Non mi trovi d'accordo, Mauro. Per realizzare un'eccezione uno deve conoscere la regola, altrimenti va...a pesca. E non mi riferisco alle basi tipo regola dei terzi, quelle sono note a tutti. Michelangelo, che passionale lo era fino in fondo, conosceva molto bene gli equilibri e le soluzioni per infondere sensazioni di tensione, calma, tristezza, pace o gloria, e così è stato ed è per tutti i grandi geni dell'arte: Beethoven non avrebbe potuto scrivere le sue sinfonie senza avere in testa le impalcature delle opere classiche precedenti, senza aver "smontato" la musica esistente per vedere com'era fatta. E nella letteratura vale lo stesso. Conosci i tuoi strumenti (non parlo di macchine e obiettivi!) e poi usali in modo creativo e passionale. Se però non ti domandi come mai un'immagine bella viene percepita come bella come fai a costruire sull'esperienza? Come fai ad intuire che una certa inquadratura funziona, anche se certo non stai a pensare a curve e triangoli quando ti trovi davanti a quella vista? Certo c'è chi ha più e chi meno talento ma nessuno mi convincerà, ad esempio, che gli studi di architettura non abbiano avuto una forte influenza sullo stile fotografico di uno come Luca, consapevolmente o no: magari non è stato a misurare le foto dei suoi artisti con il righello ma qualche equilibrio credo lo abbia disegnato e questo nelle sue foto si vede eccome. Sempre secondo la mia modesta opinione, per quel che vale.mauro ruscelli ha scritto:Sinceramente non faccio mai queste analisi. Per ogni regola c'e' sempre un'eccezione, e poi sono un passionale.
Anche da parte mia, due righe per presentarmi …
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Cristian
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Studio, nel senso che cerco di guardare molte foto, e non intendo in rete, ma su libri e d'autore. Pero' difficilmente "scompongo" l'immagine. Quando vedo qualche soggetto che attira il mio sguardo e' piu' un "riconoscere" un'immagine, che un "costruire" l'immagine.
Non so' se mi sono spiegato, purtroppo.
Non so' se mi sono spiegato, purtroppo.
Mauro
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La discussione è interessante, da parte mia l'approccio è simile a quello di Mauro, non so se per passionalità o pigrizia, vorrei, approfittando della vostre capacità interpretative e con il permesso di Mario, scusandomi se gli "inquino" il post di presentazione, proporre una specie di esercizio-esperimento, con due foto di Koudelka che mi stanno molto a cuore.
Voi che tipo di "vettori" individuate, che tipo di lettura ne date?
Voi che tipo di "vettori" individuate, che tipo di lettura ne date?
Ciao
Roberto
Roberto
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io "l'equilibrio" lo percepisco, non lo disegno a priori o a posteriori
non so se mi sono capito
magarai lo vedo dopo e ricostruisco le linee quando ho la foto stampata e penso
toh guarda vedi che belle linee?!
ovvero quando inquadro, fino a quando non mi si accende il bollino verde dell' "ok puoi scattare, ora" non scatto
ma non compongo guardando a destra la linea che scende, a sinistra un'altra che viene poi compensata da un elemento che mi da una retta verticale e sotto da un prato in orizzontale. Lo percepisco e basta
Come un malessere leggero che vaga per la testa e per la pancia soprattutto e che non sparisce fino a che non "sento" armonia dentro cio che vedo
che ho detto? Sto zitto?
si, mejo va... qui per me la faccenda si fa culturalmente insostenibile...
ascolterò attento
A
non so se mi sono capito
magarai lo vedo dopo e ricostruisco le linee quando ho la foto stampata e penso
toh guarda vedi che belle linee?!
ovvero quando inquadro, fino a quando non mi si accende il bollino verde dell' "ok puoi scattare, ora" non scatto
ma non compongo guardando a destra la linea che scende, a sinistra un'altra che viene poi compensata da un elemento che mi da una retta verticale e sotto da un prato in orizzontale. Lo percepisco e basta
Come un malessere leggero che vaga per la testa e per la pancia soprattutto e che non sparisce fino a che non "sento" armonia dentro cio che vedo
che ho detto? Sto zitto?
si, mejo va... qui per me la faccenda si fa culturalmente insostenibile...
ascolterò attento
A
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Ciao
Caspita che partecipazione
vi ho letto, ma il tempo per rispondere i maniera compiuta è poco e dato che questo post in fin dei conti riguardava più direttamente me, per non monopolizzare l' attenzione ho preferito per ora dedicare un po' di questo tempo ad un paio di risposte ad altri post. Ma mi attrezzo e rispondo anche qui nel più breve tempo possibile.
Per ora grazie non solo per le considerazioni sulle foto postate da me, ma soprattutto per l' allargamento del discorso.
A prestissimo
Caspita che partecipazione

