Sono piuttosto stupita nel leggere così tante volte la Arbus... so che sta indigesta a molti fotografi ma vedo il suo nome comparire maggiormente rispetto ad altri quotati nomi.
io invece sono ancora piu' stupito di vedere Stieglitz citato solo da me e Supermario........
Per gioco, i 10 fotografi preferiti
Moderatori: NatRiscica, maucas, simone toson, luca rubbi
Cara Dedé, non devi pensare che il furum sia privo si sane provocazioni, ma avere una Leica ( o qualunque altra macchina, anche più costosa), non significa solo spendere dei soldi, ma significa anche scegliere COME fotografare: se A.Adams avesse scelto una Minox 8x11 per fotografare Yosemite e se L.Riefensthal avesse preferito una Plaubel Makina per fotografare i Nuba forse non avremmo le le meravigliose vedute di Ansel né le straordinarie immagini di Leni su un'Africa perduta. La scelta di un apparecchio viene fatta a ragion veduta per quel tipo di genere fotografico che c'interessa, e nessuno vende foto di matrimonio fatte con un'Olympus XA, mentre nessun pubblicitario stampa cataloghi con una Minox 35.
La mia sui leichisti era chiaramente una provocazione (però casualmente quei fotografi che ho citato mi hanno influenzato profondamente), ma, se non ci credi che esista una relazione diretta tra attrezzatura e fotografia e come queste si interscambino, prova a fare caccia fotografica in palude con una Leica M: poi mi dirai se il mezzo non conta e conta solo l'immmagine....
con affetto
Pierpaolo
La mia sui leichisti era chiaramente una provocazione (però casualmente quei fotografi che ho citato mi hanno influenzato profondamente), ma, se non ci credi che esista una relazione diretta tra attrezzatura e fotografia e come queste si interscambino, prova a fare caccia fotografica in palude con una Leica M: poi mi dirai se il mezzo non conta e conta solo l'immmagine....
con affetto
Pierpaolo
Ma no Pierpaolo...quello è un altro discorso o no? Ho scritto un noioso intervento-fiume proprio su questo argomento (Del mezzo e altre storie).
Mi pareva si stesse toccando un altro aspetto del rapporto fotografo-mezzo. Ma forse ho frainteso l'intento.
Un saluto!
Mi pareva si stesse toccando un altro aspetto del rapporto fotografo-mezzo. Ma forse ho frainteso l'intento.
Un saluto!
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- massimostefani
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Cosa uso ,in prevalenza,da 15 anni a questa parte lo vedi! Poi c'è chi ha fatto,con lo stenopeico cose egrege...non certo il Vietnam,dove trionfo la Nikon F, ma quello che tutti conosciamo.PIERPAOLO ha scritto:è proprio vero: mi sono perso tra le viti e lenti asferiche, (magari anche quelle di puro flint) ma tu caro Massimo, con cosa fotografi, con una fotocamera con foro stenopeico?
e poi che cos'è un forum senza una provocazione?
Pierpaolo
--------
comunque ho pubblicato più foto di montagna o animali che di macchine fotografiche......
Ti saluto carissimo.
massimostefani
tutte le fotografie sono reali,nessuna è la verità.
R.Avedon
R.Avedon
così a caso mi sembra quella macchina svedese, che é un trionfo di viti di qualità, vetri super molati, e tolleranze da orologio.....ma perché non hai scelto una bella Pentacon Six......non dirmi che non ti trovavi bene e che non era mai sicuro che le foto venissero come volevi....
Pierpaolo
Pierpaolo
- luca rubbi
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Non ti devi stupire Deborah, la Arbus è una stella della fotografia, il suo contributo alla storia di quest’arte è stato straordinario.Dédé ha scritto:Sono piuttosto stupita nel leggere così tante volte la Arbus... so che sta indigesta a molti fotografi ma vedo il suo nome comparire maggiormente rispetto ad altri quotati nomi.
---
[...]
Molti anni fa quello che più mi colpiva era la grande forza con cui riusciva a fotografare per strada o in altri luoghi persone sconosciute e diciamo pure un po’ particolari, che di certo non si fanno riprendere con facilità.
Come faceva?
Era una finissima psicologa?
Metteva le persone a proprio agio come una terapeuta?
Non lo so, ma questo mi ha sempre colpito, non la diversità dei freaks, quanto il grande talento e la straordinaria qualità tecnica delle foto.
Mi ha sempre affascinato il rigore tecnico del medio formato in situazioni nelle quali sarebbe stato più facile sparacchiare alla grande con il 35mm, magari Leica e una bella pellicola sensibile.
Se c’è un fotografo in assoluto del quale ho apprezzato il dettaglio tecnico, la gamma tonale e la qualità impressionante di stampa, questo è la Arbus, poi vengono Penn e Mapplethorpe, dico poi perché facilitati dal fatto di fotografare quasi esclusivamente in studio e dalla relativa calma esecutiva delle sue situazioni fotografiche.
