HCB all'Ara Pacis - luci e ombre

Sezione Principale - Fotografie e Passioni

Moderatori: NatRiscica, maucas, simone toson, luca rubbi

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carlo riggi
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Le "luci" sono naturalmente le sue foto, quasi tutte stampate in modo impeccabile, molte in originale. Apprezzabile anche l'ampiezza della selezione, con quasi tutte le più famose (ma "Rue Mouffetard"?..) e poi anche i disegni e alcuni spezzoni di film.
Tutto sommato, però, da quel che ricordo, non tanto più ampia di quella che vidi sempre a Roma al Palazzo delle Esposizioni circa una ventina di anni fa.

Riuscito a metà, a mio avviso, il tentativo di dimostrare le diverse anime fotografiche del Nostro: nel tempo sono cambiati i soggetti, è vero, sono cambiati i riferimenti politici e artistici, ma c'è una sorprendente omogeneità dello sguardo, la sua peciliare propensione all'isolamento di soggetti "collaterali" che diventano principali, la quasi onnipresente inversione di prospettiva, lo straordinario rigore formale, fin dai primissimi scatti, quando ancora l'artista era di là da venire.

Le "ombre" sono tutte nello spazio espositivo. Limiti purtroppo già apprezzati per Salgado. Manca un minimo senso di marcia, ci si trova a brancolare avanti e indietro tra foto e testi senza riuscire a seguire un ordine logico o cronologico. E l'illuminazione... Possibile che debba essere così disomogenea? Eccheccaspita! E' uno spazio allestito ex novo, da pochi anni.
Il catalogo, quello grande, è troppo costoso. Mi sono risparmiato i 60 euro (prezzo "speciale" mostra, ma si trova di meno in altre librerie) per foto che ho già, e più volte ripetute, in altri volumi. E anche i 10 del catalogo ridotto mi sono parsi una spesa evitabile.
Una mostra da non perdere, comunque. Alcune foto veramente mozzafiato per bellezza formale e contenuti.

Auhg! :)
Ciao
Carlo
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Gianluca.Monacelli
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Concordo in tutto con Carlo. La prima volta sono andato con mia figlia ho chiesto il reso... troppa gente che l'attacco di panico era in agguato... almeno l'incaz....a... Sono tornato un'altro giorno!
Non si respirava e non si vedeva. Penosa resa di un capolavoro umano.
Ciao a tutti, Gianluca
http://www.flickr.com/photos/21673430@N06/
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maucas
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Io l'ho vista al Palazzo Reale di Caserta. Foto buttate qua è la e un' illuminazione da festa paesana.
Maurizio Cassese.
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Roberto
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carlo riggi ha scritto: (...) la quasi onnipresente inversione di prospettiva (...)
Carlo, mi interessa molto, ti andrebbe di approfondire un po'?
Ciao
Roberto
cliqueur
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carlo riggi ha scritto:Le "luci" sono naturalmente le sue foto, quasi tutte stampate in modo impeccabile, molte in originale. Apprezzabile anche l'ampiezza della selezione, con quasi tutte le più famose (ma "Rue Mouffetard"?..) e poi anche i disegni e alcuni spezzoni di film.
Tutto sommato, però, da quel che ricordo, non tanto più ampia di quella che vidi sempre a Roma al Palazzo delle Esposizioni circa una ventina di anni fa.

Riuscito a metà, a mio avviso, il tentativo di dimostrare le diverse anime fotografiche del Nostro: nel tempo sono cambiati i soggetti, è vero, sono cambiati i riferimenti politici e artistici, ma c'è una sorprendente omogeneità dello sguardo, la sua peciliare propensione all'isolamento di soggetti "collaterali" che diventano principali, la quasi onnipresente inversione di prospettiva, lo straordinario rigore formale, fin dai primissimi scatti, quando ancora l'artista era di là da venire.

Le "ombre" sono tutte nello spazio espositivo. Limiti purtroppo già apprezzati per Salgado. Manca un minimo senso di marcia, ci si trova a brancolare avanti e indietro tra foto e testi senza riuscire a seguire un ordine logico o cronologico. E l'illuminazione... Possibile che debba essere così disomogenea? Eccheccaspita! E' uno spazio allestito ex novo, da pochi anni.
Il catalogo, quello grande, è troppo costoso. Mi sono risparmiato i 60 euro (prezzo "speciale" mostra, ma si trova di meno in altre librerie) per foto che ho già, e più volte ripetute, in altri volumi. E anche i 10 del catalogo ridotto mi sono parsi una spesa evitabile.
Una mostra da non perdere, comunque. Alcune foto veramente mozzafiato per bellezza formale e contenuti.