vi ho letto, ma il tempo per rispondere i maniera compiuta è poco e dato che questo post in fin dei conti riguardava più direttamente me, per non monopolizzare l' attenzione ho preferito per ora dedicare un po' di questo tempo ad un paio di risposte ad altri post. Ma mi attrezzo e rispondo anche qui nel più breve tempo possibile.
Per ora grazie non solo per le considerazioni sulle foto postate da me, ma soprattutto per l' allargamento del discorso.
A prestissimo

- cristian vidmar
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Forse sono stato io a non spiegarmi ma ritengo che la scomposizione/analisi a posteriori di foto che per qualche motivo piacciono a noi ed agli altri (ovvero siano considerate foto di valore) sia molto importante per individuare ed assimilare dei pattern da far emergere poi in fase di ripresa. Sia che questo avvenga con una pianificazione attenta (vedi riprese in studio) sia in modo inconscio (quella passionalità che forse Mauro cercava di comunicare!). Certo non si può ridurre il tutto all'individuazione di vettori, altrimenti spiegare ad esempio la grandezza di molti ritratti (penso a quelli di Avedon) diventa impossibile! Spesso il valore sta nei simboli che individuiamo all'interno della foto stessa, o nel rapporto tra di essi, e dipende dal contenuto. Sono convinto che tu, Alberto, non faresti le foto che fai se non avessi visto e digerito Adams, Kenna e tutti gli altri. Magari non hai preso il righello come abbiamo fatto io e Mario in questo thread però gli schemi, le linee di fuga, le proporzioni, i piani, eccome che li hai assimilati e li riutilizzi mettendoci la tua anima e la tua interpretazione personale.
Roberto, la grandezza di quelle due foto, secondo la mia sempre modesta opinione (non sono un esperto, solo uno studente!) sta:
1. Nel caso della prima nell'equilibrio statico e nella simmetria. La bambina e la base della casa formano una sorta di croce che guida lo sguardo al centro, verso il soggetto che cosi bene si staglia anche a livello tonale, mentre le due persone all'interno -serie ed escluse da questo momento di festa che è solo suo- danno un punto di riferimento, una "scala" alla felicità ed alla giovinezza della bambina stessa. È impossibile non spostare lo sguardo tra le tre e vedere il contrasto:
2. Nella seconda nell'equilibrio dinamico. La composizione e le linee di fuga danno un movimento incredibile alla foto, formano dei triangoli come una punta verso sinistra, proprio nella direzione della sfilata. La donna completa la composizione sia come elemento di equilibrio (lo evidenzio con il quadrato verde, se la donna fosse molto più vicina al ciclista sembrerebbe che ci sbatta contro) sia come contenuto (la sfilata senza pubblico sarebbe ben più debole):
Prendete quest'analisi con le molle, ovviamente. Mi piacerebbe sentire l'opinione di altri.
Roberto, la grandezza di quelle due foto, secondo la mia sempre modesta opinione (non sono un esperto, solo uno studente!) sta:
1. Nel caso della prima nell'equilibrio statico e nella simmetria. La bambina e la base della casa formano una sorta di croce che guida lo sguardo al centro, verso il soggetto che cosi bene si staglia anche a livello tonale, mentre le due persone all'interno -serie ed escluse da questo momento di festa che è solo suo- danno un punto di riferimento, una "scala" alla felicità ed alla giovinezza della bambina stessa. È impossibile non spostare lo sguardo tra le tre e vedere il contrasto:
2. Nella seconda nell'equilibrio dinamico. La composizione e le linee di fuga danno un movimento incredibile alla foto, formano dei triangoli come una punta verso sinistra, proprio nella direzione della sfilata. La donna completa la composizione sia come elemento di equilibrio (lo evidenzio con il quadrato verde, se la donna fosse molto più vicina al ciclista sembrerebbe che ci sbatta contro) sia come contenuto (la sfilata senza pubblico sarebbe ben più debole):
Prendete quest'analisi con le molle, ovviamente. Mi piacerebbe sentire l'opinione di altri.
Cristian
Grazie Cristian per esserti sottoposto all'esperimento, non avevo mai neanche immaginato che un'immagine si potesse "leggere" così.
Io, per me stesso, spero di avere assimilato almeno incosciamente qualcosa del genere nel corso degli anni, altrimenti povere mie foto...
Io, per me stesso, spero di avere assimilato almeno incosciamente qualcosa del genere nel corso degli anni, altrimenti povere mie foto...

