Per piacere non roviniamo l'argomento.
Se fosse possibile, invito gli autori delle "spigolature" ad annullarle così da lasciare solo gli interventi a tema.
L'invito lo esprimo a titolo personale e di favore.
Grazie.
nik
P.S. interverrò anch'io appena avrò da esprimere argomenti migliori del silenzio.
Autori e Fotografi
Moderatori: NatRiscica, maucas, simone toson, luca rubbi
Premetto che il mio intervento sarà prolisso e me ne scuso.
Premetto che sarò costretto a parlare anche di me e del mio approcciarmi a questo forum, dato che non sono certo tra i più “noti” dei suoi frequentatori.
Premetto che, essendo questa discussione figlia di quella sul “fotocagometro”, è probabile che nello scrivere io possa riferirmi anche a tematiche lì trattate.
Ho scoperto questo forum cercando informazioni sul mondo Leica ma, dopo le prime letture più “tecniche”, sono rimasto affascinato dalla caratura dei suoi utenti.
Ricordo ancora le emozioni provate nel leggere certi passaggi, certi spunti, certi voli,…
Per uno che, come me, dopo anni di militanza, aveva deciso di abbandonare un forum (in particolare), e l’idea di quel tipo di piattaforma (in generale), perché stanco della mancanza di “spessore” e di “C”ontenuti validi, quando non addirittura nauseato dalle sterili polemiche (magari, almeno, non fossero state sterili) e dalla ricerca di “celebrità” di individui che solo nell’esaltazione di loro stessi fatta da altri, quando non direttamente autoprodotta, sapevano trarre argomenti di discussione,
il poter leggere le pagine di Photobit ha significato un riappacificarsi con il mondo.
Ho scritto “leggere le pagine” perché è esattamente ciò che ho fatto. Cominciando dall’inizio, in non ricordo più quanti giorni, ho sfogliato ogni pagina, aperto ogni discussione e letto ogni intervento.
Ancora oggi, potrebbe sembrare assurdo, ma quando sono sul punto di dimenticare che esistono persone così stimolanti ancora viventi (leggo troppo autori scoparsi), ed addirittura a “portata di forum”, vado a rileggermi alcuni dei loro interventi tra i vari topic di questo sito.
Che bella sensazione! Il petto si dilata ed il cuore mi si alleggerisce; il cervello ringrazia!
Circa lo status quo, è da diverso tempo che ho notato un andamento differente. Solitamente questo avviene quando una comunità ristretta comincia ad allargarsi, facendo spazio “un poco a tutto” ma, stranamente, non mi sembra questo il caso. Il numero dei partecipanti attivi non mi sembra essere cambiato considerevolmente; sono invece i “nomi” ad essere mutati.
Non per riaccendere la “famosa polemica” (anche se non ci troverei nulla di male; mal digerisco quando una discussione viene inquinata con “queste parole” quando si potrebbe benissimo saltarla a piè pari se non interessati), ma ho notato che “il cambiamento” ha avuto origine con il dilagare, tra i partecipanti a questo forum, del digitale. Qualora fosse vero, sarebbe un bell’esempio di come il “mezzo” conti; forse, però, mi sbaglio e dietro ci sono altre/diverse ragioni che hanno motivato l’allontanamento spontaneo di qualche “vecchia colonna”.
Io, la mancanza di quell’”Eden”, la sento. E’ pieno il web di forum che trattano di fotografia e che, nel loro essere tutti uguali, si prestano anche meglio di questo a determinate cose; Photobit si distingueva, e non è poco!
Anche una discussione sul numero di lenti del summicron o sulla resa del 35 lux pre asph (l’Hans) a tutta apertura offrivano lo spunto, a persone come CesareT ad esempio, per regalarci cose di questo tipo:
“
Ho avuto la fortuna, mio malgrado, di conoscere donne diverse nel corso degli anni, donne molto belle ed altre meno appariscenti; spesso è capitato di scovare sensualità, erotismo, dolcezza, comunione emotiva e femminilità insospettate in quella di minore apparenza; una essenza diversa, non ostentata, una corposità partecipativa sincera ed avvolgente, complicità intima e purezza appagante.
Nessun effetto speciale ma semplice celata e discreta sostanza.
Credo che il concetto del bello non possa esprimersi per valori assoluti, ma solo per valenze peculiari, per soggettivo sentire, vedere, annusare, per vibrazioni segrete e molto personali.
La donna perfetta non esiste, forse per una costante, implicita imprevedibile umoralità impressa nel loro genoma; la qualità del rapporto che con essa si instaura è sempre frutto di innumerevoli e difficili compromessi.
Anche io, come Mauro, credo che l’obiettivo perfetto non esista.
L’obiettivo ideale è quello che maggiormente appaga la nostra esigenza estetica ed estesiologica, quello il cui risultato globale più si avvicina al nostro intimo mondo di percezione iconografica del reale e del surreale.
Anche io, come Raffaele, godo del vecchio 35 lux, del suo estro ciclico e fasico come la luna, del suo corpo e sostanza, del suo essere presente senza arroganza alcuna, delle sue crisi di identità, dei suoi rifiuti e delle sue irrinunciabili complete e lascive concessioni.
Mirabile progetto, schema simmetrico e perfetto (tutti i sette lenti di ogni diversa focale del panorama Leica sono straordinari… e non chiedetemi perché), splendido corpo, accentuata tridimensionalità, eccellente microcontrasto e sufficiente nitidezza, colori di una trasparenza incredibile e di grande equilibrio saturativo, mai eccessivo e di carattere unico ed inconfondibile.
Diverso dagli altri 35mm Leica, soprattutto dai due asferici lux. Meno nitido a tutta apertura e con maggiori aberrazioni (coma su tutte), ma con un corpo, una progressione dei piani di fuoco ed una tridimensionalità che incrementano progressivamente ad ogni stop di chiusura del diaframma (negli asferici tali caratteristiche sono molto meno presenti).
La TRIDIMENSIONALITA’, il segno che ha sempre contraddistinto Leica da ogni altro marchio e che è causa principe del mio primitivo innamoramento per casa Leitz, è il dato che maggiormente contraddistingue il 35 lux vecchio.
…..
“
Cosa si potrebbe commentare a queste parole?!?!
Parole che, in perfetta armonia con il contesto, rispondendo alla questione in oggetto, regalano molto di più, a chi le legge, rispetto al semplice dato “tecnico”.
Parole che, trattando di amori appassionati, ci raccontano e ci fanno scoprire un uomo come, altrimenti, non sarebbe possibile.
Parole che, almeno in me, restano!
Tornando più strettamente in tema, concordo con Marco Palomar, ma non nell’accezione ristretta che Carlo Riggi legge nelle sue parole.
Come per la discussione che, qualche settimana fa, trattava il “solito argomento” (digitale - analogico), e nella quale il “Progetto “ era visto solo come lo studio di una specifica serie di soggetti, anche per questa mi chiedo se non sia troppo drastico parlare di Fotografi “soprattutto”, ma quasi esclusivamente direi, in riferimento ai reporter.