Auhg! :)
Caro Carlo,
è proprio per la limitatezza degli spazi all'Ara Pacis che ho deciso di non andarci, pur abitando a Roma.
Il fatto è che ho potuto vedere la mostra a Parigi, al Centre Pompidou, per puro caso.
La mostra a Parigi aveva uno spazio enorme, che consentiva di percorrere la storia di questo fotografo immenso.
Peccato per la versione ridotta di Roma.
Io il volume l'ho comprato su Amazon e l'ho pagato meno di 60 Euro. E' curato da Clément Chéroux, che è anche il curatore della mostra. C'è da dire che di HCB non avevo nulla in biblioteca.
Ciao,
Luca
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carlo riggi
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Roberto ha scritto:
carlo riggi ha scritto: (...) la quasi onnipresente inversione di prospettiva (...)
Carlo, mi interessa molto, ti andrebbe di approfondire un po'?
Intendo la sua propensione a mettersi dalla parte di chi è guardato e non di chi guarda. Sempre la parte "sbagliata", quello che io chiamo l'"evento nell'evento".
Qui un classico esempio.
Allegati
henri-cartier-bresson--br--album-de-l-exposition-br--f.jpg
Ciao
Carlo
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Roberto
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Grazie Carlo.
Ciao
Roberto
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carlo riggi
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La consapevolezza è importante in queste cose.
Ciao
Carlo
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carlo riggi
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No no, il mio proprio no!
Ciao
Carlo
Elmar Lang
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Piuttosto che in quella specie di antro simil-obitorio, che è il mostro cementifero-marmoreo che imprigiona l'Ara Pacis (ah, la modestia e la semplicità di Morpurgo, che inchinava il suo ingegno innanzi al monumento da proteggere...), meglio ammirare Cartier-Bresson in un libro ed attendere una mostra situata in ambito espositivo migliore.

E.L.
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marco palomar
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Ho visitato la mostra oggi e mi sento di condividere buona parte del giudizio di Carlo, se non tutto: allestimento espositivo poco funzionale, ci si perdeva nel percorso, luci troppo basse che rendevano difficile la lettura delle opere, specie quando si trattava di provini a contatto o poco più grandi. Si è tentato di accentuare, con risultati alterni, una sorta di "aura" che avrebbe dovuto avere la stampa originale e ingiallita del 1946.
La cosa che però mi sembra meno riuscita è la stessa concezione dell'esposizione. Le molte anime di HCB che si volevano dimostrare sono state separate in maniera forzosa e grossolana, con alcune punte di pedanteria: ad esempio l'HCB impegnato politicamente è lo stesso HCB che fotografa il disimpegno e il consumo, il tardo HCB riprende i temi del primissimo HCB, l'HCB fotoreporter è anche il fotografo umanista e così via. Altra nota negativa: i testi della mostra puntano molto sul debito che HCB avrebbe contratto con il surrealismo, quando a mio avviso si tratta più di una sorta di influenza ambientale o di una comune curiosità intellettuale, e sulla militanza comunista di HCB. Lo spilungone francese deve essere un autore davvero "scandaloso" se lo si cerca costantemente di normalizzare forzandolo nei canoni estetici della pittura o dell'arte figurativa "alta" oppure nei canoni estetici "letterari" dell'impegno politico, o ancora se si evidenziano i suoi presunti debiti con Atget e altri grandi fotografi francesi di inizio '900. Nessun cenno, invece, al fatto che la lezione compositiva di HCB, che contrariamente a quanto dicono i detrattori ci ha fornito delle vere e proprie innovazioni, è ancora vitale e ancora sfruttata da tutti i fotografi che hanno visto una mostra, da noi "amatori evoluti" fino ai fotoreporter.
ma guarda un po'
cliqueur
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Io invece ho preso on line il librone di Cheroux (il curatore) ed oggi l'ho scartato. Li per li mi ha un po' deluso, perché c'è moltissimo testo. Poi ci ho ripensato, non è altro che la ripetizione su carta della mostra del Beaubourg.
Me lo godrò con calma, osservando il percorso di questo maestro lungo i sessanta anni della sua fotografia.
Secondo me non va ne mitizzato ne smitizzato. Ne conosciamo le fotografie che li ci ha fatto conoscere e non le altre, che non ha reputato di pubblicizzare.
La mostra di Parigi l'ho trovata ben fatta, anche se faticosa e iper stimolante. L'Ara Pacis non è sufficiente e, come conferma Marco, inadeguata alla rappresentazione.
Elmar Lang
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"...L'Ara Pacis non è sufficiente e, come conferma Marco, inadeguata alla rappresentazione...".

