Non temere: è chiarissimo. Ma vedi, premesso che parlo solo e soltanto per me e che non mi faccio interprete di nulla, fin dalle prime battute (e forse anche addirittura nella premessa) il discorso è andato a lambire, a sottintendere l’ aspetto veramente importante: si parte discutendo degli ingranaggi (per i quali ci sarebbero le tabelle) e si finisce per non distinguerli poi tanto bene dalla mente che li governa.
Dei pregi che hai elencato non ce n’ è uno, dico uno che sia uno che davvero “faccia la fotografia”. Non uno. Perché la fotografia è idea e non centra con le tabelle. Non centra neppure con il dire: con questa lente la sfocatura viene meglio. Bello sforzo: con il laser si taglia meglio che con la fresa, e allora?
Di più. Se oggi parli di questo attrezzo è perché qualcuno lo ha inventato (o ha inventato il suo antenato) ed esso si è guadagnato un posto nella storia per un motivo: siccome a suo tempo è stato una rivoluzione in molti lo hanno adottato e siccome molti di loro erano bravi, ciò lo ha fatto diventare un punto di riferimento per “somma di fatti”. E lo hanno fatto diventare un punto di riferimento anche perché la sua resa si è affermata come La Resa.
Ma siccome nella fotografia tutto è falso, la verità non esiste e non esiste nemmeno nella cifra formale, quindi nemmeno in quella Epica Resa (dello sfocato, o della plasticità, o di ciò che vuoi tu) perché ogni diverso prodotto della fotografia è solo uno dei possibili modi raffigurare fotograficamente (quindi sempre falsamente) la realtà, pari dignità hanno tutti i mezzi, ciascuno con la propria resa. Tanto più, poi, che, non dimentichiamolo, sempre e solo quel pezzo di carta appeso a parete "è una fotografia"; e nulla centra la fabbrica che sta alle sue spalle se non a scopo di indagine.
Però in certi ambiti si guarda ai mezzi diversi come ad attrezzi di rango un po' inferiore perché si continua a scivolare sul paragone di questa benedetta resa (termine per sintetizzare l' insieme delle carateristiche) anziché rimanere saldi sul "valore dell’ idea, ... attraverso una possibile resa" (quella scelta dall' autore per esprimersi). Per fare un parallelo un po' ardito: su queste basi il povero Duchamp ha esposto un pisciatoio e basta. E il corso contemporaneo non è ancora iniziato.
Tutto ciò non è molto diverso dalle discussioni che ruotano intorno al bianconero digit o ana. Così continuiamo a guardare, in certi ambiti, favolose gamme di grigi usate per raccontare del nulla, mentre guardiamo con sufficienza gamme ruvide, sfocature improbabili ecc. che sono, in definitiva e inevitabilemnte, parte di un linguaggio, che certo può piacere o no, ma che viaggia per conto proprio e magari racconta qualcosa. E fa bene, molto bene.
Ho scritto da qualche parte che io appartengo a quelli che preferiscono guardare una stampa tradizionale (se la foto vale); aggiungo che “per feticismo” ho comprato a suo tempo un’ Hasselblad ed una Rolleiflex. Quindi sono colpevole, a mio modo. Ebbene la differenza più importante che ho trovato tra le foto che ho fatto con queste macchine e poco altro che mi è capitato di usare, sapete qual‘ è? Il formato.
PS: per amor di chiacchera, eh ... non vorrei essere andato oltre l' argomento