Ciao
Roberto
Roberto
- cristian vidmar
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Non ti preoccupare, è tutto falso. Altrimenti io dovrei fare delle ottime foto, il che non è!Roberto ha scritto:Grazie Cristian per esserti sottoposto all'esperimento, non avevo mai neanche immaginato che un'immagine si potesse "leggere" così.
Io, per me stesso, spero di avere assimilato almeno incosciamente qualcosa del genere nel corso degli anni, altrimenti povere mie foto...

Cristian
Interessante e dotta l'analisi con le rette e le figure geometriche.
Ingenuamente pensavo che la foto si reggesse sul contrasto tonale e concettuale tra le due figurette candide e angeliche ed il un contesto tetro, squallido e bigio.
Buona luce

Ingenuamente pensavo che la foto si reggesse sul contrasto tonale e concettuale tra le due figurette candide e angeliche ed il un contesto tetro, squallido e bigio.
Buona luce

- NatRiscica
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Ciao e benvenuto anche da parte mia.
Nat
Nat
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Certo, anche, o forse è proprio come dici tu! Trattasi di interpretazione e come tale nessuna è vera o falsa. Il bello è il confronto, giova a tutti!GIALLO ha scritto:Interessante e dotta l'analisi con le rette e le figure geometriche.
Ingenuamente pensavo che la foto si reggesse sul contrasto tonale e concettuale tra le due figurette candide e angeliche ed il un contesto tetro, squallido e bigio.
Buona luce
Cristian
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Riprendo il discorso dall’ inizio, cioè da quando dovevo una risposta a Cristian.
Non mi pare che Cristian si sia discostato poi molto, nei fatti, dall’ analisi precedente perché sostanzialmente quei triangoli esprimono visivamente le spinte risultanti dal concorso delle curve cui accennavo. E’ quindi naturale trovare i suoi segni di immediata e comprensibile efficacia nel descrivere la spinta verso l’ alto che l‘ immagine ha. Spinta alla quale concorre, non va dimenticato, anche l’ orientamento complessivo della composizione che segue idealmente il percorso della diagonale che parte dal basso a sinistra e termina in alto a destra; un andamento considerato dai più come crescente, al contrario dell’ opposto (diagonale che parte dall’ alto a sinistra e termina in basso a destra.
Guardate infatti l‘ immagine specchiata che allego: la prima impressione è che l’ occhio discenda e non che salga. Poi è naturale che a guardare a lungo un’ immagine, che tra l‘ altro abbiamo già lungamente osservato nella sua veste originale, la si assimila e la si interpreta, quindi il gioco può durare meno. Ma resta il fatto che la visione è meno interessante, meno piacevole da esplorare. Questo perché è più comprensibile e perciò più spiegabile ed accettabile ogni composizione che ha una logica afferrabile, cioè che è capace di spiegare in maniera ragionevole il suo perché, anche sfruttando le nostre forme mentali naturali, cioè quelle che costruiamo facendo esperienza visiva e che tanto ci ostacolano quando cerchiamo di essere originali.
Biaconeristi … vedo che siamo in tanti qui, bella cosa
allora da bianconeristi non possiamo poi trascurare il fatto che la luce da sopra illumina tutte le parti superiori di ogni pezzo delle due statue rendendole più chiare delle rispettive parti inferiori e siccome lo scuro, visivamente, pesa di più del chiaro l ‘immagine ha un suo peso in basso ed una sua tensione in alto dovuta a semplici contrasti tonali. Si tratta in realtà di una interpretazione; interpretazione che deriva dalla nostra esperienza visiva quotidiana nella quale “il normale” è la luce dall’ alto che, oltre ad illuminare, ci da un’ informazione su ciò che sta sotto e ciò che sta sopra attraverso la generazione di ombre di un certo tipo. Difatti, quando c’ è un temporale con nuvoloni che schermano la luce che proviene dall‘ alto, ma lasciano passare la luce di lato, ecco che la visione un po’ si scombina e ci fa dire: che strano! Esattamente come strano e suggestivo è l’ effetto di certe foto notturne, dove la luce può non seguire la norma.
). Però si può osservare con attenzione cercando di capire perché e nel far questo si assimila, si mette nel cassetto della memoria, tassello dopo tassello, un insieme di informazioni che si finisce poi per usare più o meno istintivamente alla bisogna.
Assaporare una foto è senz’ altro qualcosa che appassiona: la signora Maria può fermarsi qui. Comprendere su quali basi mente e cuore vengono coinvolti è qualcosa che implica l‘ uso del ragionamento per esaminare e trarre conclusioni. Questo è il terreno per chi vuole usare lo strumento (fotocamera) in maniera mirata. Certo chi ha talento innato agisce d’ istinto, ma in fin dei conti il talento cos’ è se non una propensione naturale adeguatamente poi corroborata (quando non generata) dalla conoscenza, dall’ esperienza?
Il dovere chiama
il discorso si è ampliato e le altre foto meritano una risposta ragionata per cui mi prendo un po' di tempo.

