Raffaele, la Rolleiflex e il sentirsi a casa ...
Inviato: gio set 27, 2007 11:29 pm
Rolleiflex: less is more ?
Oggi vi parlo della mia esperienza con la Rolleiflex.
La Rolleiflex in se è bellissima e geniale.
Lo si avverte subito, sin dal momento in cui si inserisce la prima pellicola, la si passa sotto un sottile rullo di acciaio pieno, la si avvolge al rocchetto, si chiude il dorso, e la si avanza fino al primo fotogramma segnato dalla fotocamera automaticamente e meccanicamente.
La mia è una 3,5 F senza esposimetro dotata di un Planar 75 mm 6 lenti, almeno così mi hanno detto.
Ho anche una Yashica Mat 124 G con l'80mm (similtessar).
Preferisco il 75 mm, perchè ha una visione leggermente più grandangolare dell'80, più vicina alla visione del nostro occhio.
Un 75mm nel formato 6x6 è quasi l'equivalente del 40mm nel formato 135, solo che è un 40mm 4x4 (leggi 6x6).
In altre parole, nel formato 135 è presente un lato lungo e un lato corto, sul lato lungo la visione "medio grandangolare" si esprime al meglio, nella Rolleiflex abbiamo due lati ugualmente lunghi. E non è poco.
Ciò è vero anche con l'80 ovviamente, ma il 75 è più intrigante, almeno nel mio caso.
La Rollei è leggera, compatta ed essenziale.
Mi verrebbe da dire Zen, ma questo lo lasciamo ai radicalchic.
La compattezza, l'essenzialità, la resa dell'ottica, i lati uguali tra loro, ispirati comunque ad una "visione sul lato lungo" rispetto al formato 135, credo siano i fattori entro cui si nasconde la naturalezza che la Rolleiflex infonde.
Con la Rollei biottica è stato un colpo di fulmine, sin dall'inizio la macchina mi è sembrata subito familiare, quasi come se l'avessi usata da sempre ed usato solo quella.
Ho provato anche a farci del "reportage domestico", ogni tanto, e se qualche scatto è venuto bene (piace agli altri) o mi piace particolarmente, la soddisfazione è sicuramente più "intensa".
In più passare dal formato rettangolare a quello quadrato mi aiuta ad essere più sensibile e pronto a vedere le cose in modo diverso, anche se gli scatti con il 6x6 sono sicuramente più meditati, quasi contemplativi. Poi un negativo 6x6 è bellissimo, tridimensionale nella sua plasticità.
Per me la Rolleiflex è un altro mondo, e modo di fotografare.
E' evidente che tali sensazioni le dico con tutta l'umilta' che la circostanza richiede non essendo io un virtuoso della fotografia
Il Planar della Rollei è semplicemete fantastico, morbido, nitido e plastico da morire.
Poi con un negativo così in C.O. ottieni quello che vuoi.
Io ho alcuni scatti fatti nel cantiere navale dove seppure la plasticità della foto ti ammalia, poi ti accorgi che riesci a vedere bene anche ogni venatura del legno, perciò nitidezza assoluta. Altre foto invece ti colpiscono subito per la loro nitidezza, ma man mano che le osservi ti rendi conto della loro plasticità
Presumo quindi che il planar sia molto plastico oltre che nitido, mentre le ottiche fuji per esempio, altrettanto ottime, puntano più sulla risolvenza, perciò credo siano più dure.
Un' Hassy non credo sia più flessibile nell'utilizzo, ma l'ho usata solo una volta, credo solo sia diversa.
Se esco a fotografare con il medio formato non mi è indispensabile avere il magazzino intercambiabile, almeno a me.
La Rollei quando scatta è un soffio, l'Hassy urla e avverte i gendarmi, per me è importante.
L'Hassy pesa enormemente di più.
La Rollei ti abitua a scattare solo con quello che hai, non hai la possibilità di cambiare ottica, è fondamentale.
Io sono molto pigro, non cambio mai ottica, al limite ho corpi diversi con ottiche diverse, forse nemmeno tutte necessarie, alcune rappresentano la c.d. "coperta di Linus".