Infatti, come sostenevo nel mio precedente intervento, il sarcofago progettato da Meier, oltre ad avvilire il monumento romano ed il circostante ambiente, è pessimo al fine di installarvi delle mostre.

E' scandaloso che si sia demolito un insigne monumento del razionalismo (l'opera di Morpurgo, che rispettosamente proteggeva l'Ara Pacis), per sostituirlo con un mostro edilizio (non me la sento di definirlo architettonico) che potrebbe star bene a Detroit, ma non certo nel centro storico di Roma.

Ho trovato assai migliori gli ambienti del Palazzo delle Esposizioni, dove qualche anno fa mi sono goduto la mostra dedicata a Rodchenko, in contemporanea con quella di pittura, dedicata al Realismo Socialista.

E.L.
cliqueur
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Caro E. L.,
Molte critiche alla teca di Meyer, d'altra parte ogni scelta architettonica è certamente opinabile.
Ma c'è un fatto: prima la piazza era degradata, c'erano solo tossicodipendenti e sporcizia.
Ora la piazza è realmente vissuta dalla gente, che prende il sole - se c'è- in estate ed inverno. Mi sembra un pregio non da poco.
Elmar Lang
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Caro Luca,

mi spiace aver portato la discussione fuori dall'argomento iniziale, ovvero essere andato dalla mostra su Cartier-Bresson al luogo ove essa è situata.

So che il coso racchiudente l'Ara Pacis è oggetto di aspre critiche o altissimi osanna. Io faccio parte del primo gruppo.

Non me la sento di chiamare teca il lavoro (inteso come prodotto di forza per spostamento) di Meier. Teca caso mai era -scusa se mi ripeto- l'opera di Vittorio Morpurgo, ove si vedeva come il progettista pone se stesso al di sotto ed al servizio del monumento da proteggere e dell'ambiente circostante, valorizzandone forma e volumi. Meier, alla stregua di tante archistars del giorno d'oggi vede le proprie realizzazioni come il vero monumento, imponente e chiassoso; completamente avulso dal contesto. Insomma, il complesso edilizio in cui è racchiusa l'Ara Pacis non è evidentemente né proporzionato, né al servizio del monumento antico: può benissimo essere un progetto standard, ovvero già pronto, adattato alla bisogna.

E costato un'enormità, anche in termini di danno ambientale.

Il fatto che la zona dell'Ara Pacis fosse degradata e frequentata da tossicodipendenti o delinquenti di varia specie, è un problema di ordine pubblico malgestito, non di come fosse strutturata la costruzione precedente, che sarebbe bastato restaurare.

Il fatto poi che in quel luogo "si prenda il sole", a mio parere rende il tutto ancor più indecente, esaltando quel turismo inutile e ciabattante, al quale le testimonianze della civiltà romana ed altri esempi culturali, non potrebbero interessare di meno. Per prendere il sole ci sono il vicino Lungotevere o i numerosi parchi e giardini. L'ultima volta che sono andato a Roma, recentemente, per poter accedere al monumento infatti, ho dovuto letteralmente scavalcare turisti d'ogni età, stravaccati sulle scale ed i terrazzi. Una scena degradante: io sono piccolo di statura ed anche un po' sovrappeso eppure, non mi sognerei mai e poi mai di spaparanzarmi in un luogo deputato alla cultura ed all'arte, creando difficoltà al transito dei visitatori. Roma è una bella città, tutta da vedere e da percorrere -a piedi o se è il caso, con i mezzi pubblici- per gustarne la varietà e le attrattive. Se si fosse stanchi, i numerosissimi caffè offrono ristoro e riposo (a costi inferiori a quel che troverei nella mia Trento). Purtroppo, gran parte del turismo odierno è rappresentato da persone (soprattutto giovani) che anziché il Baedeker, impugnano plasticose boccette d'acqua ed alla prima occasione si sdraiano o siedono ovunque, in ispecie nei luoghi non deputati al riposo.

Scusate la divagazione ed a presto,

Enzo (nom de plume: E.L.)
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