PS: ancora grazie per il benvenuto
Non mi pare che Cristian si sia discostato poi molto, nei fatti, dall’ analisi precedente perché sostanzialmente quei triangoli esprimono visivamente le spinte risultanti dal concorso delle curve cui accennavo. E’ quindi naturale trovare i suoi segni di immediata e comprensibile efficacia nel descrivere la spinta verso l’ alto che l‘ immagine ha. Spinta alla quale concorre, non va dimenticato, anche l’ orientamento complessivo della composizione che segue idealmente il percorso della diagonale che parte dal basso a sinistra e termina in alto a destra; un andamento considerato dai più come crescente, al contrario dell’ opposto (diagonale che parte dall’ alto a sinistra e termina in basso a destra.
Guardate infatti l‘ immagine specchiata che allego: la prima impressione è che l’ occhio discenda e non che salga. Poi è naturale che a guardare a lungo un’ immagine, che tra l‘ altro abbiamo già lungamente osservato nella sua veste originale, la si assimila e la si interpreta, quindi il gioco può durare meno. Ma resta il fatto che la visione è meno interessante, meno piacevole da esplorare. Questo perché è più comprensibile e perciò più spiegabile ed accettabile ogni composizione che ha una logica afferrabile, cioè che è capace di spiegare in maniera ragionevole il suo perché, anche sfruttando le nostre forme mentali naturali, cioè quelle che costruiamo facendo esperienza visiva e che tanto ci ostacolano quando cerchiamo di essere originali.
Biaconeristi … vedo che siamo in tanti qui, bella cosa

Eh … eccoci: è questo l’ osso. Certo che non si va in giro con il compasso, la squadra e il metro per comporre: non sarebbe possibile con una macchina fotografica (forse con un banco in studio …). Non abbiamo il vantaggio del pittore di fronte alla tela (ma del resto lui non ha il vantaggio di disporre di uno strumento di raffigurazione così preciso come il nostro …cristian vidmar ha scritto: Non mi trovi d'accordo, Mauro. Per realizzare un'eccezione uno deve conoscere la regola, altrimenti va...a pesca. E non mi riferisco alle basi tipo regola dei terzi, quelle sono note a tutti. Michelangelo, che passionale lo era fino in fondo, conosceva molto bene gli equilibri e le soluzioni per infondere sensazioni di tensione, calma, tristezza, pace o gloria, e così è stato ed è per tutti i grandi geni dell'arte: Beethoven non avrebbe potuto scrivere le sue sinfonie senza avere in testa le impalcature delle opere classiche precedenti, senza aver "smontato" la musica esistente per vedere com'era fatta. E nella letteratura vale lo stesso. Conosci i tuoi strumenti (non parlo di macchine e obiettivi!) e poi usali in modo creativo e passionale. Se però non ti domandi come mai un'immagine bella viene percepita come bella come fai a costruire sull'esperienza? Come fai ad intuire che una certa inquadratura funziona, anche se certo non stai a pensare a curve e triangoli quando ti trovi davanti a quella vista? Certo c'è chi ha più e chi meno talento ma nessuno mi convincerà, ad esempio, che gli studi di architettura non abbiano avuto una forte influenza sullo stile fotografico di uno come Luca, consapevolmente o no: magari non è stato a misurare le foto dei suoi artisti con il righello ma qualche equilibrio credo lo abbia disegnato e questo nelle sue foto si vede eccome. Sempre secondo la mia modesta opinione, per quel che vale.

