il tema è interessante. Forse c'è troppa carne al fuoco, pian piano possiamo provare a toccare tutti i punti.
Partendo dalla tecnica. Mi è capitato spesso di leggere di persone che lamentano una perdita di genuinità e "libertà fotografica" da quando hanno fatto proprie regole e tecnica. Nel mito romantico la tecnica è troppo arida per andare a passo con il cuore.
Io sono stata sempre in totale disaccordo con tutto questo. Se si facevano foto migliori quando si sapeva poco è solo perché strada facendo ci si è dimenticati perché si fotografa.
La tecnica fotografica va appresa con precisione, dobbiamo essere padroni dello strumento che teniamo fra le mani. Ricordo ancora la cocente delusione che provavo agli inizi della mia passione fotografica. Il risultato era chiaro nella mia mente ma non riuscivo a concretizzarlo. Sapevo cosa volevo ma non come ottenerlo. Questa è la tecnica.
Serve solo ad essere più veloci e più pronti. Deve diventare un gesto automatico.
Come la scrittura. Se siete destrorsi provate a scrivere un romanzo (rigorosamente a penna. Io uso solo quella) con la mano sinistra. La lentezza, l'impaccio, il dover pensare al gesto dello scrivere crea sicuramente frustrazione e rallenta l'atto creativo.
I pensieri sono più veloci della nostra mano.
In fotografia vale lo stesso concetto. I pensieri sono più veloci del gesto, l'occhio scatta prima della macchina fotografica.
Mi interessa molto la parte riguardante l'uccisione del mito. Ma non so se sono in grado di scrivere ciò che penso (in questo caso è più veloce la mano del pensiero). Forse davanti ad un bicchiere di vinello rosso...
"Se incontri il buddha uccidilo"
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- massimostefani
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Caro Cristian,Cristian Vidmar ha scritto:Mauro, E' interessante, senza dubbio. Ogni tanto ci vorrebbe un atteggiamento più "naif", ho spesso la sensazione che facevo foto migliori quando ne sapevo poco (di attrezzature, di esempi e di regole) e quando il confronto con "quelli bravi" non si poneva neanche. Forse bisogna recuperare un po' di questa...infanzia fotografica: A partire dai corredi, credo. Poi rendersi conto che il nostro punto di vista è nostro e basta, che non serve correre dietro ai miti ma soprattutto bisogna vivere e quindi conoscere, condividere e, in ultima analisi, amare. E poi, semplicemente, far sì che la fotografia diventi un piacevole corollario a questo vivere: allora diventerà lo specchio della nostra vita vissuta, non uno sterile gran premio alla caccia dei risultati e dei consensi.
Tu dici il vero,e chi ti parla ha sempre lavorato nel modo al quale ti riferisci(senza scomodare filosofie orientali,anche se ho alle spalle otto anni di Karate,con tanto di diploma appeso in studio...e ti posso assicurare che qui era ed è solo uno sport )..ho sempre lavorato fregandomene delle tecniche sopraffine di sviluppo,dei sette bagni in camera oscura,delle molature delle lenti,delle ottiche controllate una per una,del feticismo in generale che altro non è che l'abito da far indossare alla mancanza di idee,di stimoli,di creatività...non per nulla dopo anni di perfezionismi esagerati...si corre dietro alla Holga...che è una bestemmia...fotograficamente parlando!! Ma pensiamo di dover dipendere dalle macroscopiche imperfezioni di una macchinetta da 4 soldi x ritrovare il"romanticismo" perduto nelle ns immagini??? Allora siamo messi male!! Ma attenzione,io come professionista esigo di avere tra le mani strumenti di grande qualità,e ce ne sono tanti, con i quali entrare in sintonia..ma il discorso finisce li..Il forum (con tutti i limiti del monitor) è pieno di immagini scattate con "DI TUTTO"...ma la cosa importante è il "SENTIRE" dentro di sè la giusta vibrazione...si parte SOLO ED ESCLUSIVAMENTE da li...e non importa essere i più acclamati del forum,o del circolo,o del condominio..e qui sono totalmente concorde con te!
Se un giorno capitasse di incontrarci,e me lo auguro,magari a casa tua,porterei le mie fotografie per condividere con tè un interesse che ci accomuna,un breve tratto del nostro percorso di vita compiuto assieme anche a distanza di centinaia di km....poi giocherei un pò con Lisa..ricordando come era la mia Gaia a quell'età..poi si parlerebbe del nostro vivere quotidiano e di quanto può costare rubar tempo alla famiglia ed al lavoro x coltivare una passione che pare non portare (agli occhi degli altri) in nessun posto...non sarei certo li x parlare di ottiche..nè tantomeno per sentirmi dire che sono bravo.
Siamo VERAMENTE bravi quando,con un pò di umanita,prestiamo attenzione al battito del nostro cuore ed a quello di chi ci vive accanto...dentro e fuori la porta di casa.
Un abbraccio.
massimostefani.
tutte le fotografie sono reali,nessuna è la verità.
