[foto] vetro

Sezione Principale - Fotografie e Passioni

Moderatori: NatRiscica, maucas, simone toson, luca rubbi

cliqueur
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Grazie,
L.
Ultima modifica di cliqueur il mar set 01, 2015 12:03 pm, modificato 1 volta in totale.
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carlo riggi
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Credo che vada letta come una ricerca, al di là delle singole foto.
Come tale me la sono guardata, e poi ci sono ritornato, e poi ancora. Finché non mi ha parlato.
Mi ha detto di silenzi e solitudini, di quella profonda malattia che infesta i nostri tempi, costituita da un transparent screen che segna ormai i nostri rapporti, sempre più radi, asettici, congelati all'insegna di un narcisismo esibizionista, edonista e disperato, svuotato di affetti e di contatto reale con l'Altro.
Che dire, mi ha parlato. E anche forte. Cosa chiedere di più alla fotografia.
Ciao
Carlo
sergio lovisolo
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Luca, hai portato in evidenza, senza la presenza di viventi, un mondo di viventi che mi è completamente estraneo.
E' una rappresentazione fotografica che, purtroppo, potrebbe continuare a lungo.
BandW
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Porcellana più che vetro
cliqueur
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Grazie Carlo.
Il tuo commento mi fa piacere. Ci tornerò sopra, perché questa ricerca - ho ancora in giro alcune immagini da aggiungere - nasce con un movente preciso, forse superficiale, ma poi si sviluppa istintivamente lungo altre linee, abbandonando completamente l'intento iniziale.
Grazie ancora.
Luca
cliqueur
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sergio lovisolo ha scritto:Luca, hai portato in evidenza, senza la presenza di viventi, un mondo di viventi che mi è completamente estraneo.
E' una rappresentazione fotografica che, purtroppo, potrebbe continuare a lungo.
Caro Sergio,
anche il tuo commento mi fa piacere. E' una serie "sconnessa", che nasce in momenti e luoghi diversi ed ha visto anche "situazioni colorate", anche se è questa la sua declinazione corretta.
Mi incuriosisce una cosa: perché dici che "purtroppo" potrebbe continuare a lungo? Ti riferisci forse al commento di Carlo?
Se vuoi, spiegami cosa intendi.
Grazie,
Luca
cliqueur
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BandW ha scritto:Porcellana più che vetro
Diciamo prima di tutto vetro. Ma anche porcellana, si.
sergio lovisolo
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Luca A Remotti ha scritto:
sergio lovisolo ha scritto:Luca, hai portato in evidenza, senza la presenza di viventi, un mondo di viventi che mi è completamente estraneo.
E' una rappresentazione fotografica che, purtroppo, potrebbe continuare a lungo.
Caro Sergio,
anche il tuo commento mi fa piacere. E' una serie "sconnessa", che nasce in momenti e luoghi diversi ed ha visto anche "situazioni colorate", anche se è questa la sua declinazione corretta.
Mi incuriosisce una cosa: perché dici che "purtroppo" potrebbe continuare a lungo? Ti riferisci forse al commento di Carlo?
Se vuoi, spiegami cosa intendi.
Grazie,
Luca
Anche. Il purtroppo è riferito al fatto che ti sei fermato dopo alcuni scatti, ma avresti potuto proseguire a lungo a testimoniare quel mondo, perché è ormai pervasivo e onnipresente.
cliqueur
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Grazie.
Comincio ad avere problemi di archivio, oltre che di tempo.
Ne ho ancora, ma non moltissime. A ripensarci bene è uno "stile" particolare, che non si trova ovunque. Una immagine che ho in mente, ma non su questa macchina, è simile ma concettualmente diversa.

Al di là del "mondo" immediatamente percettibile ne vedi altri?
sergio lovisolo
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Si, sia nel senso indicato da Carlo, nel campo relazionale, sia in quello per il quale diventano prevalenti mode ed effimero.
cliqueur
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Le ho trovate

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Stefano Tambalo
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Io il gioco di fotografare le vetrine non l'ho mai capito. Non tanto questo di Luca, ma le vetrine in generale. Cosa vi affascina di una vetrina? Sarebbe diverso ri-fotografare le pagine pubblicitarie di una rivista? Chiedo apertamente, senza polemica.

Riguardo a queste, Luca, io non riesco ad individuare il tema della ricerca. Andrebbero raccolte tutte, editate e riproposte. Qual'è il movente (a priori o a posteriori che sia, poco importa) di questa serie?
cliqueur
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Grazie Stefano.

Allora.
Queste foto sono inizialmente (verso il 2010) ispirate dalle vetrine colorate di William Eggleston. Certo, lui fotografa le vetrine di Memphis, che sono diverse da quelle europee.

Infatti quelle mie fotografie delle vetrine sono inizialmente a colori, puntando su contrasto e vividezza (stile Toson per intenderci).
Perché le vetrine sono interessanti fotograficamente? Perché includono molte cornici, elementi geometrici, e potenzialmente, colori che colpiscono. Ho fotografato delle vetrine coloratissime e di forte impatto grafico.