Assaporare una foto è senz’ altro qualcosa che appassiona: la signora Maria può fermarsi qui. Comprendere su quali basi mente e cuore vengono coinvolti è qualcosa che implica l‘ uso del ragionamento per esaminare e trarre conclusioni. Questo è il terreno per chi vuole usare lo strumento (fotocamera) in maniera mirata. Certo chi ha talento innato agisce d’ istinto, ma in fin dei conti il talento cos’ è se non una propensione naturale adeguatamente poi corroborata (quando non generata) dalla conoscenza, dall’ esperienza?
Il dovere chiama


PS: ancora grazie per il benvenuto
- carlo riggi
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Penso che conoscere le regole della composizione sia importante tanto quanto dimenticarle...
Il nostro "apparato per vedere" organizza ogni volta che può, come può, le immagini in unità fenomeniche coerenti. Le leggi che regolano la segmentazione del campo visivo sono: vicinanza, somiglianza, continuità di direzione, chiusura, pregnanza e esperienza passata.
Mentre le prime hanno un carattere prettamente grafico e oggettivo, le ultime due impegnano direttamente la psiche: in particolare la memoria e la discriminazione semantica.
Qui sta il punto: quale grado di cultura consente di individuare gestalt efficaci, esteticamente significative e originali, quali quelle richieste da una buona fotografia?
La nostra mente individua grafemi a partire dai più semplici (rette, cerchi, triangoli, quadrati...) e in quelli riconosce delle "buone forme". Oppure individua facili legami associativi, e altrettanto ne risulta appagata.
Ma fino a un certo punto. Compito dell'arte è anche, trovare nuove configurazioni, sovvertire stilemi, inventare inedite dinamiche visuali.
Ci sarà un approccio non euclideo al bello?..
Nonostante la tensione trasgressiva dell'intenzione autoriale, però, è pur vero che le stesse elementari regole valgono per il fruitore più ingenuo come per l'artista più smaliziato. E' giusto quindi conoscerle, e ben vengano le analisi a posteriori come quelle proposte da Mario e da Cristian. A una condizione però: che servano a capire perché un'immagine piace, non per decidere cosa fare per farla piacere...
Come questo pensiero si insinua consapevole nel momento dello scatto, la foto è già da un'altra parte.
Ciao
Carlo
Il nostro "apparato per vedere" organizza ogni volta che può, come può, le immagini in unità fenomeniche coerenti. Le leggi che regolano la segmentazione del campo visivo sono: vicinanza, somiglianza, continuità di direzione, chiusura, pregnanza e esperienza passata.
Mentre le prime hanno un carattere prettamente grafico e oggettivo, le ultime due impegnano direttamente la psiche: in particolare la memoria e la discriminazione semantica.
Qui sta il punto: quale grado di cultura consente di individuare gestalt efficaci, esteticamente significative e originali, quali quelle richieste da una buona fotografia?
La nostra mente individua grafemi a partire dai più semplici (rette, cerchi, triangoli, quadrati...) e in quelli riconosce delle "buone forme". Oppure individua facili legami associativi, e altrettanto ne risulta appagata.
Ma fino a un certo punto. Compito dell'arte è anche, trovare nuove configurazioni, sovvertire stilemi, inventare inedite dinamiche visuali.
Ci sarà un approccio non euclideo al bello?..
Nonostante la tensione trasgressiva dell'intenzione autoriale, però, è pur vero che le stesse elementari regole valgono per il fruitore più ingenuo come per l'artista più smaliziato. E' giusto quindi conoscerle, e ben vengano le analisi a posteriori come quelle proposte da Mario e da Cristian. A una condizione però: che servano a capire perché un'immagine piace, non per decidere cosa fare per farla piacere...
Come questo pensiero si insinua consapevole nel momento dello scatto, la foto è già da un'altra parte.
Ciao
Carlo
- Giuseppe Mosconi
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Nel mio precedente post io non ne facevo una questione di identificazione di forme o linee a posteriori (argomento che comunque mi trova daccordo con Cristian e Carlo Riggi) per identificare elementi che ci fanno piacere/rifiutare una immagine, ma piuttosto di modalità di lettura della foto in se. Modalità che attuiamo inconsciamento come Carlo ha scritto in precedenza. In fase di ripresa mi sembra fuori luogo mettersi ad analizzare il perchè ed il percome una foto deve essere fatta (forse in studio con calma e righello, ma non pratico questa forma di meditazione
) quando invece si deve essere pronti a cogliere la realtà per quello che ci offre mettendo eventualmente in gioco tutte le esperienze e la formazione nel senso più ampio del termine che abbiamo acquisito guardando, leggendo e valutando il lavoro di Fotografi come Avedon, Ghirri, Willy Ronis, Manuel Alvarez Bravo, HCB, ecc.
Per Koudelka, Salgado e Avedon (mi fermo a quelli che conosco) mi permetto una diversa valutazione: sono fotografi che fanno del saper cogliere l'emozione la loro arma vincente e forse le considerazioni su linee e forme non hanno molto senso. Ciò che trasmettono è cosi forte emozionalmente che la testa non serve. IMHO ovviamente.