Leggendo anche qualche accenno successivo, non ho potuto fare a meno di pensare a Gianni Berengo Gardin e riflettere sul fatto che, in quasi tutto ciò che gli ho sentito dire, ho avuto modo di ritrovare anche il mio pensiero. Questa riflessione mi ha riportato alla mente le parole pronunciate da Tom Hanks in “C’è posta per te” (remake splendido, anche se solo liberamente tratto, di un vecchio film di Lubitsch) quando, scrivendo a Meg Ryan, le parla de “Il Padrino” e di come, in quel film, sia contenuta la risposta a qualunque domanda.
Berengo Gardin si offende ogni qual volta ci si riferisca ad una sua fotografia come ad una “opera d’arte” e potrebbe disquisire giorni nello spiegare la differenza abissale che intercorre tra una “bella” ed una “buona” foto.
Ecco, io mi ritrovo molto nel pensiero di Berengo Gardin e, per me, il fotografo è chiunque voglia (chi con più coscienza e chi con meno) raccogliere una testimonianza. Non è certo obbligatoria la condivisione delle stesse. La testimonianza può benissimo avere per scopo il tramandare qualcosa a “nostra morte” sia su di un evento che, magari, anche su noi stessi e da leggersi nel modo (il perché ed il per come) in cui abbiamo deciso di “salvare”, dal film della nostra vita, quello specifico passaggio.
Per la maiuscola, poi, posta innanzi alla parola “fotografo”, ci sarebbe altro da dire…
E’ sull’accezione del termine “Autore”, che, invece, mi vedo più in sintonia con Carlo.
Quando la condivisione dell’”Io” prende il sopravvento, tanto viscerale quanto, però, può essere per il fotografo il bisogno di salvare il fotogramma/testimonianza (quindi non un’esigenza meno “sentita”), ecco che nasce l’Autore.
Nulla da criticare, anzi, è solo una cosa diversa, e diverso, è bello!
Per l’Autore, però, (e mi riallaccio alla discussione passata riguardante l’importanza dello strumento), il mezzo dovrebbe essere fondamentale, in quanto scelta espressiva condizionante il risultato, molto più che per il fotografo che, invece, potrebbe appagare il suo bisogno di testimonianza e salvaguardia del ricordo con meno “complessi”.
All’atto pratico, però, non mi par di veder sempre una così “ripartita” importanza attribuita allo strumento tra Autori (fotografici) e fotografi.
La spiegazione, però, penso che possa ben leggersi nelle parole di Marco quando paragona la tecnica al danaro e accenna ai “non facoltosi”.
In questo senso, per una buona “istruzione” dei più, sarebbe preferibile, a mio avviso, che i danarosi come Carlo si prodigassero un poco di più nel sottolineare l’importanza di quella tecnica/cultura che, se non posseduta, non può essere dimenticare. “Dimenticare” e “non avere” non possono divenire sinonimi e solo chi ha scritto con penna e calamaio può passare al Mac son cognizione di causa, per me.
Prolisso come annunciato e certo di aver ugualmente tralasciato alcune cose, oltre che di essere sicuramente stato molto contorto nell’esposizione e a tratti fuori tema, contento di aver espresso la mia opinione e fiducioso che sarà letta positivamente e priva di tono polemico, così come è stata mia intensione scriverla, auguro a tutti un buon inizio settimana.
Marcello
Premetto che sarò costretto a parlare anche di me e del mio approcciarmi a questo forum, dato che non sono certo tra i più “noti” dei suoi frequentatori.
Premetto che, essendo questa discussione figlia di quella sul “fotocagometro”, è probabile che nello scrivere io possa riferirmi anche a tematiche lì trattate.
Ho scoperto questo forum cercando informazioni sul mondo Leica ma, dopo le prime letture più “tecniche”, sono rimasto affascinato dalla caratura dei suoi utenti.
Ricordo ancora le emozioni provate nel leggere certi passaggi, certi spunti, certi voli,…
Per uno che, come me, dopo anni di militanza, aveva deciso di abbandonare un forum (in particolare), e l’idea di quel tipo di piattaforma (in generale), perché stanco della mancanza di “spessore” e di “C”ontenuti validi, quando non addirittura nauseato dalle sterili polemiche (magari, almeno, non fossero state sterili) e dalla ricerca di “celebrità” di individui che solo nell’esaltazione di loro stessi fatta da altri, quando non direttamente autoprodotta, sapevano trarre argomenti di discussione,
il poter leggere le pagine di Photobit ha significato un riappacificarsi con il mondo.
Ho scritto “leggere le pagine” perché è esattamente ciò che ho fatto. Cominciando dall’inizio, in non ricordo più quanti giorni, ho sfogliato ogni pagina, aperto ogni discussione e letto ogni intervento.
Ancora oggi, potrebbe sembrare assurdo, ma quando sono sul punto di dimenticare che esistono persone così stimolanti ancora viventi (leggo troppo autori scoparsi), ed addirittura a “portata di forum”, vado a rileggermi alcuni dei loro interventi tra i vari topic di questo sito.
Che bella sensazione! Il petto si dilata ed il cuore mi si alleggerisce; il cervello ringrazia!
Circa lo status quo, è da diverso tempo che ho notato un andamento differente. Solitamente questo avviene quando una comunità ristretta comincia ad allargarsi, facendo spazio “un poco a tutto” ma, stranamente, non mi sembra questo il caso. Il numero dei partecipanti attivi non mi sembra essere cambiato considerevolmente; sono invece i “nomi” ad essere mutati.
Non per riaccendere la “famosa polemica” (anche se non ci troverei nulla di male; mal digerisco quando una discussione viene inquinata con “queste parole” quando si potrebbe benissimo saltarla a piè pari se non interessati), ma ho notato che “il cambiamento” ha avuto origine con il dilagare, tra i partecipanti a questo forum, del digitale. Qualora fosse vero, sarebbe un bell’esempio di come il “mezzo” conti; forse, però, mi sbaglio e dietro ci sono altre/diverse ragioni che hanno motivato l’allontanamento spontaneo di qualche “vecchia colonna”.
Io, la mancanza di quell’”Eden”, la sento. E’ pieno il web di forum che trattano di fotografia e che, nel loro essere tutti uguali, si prestano anche meglio di questo a determinate cose; Photobit si distingueva, e non è poco!
Anche una discussione sul numero di lenti del summicron o sulla resa del 35 lux pre asph (l’Hans) a tutta apertura offrivano lo spunto, a persone come CesareT ad esempio, per regalarci cose di questo tipo:
“
Ho avuto la fortuna, mio malgrado, di conoscere donne diverse nel corso degli anni, donne molto belle ed altre meno appariscenti; spesso è capitato di scovare sensualità, erotismo, dolcezza, comunione emotiva e femminilità insospettate in quella di minore apparenza; una essenza diversa, non ostentata, una corposità partecipativa sincera ed avvolgente, complicità intima e purezza appagante.