R.Avedon
R.Avedon
- cristian vidmar
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Maestro, mi inchino.Raffaele Bartoli ha scritto: Secondo me il piazzale e' gia' pulito, Cristian...
Dédé, assolutamente vero. All'inizio (almeno per me!) la fotografia era un fine e la tecnica il mezzo da usare a quel fine. Poi, non mi vergogno di ammetterlo, i ruoli per un po' si sono invertiti e questo non va bene. Non negherei mai il valore assoluto della tecnica o il piacere di possedere ed usare strumenti in qualche modo speciali, cerco solo di ricordarmi il ruolo che compete loro.DeDe ha scritto:Se si facevano foto migliori quando si sapeva poco è solo perché strada facendo ci si è dimenticati perché si fotografa.
Massimo, desiderio condiviso. Sono sicuro che prima o poi succederà ed anche se siamo di ben diverso spessore artistico entrambi ne guadagneremo qualcosa, semplicemente perché siamo essere umani con la voglia di essere umani.massimostefani ha scritto: Se un giorno capitasse di incontrarci,e me lo auguro,magari a casa tua,porterei le mie fotografie per condividere con tè un interesse che ci accomuna,un breve tratto del nostro percorso di vita compiuto assieme anche a distanza di centinaia di km....poi giocherei un pò con Lisa..ricordando come era la mia Gaia a quell'età..poi si parlerebbe del nostro vivere quotidiano e di quanto può costare rubar tempo alla famiglia ed al lavoro x coltivare una passione che pare non portare (agli occhi degli altri) in nessun posto...non sarei certo li x parlare di ottiche..nè tantomeno per sentirmi dire che sono bravo.
Siamo VERAMENTE bravi quando,con un pò di umanita,prestiamo attenzione al battito del nostro cuore ed a quello di chi ci vive accanto...dentro e fuori la porta di casa.
Un abbraccio.
massimostefani.
Un saluto a tutti.
Cristian
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- Iscritto il: lun dic 11, 2006 2:36 pm
Il post è interessantissimo, anche per lo sviluppo che ha avuto.
Fondamentale la tecnica, almeno per me, ma anche la capacità di emozionarsi di fronte all'evento.
In questo periodo non ho molto da dire, né verbalmente, né fotograficamente, per cui mi limito a fregare materiale altrui.
Riporto il passo di uno di voi che mi colpì parecchio.
In apparenza c'entra poco con l'argomento trattato, ma in realtà lo ritengo strettamente connesso.
"...vi confesserò che pur avendone avuta occasione,più di una volta nel tempo, ho sempre evitato di documentare questo "rito"sacrificale, proprio per chè in esso incappai,involontariamente, all'età di dieci anni..le urla della vittima,che non vedevo ma potevo ben sentire,si protrassero per un tempo che mi parve,a quel tempo, infinito,forse a causa dell'imperizia di colui che doveva porre fine all'esistenza del suino...il fanciullo che ero versò lacrime inarrestabili x più di un giorno,ripensando a quelle grida disperate e,per molto tempo,gli insaccati non trovarono spazio nella mia dieta,creando non pochi problemi a mia madre...poi si sa il tempo lenisce le ferite e da buoni emiliani...ecc...ecc...ma,fotograficamemte parlando ho tenuto fede all'idea di non trovarmi piu di fronte ad un evento che mi riproponesse un ricordo doloroso,reso tale ancor più che dalla rievocazione dell'evento stesso,dalla consapevolezza di non possedere più a 55anni quella purezza d'animo che ti permette,senza pudore, di piangere a dirotto per un maiale".
Fondamentale la tecnica, almeno per me, ma anche la capacità di emozionarsi di fronte all'evento.
In questo periodo non ho molto da dire, né verbalmente, né fotograficamente, per cui mi limito a fregare materiale altrui.
Riporto il passo di uno di voi che mi colpì parecchio.
In apparenza c'entra poco con l'argomento trattato, ma in realtà lo ritengo strettamente connesso.
"...vi confesserò che pur avendone avuta occasione,più di una volta nel tempo, ho sempre evitato di documentare questo "rito"sacrificale, proprio per chè in esso incappai,involontariamente, all'età di dieci anni..le urla della vittima,che non vedevo ma potevo ben sentire,si protrassero per un tempo che mi parve,a quel tempo, infinito,forse a causa dell'imperizia di colui che doveva porre fine all'esistenza del suino...il fanciullo che ero versò lacrime inarrestabili x più di un giorno,ripensando a quelle grida disperate e,per molto tempo,gli insaccati non trovarono spazio nella mia dieta,creando non pochi problemi a mia madre...poi si sa il tempo lenisce le ferite e da buoni emiliani...ecc...ecc...ma,fotograficamemte parlando ho tenuto fede all'idea di non trovarmi piu di fronte ad un evento che mi riproponesse un ricordo doloroso,reso tale ancor più che dalla rievocazione dell'evento stesso,dalla consapevolezza di non possedere più a 55anni quella purezza d'animo che ti permette,senza pudore, di piangere a dirotto per un maiale".