Per Koudelka, Salgado e Avedon (mi fermo a quelli che conosco) mi permetto una diversa valutazione: sono fotografi che fanno del saper cogliere l'emozione la loro arma vincente e forse le considerazioni su linee e forme non hanno molto senso. Ciò che trasmettono è cosi forte emozionalmente che la testa non serve. IMHO ovviamente.
"Vorrei vedere in esse l'urgenza dello scatto, la necessità fisiologica dell'esserci, la frenesia nel respirare l'attimo, la furia di voler partecipare all'anelito di vita del pianeta."
http://www.flickr.com/photos/gimo/
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- luca rubbi
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- Iscritto il: lun dic 11, 2006 4:39 pm
- Località: Milano
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Questo è un intervento magistrale, dopo queste parole c'è poco da aggiungere, certo io non ho le capacità dialettiche, di analisi e la cultura nello specifico di Carlo, ma ero giunto nella mia percezione piuttosto confusa ed assolutamente istintiva ad una simile conclusione.carlo riggi ha scritto:Penso che conoscere le regole della composizione sia importante tanto quanto dimenticarle...
Il nostro "apparato per vedere" organizza ogni volta che può, come può, le immagini in unità fenomeniche coerenti. Le leggi che regolano la segmentazione del campo visivo sono: vicinanza, somiglianza, continuità di direzione, chiusura, pregnanza e esperienza passata.
Mentre le prime hanno un carattere prettamente grafico e oggettivo, le ultime due impegnano direttamente la psiche: in particolare la memoria e la discriminazione semantica.
Qui sta il punto: quale grado di cultura consente di individuare gestalt efficaci, esteticamente significative e originali, quali quelle richieste da una buona fotografia?
La nostra mente individua grafemi a partire dai più semplici (rette, cerchi, triangoli, quadrati...) e in quelli riconosce delle "buone forme". Oppure individua facili legami associativi, e altrettanto ne risulta appagata.
Ma fino a un certo punto. Compito dell'arte è anche, trovare nuove configurazioni, sovvertire stilemi, inventare inedite dinamiche visuali.
Ci sarà un approccio non euclideo al bello?..
Nonostante la tensione trasgressiva dell'intenzione autoriale, però, è pur vero che le stesse elementari regole valgono per il fruitore più ingenuo come per l'artista più smaliziato. E' giusto quindi conoscerle, e ben vengano le analisi a posteriori come quelle proposte da Mario e da Cristian. A una condizione però: che servano a capire perché un'immagine piace, non per decidere cosa fare per farla piacere...
Come questo pensiero si insinua consapevole nel momento dello scatto, la foto è già da un'altra parte.
Ciao
Carlo
E' sempre un dopo, sono abituato a veder questi schemi fin da ragazzo, e non mi hanno mai convinto molto.
Tempo fa scrissi questa cosa:
Nella mia vita, sono stato fortemente influenzato in tre passaggi fondamentali, sono per così dire passato dalla limpida geometria di Henry Cartier Bresson, al furore passionale di Willian Eugene Smith, fino all’immanenza tragica di Robert Frank.
Non c'è solo la geometria, certo un po' conta sempre, ma c'è qualcosa d'altro, per rispondere a Cristian, credo che il mio apprendistato sia partito molto prima, comunque almeno dal liceo, tra le varie teorie del campo, della Gestalt e via dicendo, diciamo un'educazione alla percezione visiva per dirla alla Arnheim.
Quello che voglio intendere e che cerco di perseguire ormai da anni, è semplicemente che l'energia è più importante della geometria, quest'ultima è un po' come la punteggiatura, come una forma, in fondo non è così determinante per un'arte magica, se non c'è la sostanza del linguaggio e dell'energia che si fa bellezza.
Ciao
Luca
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