La giostra (9 foto)

Sezione Principale - Fotografie e Passioni

Moderatori: NatRiscica, maucas, simone toson, luca rubbi

ExContax
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Ciao Carlo, a me la serie sembra efficace, ma soprattutto concordo sul fatto troppo spesso non riusciamo a parlare di noi, a far trasparire la nostra interazione col soggetto...ovviamente, non è il tuo caso, anzi forse è proprio questo l'aspetto che mi ha sempre colpito dei tuoi lavori, ovvero quello di riuscire a far percepire il tuo pensiero.. detto questo, le mie preferite sono l'ultima e la penultima, se proprio dobbiamo fare la classifica.

Un salutone
Max
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carlo riggi
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Grazie Max!

(e se proprio dobbiamo farla, 'sta classifica, ti confesso che quelle sono anche le mie preferite :) )
Ciao
Carlo
cliqueur
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simone toson ha scritto:Il fatto è Carlo, che qui, non si percepisce il tuo intento. Cosa vuoi raccontare? Perché ce lo vuoi raccontare? Io credo che tu non ci voglia raccontare una semplice giostra (abbandonata?) ma soprattutto, grazie anche al tuo stile, tu voglia fra trasparire delle sensazioni (ovviamente) e far respirare un luogo, una situazione. Mi mancano anche due righe di presentazione ad esempio.
Io (sottolineo io) non riesco ad andare oltre un'insieme di alcune belle, altre meno, fotografie che non rendono un'intenzione.
Non basta fotografare gli stessi oggetti/elementi per farne una serie è questo il questo il caso per me.
Quando i commenti di una serie di foto sono bella la 3 e la 5 (ad esempio) vuol dire che qualcosa non va.
Io non riesco a soffermarmi su una singola foto perché nella serie è più bella, ed è per questo che non riesco a commentare, non so che dire. Nell'insieme la serie non mi funziona.
In questa serie, La Giostra, esce molto l'autore ma, onestamente, il soggetto sarebbe molto più interessante.
Inoltre l'ultima foto (gran bella) mi spiazza ma non capisco perché è lì.

PS: Con Revé non è stato così e non sarà mai così mentre con la mia Accademia del Circo, alla fine (ahimè) è così. Non ho raccontato l'Accademia, ho registrato gli esercizi in palestra (più o meno). Ci tornerò, forse.
Capisco che il duo veronese sia sintonizzato, ma non sono assolutamente d'accordo sul fatto che non si capisce l'intento di Carlo. Io ci vedo un intento, mi è chiaro e stimola la mia immaginazione. Conosco, almeno un po', lo stile fotografico di Carlo e mi basta.
Che poi sia o meno l'intento autentico di Carlo sinceramente mi interessa poco. Nel momento in cui Carlo mi mostra le sue foto in qualche modo me le cede, ne perde una parte, che diventa mia. Lui può provare a contaminarmi con il suo stile, con quello che mi comunica, ma poi sta a me. E lo rivendico. La fotografia diventa tale nel momento in cui viene vista, non basta farla.
E non mi sembra il caso di ridurre l'interpretazione ad uno schema razionalistico e sequenziale.
Quello che una fotografia, una serie o un racconto comunica dipende dal fotografo e da chi guarda. È un incastro culturale, di sensazioni e dì sensibilità.

Dire che una unica fotografia di una serie piace può dipendere dalla pigrizia di chi guarda, che non si prende il tempo per osservare e capire la sequenza ed i nessi.

E soprattutto questa definizione per negazione non mi convince per niente.

Ciao,
Luca

Ps: pensate alle poesie. Le capite sempre subito, in pochi secondi (quelli della permanenza di una immagine su uno schermo)? Io ci stavo anche ore. Chi capisce "ognuno sta solo sul cuore della terra, trafitto da un raggio di sole. Ed è subito sera." senza considerare il contesto, il momento storico, il percorso dell'autore?
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carlo riggi
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Luca A Remotti ha scritto:Quello che una fotografia, una serie o un racconto comunica dipende dal fotografo e da chi guarda. È un incastro culturale, di sensazioni e dì sensibilità.
Questo mi piace assai.
Ciao
Carlo
mario zacchi
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Magari sbaglio, ma mi sembra che tu abbia usato modi diversi di fotografare difficili da far convivere.
Detto questo che è l' impressione generale, cedo un momento anche io alla debolezza del questa si, questa no.

