Ah, me lo devi dire tu...
A me la vendettero che se focheggi ad una certa distanza, i bordi si trovano sull'ipotenusa del triangolo ecc... ecc... che è più distante, ..., ma sinceramente non so sia giusto scientificamente.
Quello che so è che "in pratica" è così in tutte le situazioni in cui sono incappato: alle basse distanze o hai a fuoco i bordi, oppure il centro, lo vedi bene già nel mirino.
Questa 2 sono fatte con D700 e 20 F3,5 AI in TA che dovrebbe essere campione di correzione,
fuoco sui bordi (e centro sfocato),
E fuoco al centro con bordi sfocati.... rispettivamente 0,8 e 0,5mt (circa) sulla ghiera della messa a fuoco manuale dell'obiettivo
Se sono carente e lacunoso, chiedo scusa in anticipo... è colpa del mio orientamento alla pratica stretta !!! Ciao
Caro Cesare,
secondo me usando un obiettivo privo di aberrazioni gli oggetti a fuoco si trovano tutti su di un piano parallelo a quello del sensore o della pellicola.
In pratica però molti obbiettivi soffrono di una anche marcata curvatura di campo per cui i bordi possono non essere a fuoco quando invece il centro lo è.
L'obbiettivo che tu hai usato non lo conosco, per cui non ti so dire se questo è il caso.
Quello che ti hanno detto si riferisce forse ad un altro problema che è l'errore di messa a fuoco se si focheggia in un angolo (ruotando la fotocamera) e poi si ricompone prima dello scatto; ma è una conseguenza di quello che dicevo prima perchè è proprio in questo modo che si mette a fuoco su un piano più distante di quello voluto.
IMHO
ipotizziamo di sezionare l'ottica in corrispondenza del diaframma.
ora da questo ipotetico centro partono i raggi da un punto centrale che attraversa le lenti posteriore e arriva sul sensore.
il raggio che scende perpendicolarmente misura X quello che deve raggiungere il bordo del fotogramma misura Y
La differenza fra X e Y è inversamente proporzionale al tiraggio e proporzionale all'area che si vuole coprire, e generalmente l'effetto è visibile dalla perdita di luminosità, vignettatura.
Quindi sulla leica M che ha un tiraggio ridotto e un'area di copertura relativamente grande, la differenza fra X e Y è rilevante.
Nella pellicola parte di questa differenza veniva coperta dallo spessore della pellicola stessa e dal fatto che si stampava e non si andava a ingrandire a monitor in maniera così minuziosa.
Nei sensori il piano di fuoco è uno ed uno solamente.
Inoltre le micro lenti condensatrici che devono lavorare in periferia, infondo aumentano la differenza fra X e Y peggiorando la situazione, perchè devono captare il raggio e "piegarlo" per farlo arrivare più perpendicolare possibile.
Indi per cui, come ho sempre sostenuto in altre sedi, si corregge in parte la caduta di luce, ma si aumenta la lunghezza del raggio peggiorandolo pure per il passaggio da aria- lente più spessa - aria - filtro UV - aria - sensore.
ecco perchè corrispondono due distanze di fuoco diverse, come rilevavo sulla M8 che per il fattore di crop il fenomeno viene in parte assorbito, e come prevedevo sulla M9 che si sarebbe verificato.
scusate se mi sono sdilungato (allungato a dismisura).
a me personalmente tutto questo post, oltre ad una certa voglia di giardinaggio, ha fatto venire voglia di scattare tante dia con M6, anche con una R9 e magari anche con una Nikon F2 con solo il pentaprisma, senza Photomic: forse perchè le immagini mi vengono così bene da anni e non mi danno problemi di sorta?
Pierpaolo
........
comunque il prato vuole essere un messaggio ecologico o un omaggio alla planeità di campo?
Aldo,
le difficoltà connesse al ridotto tiraggio delle M ed ai conseguenti angoli di incidenza che tu richiami sono assolutamente vere, ma non mi pare che siano in relazione con quanto rilevato da Ceasre che riguarda invece quello che avviene tra la macchina ed il soggetto e che si riferisce a qualunque sistema fotografico M, F, K ...