Fotografare per strada, nei locali o in casa d’altri è ben diverso, impone una velocità esecutiva molto maggiore anche tenuto conto che non fotografava pentole per un catalogo ma persone vere, creature spesso sofferenti.
Si fotografa quello che si è, questo è forse il suo segreto, ogni foto è un autoritratto e questa è una cosa di cui sono terribilmente convinto.
Mi chiedo al contrario di te, come può un vero appassionato di fotografia non amare un’autore di questo livello, un autentico genio della fotografia?
Per me non potrebbe mai uscire dai 10.
Ciao
Luca
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La Arbus mi confonde e dunque attrae. Ogni volta che mi sento vicina al capire qualcosa di lei ecco che salta fuori una lettura, un'intervista, una fotografia, un particolare che mi fa sentire ancora molto lontana...
Leggi qui: arts.guardian.co.uk/features/story/0,11710,1586249,00.html
A proposito di far sentire a proprio agio il soggetto. E se fosse il contrario? Se alcuni ritratti avessero bisogno della tensione?
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A proposito di far sentire a proprio agio il soggetto. E se fosse il contrario? Se alcuni ritratti avessero bisogno della tensione?
- fabrizio canella
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Ooopppsss... ... non era nei miei dieci.luca rubbi ha scritto:Non ti devi stupire Deborah, la Arbus è una stella della fotografia, il suo contributo alla storia di quest’arte è stato straordinario.Dédé ha scritto:Sono piuttosto stupita nel leggere così tante volte la Arbus... so che sta indigesta a molti fotografi ma vedo il suo nome comparire maggiormente rispetto ad altri quotati nomi.
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Molti anni fa quello che più mi colpiva era la grande forza con cui riusciva a fotografare per strada o in altri luoghi persone sconosciute e diciamo pure un po’ particolari, che di certo non si fanno riprendere con facilità.
Come faceva?
Era una finissima psicologa?
Metteva le persone a proprio agio come una terapeuta?
Non lo so, ma questo mi ha sempre colpito, non la diversità dei freaks, quanto il grande talento e la straordinaria qualità tecnica delle foto.
Mi ha sempre affascinato il rigore tecnico del medio formato in situazioni nelle quali sarebbe stato più facile sparacchiare alla grande con il 35mm, magari Leica e una bella pellicola sensibile.
Se c’è un fotografo in assoluto del quale ho apprezzato il dettaglio tecnico, la gamma tonale e la qualità impressionante di stampa, questo è la Arbus, poi vengono Penn e Mapplethorpe, dico poi perché facilitati dal fatto di fotografare quasi esclusivamente in studio e dalla relativa calma esecutiva delle sue situazioni fotografiche.
Fotografare per strada, nei locali o in casa d’altri è ben diverso, impone una velocità esecutiva molto maggiore anche tenuto conto che non fotografava pentole per un catalogo ma persone vere, creature spesso sofferenti.
Si fotografa quello che si è, questo è forse il suo segreto, ogni foto è un autoritratto e questa è una cosa di cui sono terribilmente convinto.
Mi chiedo al contrario di te, come può un vero appassionato di fotografia non amare un’autore di questo livello, un autentico genio della fotografia?
Per me non potrebbe mai uscire dai 10.
Ciao
Luca
Il problema della mia classifica è che non ho mai pensato in precedenza in termini di fotografi preferiti perchè in tutti (o quasi...) trovo, parafrasando Kundera, una differenza, anche minima, che rende unico ogni fotografo.

E' un pensiero ancora non completo che mi riservo di integrare...
Ciao
fabrizio
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Sicuramente!Dédé ha scritto:La Arbus mi confonde e dunque attrae. Ogni volta che mi sento vicina al capire qualcosa di lei ecco che salta fuori una lettura, un'intervista, una fotografia, un particolare che mi fa sentire ancora molto lontana...
Leggi qui: arts.guardian.co.uk/features/story/0,11710,1586249,00.html
A proposito di far sentire a proprio agio il soggetto. E se fosse il contrario? Se alcuni ritratti avessero bisogno della tensione?
Io ne facevo una questione di forza di convinzione, non è che tutti i nani, deformi e sbandati che trovi per strada si fanno fotografare in posa come se niente fosse.
Ciao
Luca
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Mi acchiappa l'involo di deborah, e mi ci metto, senza leggere i vostri che seguono.Dédé ha scritto:Ahh...i giochi mi divertono un mondo...dunque ecco:
-André Kertész
-Diane Arbus
-Josef Koudelka
-Mario Giacomelli
-Robert Frank
-Jeanloup Sieff
-August Sander
-altra donna Mary Ellen Mark
Poi rimangono i primi amori che non posso non calcolare: Henri Cartier-Bresson e Robert Doisneau.