Ma la pigrizia nel cambiare ottica mi ha sempre spinto ad arrangiarmi con quello che ho a disposizione in quel momento.
La foto di Padre Pio per esempio è venuta fuori così.
Avevo la M6 con il 50cron e solo quello.
Mi infilo in un posto molto piccolo per fotografare.
Finchè mi rimproveravo di non aver con me il 35mm inquadravo, ma non scattavo.
Appena mi sono arrangiato a fotografare al meglio con quello che avevo, sono riuscito a propiziare la fortuna e a fare uno scatto buono.
Credo sia tutto.
Insomma, se devo andare in giro a fotografare come se fossi un rabdomante alla ricerca di una sorgente, io non penso che alla mia Rolleiflex ...
Vi dedico una bellissima citazione di Robert Doisneau, il quale si sa scattava con una Rolleiflex. Ecco cosa ne pensava: “ Non mi è mai piaciuta la violenza, nè quella fisica nè tanto meno quella intellettuale. Io sono una persona che nutre un profondo rispetto per gli altri, non ruberei mai e poi mai una foto, chiedo sempre prima di scattare e la Rollei mi calza come un vestito fatto dal sarto: quando scatto sono costretto ad abbassare la testa ed inchinarmi di fronte ad un soggetto che se non mi prestasse il centesimo di secondo della sua vita mi costringerebbe a fotografare solo alberi e sassi".
Concludo con una riflessione sulla fotografia.
Non credo ci possa essere niente di più gratificante che intrecciare, anche solo per un attimo, la tua vita con quella di qualcun altro per poi andarsene via tutti e due, un po’ più ricchi nell’animo (liberamente tratto da H. Hesse).
Questo è quello che mi spinge a fotografare.
Questo credo sia un pò l'essenza della fotografia: ogni foto che scatti ti arricchisce di quanto gli altri hanno saputo e voluto offrirti, e di quanto tu hai saputo offrire loro.
Il bello è cominciare e finire tutto con un inchino.
Grazie della cortese attenzione.
Tutto è nato da una piacevolissima, e non poteva essere altrimenti, chiacchierata con il Grande Raffaele Bartoli, a cui dedico questo scritto.
Cari saluti.
Nikita
Oggi vi parlo della mia esperienza con la Rolleiflex.
La Rolleiflex in se è bellissima e geniale.
Lo si avverte subito, sin dal momento in cui si inserisce la prima pellicola, la si passa sotto un sottile rullo di acciaio pieno, la si avvolge al rocchetto, si chiude il dorso, e la si avanza fino al primo fotogramma segnato dalla fotocamera automaticamente e meccanicamente.
La mia è una 3,5 F senza esposimetro dotata di un Planar 75 mm 6 lenti, almeno così mi hanno detto.
Ho anche una Yashica Mat 124 G con l'80mm (similtessar).
Preferisco il 75 mm, perchè ha una visione leggermente più grandangolare dell'80, più vicina alla visione del nostro occhio.
Un 75mm nel formato 6x6 è quasi l'equivalente del 40mm nel formato 135, solo che è un 40mm 4x4 (leggi 6x6).
In altre parole, nel formato 135 è presente un lato lungo e un lato corto, sul lato lungo la visione "medio grandangolare" si esprime al meglio, nella Rolleiflex abbiamo due lati ugualmente lunghi. E non è poco.
Ciò è vero anche con l'80 ovviamente, ma il 75 è più intrigante, almeno nel mio caso.
La Rollei è leggera, compatta ed essenziale.
Mi verrebbe da dire Zen, ma questo lo lasciamo ai radicalchic.
La compattezza, l'essenzialità, la resa dell'ottica, i lati uguali tra loro, ispirati comunque ad una "visione sul lato lungo" rispetto al formato 135, credo siano i fattori entro cui si nasconde la naturalezza che la Rolleiflex infonde.
Con la Rollei biottica è stato un colpo di fulmine, sin dall'inizio la macchina mi è sembrata subito familiare, quasi come se l'avessi usata da sempre ed usato solo quella.
Ho provato anche a farci del "reportage domestico", ogni tanto, e se qualche scatto è venuto bene (piace agli altri) o mi piace particolarmente, la soddisfazione è sicuramente più "intensa".