Tornando alla M9, sulla scia delle tue osservazioni, aggiungerei che l'aumentato spessore del vetrino di protezione, (da 0,5 a 0,8 mm) aggiunge un potenziale problema della stessa natura, almeno in teoria, almeno per i grandangoli.
PIERPAOLO ha scritto:a me personalmente tutto questo post, oltre ad una certa voglia di giardinaggio, ha fatto venire voglia di scattare tante dia con M6, anche con una R9 e magari anche con una Nikon F2 con solo il pentaprisma, senza Photomic: forse perchè le immagini mi vengono così bene da anni e non mi danno problemi di sorta?
Pierpaolo
........
comunque il prato vuole essere un messaggio ecologico o un omaggio alla planeità di campo?
Io in effetti non ho alcun problema neppure con le fotocamere digitali, mi diverto e sono ragionevolmente soddisfatto di quello che ottengo.
In passato mi sono divertito altrettanto con la CO, ma ora non posso più farlo e quidi mi adatto, ma per fortuna la tecnogia mi è venuta in aiuto.
ario arioldi ha scritto:Aldo,
le difficoltà connesse al ridotto tiraggio delle M ed ai conseguenti angoli di incidenza che tu richiami sono assolutamente vere, ma non mi pare che siano in relazione con quanto rilevato da Ceasre che riguarda invece quello che avviene tra la macchina ed il soggetto e che si riferisce a qualunque sistema fotografico M, F, K ...
Tornando alla M9, sulla scia delle tue osservazioni, aggiungerei che l'aumentato spessore del vetrino di protezione, (da 0,5 a 0,8 mm) aggiunge un potenziale problema della stessa natura, almeno in teoria, almeno per i grandangoli.
Si caro amico mio,
quanto io dico avviene su tutte le digitali a formato pieno e si evidenzia con i grandangolari che sono più soggetti, contrariamente a quanto si crede, ad evidenziare problemi in caso di differente tiraggio.
Ieri sono finalmente riuscito a mettere a punto il mio 21 ASPH dopo che mi è arrivato dal tornitore un anello di spessore di 3 centesimi di millimetro per compensare il back focus di cui era affetto.
Si crede che con la profondità di campo si mette a posto tutto, ma se il fuoco è traslato, sui sensori sono dolori.
Sulla mia MP sembrava perfetto, sulla M8 no. (su diverse M8, quella di prima, quella di Sante e di altri amici).
Ritornando a bomba, sulla Leica, ma fosse stato Contax o Voigtlander, non sarebbe cambiato niente, dove il tiraggio è molto più corto rispetto ad una dsrl, il problema è ancora più evidente ed è dovuto al gruppo di lentine.
Vedrai che se qualcosa non cambia, ci sarà la corsa alla M8.2
1cesar ha scritto:Ah, me lo devi dire tu...
A me la vendettero che se focheggi ad una certa distanza, i bordi si trovano sull'ipotenusa del triangolo ecc... ecc... che è più distante, ..., ma sinceramente non so sia giusto scientificamente.
Quello che so è che "in pratica" è così in tutte le situazioni in cui sono incappato: alle basse distanze o hai a fuoco i bordi, oppure il centro, lo vedi bene già nel mirino.
Questa 2 sono fatte con D700 e 20 F3,5 AI in TA che dovrebbe essere campione di correzione,
fuoco sui bordi (e centro sfocato),
E fuoco al centro con bordi sfocati.... rispettivamente 0,8 e 0,5mt (circa) sulla ghiera della messa a fuoco manuale dell'obiettivo
Se sono carente e lacunoso, chiedo scusa in anticipo... è colpa del mio orientamento alla pratica stretta !!! Ciao
Se qualcuno ricorda le prove di Namias (mi pare risalenti al 1982) "Nikkor AiS 20mm f/3,5 vs SMC Pentax-M 20mm f/4", da esse risultò che il Nikkor 20mm f/3,5 soffriva di una fortissima curvatura di campo già ad infinito, così forte che i fondo-scala dei grafici non bastavano a contenerla; essendo un retrofocus "rigido", immaginiamoci quanto sarà evidente tale "difetto" a 0,5m di distanza...
