Bella serie, mi piace soprattutto la prima e l'ultima, mentre per la quarta mi unisco al coro dei dubbiosi sul trattamento. Con cosa hai scattato?
Ciao
2 giorni a milano!!
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- carlo riggi
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Quello che dici rappresenta la dimensione fenomenica dell'esperienza, ma non la dinamica ad essa sottesa. In realtà, per me, noi possiamo rappresentare solo ciò che conosciamo (magari senza saperlo), e che ri-conosciamo nel momento in cui sentiamo la spinta a pigiare il pulsante di scatto.marco palomar ha scritto:Condivido meno l'intervento "normalizzatore" di Carlo. Anche se è del tutto immorale e biasimevole, si fotografa molto meglio (almeno in un certo tipo di foto) ciò che non si conosce.
Naturalmente è solo la mia idea. Ma perché definisci il mio intervento "normalizzatore"?

Ciao
Carlo
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- carlo riggi
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Ma solo qualche lobo.Victor ha scritto:Gi0'...il chiarimento lo chiedevo a Carlo che mi aveva dato dello spento...![]()

Rileggo te e rileggo Giuseppe, e sinceramente non saprei bene cosa chiarire. Lui dice che "per fare buone foto bisogna non essere del luogo per poterlo scandagliare al meglio, con occhi nuovi e interessati e che anzi essere forestieri addirittura aiuta nell'esplorazione". Tu obietti che, essendo i soggetti delle foto origine di questo thread persone comuni, non legate allo specifico contesto milanese, la sua riflessione mal si applicherebbe a questo caso.
Credo che Giuseppe intendesse dire che la condizione di estraneità consente di guardare con occhi diversi le stesse cose che allo sguardo assuefatto sfuggono.
Il corollario - mio, ma che penso Giuseppe condividerà - è che sia molto proficuo farsi "stranieri" in patria per poter meglio acuire le capacità del "terzo occhio" fotografico.
Aggiungo, ed è ciò che Marco mi contesta, che proprio questa condizione di estraneità consente di meglio riconoscere il simile nel dissimile, cioè il "perturbante" di freudiana memoria: http://tinyurl.com/bl5munv
Ciao
Carlo
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Grazie Carlo e grazie Marco che avete reso più chiaro il mio sentire a me e forse anche agli altri partecipanti. Con parole meno "di pancia" avete reso benissimo l'idea di ciò che intendo. Apprezzo molto anche il concetto di "riconoscimento" introdotto da Carlo quasi che lontano da casa si cerchi di ricostituire il gruppo tribale di appartenenza con altri consimili cercando e riconoscendo elementi noti e tranquillizzanti in un contesto "ostile". Il rendersi straniero anche a casa propria a me proprio non riesce. Nel mio territorio non sento il minimo stimolo all'esplorazione, forse anche in virtù del fatto che prima di sentire "mio" o "appartenente" ad un qualsiasi elemento con cui entro in contatto (luoghi, persone, fatti) mi devo sentire rassicurato dopo lunga e approfondita analisi che mi tranquillizza emotivamente ma che altresì mi svuota da successive necessità di esplorazione sensoriale. Ed ecco che quella virtù diventa invece difetto.carlo riggi ha scritto:Ma solo qualche lobo.Victor ha scritto:Gi0'...il chiarimento lo chiedevo a Carlo che mi aveva dato dello spento...![]()
Rileggo te e rileggo Giuseppe, e sinceramente non saprei bene cosa chiarire. Lui dice che "per fare buone foto bisogna non essere del luogo per poterlo scandagliare al meglio, con occhi nuovi e interessati e che anzi essere forestieri addirittura aiuta nell'esplorazione". Tu obietti che, essendo i soggetti delle foto origine di questo thread persone comuni, non legate allo specifico contesto milanese, la sua riflessione mal si applicherebbe a questo caso.
Credo che Giuseppe intendesse dire che la condizione di estraneità consente di guardare con occhi diversi le stesse cose che allo sguardo assuefatto sfuggono.
Il corollario - mio, ma che penso Giuseppe condividerà - è che sia molto proficuo farsi "stranieri" in patria per poter meglio acuire le capacità del "terzo occhio" fotografico.
Aggiungo, ed è ciò che Marco mi contesta, che proprio questa condizione di estraneità consente di meglio riconoscere il simile nel dissimile, cioè il "perturbante" di freudiana memoria: http://tinyurl.com/bl5munv
"Vorrei vedere in esse l'urgenza dello scatto, la necessità fisiologica dell'esserci, la frenesia nel respirare l'attimo, la furia di voler partecipare all'anelito di vita del pianeta."
http://www.flickr.com/photos/gimo/
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- Giuseppe Mosconi
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Le foto della lite tra fiaccherai a Firenze di Leonardo, le avrei fatte anch'io se fosse capitato qualcosa di analogo a Milano (vedere ad esempio questa manifestazione di alcuni anni fa http://www.flickr.com/photos/gimo/sets/ ... 194727887/ ). Ci troviamo di fronte a qualcosa di diverso, a qualcosa di inusuale e di inesplorato. Almeno per me. Introduco questo ulteriore elemento di confronto per discriminare meglio su ciò che ci fà scattare, fotograficamente ma anche e soprattutto da un punto di vista emotivo.
Pulisco io, ... poi.
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L'ultima è la prima 

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Ciao, quello che vuoi dire io lo capito, ma con il post sulla lite tra fiaccherai, volevo farti fare una riflessione diversa.Giuseppe Mosconi ha scritto:Le foto della lite tra fiaccherai a Firenze di Leonardo, le avrei fatte anch'io se fosse capitato qualcosa di analogo a Milano (vedere ad esempio questa manifestazione di alcuni anni fa http://www.flickr.com/photos/gimo/sets/ ... 194727887/ ). Ci troviamo di fronte a qualcosa di diverso, a qualcosa di inusuale e di inesplorato. Almeno per me. Introduco questo ulteriore elemento di confronto per discriminare meglio su ciò che ci fà scattare, fotograficamente ma anche e soprattutto da un punto di vista emotivo.
Pulisco io, ... poi.
Quel giorno io passeggiavo con la mia ragazza per Firenze per accompagnarla per compere varie, mi sono poi trovato in mezzo a qualcosa che succedeva in quel momento e di cui io non sapevo nulla per di più nella mia "solita" città... Ecco il punto!! Il fatto che non ci si stanchi ad andare a giro macchina al collo,anche per la propria città senza cercare nulla di preciso ma con la curiosità di quello che potrebbe succedere è la cosa più importante di tutte. Poi ovvio che alle volte la fortuna aiuta ma anche la perseveranza non è da meno.

Saluti
Leo
- Giuseppe Mosconi
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Grazie, Leonardo.
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