In più passare dal formato rettangolare a quello quadrato mi aiuta ad essere più sensibile e pronto a vedere le cose in modo diverso, anche se gli scatti con il 6x6 sono sicuramente più meditati, quasi contemplativi. Poi un negativo 6x6 è bellissimo, tridimensionale nella sua plasticità.
Per me la Rolleiflex è un altro mondo, e modo di fotografare.
E' evidente che tali sensazioni le dico con tutta l'umilta' che la circostanza richiede non essendo io un virtuoso della fotografia
Il Planar della Rollei è semplicemete fantastico, morbido, nitido e plastico da morire.
Poi con un negativo così in C.O. ottieni quello che vuoi.
Io ho alcuni scatti fatti nel cantiere navale dove seppure la plasticità della foto ti ammalia, poi ti accorgi che riesci a vedere bene anche ogni venatura del legno, perciò nitidezza assoluta. Altre foto invece ti colpiscono subito per la loro nitidezza, ma man mano che le osservi ti rendi conto della loro plasticità
Presumo quindi che il planar sia molto plastico oltre che nitido, mentre le ottiche fuji per esempio, altrettanto ottime, puntano più sulla risolvenza, perciò credo siano più dure.
Un' Hassy non credo sia più flessibile nell'utilizzo, ma l'ho usata solo una volta, credo solo sia diversa.
Se esco a fotografare con il medio formato non mi è indispensabile avere il magazzino intercambiabile, almeno a me.
La Rollei quando scatta è un soffio, l'Hassy urla e avverte i gendarmi, per me è importante.
L'Hassy pesa enormemente di più.
La Rollei ti abitua a scattare solo con quello che hai, non hai la possibilità di cambiare ottica, è fondamentale.
Io sono molto pigro, non cambio mai ottica, al limite ho corpi diversi con ottiche diverse, forse nemmeno tutte necessarie, alcune rappresentano la c.d. "coperta di Linus".
Ma la pigrizia nel cambiare ottica mi ha sempre spinto ad arrangiarmi con quello che ho a disposizione in quel momento.
La foto di Padre Pio per esempio è venuta fuori così.
Avevo la M6 con il 50cron e solo quello.
Mi infilo in un posto molto piccolo per fotografare.
Finchè mi rimproveravo di non aver con me il 35mm inquadravo, ma non scattavo.
Appena mi sono arrangiato a fotografare al meglio con quello che avevo, sono riuscito a propiziare la fortuna e a fare uno scatto buono.
Credo sia tutto.
Insomma, se devo andare in giro a fotografare come se fossi un rabdomante alla ricerca di una sorgente, io non penso che alla mia Rolleiflex ...
Vi dedico una bellissima citazione di Robert Doisneau, il quale si sa scattava con una Rolleiflex. Ecco cosa ne pensava: “ Non mi è mai piaciuta la violenza, nè quella fisica nè tanto meno quella intellettuale. Io sono una persona che nutre un profondo rispetto per gli altri, non ruberei mai e poi mai una foto, chiedo sempre prima di scattare e la Rollei mi calza come un vestito fatto dal sarto: quando scatto sono costretto ad abbassare la testa ed inchinarmi di fronte ad un soggetto che se non mi prestasse il centesimo di secondo della sua vita mi costringerebbe a fotografare solo alberi e sassi".
Concludo con una riflessione sulla fotografia.
Non credo ci possa essere niente di più gratificante che intrecciare, anche solo per un attimo, la tua vita con quella di qualcun altro per poi andarsene via tutti e due, un po’ più ricchi nell’animo (liberamente tratto da H. Hesse).
Questo è quello che mi spinge a fotografare.
Questo credo sia un pò l'essenza della fotografia: ogni foto che scatti ti arricchisce di quanto gli altri hanno saputo e voluto offrirti, e di quanto tu hai saputo offrire loro.
Il bello è cominciare e finire tutto con un inchino.
Grazie della cortese attenzione.
Tutto è nato da una piacevolissima, e non poteva essere altrimenti, chiacchierata con il Grande Raffaele Bartoli, a cui dedico questo scritto.
Cari saluti.
Nikita