Nessun effetto speciale ma semplice celata e discreta sostanza.
Credo che il concetto del bello non possa esprimersi per valori assoluti, ma solo per valenze peculiari, per soggettivo sentire, vedere, annusare, per vibrazioni segrete e molto personali.
La donna perfetta non esiste, forse per una costante, implicita imprevedibile umoralità impressa nel loro genoma; la qualità del rapporto che con essa si instaura è sempre frutto di innumerevoli e difficili compromessi.
Anche io, come Mauro, credo che l’obiettivo perfetto non esista.
L’obiettivo ideale è quello che maggiormente appaga la nostra esigenza estetica ed estesiologica, quello il cui risultato globale più si avvicina al nostro intimo mondo di percezione iconografica del reale e del surreale.
Anche io, come Raffaele, godo del vecchio 35 lux, del suo estro ciclico e fasico come la luna, del suo corpo e sostanza, del suo essere presente senza arroganza alcuna, delle sue crisi di identità, dei suoi rifiuti e delle sue irrinunciabili complete e lascive concessioni.
Mirabile progetto, schema simmetrico e perfetto (tutti i sette lenti di ogni diversa focale del panorama Leica sono straordinari… e non chiedetemi perché), splendido corpo, accentuata tridimensionalità, eccellente microcontrasto e sufficiente nitidezza, colori di una trasparenza incredibile e di grande equilibrio saturativo, mai eccessivo e di carattere unico ed inconfondibile.
Diverso dagli altri 35mm Leica, soprattutto dai due asferici lux. Meno nitido a tutta apertura e con maggiori aberrazioni (coma su tutte), ma con un corpo, una progressione dei piani di fuoco ed una tridimensionalità che incrementano progressivamente ad ogni stop di chiusura del diaframma (negli asferici tali caratteristiche sono molto meno presenti).
La TRIDIMENSIONALITA’, il segno che ha sempre contraddistinto Leica da ogni altro marchio e che è causa principe del mio primitivo innamoramento per casa Leitz, è il dato che maggiormente contraddistingue il 35 lux vecchio.
…..
“
Cosa si potrebbe commentare a queste parole?!?!
Parole che, in perfetta armonia con il contesto, rispondendo alla questione in oggetto, regalano molto di più, a chi le legge, rispetto al semplice dato “tecnico”.
Parole che, trattando di amori appassionati, ci raccontano e ci fanno scoprire un uomo come, altrimenti, non sarebbe possibile.
Parole che, almeno in me, restano!
Tornando più strettamente in tema, concordo con Marco Palomar, ma non nell’accezione ristretta che Carlo Riggi legge nelle sue parole.
Come per la discussione che, qualche settimana fa, trattava il “solito argomento” (digitale - analogico), e nella quale il “Progetto “ era visto solo come lo studio di una specifica serie di soggetti, anche per questa mi chiedo se non sia troppo drastico parlare di Fotografi “soprattutto”, ma quasi esclusivamente direi, in riferimento ai reporter.
Leggendo anche qualche accenno successivo, non ho potuto fare a meno di pensare a Gianni Berengo Gardin e riflettere sul fatto che, in quasi tutto ciò che gli ho sentito dire, ho avuto modo di ritrovare anche il mio pensiero. Questa riflessione mi ha riportato alla mente le parole pronunciate da Tom Hanks in “C’è posta per te” (remake splendido, anche se solo liberamente tratto, di un vecchio film di Lubitsch) quando, scrivendo a Meg Ryan, le parla de “Il Padrino” e di come, in quel film, sia contenuta la risposta a qualunque domanda.
Berengo Gardin si offende ogni qual volta ci si riferisca ad una sua fotografia come ad una “opera d’arte” e potrebbe disquisire giorni nello spiegare la differenza abissale che intercorre tra una “bella” ed una “buona” foto.
Ecco, io mi ritrovo molto nel pensiero di Berengo Gardin e, per me, il fotografo è chiunque voglia (chi con più coscienza e chi con meno) raccogliere una testimonianza. Non è certo obbligatoria la condivisione delle stesse. La testimonianza può benissimo avere per scopo il tramandare qualcosa a “nostra morte” sia su di un evento che, magari, anche su noi stessi e da leggersi nel modo (il perché ed il per come) in cui abbiamo deciso di “salvare”, dal film della nostra vita, quello specifico passaggio.
Per la maiuscola, poi, posta innanzi alla parola “fotografo”, ci sarebbe altro da dire…
E’ sull’accezione del termine “Autore”, che, invece, mi vedo più in sintonia con Carlo.
Quando la condivisione dell’”Io” prende il sopravvento, tanto viscerale quanto, però, può essere per il fotografo il bisogno di salvare il fotogramma/testimonianza (quindi non un’esigenza meno “sentita”), ecco che nasce l’Autore.
Nulla da criticare, anzi, è solo una cosa diversa, e diverso, è bello!
Per l’Autore, però, (e mi riallaccio alla discussione passata riguardante l’importanza dello strumento), il mezzo dovrebbe essere fondamentale, in quanto scelta espressiva condizionante il risultato, molto più che per il fotografo che, invece, potrebbe appagare il suo bisogno di testimonianza e salvaguardia del ricordo con meno “complessi”.
All’atto pratico, però, non mi par di veder sempre una così “ripartita” importanza attribuita allo strumento tra Autori (fotografici) e fotografi.
La spiegazione, però, penso che possa ben leggersi nelle parole di Marco quando paragona la tecnica al danaro e accenna ai “non facoltosi”.
In questo senso, per una buona “istruzione” dei più, sarebbe preferibile, a mio avviso, che i danarosi come Carlo si prodigassero un poco di più nel sottolineare l’importanza di quella tecnica/cultura che, se non posseduta, non può essere dimenticare. “Dimenticare” e “non avere” non possono divenire sinonimi e solo chi ha scritto con penna e calamaio può passare al Mac son cognizione di causa, per me.
Prolisso come annunciato e certo di aver ugualmente tralasciato alcune cose, oltre che di essere sicuramente stato molto contorto nell’esposizione e a tratti fuori tema, contento di aver espresso la mia opinione e fiducioso che sarà letta positivamente e priva di tono polemico, così come è stata mia intensione scriverla, auguro a tutti un buon inizio settimana.
Marcello
PS: ("Come, anche il PS adesso???" Direte voi, a ragione...)
Due precisazioni mi preme di darle, però.
Per prima cosa, qualora ci fosse bisogno di sottolinearlo, io non ho mai fatto parto di quell'"Eden" (quasi certamente anche idealizzato da me) e mai me ne sono sentito parte. Mi sono sempre sentito come un "guardone" privilegiato, quindi infinitamente grato, che osserva il "giardino segreto" dal buco della serratura.
