Digitale o meno le foto della (bella) ragazza non sono classiche di Luca.
che poi lo strumento abbia influenza psicologica e' verissimo,io stesso adotto modi diversi in base a cio' che ho in mano....
in quanto al b/n digitale tirar fuori le tonalita' della pellicola non ci vuole poi molto studio,anzi potenzialmente col digitale puoi fare cose superiori,pero' non e' detto che se una tecnologia sia superiore sia anche piu' valida,si deve trovare il giusto compromesso con se stessi senza partiti presi,e pensare solo al risultato finale.
personalmente sto' subendo una forte de-evoluzione,ma non faccio testo......
(serie ) Chiara
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varda io di bianconero ci capisco poco, son sempre stato a colori, col digit ci vuole la luce dura ci vogliono le luci pelate e i neri profondi, e poi diavolo dun rubbi è inutile che ti lamenti che ti vengon fuori... le devi tirare fuori tu a modo tuo non lasciar fare alla fotocamera dai...luca rubbi ha scritto: Comunque trem, sai a me cosa da veramente fastidio?
Fare delle foto e ritovarmi degli scatti a colori...
Gira e rigira per ora continua a venire fuori un bianconero da fichette, quello che io chiamo grigio grigio, vediamo se miglioro.
Lo spero, in ogni caso quello che ho sempre sostenuto, e cioè che ogni strumento ti porta a fotografare in un certo modo, col digitale è ancora più vero, ed inconsciamente scatti sempre con quella superficialità che tanto cancelli e comunque non costa niente...
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Luca
è poi sì c'è questa disgrazia che in digitale si scatta tanto, ecco benvenuto all'inferno vedrai che fra qualche mese starai anche tu le ore al computer, abitudine bruttissima perchè fa venire la pancia da camionista anche
Le foto non sono all'altezza delle tue, sorry. E non parlo di resa digitale/pellicola, quanto di quello che hai tirato fuori dal soggetto (espressioni, pose, pathos comunicato).
Forse é più una questione mentale, tendiamo a dare troppo la "colpa" allo strumento sia per i successi che per gli insuccessi.
Alla prox
Forse é più una questione mentale, tendiamo a dare troppo la "colpa" allo strumento sia per i successi che per gli insuccessi.
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Fare molti scatti per inseguire molte idee o sensazioni e al tempo stesso trovarsi con pochi soldi per le pellicole è una combinazione perfetta per ottenere grandi risultati. Limitare gli scatti ed aumentare la fatica in fase di ripresa a mio parere aumenta la qualità ma anche l'esaurimento delle meningi. Fotografare bene è molto faticoso.
La fotografia digitale è una scorciatoia che io non saprei praticare.
Come Rubbi io sono abituato ad interpretare l'attrezzatura che ho in mano, faccio un esempio: se ho il 15 mm guardo il mondo in un modo, se ho il 90 mm in un altro, con uno zoom non saprei come guardare sarei confuso, se ho il colore vedo il mondo a colori, se ho il B&W vedo il mondo in bianco e nero, se ho tutto vedo in grigio e sarei muto, ovvero sono influenzato dall'attrezzatura che ho casualmente montato, al tempo stesso quando progetto un'uscita scelgo il materiale in base a quello che vorrei realizzare, ma non è detto che realizzerò, perchè il bello che tutto mi si rigira fra le mani in modo inaspettato (come quando feci un matrimonio con un 35 mm decentrabile); se voglio colori molto saturi porto Konica, se voglio colori brillanti porto Fuji, se voglio colori naturali Kodak Portra, se voglio drammaticità TriX, se voglio nitidezza PanF., la stessa cosa con i formati.
Il mio modo di lavorare è una combinazione di fatalità e progettualità, il tutto con un'approssimazione dovuta ai prodotti che ho a disposizione e condito con la mia fatale sbadatezza. Tengo sotto controllo pochi parametri e seguo la ricetta prescelta, aspetto il risultato con trepidazione, poi o butto tutto via o mi lecco i baffi. Ogni volta ci riprovo magari cambiando qualcosa perchè rimango in uno stato di parziale soddisfazione, tuttavia quello che importa che tutte le operazioni rituali, senza esclusione, per me sono piacevoli, forse perchè imparate da ragazzo.