Josef Koudelka (2 volte...)
Bresson (i ritratti)
Avedon
Salgado (fino a La Mano dell Uomo, dopo no)
Graciela Iturbide
Mary Ellen Mark
Mc Cullin (anche i suoi still life)
Flor Garduno
W.E. Smith
Minor White
mi piacerebbe continuare...
Mi sono divertito, grazie.
Raffaele
- luca rubbi
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Sono colpito, fuori dalla logica del momento decisivo, la posa con un solo rullo a disposizione...Raffaele Bartoli ha scritto:Mi acchiappa l'involo di deborah, e mi ci metto, senza leggere i vostri che seguono.Dédé ha scritto:Ahh...i giochi mi divertono un mondo...dunque ecco:
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Poi rimangono i primi amori che non posso non calcolare: Henri Cartier-Bresson e Robert Doisneau.
Josef Koudelka (2 volte...)
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Ciao
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luca rubbi ha scritto:Non ti devi stupire Deborah, la Arbus è una stella della fotografia, il suo contributo alla storia di quest’arte è stato straordinario.Dédé ha scritto:Sono piuttosto stupita nel leggere così tante volte la Arbus... so che sta indigesta a molti fotografi ma vedo il suo nome comparire maggiormente rispetto ad altri quotati nomi.
---
[...]
Molti anni fa quello che più mi colpiva era la grande forza con cui riusciva a fotografare per strada o in altri luoghi persone sconosciute e diciamo pure un po’ particolari, che di certo non si fanno riprendere con facilità.
Come faceva?
Era una finissima psicologa?
Metteva le persone a proprio agio come una terapeuta?Non lo so, ma questo mi ha sempre colpito, non la diversità dei freaks, quanto il grande talento e la straordinaria qualità tecnica delle foto.
Mi ha sempre affascinato il rigore tecnico del medio formato in situazioni nelle quali sarebbe stato più facile sparacchiare alla grande con il 35mm, magari Leica e una bella pellicola sensibile.
Se c’è un fotografo in assoluto del quale ho apprezzato il dettaglio tecnico, la gamma tonale e la qualità impressionante di stampa, questo è la Arbus, poi vengono Penn e Mapplethorpe, dico poi perché facilitati dal fatto di fotografare quasi esclusivamente in studio e dalla relativa calma esecutiva delle sue situazioni fotografiche.
Fotografare per strada, nei locali o in casa d’altri è ben diverso, impone una velocità esecutiva molto maggiore anche tenuto conto che non fotografava pentole per un catalogo ma persone vere, creature spesso sofferenti.
Si fotografa quello che si è, questo è forse il suo segreto, ogni foto è un autoritratto e questa è una cosa di cui sono terribilmente convinto.
Mi chiedo al contrario di te, come può un vero appassionato di fotografia non amare un’autore di questo livello, un autentico genio della fotografia?
Per me non potrebbe mai uscire dai 10.
Ciao
Luca
Vacca, ragazzi, questo forum mi piace: si parte con un giochino e diventa ...di tutto
Luca, una lettura doppia della biografia della Arbus (anche io mi chiedevo le stesse cose che ti chiedi tu) mi ha convinto che Lei stessa era talmente "fuori" (incredibile il suo racconto di come si masturbava di fronte al padre che stava trapassando, e di come l'abbia raccontato ad Avedon, che stranamente poi usci con una serie di foto sul proprio padre morente...), era talmente "fuori" dicevo (non usava assorbenti e lasciava il sangue colare sulle gambe con volutta') che i "freak" di turno secondo me "sentivano" una fratellanza che li legava, e acconsentivano.
Ovviamente la spiegazione non e' cosi semplice, e passa anche attraverso
interminabili ore di frequentazione NON fotografica che in molti casi hanno generato vere e proprie amicizie profonde coi soggetti.
Raffaele
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Fratellanza!
Bravo Raffaele, penso che hai trovato il nocciolo
Ciao
Luca
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Raffaele,Raffaele Bartoli ha scritto: ... i "freak" di turno secondo me "sentivano" una fratellanza che li legava, e acconsentivano.
Ovviamente la spiegazione non e' cosi semplice, e passa anche attraverso
interminabili ore di frequentazione NON fotografica che in molti casi hanno generato vere e proprie amicizie profonde coi soggetti.
anche per me hai preso centrato subito la questione.
Io ci metterei pure che i "freak" hanno una sensibilità che amplifica la loro capacità di avvertire una certa fratellanza, quasi come se l' "annusassero".
E se fratellanza non ci fosse, chissà forse non si farebbero nemmeno frequentare. E siamo all' "autoritratto".
N.