Seconda cosa, poi, non è che io non apprezzi gli Autori, figuriamoci; è solo che non trovo basti il solo "nostro" punto di vista a definirli tali.
Quale sarebbe in questo caso la discriminate? Gli scatti d'Autore sarebbero quelli capaci di suscitarci delle emozioni? Non potrei io, allora, emozionarmi e "leggere", dietro una foto tecnica e didascalica, molto del suo "autore", della passione che lo ha mosso, ecc?
Penso che si possa leggere l'"Io" in molte cose ed è per questo che ritengo che la distinzione esistente tra l'Autore ed il fotografo non vada cercata con i nostri occhi, ma con quelli di chi l'ha posta in essere, nelle sue motivazioni e nella sua volontà o meno di far trasparire il proprio Io.
A noi cosa rimane? Il "Punctum" direbbe Barthes, e non certo la possibilità di dare a questo dell'Autore ed a quello del fotografo. Il "mi piace" (nell'ampia accezione data da Carlo nell'altro post) e qualunque altro tipo di commento dato in quest'ottica.
Due precisazioni mi preme di darle, però.
Per prima cosa, qualora ci fosse bisogno di sottolinearlo, io non ho mai fatto parto di quell'"Eden" (quasi certamente anche idealizzato da me) e mai me ne sono sentito parte. Mi sono sempre sentito come un "guardone" privilegiato, quindi infinitamente grato, che osserva il "giardino segreto" dal buco della serratura.
Seconda cosa, poi, non è che io non apprezzi gli Autori, figuriamoci; è solo che non trovo basti il solo "nostro" punto di vista a definirli tali.
Quale sarebbe in questo caso la discriminate? Gli scatti d'Autore sarebbero quelli capaci di suscitarci delle emozioni? Non potrei io, allora, emozionarmi e "leggere", dietro una foto tecnica e didascalica, molto del suo "autore", della passione che lo ha mosso, ecc?
Penso che si possa leggere l'"Io" in molte cose ed è per questo che ritengo che la distinzione esistente tra l'Autore ed il fotografo non vada cercata con i nostri occhi, ma con quelli di chi l'ha posta in essere, nelle sue motivazioni e nella sua volontà o meno di far trasparire il proprio Io.
A noi cosa rimane? Il "Punctum" direbbe Barthes, e non certo la possibilità di dare a questo dell'Autore ed a quello del fotografo. Il "mi piace" (nell'ampia accezione data da Carlo nell'altro post) e qualunque altro tipo di commento dato in quest'ottica.
- carlo riggi
- Messaggi: 7025
- Iscritto il: gio giu 25, 2009 10:38 pm
- Località: Milazzo
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Caro Ryo, ti ringrazio di aver espresso con tanta passione la tua opinione. E di averci riportato alla mente un passaggio bellissimo del nostro CesareT.
Piacerebbe anche a me che molti dei vecchi frequentatori ritornassero ad animare il forum. Sinceramente non credo che il loro allontanamento sia legato al digitale, ma potrei sbagliarmi.
Scrivere "poesie" sui nostri strumenti è una pratica alla quale ho ceduto anch'io, qualche volta, non certo con la maestria di Trentanni. Qui, per esempio: http://tinyurl.com/8fxbyhy
Ma, e questa è l'obiezione che ti pongo, non è proprio questa un'espressione veemente dell'Io? L'obiettivo qui viene descritto attraverso le personalissime emozioni del fruitore, ciò che viene raccontata è la storia di un rapporto (d'amore?), non un elenco di oggettive caratteristiche tecniche. "Autoriale", altro che!
Quanto all'opera d'arte, Berengo può dire quel che vuole ma da Stieglitz in poi la fotografia ha perduto il connotato di pura testimonianza per assumere una precisa valenza estetica. Il rifiuto di certe etichette - come il rifiuto di certe tecnologie - mi sembra più un modo di affermare la sua soggettività (autoriale) piuttosto che l'espressione di un reale pregiudizio.
In ultimo la considerazione sulla condivisione, anche se non sono sicuro di aver compreso bene il tuo pensiero. Personalmente non disdegno l'idea di tenere per me le mie fotografie, tanto più da quando ho rinunciato all'idea di poter dire qualcosa di nuovo sul mondo che non fosse espressione della mia sensibilità e dei miei stati emozionali. Ma credo che la fotografia nasca proprio sulla scorta di un'idea di condivisione. HCB non pose mai limiti di tiratura alle sue opere per affermare l'idea che quei contenuti andassero divulgati il più possibile.
Per me, consapevole che non diventerò mai né HCB né Berengo, condividere è soprattutto un piacere da gustare con gli amici. Quando questo piacere non ci sarà più, o non avrò più il tempo di coltivarlo, farò anch'io come Cesare e gli altri, e mi allontanerò da questo spazio.
Spero però, per allora, di resistere alla tentazione senile di comparire ogni tanto evocando i fotocagometri e dicendo che il forum "ai miei tempi" era un'altra cosa...
Piacerebbe anche a me che molti dei vecchi frequentatori ritornassero ad animare il forum. Sinceramente non credo che il loro allontanamento sia legato al digitale, ma potrei sbagliarmi.
Scrivere "poesie" sui nostri strumenti è una pratica alla quale ho ceduto anch'io, qualche volta, non certo con la maestria di Trentanni. Qui, per esempio: http://tinyurl.com/8fxbyhy
Ma, e questa è l'obiezione che ti pongo, non è proprio questa un'espressione veemente dell'Io? L'obiettivo qui viene descritto attraverso le personalissime emozioni del fruitore, ciò che viene raccontata è la storia di un rapporto (d'amore?), non un elenco di oggettive caratteristiche tecniche. "Autoriale", altro che!
Quanto all'opera d'arte, Berengo può dire quel che vuole ma da Stieglitz in poi la fotografia ha perduto il connotato di pura testimonianza per assumere una precisa valenza estetica. Il rifiuto di certe etichette - come il rifiuto di certe tecnologie - mi sembra più un modo di affermare la sua soggettività (autoriale) piuttosto che l'espressione di un reale pregiudizio.
In ultimo la considerazione sulla condivisione, anche se non sono sicuro di aver compreso bene il tuo pensiero. Personalmente non disdegno l'idea di tenere per me le mie fotografie, tanto più da quando ho rinunciato all'idea di poter dire qualcosa di nuovo sul mondo che non fosse espressione della mia sensibilità e dei miei stati emozionali. Ma credo che la fotografia nasca proprio sulla scorta di un'idea di condivisione. HCB non pose mai limiti di tiratura alle sue opere per affermare l'idea che quei contenuti andassero divulgati il più possibile.
Per me, consapevole che non diventerò mai né HCB né Berengo, condividere è soprattutto un piacere da gustare con gli amici. Quando questo piacere non ci sarà più, o non avrò più il tempo di coltivarlo, farò anch'io come Cesare e gli altri, e mi allontanerò da questo spazio.