Il digitale comporta una consapevolezza, una conoscenza assolute, nulla può essere lasciato al caso, perchè la macchina non fà scelte al tuo posto, le possibilità sono infinite e il naufragio è quasi certo se non c'è una metodica professionalità: intendo anni di studio e passione con photoshop o programmi più avanzati.
Inoltre il digitale è una droga ossia influenza lentamente il tuo modo di vedere, ovvero uniforma il tuo gusto a quello che più facilmente viene a tutti, anzichè scegliere un materiale devi scegliere una procedura e graduare la misura, se non scegli subisci, la scelta è d'obbligo.
A questo si aggiunge la mancanza del rapporto affettivo e tattile con la fedele fotocamera che mi porta lentamente a disamorarmi alla fatica; questa girandola di novità tecnologiche e di innovazioni molto spesso inutili, di tecnologia incomprensibile e difficile da dominare mi fà mancare il rapporto esclusivo e personale con il mezzo.
Tuttavia io sono un pò negato con i libretti d'istruzioni, con le lingue straniere, e con le procedure da ricordare, mi è molto difficile arrivare alla poesia attraverso decine di funzioni e bottoni e quindi non faccio testo, ... ma è anche vero che continuo a non vedere stampe da digitale che mi facciano sussultare: della mia generazione chi è fotografo non è informatico e viceversa. .
La fotografia digitale è una scorciatoia che io non saprei praticare.
Come Rubbi io sono abituato ad interpretare l'attrezzatura che ho in mano, faccio un esempio: se ho il 15 mm guardo il mondo in un modo, se ho il 90 mm in un altro, con uno zoom non saprei come guardare sarei confuso, se ho il colore vedo il mondo a colori, se ho il B&W vedo il mondo in bianco e nero, se ho tutto vedo in grigio e sarei muto, ovvero sono influenzato dall'attrezzatura che ho casualmente montato, al tempo stesso quando progetto un'uscita scelgo il materiale in base a quello che vorrei realizzare, ma non è detto che realizzerò, perchè il bello che tutto mi si rigira fra le mani in modo inaspettato (come quando feci un matrimonio con un 35 mm decentrabile); se voglio colori molto saturi porto Konica, se voglio colori brillanti porto Fuji, se voglio colori naturali Kodak Portra, se voglio drammaticità TriX, se voglio nitidezza PanF., la stessa cosa con i formati.
Il mio modo di lavorare è una combinazione di fatalità e progettualità, il tutto con un'approssimazione dovuta ai prodotti che ho a disposizione e condito con la mia fatale sbadatezza. Tengo sotto controllo pochi parametri e seguo la ricetta prescelta, aspetto il risultato con trepidazione, poi o butto tutto via o mi lecco i baffi. Ogni volta ci riprovo magari cambiando qualcosa perchè rimango in uno stato di parziale soddisfazione, tuttavia quello che importa che tutte le operazioni rituali, senza esclusione, per me sono piacevoli, forse perchè imparate da ragazzo.
Il digitale comporta una consapevolezza, una conoscenza assolute, nulla può essere lasciato al caso, perchè la macchina non fà scelte al tuo posto, le possibilità sono infinite e il naufragio è quasi certo se non c'è una metodica professionalità: intendo anni di studio e passione con photoshop o programmi più avanzati.
Inoltre il digitale è una droga ossia influenza lentamente il tuo modo di vedere, ovvero uniforma il tuo gusto a quello che più facilmente viene a tutti, anzichè scegliere un materiale devi scegliere una procedura e graduare la misura, se non scegli subisci, la scelta è d'obbligo.
A questo si aggiunge la mancanza del rapporto affettivo e tattile con la fedele fotocamera che mi porta lentamente a disamorarmi alla fatica; questa girandola di novità tecnologiche e di innovazioni molto spesso inutili, di tecnologia incomprensibile e difficile da dominare mi fà mancare il rapporto esclusivo e personale con il mezzo.
