intende denunciare gli orrori di cui lui è stato testimone affinché non possano più ripetersi.
Ma veniamo all’estetica.
W. E. Smith aspirava ad unire il più intransigente e rigoroso realismo documentario alla più alta aspirazione simbolica e narrativa. Forse in tutto ciò si annida una contraddizione nei termini, ma a mio parere lui era uno dei pochi che potesse uscire vivo da tale impresa, forse. Sue le seguenti parole:"Perché il modo più valido per essere un buon giornalista è quello di essere il miglior artista possibile".
Perché ?
Per una caratteristica specifica del foto-giornalismo: la foto esaurisce il suo effetto nel fatto documentato.
Smith voleva realizzare delle immagini la cui validità estetica potesse superare l’effimero degli avvenimenti che le avevano generate. Unica concessione all’estetismo: l’esigenza di tramandare il messaggio.
In altre parole con il suo simbolismo lui cerca di raggiungere l’essenza delle cose, l’essenza da tramandare.
Emblematica è la foto “Tomoko Uemura nel bagno”.
Una foto, che è andata molto oltre la specifica denuncia dei danni causati dall’avvelenamento di mercurio della baia di Minamata.
In estrema sintesi il fine ultimo è quello di realizzare possibilmente un’opera utile e non autoreferenziale come magari potrebbe esserlo la “merda d’artista” di Piero Manzoni .
Un’opera utile a smuovere le coscienze, portare la gente a pensare.
Ma cos’è un‘immagine emblematica ?
Un’immagine emblematica non è che un riflesso di ciò che abbiamo dentro, un riflesso che nasce dalle sensazioni provate e risvegliate dall’immagine, un riflesso di cui non sappiamo dare una ragione e che è impossibile sintetizzare con le parole.
Certo affinché un’immagine sia emblematica è necessario che gli osservatori siano percettivi. I fotoamatori sono molto più percettivi degli altri, apprezzano l’atto fotografico, sanno quanto sia difficile realizzarlo, comprendono che non è da tutti e promuovono il fotografo ad artista più di ogni altro.
Bertold Brecht parlava del “mito dell’immacolata percezione”: vedere non ci insegna niente, ma ci permette di immaginare molto di più.
Forse noi PHOTOAMATEUR (lo dico alla francese perché fotoamatori sembra quasi dispregiativo, troppo FIAF), amanti della fotografia, siamo più propensi a percepire l’opera dei grandi fotografi come delle belle “opere d’arte” e non i grandi fotografi a voler estetizzare, nel senso di ricerca del bello fine a se stesso, la propria opera, le proprie fotografie. E come potrebbero ricercare il bello nelle tragedie in cui si immergono ?
Forse la “bellezza “ è data solo dall’uso di un linguaggio classico, che rispetta le ortodosse regole della comunicazione attraverso le immagini, forse sarebbe meglio dire che certe fotografie sono solo “corrette”, forse sono solo le tematiche del reportage umanistico a dare quel senso di “bellezza”. Naturalmente ognuno potrà scegliere uno stile di comunicazione che potrà ispirarsi di volta in volta ad un genere epico, lirico, drammatico, narrativo o didascalico a seconda delle circostanze
Una nota semi-tecnica.
Per realizzare ”un’icona” bisogna isolare il soggetto, quindi l’ottica più giusta è il 35, meglio il 50, forse è per questo che gli americani sostengono che con il 35 si fanno ottime foto, mentre è con il 50 che si realizzano grandi foto, ma questo è un problema che non mi riguarda , of course !
Solo la mia personale, discutibile ed opinabile opinione.
Cari saluti.
Nik.
P.S. naturalmente la "merda di artista" non è riferibile a nessuno dei fotografi citati (ndr)
di Ruscelli, Salgado e dell'India che non c'e'
Moderatori: NatRiscica, maucas, simone toson, luca rubbi
In questo forum io ho avuto modo di incontrate telematicamente grandi photoamateur, e grandi amanti della fotografia, bravissimi nel realizzare i loro scatti. Il motivo è uno solo: l'essenza è alla loro portata e ciascuno di essi la rivela con il linguaggio che gli è elettivamente più affine.
Nik.
Nik.
- Gianluca.Monacelli
- Messaggi: 1418
- Iscritto il: mar mag 01, 2007 3:24 pm
- Località: ROMA
Ad ora non ho avuto modo di dare una mia opinione sul reportage di Mauro. Ecco, le immagini sono con una loro diversa intensità pregnanti sul tema: "miseria e nobiltà". Miseria, povertà e dignità.
Ma la mia opinione è solo quella di chi si forma un'idea dalla visione di immagini di una esperienza che non ha vissuto..
Che dire dell'intervento di Raffaele? Di certo permette di fare speculazioni personali su ciò che facciamo quando cerchiamo l'immagine. La nostra immagine.
Ma la mia opinione è solo quella di chi si forma un'idea dalla visione di immagini di una esperienza che non ha vissuto..
Che dire dell'intervento di Raffaele? Di certo permette di fare speculazioni personali su ciò che facciamo quando cerchiamo l'immagine. La nostra immagine.
Ciao a tutti, Gianluca
http://www.flickr.com/photos/21673430@N06/
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