Spero però, per allora, di resistere alla tentazione senile di comparire ogni tanto evocando i fotocagometri e dicendo che il forum "ai miei tempi" era un'altra cosa...
Ciao
Carlo
Carlo
Ciao Carlo,
"Ma, e questa è l'obiezione che ti pongo, non è proprio questa un'espressione veemente dell'Io? L'obiettivo qui viene descritto attraverso le personalissime emozioni del fruitore, ciò che viene raccontata è la storia di un rapporto (d'amore?), non un elenco di oggettive caratteristiche tecniche. "Autoriale", altro che!"
è esattamente quello a cui facevo riferimento. Sono molte le cose che la nostra "sensibilità" potrebbe definire "Autoriali" ed è per questo che preferisco che sia lo stesso autore a decidere come meglio definirsi (se stesso e le sue opere). A me lascio il "mi piace" che, questo sì, dipende unicamente da me.
Quanto alla condivisione, poi, concordo con te sulla sua importanza, naturalmente, ma non ne faccio "La" motivazione della fotografia. Dire, come capita spesso di sentire, che "la fotografia è condivisione", per me non è corretto (diverso sarebbe: "Per me la fotografia è condivisione"), venendosi a creare un rapporto di dipendenza sostanziale tra le due. La fotografia può benissimo prescindere dalla volontà di condividere (esiste anche senza), ma non da quella di documentare (salvaguardare il singolo fotogramma del film della nostra esistenza), che sia più o meno cosciente (es.: il reporter - "cosciente" -; il padre che fotografa il primi passi del figlio - "incosciente"), poi, poco importa.
La fotografia è nata e si è evoluta su questa base. Naturalmente ci sono stati i grandi interpreti (HCB, ad esempio) che hanno incentrato sulla condivisione il loro operato, ma questo non basta, a mio avviso, per far della condivisione la "condicio sine qua non" della fotografia. Ecco tutto.
Ricordavo benissimo il tuo "Omaggio al Summilux": superbo!!!
Siete in bella compagnia, però.
Roberto Patrignani, nel libro "Ti porterò a Bray Hill", scrive: "Non avrei saputo descriverla senza vederla, ma riconoscerla, come quella desiderata da sempre, quello sì!".
Il tutto, naturalmente, non riferito alla futura madre dei suoi figli, ma alla Honda RC30 (VFR750R).
Parole che manifestano una tale passione ci dicono molto, moltissimo, ma siamo sicuri che tutti abbiano la sensibilità di recepirle. Usare la nostra sensibilità per definire Autore uno e fotografo un altro, non è un poco troppo "soggettivo"?
Io, da appassionato di moto, posso benissimo piangere a quelle parole, ma gli altri, tutti gli altri?
Riconoscere l'Io può essere facile o impossibile a seconda di chi guarda cosa.
Lasciare alla nostra sensibilità l'"etichetta" di Autore o fotografo lo trovo superficiale.
Marcello
PS: Anche io non voglio pensare che "la latitanza" sia dipesa dal diffondersi sul forum del digitale, ma nemmeno che quelle persone abbiano abbandonato definitivamente la fotografia. Quando si ha una grande passione è normale vivere di alti e bassi, ma la scintilla che ne è all'origine non può spegnersi (mi auguro).
"Ma, e questa è l'obiezione che ti pongo, non è proprio questa un'espressione veemente dell'Io? L'obiettivo qui viene descritto attraverso le personalissime emozioni del fruitore, ciò che viene raccontata è la storia di un rapporto (d'amore?), non un elenco di oggettive caratteristiche tecniche. "Autoriale", altro che!"
è esattamente quello a cui facevo riferimento. Sono molte le cose che la nostra "sensibilità" potrebbe definire "Autoriali" ed è per questo che preferisco che sia lo stesso autore a decidere come meglio definirsi (se stesso e le sue opere). A me lascio il "mi piace" che, questo sì, dipende unicamente da me.
Quanto alla condivisione, poi, concordo con te sulla sua importanza, naturalmente, ma non ne faccio "La" motivazione della fotografia. Dire, come capita spesso di sentire, che "la fotografia è condivisione", per me non è corretto (diverso sarebbe: "Per me la fotografia è condivisione"), venendosi a creare un rapporto di dipendenza sostanziale tra le due. La fotografia può benissimo prescindere dalla volontà di condividere (esiste anche senza), ma non da quella di documentare (salvaguardare il singolo fotogramma del film della nostra esistenza), che sia più o meno cosciente (es.: il reporter - "cosciente" -; il padre che fotografa il primi passi del figlio - "incosciente"), poi, poco importa.
La fotografia è nata e si è evoluta su questa base. Naturalmente ci sono stati i grandi interpreti (HCB, ad esempio) che hanno incentrato sulla condivisione il loro operato, ma questo non basta, a mio avviso, per far della condivisione la "condicio sine qua non" della fotografia. Ecco tutto.
Ricordavo benissimo il tuo "Omaggio al Summilux": superbo!!!
Siete in bella compagnia, però.
Roberto Patrignani, nel libro "Ti porterò a Bray Hill", scrive: "Non avrei saputo descriverla senza vederla, ma riconoscerla, come quella desiderata da sempre, quello sì!".
Il tutto, naturalmente, non riferito alla futura madre dei suoi figli, ma alla Honda RC30 (VFR750R).
Parole che manifestano una tale passione ci dicono molto, moltissimo, ma siamo sicuri che tutti abbiano la sensibilità di recepirle. Usare la nostra sensibilità per definire Autore uno e fotografo un altro, non è un poco troppo "soggettivo"?
Io, da appassionato di moto, posso benissimo piangere a quelle parole, ma gli altri, tutti gli altri?
Riconoscere l'Io può essere facile o impossibile a seconda di chi guarda cosa.
Lasciare alla nostra sensibilità l'"etichetta" di Autore o fotografo lo trovo superficiale.
Marcello
PS: Anche io non voglio pensare che "la latitanza" sia dipesa dal diffondersi sul forum del digitale, ma nemmeno che quelle persone abbiano abbandonato definitivamente la fotografia. Quando si ha una grande passione è normale vivere di alti e bassi, ma la scintilla che ne è all'origine non può spegnersi (mi auguro).
Ultima cosa...
Io leggo le parole di Berengo Gardin (e di altri), più che come un rifiuto verso certe etichette e come una palese manifestazione "Autoriale", come delle scelte che mi permettono di distinguere un Fotografo da un fotografo e non l'uno o l'altro da un Autore.
Mi spiego.
Quando nel lavoro di un fotografo non vuole esserci, dichiaratamente, una volontà Autoriale, ma io ugualmente ci leggo un "timbro" distintivo, una "mano" comune, ecc, ecco che penso di essere in presenza di un Fotografo. Che poi sia di mio gradimento, per la definizione, è ininfluente.