Tuttavia io sono un pò negato con i libretti d'istruzioni, con le lingue straniere, e con le procedure da ricordare, mi è molto difficile arrivare alla poesia attraverso decine di funzioni e bottoni e quindi non faccio testo, ... ma è anche vero che continuo a non vedere stampe da digitale che mi facciano sussultare: della mia generazione chi è fotografo non è informatico e viceversa. .
Mario Andreoli
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Supermario ha scritto:Fare molti scatti per inseguire molte idee o sensazioni e al tempo stesso trovarsi con pochi soldi per le pellicole è una combinazione perfetta per ottenere grandi risultati. Limitare gli scatti ed aumentare la fatica in fase di ripresa a mio parere aumenta la qualità ma anche l'esaurimento delle meningi. Fotografare bene è molto faticoso.
La fotografia digitale è una scorciatoia che io non saprei praticare.
Come Rubbi io sono abituato ad interpretare l'attrezzatura che ho in mano, faccio un esempio: se ho il 15 mm guardo il mondo in un modo, se ho il 90 mm in un altro, con uno zoom non saprei come guardare sarei confuso, se ho il colore vedo il mondo a colori, se ho il B&W vedo il mondo in bianco e nero, se ho tutto vedo in grigio e sarei muto, ovvero sono influenzato dall'attrezzatura che ho casualmente montato, al tempo stesso quando progetto un'uscita scelgo il materiale in base a quello che vorrei realizzare, ma non è detto che realizzerò, perchè il bello che tutto mi si rigira fra le mani in modo inaspettato (come quando feci un matrimonio con un 35 mm decentrabile); se voglio colori molto saturi porto Konica, se voglio colori brillanti porto Fuji, se voglio colori naturali Kodak Portra, se voglio drammaticità TriX, se voglio nitidezza PanF., la stessa cosa con i formati.
Il mio modo di lavorare è una combinazione di fatalità e progettualità, il tutto con un'approssimazione dovuta ai prodotti che ho a disposizione e condito con la mia fatale sbadatezza. Tengo sotto controllo pochi parametri e seguo la ricetta prescelta, aspetto il risultato con trepidazione, poi o butto tutto via o mi lecco i baffi. Ogni volta ci riprovo magari cambiando qualcosa perchè rimango in uno stato di parziale soddisfazione, tuttavia quello che importa che tutte le operazioni rituali, senza esclusione, per me sono piacevoli, forse perchè imparate da ragazzo.
Il digitale comporta una consapevolezza, una conoscenza assolute, nulla può essere lasciato al caso, perchè la macchina non fà scelte al tuo posto, le possibilità sono infinite e il naufragio è quasi certo se non c'è una metodica professionalità: intendo anni di studio e passione con photoshop o programmi più avanzati.
Inoltre il digitale è una droga ossia influenza lentamente il tuo modo di vedere, ovvero uniforma il tuo gusto a quello che più facilmente viene a tutti, anzichè scegliere un materiale devi scegliere una procedura e graduare la misura, se non scegli subisci, la scelta è d'obbligo.
A questo si aggiunge la mancanza del rapporto affettivo e tattile con la fedele fotocamera che mi porta lentamente a disamorarmi alla fatica; questa girandola di novità tecnologiche e di innovazioni molto spesso inutili, di tecnologia incomprensibile e difficile da dominare mi fà mancare il rapporto esclusivo e personale con il mezzo.
Tuttavia io sono un pò negato con i libretti d'istruzioni, con le lingue straniere, e con le procedure da ricordare, mi è molto difficile arrivare alla poesia attraverso decine di funzioni e bottoni e quindi non faccio testo, ... ma è anche vero che continuo a non vedere stampe da digitale che mi facciano sussultare: della mia generazione chi è fotografo non è informatico e viceversa. .



Ma il digitale non poteva apparire tra 20 anni?





Luca
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Supermario ha scritto:Fare molti scatti per inseguire molte idee o sensazioni e al tempo stesso trovarsi con pochi soldi per le pellicole è una combinazione perfetta per ottenere grandi risultati. Limitare gli scatti ed aumentare la fatica in fase di ripresa a mio parere aumenta la qualità ma anche l'esaurimento delle meningi. Fotografare bene è molto faticoso.