Nelle vetrine delle mie fotografie, che pure partivano da un movente prettamente grafico, ho notato sempre la presenza di un elemento antropomorfo, una qualche rappresentazione dell'umanità, della vita, anche se inanimata. Mi accorgo che sono tutte vetrine di vestiario, cose che finiranno su corpi vivi di bambini, donne e uomini.

Qualcosa di molto diverso dalle vetrine di Eggleston, che punta più agli oggetti in vetrina ed alla loro disposizione.

Poi ho cominciato a fotografarle in bianco e nero, in alcuni casi sono venuti fuori manichini "nudi". Il bianconero è più asettico del colore, ci mette davanti le forme, in qualche modo sterilizzandone il legame con la realtà. L'istinto mi ha portato verso vetrine piene ma anche vuote, che in qualche modo rappresentano scene, ma scene inanimate, nonostante la caratteristica "viva" dei capi di abbigliamento. In alcuni casi sinceramente le vetrine in queste fotografie sembrano scene horror.

Come dice un fotografo quantomeno famoso - se non bravo - fotografiamo quello che siamo, fotografiamo il nostro background. A me interessa la prospettiva antropologica delle mie immagini, quanto rappresentano o non rappresentano la vita. Ed alla fine questo è il messaggio che è emerge.

Carlo, che non disgiunge la sua professione dalla sua fotografia, ha rapidamente intuito il nesso tra queste rappresentazioni e l'umanità. Egli è molto interessato - come lo sono io - all'uomo, alle relazioni, al contesto in cui queste si sviluppano, ma anche alle non-relazioni. Lo stesso ha fatto Sergio, da un punto di vista diverso. Questa ricerca sembra come avergli aperto una finestra su una realtà che forse ha intuito ma non prima focalizzato, visto che la sente a lui estranea. Riccardo (BandW) parla di porcellana: la porcellana è bianca, fredda ed inanimata. Direi che ci sta.

Quindi sono partito da qualcosa di non mio, ed alla fine è diventato mio, perché è stato influenzato da cosa effettivamente mi interessa, cioè l'essere umano. Quando riescono, le fotografie le facciamo partendo da ciò che siamo.

Allo stesso modo trovo la conferma che vediamo e "interpretiamo" le fotografie partendo da ciò che siamo, inserendo le nostre chiavi di lettura. Leggiamo le fotografie in base a ciò che siamo ed a quello che conosciamo. Può riuscire - o anche non riuscire - un incontro tra chi fotografa e chi guarda, a volte attraverso una relazione immediata con il soggetto della fotografia, altre volte attraverso elementi meno palpabili e riconducibili alla relazione tra quello che vediamo e ciò che siamo. E questa relazione è meno universale, più complessa, se vogliamo richiede un certo lavoro per emergere.

Ti faccio un esempio: diverso tempo fa ho criticato, altrove, delle fotografie che riprendevano paesaggi di Ghirri. Il problema era semplicemente la mia incapacità di lettura che derivava dalla mancanza di un retroterra dal quale potesse partire una reazione.

Questa è la storia. Mi sembra coerente con me. Se poi i miei percorsi fotografici sono troppo tortuosi è probabile che non riesca a farmi capire bene, che non riesca a fotografare in modo tale da facilitare la relazione tra la mia fotografia e chi le guarda.

Grazie,
L.
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Stefano Tambalo
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Interessante spiegazione Luca.
Rappresentare la malattia che infesta i nostri tempi tramite oggetti antropomorfi inanimati è tutt'altro che tortuoso come percorso.

Secondo la buona fotografia, nell'editing includeresti tutte quelle proposte?

Grazie.
S.
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carlo riggi
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Stefano Tambalo ha scritto:Io il gioco di fotografare le vetrine non l'ho mai capito.
Perché lo definisci "gioco"? Forse lo è, ma a me appare un gioco impegnativo (come spesso i giochi), e comunque non meno che fotografare paesaggi, insetti o belle ragazze (tutte cose non realizzate da noi).
L'impegno qui non sta in una particolare difficoltà tecnica, anzi, credo che si tratti di foto "semplici" da questo punto di vista. Piuttosto in una ricerca dolente di una realtà oltre il vetro, certo predisposta da qualcun altro, ma non riprodotta in quanto tale, ma trasfigurata dal vetro che la contiene e la "congela". Metafora di molti rapporti umani odierni.
Vi invito a guardare il lavoro di questo autore: http://www.milkstudio.eu/project/lido/ (scrolla in orizzontale) E' una ricerca seriale, un banale campionario di "opere" realizzate da altri. Ma è nell'insieme che le singole foto acquistano rilevanza, diventando un caleidoscopio che finisce di parlare della singola realizzazione e comincia a parlare di noi.
Ciao
Carlo
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