Manifesto della corrente di "Fotografia transfigurativa"
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- Giuseppe Mosconi
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Vorrei aggiungere: Finora l'essere nel presente con il mio corpo e le mie emozioni si è tradotto in momenti di rara bellezza quando ho percepito la concentrazione e l'attenzione al luogo preponderante rispetto l'atto del fotografare che invece è divenuto una conseguenza fisiologica dell'espressione di ciò che vedevo e sentivo. Il poter trasfigurare il vissuto è un'ulteriore barriera da valicare che in questo momento mi intriga moltissimo. Grazie a tutti per i vostri contributi di questi giorni in questo senso.
"Vorrei vedere in esse l'urgenza dello scatto, la necessità fisiologica dell'esserci, la frenesia nel respirare l'attimo, la furia di voler partecipare all'anelito di vita del pianeta."
http://www.flickr.com/photos/gimo/
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- carlo riggi
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Mi fa piacere. In questo caso tu sei molto consapevole di quel che volevi trasmettere, ma nella mia idea non sempre funziona così. Non penso a una sorta di maieutica socratica dove l'autore aspetta il fruitore sulla soglia del significato. Direi, al contrario, che sia piuttosto l'autore ad aver bisogno del fruitore per comprendere appieno le motivazioni del proprio scatto. È anche per questo che siamo tutti così desiderosi di esibire i nostri scatti: non è solo vanità, anche se non ce ne rendiamo conto.massimostefani ha scritto: direi che ci sei al 90%
E quindi, non mi dispiacerebbe che quel 10% fosse sconosciuto anche a te.

Grazie anche a Giuseppe per le sue interessantissime considerazioni sull'uso terapeutico della fotografia.
Ciao
Carlo
Carlo
Per me... anche si.
Un vortice inquietante...
Ciao
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Riccardo
riccardox.2@libero.it
I work by impulse. No philosophy. No ideas. Not by the head but by the eyes.
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Manuel Alvarez Bravo
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Tentacoli


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- mauro ruscelli
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Carlo non volevo essere teorico ne terapeutico ma mi sembra che non ci sono riuscito: in termini di considerazione personale, con i miei precedenti interventi, intendevo dire che la pratica di un certo tipo di fotografia che coinvolga il fotografo emozionalmente fino al punto di "trasfigurare" il suo soggetto non può essere fotografia praticata senza la consapevolezza di esserci messi (mi ci metto dentro anch'io) dentro un processo trasformativo che implica scoperte e lavoro personale. O vi sembra che tutto finisca dopo gli scatti e/o sia relegabile alla sfera degli hobbies ?carlo riggi ha scritto:...
Grazie anche a Giuseppe per le sue interessantissime considerazioni sull'uso terapeutico della fotografia.
"Vorrei vedere in esse l'urgenza dello scatto, la necessità fisiologica dell'esserci, la frenesia nel respirare l'attimo, la furia di voler partecipare all'anelito di vita del pianeta."
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vittosss ha scritto: stefano, sei in buona compagnia qui fuori.
dopo il loro manifesto noi facciamo il:
"Poster dell'ho imparato a usare la ghiera della messa a fuoco"
Visto che insisti, dopo aver imparato a usare la ghiera della messa a fuoco, cimentati con quella delle aperture, scegli tu da quale iniziare.vittosss ha scritto: "Non trovi anche tu che la forza evocativa ne sia potenziata? In una foto così puoi far sedere il bambino che c'è in te su quell'altalena"
occacchio....
...
occacchio.........
questo mi convince.
- carlo riggi
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L'ironia è sempre gradita. Al massimo gli facciamo una linguaccia. 


Ciao
Carlo
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- massimostefani
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La "consapevolezza" al dilà delle percentuali , nasce da un non breve osservazione/valutazione/meditazione sull'essenza dello scatto e sui probabili contenuti e sulla loro trasmissibilità (se è corretto definirla cosi)carlo riggi ha scritto:Mi fa piacere. In questo caso tu sei molto consapevole di quel che volevi trasmettere, ma nella mia idea non sempre funziona così. Non penso a una sorta di maieutica socratica dove l'autore aspetta il fruitore sulla soglia del significato. Direi, al contrario, che sia piuttosto l'autore ad aver bisogno del fruitore per comprendere appieno le motivazioni del proprio scatto. È anche per questo che siamo tutti così desiderosi di esibire i nostri scatti: non è solo vanità, anche se non ce ne rendiamo conto.massimostefani ha scritto: direi che ci sei al 90%
E quindi, non mi dispiacerebbe che quel 10% fosse sconosciuto anche a te.
Grazie anche a Giuseppe per le sue interessantissime considerazioni sull'uso terapeutico della fotografia.
Aggiungo che, come tu affermi, non si tratta di vanità ma, come amava dire Helmut Newton : " un'immagine che non viene mostrata non esiste " quindi nell'esistere dell'immagine si concretizzano anche le variabili " vite e significati " che ad essa conferiscono i fruitori.
Quindi anche gli ipotetici % oscuri all'autore stesso , possono divelarsi proprio in funzione della fruizione ultima ed alla "profondità" della stessa.
MS
tutte le fotografie sono reali,nessuna è la verità.
R.Avedon
R.Avedon
- carlo riggi
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Bellissima Nik!
Ciao
Carlo
Carlo
Ne ho trovata una anche io ...

E non è una questione di ghiera di messa a fuoco ...

E non è una questione di ghiera di messa a fuoco ...