La fotografia digitale è una scorciatoia che io non saprei praticare.
Come Rubbi io sono abituato ad interpretare l'attrezzatura che ho in mano, faccio un esempio: se ho il 15 mm guardo il mondo in un modo, se ho il 90 mm in un altro, con uno zoom non saprei come guardare sarei confuso, se ho il colore vedo il mondo a colori, se ho il B&W vedo il mondo in bianco e nero, se ho tutto vedo in grigio e sarei muto, ovvero sono influenzato dall'attrezzatura che ho casualmente montato, al tempo stesso quando progetto un'uscita scelgo il materiale in base a quello che vorrei realizzare, ma non è detto che realizzerò, perchè il bello che tutto mi si rigira fra le mani in modo inaspettato (come quando feci un matrimonio con un 35 mm decentrabile); se voglio colori molto saturi porto Konica, se voglio colori brillanti porto Fuji, se voglio colori naturali Kodak Portra, se voglio drammaticità TriX, se voglio nitidezza PanF., la stessa cosa con i formati.
Il mio modo di lavorare è una combinazione di fatalità e progettualità, il tutto con un'approssimazione dovuta ai prodotti che ho a disposizione e condito con la mia fatale sbadatezza. Tengo sotto controllo pochi parametri e seguo la ricetta prescelta, aspetto il risultato con trepidazione, poi o butto tutto via o mi lecco i baffi. Ogni volta ci riprovo magari cambiando qualcosa perchè rimango in uno stato di parziale soddisfazione, tuttavia quello che importa che tutte le operazioni rituali, senza esclusione, per me sono piacevoli, forse perchè imparate da ragazzo.
Il digitale comporta una consapevolezza, una conoscenza assolute, nulla può essere lasciato al caso, perchè la macchina non fà scelte al tuo posto, le possibilità sono infinite e il naufragio è quasi certo se non c'è una metodica professionalità: intendo anni di studio e passione con photoshop o programmi più avanzati.
Inoltre il digitale è una droga ossia influenza lentamente il tuo modo di vedere, ovvero uniforma il tuo gusto a quello che più facilmente viene a tutti, anzichè scegliere un materiale devi scegliere una procedura e graduare la misura, se non scegli subisci, la scelta è d'obbligo.
A questo si aggiunge la mancanza del rapporto affettivo e tattile con la fedele fotocamera che mi porta lentamente a disamorarmi alla fatica; questa girandola di novità tecnologiche e di innovazioni molto spesso inutili, di tecnologia incomprensibile e difficile da dominare mi fà mancare il rapporto esclusivo e personale con il mezzo.
Tuttavia io sono un pò negato con i libretti d'istruzioni, con le lingue straniere, e con le procedure da ricordare, mi è molto difficile arrivare alla poesia attraverso decine di funzioni e bottoni e quindi non faccio testo, ... ma è anche vero che continuo a non vedere stampe da digitale che mi facciano sussultare: della mia generazione chi è fotografo non è informatico e viceversa. .
Sono commosso.....a Londra per le consuete ferie di agosto ho visitato parecchie mostre fotografiche,la piu' bella alla Photographer gallery,una personale di Sally Mann con tutti i suoi scatti piu' riusciti,da quelli strepitosi alle figlie,ai paesaggi quasi surreali della Virginia,stampe120 x 140 cm ricavate da pellicole piane di grande formato,e lastre al collodio,ottenute da formati dall'8x10" in su'.
Avevo la pelle d'oca....e ti ho pensato!