Marcello
Io leggo le parole di Berengo Gardin (e di altri), più che come un rifiuto verso certe etichette e come una palese manifestazione "Autoriale", come delle scelte che mi permettono di distinguere un Fotografo da un fotografo e non l'uno o l'altro da un Autore.
Mi spiego.
Quando nel lavoro di un fotografo non vuole esserci, dichiaratamente, una volontà Autoriale, ma io ugualmente ci leggo un "timbro" distintivo, una "mano" comune, ecc, ecco che penso di essere in presenza di un Fotografo. Che poi sia di mio gradimento, per la definizione, è ininfluente.
Marcello
- simone toson
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- Iscritto il: lun mag 07, 2012 2:54 pm
- Località: Verona
Anche io, come Ryo, sono arrivato a conoscere Photobit grazie a Leica, non perché ne possegga una ma perché ciclicamente me le vado a guardare, studiare e desiderare in internet.
Mi appassiono alle vostre discussioni tecniche sul numero di lenti del summicron o sulla resa del 35 lux pre asph ma purtroppo non posso essere della partita e questo è senz’altro un limite che spero possa essere colmato con dei contributi diversi.
Non potendomi permettere di dedicare tutto il mio tempo alla fotografia ho cercato e continuo a cercare di sviluppare una sensibilità fotografica attraverso lo studio dei grandi maestri alle mostre, sui libri, in internet. Passerei giornate intere a guardare fotografie.
Prima di iscrivermi a questo forum ho passato anni a guardare le vostre foto, a seguire le vostre discussioni, a sorridere dei vostri battibecchi e non è stato facile per me mettermi in gioco.
Ancora adesso non sono convinto di poterci stare e per me è un onore quando qualcuno dei “vecchi” commenta in qualche modo una mia foto.
Non sono entrato qui solo per un vizio, solo perché volevo esserci anch’io ed è stato solo quando ho avuto la gran botta di vita del National Geographic che ho preso coraggio e mi sono detto: ok, è arrivato finalmente il momento di metterti in gioco.
Io sono un musicista jazz e una delle cose che più mi ha aiutato a crescere è stato confrontarmi con i grandi, buttarmi in qualche piccola jam session e rischiare di brutto visto che già la mia autostima è piuttosto bassa.
Però ogni volta, anche quando andava male, avevo imparato qualcosa che mi sarebbe servita per la volta successiva, e via via, grazie ai sacrifici, alla dedizione, all’umiltà nel riconoscere i propri errori, vedo che qualche piccolo passo in avanti c’è stato.
La fotografia è la stessa cosa e questo forum, l’unico che abbia mai frequentato, è il palcoscenico.
Si vive di piccole cose e questa è una di queste e condividere per me è uno scopo, come fare concerti una necessità.
Altrimenti che suono (o scatto) a fare? Anche appendere una propria foto alla parete di casa è una scelta di condivisione.
La fotografia è, come la musica, un mix di esperienza, tecnica, consapevolezza e soprattutto grande conoscenza delle immagini dei grandi maestri. Così come nel jazz una delle cose più importanti è ascoltare, trascrivere, imitare e fare proprio un linguaggio. Se poi sei bravo ed hai talento riesci anche ad evolvere quel linguaggio.
Riguardo alla tecnica ed a tutto ciò che c’è di tecnico nella fotografia penso che possa essere trasportato ciò che diceva Charlie Parker nella musica: “impara le progressioni armoniche e poi dimenticale”.
E’ una filosofia perché ovviamente non ci si deve dimenticare come esporre nel modo giusto ma una volta che si sono assimilate le basi, per creare qualcosa non deve essere questo l’aspetto preponderante.
La tecnica non è la musica, così come la tecnica non è la fotografia. Ma è indispensabile che la si conosca.
Una fotografia non è bella solo se rispetta la regola dei terzi, la sezione aurea, la giusta esposizione, il piano americano e via dicendo, se per tecnica si intende questo. E non è semplicemente rompendo le regole che si rende interessante una fotografia.
La fotografia, come la vedo io, è un insieme di elementi che si compongono all’interno del fotogramma rendendo l’insieme armonico e in grado di comunicare a chi ne fruisce una sensazione, un’emozione, un sussulto.
Io non riesco a dissociare il fotografo dall’autore perché anche il fotografo più documentarista che esista, per essere efficace nel suo intento deve essere un autore e dare una connotazione personalistica a ciò che rappresenta altrimenti non esisterebbero i fotografi alla Nachtwey che documentando la guerra riescono a trasmetterne la crudeltà attraverso una scelta stilistica.
Così è anche per le foto più autoriali e astratte, tipo l’isola di Carlo. Attraverso una scelta (data da quel mix di tecnica, esperienza e consapevolezza) vuole comunicare un’emozione che in quel caso ho recepito come derivante dal senso di precarietà dell’amore e della vita, e quell’appiglio che non è ben delineato (sfocato) è la possibilità, non la certezza.
E’ una scelta che racconta.
Io qui dentro vedo una sensibilità diversa da altri forum che ogni tanto leggo.
E soprattutto in questi anni ha sempre mantenuto la sua impronta stilistica che è frutto di una sensibilità prevalentemente analogica, diciamo alla vecchia maniera, a prescindere dal tipo di mezzo utilizzato.
Io almeno mi riconosco in questa sensibilità ed è per questo che mi sono iscritto, pur non avendo molto a che spartire con i più esperti di questo forum a causa della mia cultura fotografica infinitamente inferiore.
Inoltre la sensibilità mia nel recepire una foto proposta è sicuramente diversa da quella di chi ha una visione più colta perché entrano in gioco tanti, troppi fattori legati alla cultura, al gusto, alla visione fotografica ma l’emozione che provo io quando vedo una Bella foto voglio credere che sia simile a quella che prova un utente più esperto.
Almeno questo dovrebbe essere, a mio avviso, lo scopo della fotografia, come della musica. Essere recepita per quello che vuole esprimere, non nella forma fine a se stessa (vedi gran parte delle immagini in flickr) ma nella sostanza.
E’ per questo che l’eterna disfida tra analogico e digitale, lecita su un forum, mi lascia piuttosto indifferente trovandola decisamente pleonastica.
Mi appassiono alle vostre discussioni tecniche sul numero di lenti del summicron o sulla resa del 35 lux pre asph ma purtroppo non posso essere della partita e questo è senz’altro un limite che spero possa essere colmato con dei contributi diversi.
Non potendomi permettere di dedicare tutto il mio tempo alla fotografia ho cercato e continuo a cercare di sviluppare una sensibilità fotografica attraverso lo studio dei grandi maestri alle mostre, sui libri, in internet. Passerei giornate intere a guardare fotografie.
Prima di iscrivermi a questo forum ho passato anni a guardare le vostre foto, a seguire le vostre discussioni, a sorridere dei vostri battibecchi e non è stato facile per me mettermi in gioco.
Ancora adesso non sono convinto di poterci stare e per me è un onore quando qualcuno dei “vecchi” commenta in qualche modo una mia foto.