Mi piace l' ultima: subisco il fascino per quel gusto che chiamerei neorealistico.
Mi piace anche la 4, ma per ragioni molto diverse, legate alla raffigurazione della materia e non le metterei insieme.

Sui mossi sono un po' indeciso. Tante volte mi piacciono, ma qui mi paiono volare bassi.

7: teatrale. Forse per questo, per questa sua forma di bellezza un po' troppo spesso cercata e proposta, mi attira poco.
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carlo riggi
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Anche per me la 4 è quella che sta meno bene con le altre.
Per motivi diversi, mi rendo conto che la 8 (che personalmente considero una delle mie più belle fotografie di sempre) risulta sacrificata dalla forzata convivenza in una serie (o reportage, o racconto... :) ).

Grazie!
Ciao
Carlo
cliqueur
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Stefano Tambalo ha scritto: Concordo, ma ho anche detto che ci sto pensando e il "non basta" è la base di quello di cui mi sono convinto.
Non credo di aver mai detto che i nessi debbano essere chiari e immediati ma basta che ci siano, anche attribuiti a posteriori, e in ogni caso veri e non presunti o stiracchiati.
I nessi metafisici sono buoni per le retrospettive e le antologie, secondo me. Escono da un volume di materiale consistente e non da una serie a tema limitata nel tempo.

In una serie cerco il ritmo, in un reportage la descrizione e in un racconto il coinvolgimento, prima di tutto il resto.

Con questo non voglio convincere nessuno, vado a sensazione come tutti ma ho una checklist, come le 5w: perché apre/chiude così? perché in questo ordine? questa foto serve per sostenere/spiegare/contrastare/completare le altre? Se non rispondo diventa "bella la x e bella la y" che siano giostre, vetrine o asparagi.

Boh, forse sto solo overclassificando.
Non credo che tu stia sovraclassificando, secondo me ci sono buoni spunti sia dalle 5W, sia nelle tue definizioni di serie, reportage, racconto.
Attendiamo con curiosità.
Intanto credo che aggiungerò qualcosa all'altro post.
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Stefano Tambalo
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Luca A Remotti ha scritto: Capisco che il duo veronese sia sintonizzato, ma non sono assolutamente d'accordo sul fatto che non si capisce l'intento di Carlo. Io ci vedo un intento, mi è chiaro e stimola la mia immaginazione. Conosco, almeno un po', lo stile fotografico di Carlo e mi basta.
Che poi sia o meno l'intento autentico di Carlo sinceramente mi interessa poco. Nel momento in cui Carlo mi mostra le sue foto in qualche modo me le cede, ne perde una parte, che diventa mia. Lui può provare a contaminarmi con il suo stile, con quello che mi comunica, ma poi sta a me. E lo rivendico. La fotografia diventa tale nel momento in cui viene vista, non basta farla.
E non mi sembra il caso di ridurre l'interpretazione ad uno schema razionalistico e sequenziale.
Quello che una fotografia, una serie o un racconto comunica dipende dal fotografo e da chi guarda. È un incastro culturale, di sensazioni e dì sensibilità.

Dire che una unica fotografia di una serie piace può dipendere dalla pigrizia di chi guarda, che non si prende il tempo per osservare e capire la sequenza ed i nessi.

E soprattutto questa definizione per negazione non mi convince per niente.

Ciao,
Luca

Ps: pensate alle poesie. Le capite sempre subito, in pochi secondi (quelli della permanenza di una immagine su uno schermo)? Io ci stavo anche ore. Chi capisce "ognuno sta solo sul cuore della terra, trafitto da un raggio di sole. Ed è subito sera." senza considerare il contesto, il momento storico, il percorso dell'autore?
personalmente faccio finta di non aver mai letto questo post.
Ciao,
S.
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Vittorio
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Iscritto il: sab gen 06, 2007 11:41 am
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Il racconto mi piace,toglierei solo la 4 e la 7 oltre a spezzare il ritmo le trovo ridondanti.
la prima invece mi piace un sacco da sola vale il biglietto.
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carlo riggi
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Grazie Vittorio!
Ciao
Carlo
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