Ciao Super! Il tuo commento è molto bello e ne capisco il senso "esperienziale", fatto di vita vissuta e non di inutili intellettualismi... Eppure!... Sarò strano io, ma non mi ritrovo nella figura di fotografo "digitale" che implicitamente descrivi. Ma dove le avete sentite e provate, mi riferisco anche a Luca, tutte queste caratteristiche del fotografare con un cavolo di macchina digitale? E che diamine, pare che sia una tortura cinese che ti succhia l'anima e ti impedisce di fare quello che hai sempre fatto, fotografare!Supermario ha scritto:Fare molti scatti per inseguire molte idee o sensazioni e al tempo stesso trovarsi con pochi soldi per le pellicole è una combinazione perfetta per ottenere grandi risultati. Limitare gli scatti ed aumentare la fatica in fase di ripresa a mio parere aumenta la qualità ma anche l'esaurimento delle meningi. Fotografare bene è molto faticoso.
La fotografia digitale è una scorciatoia che io non saprei praticare.
Come Rubbi io sono abituato ad interpretare l'attrezzatura che ho in mano, faccio un esempio: se ho il 15 mm guardo il mondo in un modo, se ho il 90 mm in un altro, con uno zoom non saprei come guardare sarei confuso, se ho il colore vedo il mondo a colori, se ho il B&W vedo il mondo in bianco e nero, se ho tutto vedo in grigio e sarei muto, ovvero sono influenzato dall'attrezzatura che ho casualmente montato, al tempo stesso quando progetto un'uscita scelgo il materiale in base a quello che vorrei realizzare, ma non è detto che realizzerò, perchè il bello che tutto mi si rigira fra le mani in modo inaspettato (come quando feci un matrimonio con un 35 mm decentrabile); se voglio colori molto saturi porto Konica, se voglio colori brillanti porto Fuji, se voglio colori naturali Kodak Portra, se voglio drammaticità TriX, se voglio nitidezza PanF., la stessa cosa con i formati.
Il mio modo di lavorare è una combinazione di fatalità e progettualità, il tutto con un'approssimazione dovuta ai prodotti che ho a disposizione e condito con la mia fatale sbadatezza. Tengo sotto controllo pochi parametri e seguo la ricetta prescelta, aspetto il risultato con trepidazione, poi o butto tutto via o mi lecco i baffi. Ogni volta ci riprovo magari cambiando qualcosa perchè rimango in uno stato di parziale soddisfazione, tuttavia quello che importa che tutte le operazioni rituali, senza esclusione, per me sono piacevoli, forse perchè imparate da ragazzo.
Il digitale comporta una consapevolezza, una conoscenza assolute, nulla può essere lasciato al caso, perchè la macchina non fà scelte al tuo posto, le possibilità sono infinite e il naufragio è quasi certo se non c'è una metodica professionalità: intendo anni di studio e passione con photoshop o programmi più avanzati.
Inoltre il digitale è una droga ossia influenza lentamente il tuo modo di vedere, ovvero uniforma il tuo gusto a quello che più facilmente viene a tutti, anzichè scegliere un materiale devi scegliere una procedura e graduare la misura, se non scegli subisci, la scelta è d'obbligo.
A questo si aggiunge la mancanza del rapporto affettivo e tattile con la fedele fotocamera che mi porta lentamente a disamorarmi alla fatica; questa girandola di novità tecnologiche e di innovazioni molto spesso inutili, di tecnologia incomprensibile e difficile da dominare mi fà mancare il rapporto esclusivo e personale con il mezzo.
Tuttavia io sono un pò negato con i libretti d'istruzioni, con le lingue straniere, e con le procedure da ricordare, mi è molto difficile arrivare alla poesia attraverso decine di funzioni e bottoni e quindi non faccio testo, ... ma è anche vero che continuo a non vedere stampe da digitale che mi facciano sussultare: della mia generazione chi è fotografo non è informatico e viceversa. .

Pensare in bianconero? A me pare una frase fatta che molti ripetono dai tempi di Cartier Bresson, Berengo, Scianna, ma concretamente non saprebbero come spiegarla se non: ho in mente certe foto di certi maestri e quelle voglio provare a fare. (Nat, Cesare, Luca, Raffaele, Supermario, non toglietemi il saluto la prossima volta che mi vedete, grazie

Vedere il mondo attraverso l'ottica con cui esci? Ma se tutti i grandi maestri hanno dimostrato di saper produrre stupende visioni fotografiche ... con quello che si trovavano in mano!? O meglio, uscivano con un 35 e portavano a casa stupendi still life o nature morte, uscivano con un 90 e pubblicavano un meraviglioso libro di foto di paesaggio: estremizzo, così ci capiamo subito, e anche Supermario lo conferma con il suo decentrabile...