Non sono entrato qui solo per un vizio, solo perché volevo esserci anch’io ed è stato solo quando ho avuto la gran botta di vita del National Geographic che ho preso coraggio e mi sono detto: ok, è arrivato finalmente il momento di metterti in gioco.
Io sono un musicista jazz e una delle cose che più mi ha aiutato a crescere è stato confrontarmi con i grandi, buttarmi in qualche piccola jam session e rischiare di brutto visto che già la mia autostima è piuttosto bassa.
Però ogni volta, anche quando andava male, avevo imparato qualcosa che mi sarebbe servita per la volta successiva, e via via, grazie ai sacrifici, alla dedizione, all’umiltà nel riconoscere i propri errori, vedo che qualche piccolo passo in avanti c’è stato.
La fotografia è la stessa cosa e questo forum, l’unico che abbia mai frequentato, è il palcoscenico.
Si vive di piccole cose e questa è una di queste e condividere per me è uno scopo, come fare concerti una necessità.
Altrimenti che suono (o scatto) a fare? Anche appendere una propria foto alla parete di casa è una scelta di condivisione.
La fotografia è, come la musica, un mix di esperienza, tecnica, consapevolezza e soprattutto grande conoscenza delle immagini dei grandi maestri. Così come nel jazz una delle cose più importanti è ascoltare, trascrivere, imitare e fare proprio un linguaggio. Se poi sei bravo ed hai talento riesci anche ad evolvere quel linguaggio.
Riguardo alla tecnica ed a tutto ciò che c’è di tecnico nella fotografia penso che possa essere trasportato ciò che diceva Charlie Parker nella musica: “impara le progressioni armoniche e poi dimenticale”.
E’ una filosofia perché ovviamente non ci si deve dimenticare come esporre nel modo giusto ma una volta che si sono assimilate le basi, per creare qualcosa non deve essere questo l’aspetto preponderante.
La tecnica non è la musica, così come la tecnica non è la fotografia. Ma è indispensabile che la si conosca.
Una fotografia non è bella solo se rispetta la regola dei terzi, la sezione aurea, la giusta esposizione, il piano americano e via dicendo, se per tecnica si intende questo. E non è semplicemente rompendo le regole che si rende interessante una fotografia.
La fotografia, come la vedo io, è un insieme di elementi che si compongono all’interno del fotogramma rendendo l’insieme armonico e in grado di comunicare a chi ne fruisce una sensazione, un’emozione, un sussulto.
Io non riesco a dissociare il fotografo dall’autore perché anche il fotografo più documentarista che esista, per essere efficace nel suo intento deve essere un autore e dare una connotazione personalistica a ciò che rappresenta altrimenti non esisterebbero i fotografi alla Nachtwey che documentando la guerra riescono a trasmetterne la crudeltà attraverso una scelta stilistica.
Così è anche per le foto più autoriali e astratte, tipo l’isola di Carlo. Attraverso una scelta (data da quel mix di tecnica, esperienza e consapevolezza) vuole comunicare un’emozione che in quel caso ho recepito come derivante dal senso di precarietà dell’amore e della vita, e quell’appiglio che non è ben delineato (sfocato) è la possibilità, non la certezza.
E’ una scelta che racconta.
Io qui dentro vedo una sensibilità diversa da altri forum che ogni tanto leggo.
E soprattutto in questi anni ha sempre mantenuto la sua impronta stilistica che è frutto di una sensibilità prevalentemente analogica, diciamo alla vecchia maniera, a prescindere dal tipo di mezzo utilizzato.
Io almeno mi riconosco in questa sensibilità ed è per questo che mi sono iscritto, pur non avendo molto a che spartire con i più esperti di questo forum a causa della mia cultura fotografica infinitamente inferiore.
Inoltre la sensibilità mia nel recepire una foto proposta è sicuramente diversa da quella di chi ha una visione più colta perché entrano in gioco tanti, troppi fattori legati alla cultura, al gusto, alla visione fotografica ma l’emozione che provo io quando vedo una Bella foto voglio credere che sia simile a quella che prova un utente più esperto.
Almeno questo dovrebbe essere, a mio avviso, lo scopo della fotografia, come della musica. Essere recepita per quello che vuole esprimere, non nella forma fine a se stessa (vedi gran parte delle immagini in flickr) ma nella sostanza.
E’ per questo che l’eterna disfida tra analogico e digitale, lecita su un forum, mi lascia piuttosto indifferente trovandola decisamente pleonastica.
- mauro ruscelli
- Site Admin
- Messaggi: 8727
- Iscritto il: dom dic 10, 2006 4:05 pm
- Località: Ferrara
- Contatta:
Bravo, questo, e' proprio una cosa che mi aveva insegnato, all'inizio di questo forum, un altro musicista.Inoltre la sensibilità mia nel recepire una foto proposta è sicuramente diversa da quella di chi ha una visione più colta perché entrano in gioco tanti, troppi fattori legati alla cultura, al gusto, alla visione fotografica ma l’emozione che provo io quando vedo una Bella foto voglio credere che sia simile a quella che prova un utente più esperto.
La fotografia, come tutte le arti, comunica a vari livelli, ma e' imprescindibile dalla cultura, ci sono passaggi citazioni per parlare di interi generi (in musica la dodecafonia) che non possono essere colte se non con la cultura. Non si puo' continuare ad avere una visione dell'arte bucolica per cui e' bella se piace a tutti. Questa e' illusione.
Io stesso la prima volta che ho sfogliato l'autobiografia di Avedon non ne sono rimasto per nulla impressionato, anzi non mi era piaciuta, non l'avevo capita. A forza di Fotografia letta, studiata guardata, confronti con altri fotografi ed opere, adesso e' un libro che amo. Purtroppo senza fatica non si ottiene niente. Buona parte delle foto che ho fatto e che compongono Reve per mia nonna sono una cagata pazzesca.
Mauro
Instagram: @mauroruscelli
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- carlo riggi
- Messaggi: 7025
- Iscritto il: gio giu 25, 2009 10:38 pm
- Località: Milazzo
- Contatta:
Ottimo intervento, caro Simone! L'analogia tra fotografia e musica, per come l'hai posta, è estremamente istruttiva.
Mi piacerebbe molto che nella discussione su autori e fotografi entrasse il bellissimo lavoro di Nicola Spadafranca "Alla fine del viaggio". Tra noi credo sia l'unico ad aver realizzato un progetto serio, vasto e organico di fotografia sociale.
Che sia "fotografia" (segnatamente reportage) non c'è dubbio, ma in quel lavoro non c'è solo testimonianza, c'è in primo luogo una ricerca interiore. Le foto di Nicola non rispondono solo a un'esigenza di conoscenza, ma in primo luogo a una richiesta d'introspezione. Negli sguardi dei suoi soggetti non c'è Lui, ci sono Io.