Ciao Marco
PS: il 20/3,5 AiS fu il mio quinto Nikkor (fine del 1981), ed anni dopo lo rivendetti perchè il barilotto aveva acquisito un tale gioco meccanico che il cannotto anteriore dondolava vistosamente, e tanti saluti all'allineamento... Però ci feci delle belle foto mentre operavo all'interno dei VTC M106 in allestimento speciale per mortaio da 120mm, nascondendo Nikon FE ed un paio di ottiche nelle tasche della mimetica
PIERPAOLO ha scritto:a me personalmente tutto questo post, oltre ad una certa voglia di giardinaggio, ha fatto venire voglia di scattare tante dia con M6, anche con una R9 e magari anche con una Nikon F2 con solo il pentaprisma, senza Photomic: forse perchè le immagini mi vengono così bene da anni e non mi danno problemi di sorta?
Pierpaolo
........
comunque il prato vuole essere un messaggio ecologico o un omaggio alla planeità di campo?
hai ragione, forse ci vuoi dire che usiamo le digitali perchè non siamo capaci.
io neanche quelle più, tant'è che ho appena comprato una Leica CM tutta automatica da affiancare alla MP.
Speriamo che io me la cavo.
ario arioldi ha scritto:Caro Cesare,
secondo me usando un obiettivo privo di aberrazioni gli oggetti a fuoco si trovano tutti su di un piano parallelo a quello del sensore o della pellicola.
In pratica però molti obbiettivi soffrono di una anche marcata curvatura di campo per cui i bordi possono non essere a fuoco quando invece il centro lo è.
L'obbiettivo che tu hai usato non lo conosco, per cui non ti so dire se questo è il caso.
Quello che ti hanno detto si riferisce forse ad un altro problema che è l'errore di messa a fuoco se si focheggia in un angolo (ruotando la fotocamera) e poi si ricompone prima dello scatto; ma è una conseguenza di quello che dicevo prima perchè è proprio in questo modo che si mette a fuoco su un piano più distante di quello voluto.
IMHO
Tutto giustissimo.
Nel primo caso, la parola parallelo è la chiave.
Il secondo caso, padre di tante immotivate delusioni sulla nitidezza dei teleobiettivi usati a tutta apertura e distanza ravvicinata, è solo una realtà descritta dal modello geometrico del Teorema di Carnot sugli angoli dei triangoli.
Banale ma micidiale: metto a fuoco gli occhi col 90 mm a f/2 utilizzando il telemetro (anche reflex); poi ricompongo, e il piano di fuoco non è più sugli occhi.
ulyssesitaca ha scritto:
Banale ma micidiale: metto a fuoco gli occhi col 90 mm a f/2 utilizzando il telemetro (anche reflex); poi ricompongo, e il piano di fuoco non è più sugli occhi.
E se non posso accorciare la focale o chiudere il diaframma allora devo ridurre l'angolo nello spostamento della mira tra fuoco e scatto, ma mi servono più punti di messa a fuoco sul campo inquadrato così uso quello più vicino. Ovviamente non lo posso fare se uso un sistema di messa a fuoco vecchio quanto Matusalemme, mi servirebbe magari una economica blasfema autofocus giapponese.
ario arioldi ha scritto:Io credo che conoscendo i limiti dello strumento che si sta usando si possa sempre trovare una soluzione efficace.
Certo Ario, una volta per ovviare al problema uno faceva esperienza nel mettere a fuoco fuori centro e reinquadrando arretrare di quel poco che basta a recuperare. Ma certo una volta gli scatti si pagavano e ci si doveva impegnare, oggi deve essere tutto subito pronto pronto rapido o al limite sistemabile in photoshop che non c'è tempo da perdere.