Il digitale uniforma il gusto? Veramente, e storicamente, è stato vero l'esatto contrario: generazioni di fotoamatori vincolati alla coazione a ripetere le "grane" di HCB, oppure quelle di Basilico, oppure quelle di McCurry, oppure quelle di Fontana, e così via (quando andava bene e c'era un pò di gusto, s'intende)... O no? Tanto è vero che in digitale esistono molti software per simulare la resa di certe pellicole. Secondo voi perchè l'hanno fatto? Perchè è tuttora fortissimo il fascino di certe tendenze visive, e per fortuna lo sarà per tanto tempo ancora.
Se non scegli subisci? Ma col digitale non subisci proprio nulla, sta proprio qui la cosa che manda in cortocircuito Luca nelle sue foto digitali: che devi decidere tu cosa viene fuori, e tocca farlo un pò in ripresa ma molto di più in camera chiara, nello sviluppo del tuo "negativo" digitale. Se non lo fai, beh mica è colpa della "melma digitale"

Rapporto tattile con gli strumenti? Questa poi... Io la mia D700 me la palpo continuamente

Con tutto ciò non mi permetto di negare il fascino di scattare con una Sinar F2 (che ho, e me la palpo lo stesso), o una Leica M6, tirar fuori il rullo, sviluppare, stampare, concepire la propria fotografia rigorosamente come fa Supermario etc etc. Però, ecco, mi permetto di dire che giudicate troppo superficialmente "il digitale": ma dove diavolo sta sto digitale??? Parliamo di fotografia!
baci

c
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Il digitale non uniformerà il gusto, perchè probabilmente lo ha così degradato che non c'è più alcun gusto, basta dare un'occhiata alla pattumiera che è flickr, miliardi di foto insulse...
Per quanto io non lo ami perdutamente meglio un fotomatore che imita HCB che non l'orrore, o meglio il nulla...
Luca

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La fotografia 35mm è nata con lo slogan "tu scatta al resto ci pensiamo noi": Mr. Eastman docet. Sennò saremmo ancora agli Alinari (da me amatissimi). Spetta al singolo, poi, farsi carico di gusto, estetica, scelte, consapevolezza, e via dicendo. Su Flickr c'è molta monnezza come giustamente dici, ma anche alcuni tuoi stupendi scatti analogici e tanti di maestri della fotografia più o meno conosciuti.
Che facciamo?
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Non possiamo cambiare il mondo...
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Ah, senza dubbio!warburg ha scritto:Al massimo possiamo berci su
Io non mi tiro mai indietro...

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Sinceramente non vedo il problema Analogico,digitale,piccolo,grande ecc.
Alla fine parla solo cio' che e' stampato sulla carta,cioe' l'immagine,su questo forum assisto troppo a discussioni sull'attrezzatura e meno sulla fotografia che dovrebbe essere cio' che interessa....
si fanno merde col grande formato come con la D3,piuttosto che il summilux,e capolavori con l'holga o la polaroid.
il mezzo senza un messaggio VERO da parte dell'autore e' solo una scatoletta vuota.
senza nessuna vena polemica.....
Alla fine parla solo cio' che e' stampato sulla carta,cioe' l'immagine,su questo forum assisto troppo a discussioni sull'attrezzatura e meno sulla fotografia che dovrebbe essere cio' che interessa....
si fanno merde col grande formato come con la D3,piuttosto che il summilux,e capolavori con l'holga o la polaroid.
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- luca rubbi
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Beh Vittorio, non è proprio così, se guardi bene tutta la discussione nasce dall'insoddisfazione per le foto di Chiara, i commenti sull'attrezzatura sono successivi...
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ok Luca,non mi riferivo a questo specifico post,un po' piu' in generale ,anzi grazie a questo post si e' parlato un po' di fotografia e del rapporto uomo-macchina-immagine. 