Chissà se Nicola ha voglia di parlarci della sua esperienza, in riferimento al nostro tema.
Mi piacerebbe molto che nella discussione su autori e fotografi entrasse il bellissimo lavoro di Nicola Spadafranca "Alla fine del viaggio". Tra noi credo sia l'unico ad aver realizzato un progetto serio, vasto e organico di fotografia sociale.
Che sia "fotografia" (segnatamente reportage) non c'è dubbio, ma in quel lavoro non c'è solo testimonianza, c'è in primo luogo una ricerca interiore. Le foto di Nicola non rispondono solo a un'esigenza di conoscenza, ma in primo luogo a una richiesta d'introspezione. Negli sguardi dei suoi soggetti non c'è Lui, ci sono Io.
Chissà se Nicola ha voglia di parlarci della sua esperienza, in riferimento al nostro tema.
Ciao
Carlo
Carlo
- Giuseppe Mosconi
- Messaggi: 2650
- Iscritto il: mer mag 02, 2007 9:11 am
- Località: Perso nella provincia di Alessandria
- Contatta:
Queste ultime osservazioni di Simone e di Marcello, mi portano a fare un supposizione circa l'allontanamento di alcuni vecchi frequentatori dal forum che forse supposizione tanto non è: negli ultimi mesi credo abbiamo assistito ad un relativo impoverimento di contenuti fotografici, proprio a causa di pochi elementi appartenenti ad altre arti, che fossero a supporto delle scelte autoriali di chi ha postato le proprie immagini. Contributi come quelli di Cesare T. (cito lui perchè è già stato chiamato in causa ma anche altri potrebbero essere elencati insieme a lui) non sono frutto di sola capacità nella tecnica fotografica. I rimandi onirici di Mauro e Carlo non arrivano a caso. I lavori "in piazza" di Massimo Stefani non sono frutto di scatti "mordi e fuggi". Sono convinto che ulteriori letture e contributi dalla poesia, dalla musica, dall'arte pittorica o scultorea (e penso al Rubbi, forse anche nelle sue opere più marcatamente hard, anche se forse lui non è partito da li e non vi vede un nesso) o da qualsiasi altra manifestazione dello scibile umano, possono portare i frutti di una cultura che ci fà spaziare con la mente e con la immaginazione mentre indaghiamo la realtà per fotografare "qualcosa che ancora non è stato fotografato". E cosa di meglio dei nostri pensieri, delle nostre emozioni, delle nostre fantasie alimentate e stimolate da un mondo altro, non solo culturalmente parlando, da noi? Forse un ritorno, o una serie di ritorni, che tutti auspichiamo per crescere nel confronto, potranno essere possibili, ma soprattutto potremo svincolarci dalle sterili polemiche recuperandone gli autori a nuova vita, sempre che lo vogliano.
IMHO.
IMHO.
"Vorrei vedere in esse l'urgenza dello scatto, la necessità fisiologica dell'esserci, la frenesia nel respirare l'attimo, la furia di voler partecipare all'anelito di vita del pianeta."
http://www.flickr.com/photos/gimo/
http://www.flickr.com/photos/gimo/
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- Messaggi: 815
- Iscritto il: lun feb 06, 2012 11:58 am
- Località: Dietro una Fotocamera
- Contatta:
Idem, ho scoperto questo forum per lo stesso motivo...ryo ha scritto:Ho scoperto questo forum cercando informazioni sul mondo Leica
Ma stiamo scherzando? Sono d'accordo con te, chi dice poi che il Digitale abbia abbassato il livello delle foto secondo me e' proprio fuori strada...ryo ha scritto:Anche io non voglio pensare che "la latitanza" sia dipesa dal diffondersi sul forum del digitale
Non sono in grado di fare altri commenti per il momento....
Ciao
Giacomo
P.S Comunque non ci fate sentire troppo schiappe (livello di foto basso) o privi di propositivita' noi nuovi!!


Va bene Carlo ne parlerò.carlo riggi ha scritto:Ottimo intervento, caro Simone! L'analogia tra fotografia e musica, per come l'hai posta, è estremamente istruttiva.
Mi piacerebbe molto che nella discussione su autori e fotografi entrasse il bellissimo lavoro di Nicola Spadafranca "Alla fine del viaggio". Tra noi credo sia l'unico ad aver realizzato un progetto serio, vasto e organico di fotografia sociale.
Che sia "fotografia" (segnatamente reportage) non c'è dubbio, ma in quel lavoro non c'è solo testimonianza, c'è in primo luogo una ricerca interiore. Le foto di Nicola non rispondono solo a un'esigenza di conoscenza, ma in primo luogo a una richiesta d'introspezione. Negli sguardi dei suoi soggetti non c'è Lui, ci sono Io.
Chissà se Nicola ha voglia di parlarci della sua esperienza, in riferimento al nostro tema.
Dimmi come vuoi organizzare la cosa, io proverò a rispondere al tuo invito.
Cari saluti.
Nicola Spadafranca, ovvero Nik.
- Stefano Tambalo
- Messaggi: 2076
- Iscritto il: mer mag 13, 2009 4:26 pm
- Località: Verona
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Una discussione snocciolata da interventi che mi hanno fatto apprezzare PB dal primo giorno di iscrizione. Grazie a chi ha dato gli spunti e a chi li ha elaborati. Non credo contribuiro' fino a che non potro' aggiungere qualcosa al discorso, ma ho notato anche io una certa inclinazione al "concetto" piu' che al "fatto" negli ultimi tempi. Io mi ritengo un mestierante e questo giustifica, in parte, la mia scarsa partecipazione in tempi recenti. Ci penso, grazie.
- carlo riggi
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- Iscritto il: gio giu 25, 2009 10:38 pm
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Pensavo che potresti dirci qualcosa sul tuo rapporto con quel lavoro. E' quanto di più "fotografico" abbia visto qui dentro, reportage nitidissimo - pure analogico, così facciamo contento Bruno.Nikita ha scritto:Va bene Carlo ne parlerò.
Dimmi come vuoi organizzare la cosa, io proverò a rispondere al tuo invito.
Eppure, anche se distanti anni luce dalla mia "isola" e dalla mia "gabbia", nelle tue foto e nel tuo percorso intravedo una ricerca personale molto forte, introspettiva, autoanalitica.
Ecco, pensavo che la tua esperienza potesse rappresentare un punto di riflessione importante in questa riflessione sull'immagine autoriale e quella fotografica, forse una sintesi.
Non so se possiedi vere e proprie risposte, in tal senso, ma già parlarci di quel che hai provato nella tua ricerca, e delle determinanti che l'hanno mossa, credo che possa risultare di immenso valore per questa riflessione.
Ciao
Carlo
Carlo
- Gianluca.Monacelli
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- Località: ROMA
bella riflessione.. devo masticare pensieri per poter contribuire direttamente.
Ciao a tutti, Gianluca
http://www.flickr.com/photos/21673430@N06/
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