Grazie amici; en passant, i "difetti" relazionati all'undecalogo erano riferiti alla prima immagine, quella con i due soggetti umani.
Venendo alla vista della Conca del Vajolet (val di Fassa, zona di Pera di Fassa), è effettivamente uno scenario maestoso: una delle scene più suggestive del flm "Tiefland" di Leni Riefenstahl, girata sul colle erboso di Prà Martin, presso Ciampedie 2000 (Vigo di Fassa), esordisce proprio con una lenta carrellata da dx a sx su questo scorcio, inquadrando dapprima il Larsec, poi il bancone di dolomia dell'Anisico (Triassico inferiore) sul quale sono abbarbicati i rifugi Preuss e Vajolet, con le aspre guglie di Valbona ed il panettone dell'Antermoja come sfondo, quindi le torri del Vajolet, Punta Emma ed il Catinaccio con l'enorme ferita della frana preistorica.
Per quanto concerne i dati tecnici richiesti, eccoli:
corpo macchina: Canon EOS 5D mark II
obiettivo: Canon EF 35-350mm f/3,5-5,6 L del 1990 @ 120mm 1/60" f/11 + UV + pola + cavalletto - RAW @ 14 bit - 100 ISO
pellicola: scheda CF Sandisk Extreme UDMA 32Gb
sviluppo: Adobe Camera Raw 6.0 + Adobe Photoshop CS5
infatti non è altro che il "provino digitale" di un'identica inquadratura scattata subito dopo con Hasselblad, Sonnar 250mm, filtro giallo e T-Max 100 che langue ancora in frigo in attesa di sviluppo.
A me interessa la visualizzazione, non il mezzo: il digitale non è qualcosa che mi è capitato addosso come un gatto feroce caduto da un tetto o una piaga biblica, come sembra essere per qualcuno; già negli anni '80, quando i computer erano dei 286 sotto DOS ed ogni singolo Mb di RAM aggiuntivo costava 100 mila Lire dell'epoca, scansionavo le foto con scanner manuali a metà strada fra la matrice di un fax ed una roll-over copy camera del KGB; ho usato i primissimi scanner da pellicola, ancora a 10bit/canale, negli anni '90 utilizzavo già fotocamere digitali, cercando la visualizzazione ideale che i mezzi limitati di CO non mi consentivano, convinto che prima o poi saremmo arrivati al crossover.
Appositamente per chi abbraccia l'idea che il digitale sia asettico ed ogni operazione si chiuda con lo scatto, lasciando ad una macchina il compito di fare tutto, allego l'immagine di partenza colori, così potrà salvarle entrambe ed esercitarsi ad ottenere la stessa visualizzazione, rendendosi conto di quanto intervento attivo e cosciente sia necessario.
"Già, ma la stampa baritata ?...", sì, chiudiamo il cerchio sulla baritata, l'ultimo baluardo inespugnabile degli analogici ad oltranza; nelle altre immagini allegate c'è il file di uno scatto che ho realizzato nel Luglio 2010 (incidentalmente sempre in zona Catinaccio) usando la Nikon D700, il 17-35mm f/2,8 AF-S @ 22mm, 1/160" f/8 con pola + fltro degradante grigio 4x, in RAW @ 14bit e 200 ISO; nell'ultima foto è riprodotta una stampa analogica 30x40cm su carta baritata Ilford dello stesso file, realizzata con ingranditore-fotorestitutore a matrice LCD da 17 Mpx e filtro low-pass brevettato per eliminare il raster, il tutto proiettato su carta attraverso un classico Apo-Rodagon 50mm f/2,8; l'immagine è perfettamente a tono continuo, neanche con l'osservazione ravvicinata della stampa tramite lente da 20x è percettibile alcuna trama o altro: indistinguibile da identica stampa da negativo.
Ormai la scelta analogico/digitale non è più legata alla qualità finale o ai supporti, la somma degli addendi è analoga.
Qusto è quanto; poi ciascuno è libero di agire come preferisce e con il workflow che sente suo, l'importante è che i risultati lo soddisfino, e tutti contenti.
Ciao Marco