Cari amici del forum,
vorrei sottoporre alla Vs. attenzione un argomento a me molto caro: la scelta dell’ingranditore.
Su Nadir ho trovato alcune note redatte da Romano Sansone.
Sono le seguenti e ve le propongo.
…
TIPI DI INGRANDITORE
Gli ingranditori si dividono in tre grandi famiglie a seconda della fonte luminosa e della distribuzione della luce sul negativo.
Luce condensata: una normale lampadina con bulbo opaco è posta sopra al condensatore (es. Leitz Focomat IIC, Durst Duomat) che ne dirige la luce in direzione più o meno perpendicolare al negativo (con una certa componente di luce diffusa). Ottima per la stampa in generale, esalta i difetti ed i pregi del negativo nel senso che ne sfrutta al massimo l'acutanza, ma mette in evidenza ogni granello di polvere. A parità di negativo la stampa è più contrastata che con altri tipi di illuminazione, il che esalta la grana, ma al tempo stesso permette di lavorare con negativi relativamente sottosviluppati, e quindi con meno grana per cominciare. Permette tempi di esposizione relativamente brevi, che non è sempre un vantaggio quando occorre fare molte operazioni di mascheratura a bassi fattori di ingrandimento, obbligando a diaframmare molto. Scalda molto il negativo (nulla di pericoloso, sia ben chiaro) e può generare anelli di Newton se si usano portanegativi con vetrini non appositamente trattati. In linea di massima è la soluzione più adatta per negativi di piccolo formato, come testimonia l'impegno di una Leitz e di una Durst in questo tipo di ingranditori.
Luce diffusa: la luce emessa da una normale lampadina, spesso un piccolo spot, passa attraverso una camera bianca dentro la quale subisce numerose riflessioni, per illuminare un vetro opaco che diventa a sua volta la sorgente di luce per il negativo. La luce così diffusa ha qualità più "morbide" di quella diretta del condensatore. Si ritrovano quindi le caratteristiche contrarie, cioè acutanza più bassa, grana ridotta, basso contrasto, minore visibilità dei difetti del negativo. È normalmente utilizzato nella stampa a colori e per il medio formato. Richiede tempi di posa relativamente lunghi, decisamente uno svantaggio ai forti ingrandimenti.
Luce fredda (lampada tipo quelle al neon), è la miglior soluzione per la stampa del BN, specialmente per il grande formato. Si tratta in sostanza di luce diffusa ma la qualità della luce e la quantità di energia luminosa messa in gioco, sfruttando il fatto che queste lampade non surriscaldano, esaltano la nitidezza del negativo e permettono tempi di esposizione relativamente brevi.
Luce condensata a specchio: funzionamento simile al puntiforme, ma con una lampadina normalissima (es. alcuni Durst). Lo specchio curvo fa convergere i raggi in un punto che diventa la sorgente luminosa per il negativo. Buona, non difficile come la luce puntiforme, ma sufficientemente contrastata e secca. Non offre la qualità del condensatore a luce diretta, poiché si riducono i mezzitoni e si aumenta notevolmente la grana, con un lieve miglioramento dell'acutanza.
Luce multigrade VC con centralina: normalmente due lampade convogliano la luce attraverso due filtri di diverso colore (da cui la denominazione "testa dicroica") ed un condensatore. Regolando la distanza delle lampade dal condensatore si ottiene una miscela di luce più o meno "contrastata" agli effetti della filtratura per la carta MG. Perfetta per tutte le situazioni, ma all'interno di questa tipologia di illuminazioni vi sono teste tipo la condensata diretta ed altre simili a quella a specchio.
Luce flash: esposizione brevissima realizzata con tre flash filtrati in R, G e B. Utilizzata principalmente per stampe di elevatissima qualità a colori.
COME SCEGLIERE UN INGRANDITORE PER BN
Il criterio principale e' il modo in cui la luce emessa dalla sorgente luminosa viene distribuita sul negativo. La varieta' di sorgenti luminose e di sistemi di distribuzione e' abbastanza vasta, e per questo rinviamo il lettore alle informazioni pubblicate in Nadir sotto FAQ Camera Oscura.
In pratica la scelta si riduce agli ingranditori a condensatore e quelli a luce diffusa. Nei primi la luce da una sorgente piu' o meno puntiforme viene trasformata da una lente (il condensatore) in un fascio di raggi perpendicolari al negativo. Nei secondi la luce subisce riflessioni multiple in una camera dalle pareti bianche e subisce una ulteriore diffusione passando attraverso un vetro bianco-lattiginoso: ogni punto del negativo viene cosi' colpito da raggi obliqui provenienti da piu' direzioni.
Come e' intuitivo la luce proveniente dal condensatore produce un'immagine piu' nitida e piu' contrastata di quella diffusa. Almeno in teoria dovrebbe quindi essere piu' idonea per la stampa di negativi di piccolo formato perche':
a- la maggiore nitidezza compenserebbe le perdite dovute al forte ingrandimento
b- il maggior contrasto permetterebbe di sottosviluppare il negativo, riducendo cosi' la grana
Il primo vantaggio si paga piuttosto caro perche' la luce condensata mette in evidenza i piu' piccoli difetti della pellicola, come ogni pelino o granello di polvere, e quella grana che avrebbe dovuto uscire dalla porta grazie al sottosviluppo rientra dalla finestra proprio a causa del contrasto creato della luce condensata.
In pratica si fa largo uso di ingranditori a luce diffusa per il foormato 24x36 formato con piena soddisfazione, anche perche' la qualita' della luce non e' che un elemento tra quelli che determinano la qualita' finale dell'immagine (obbiettivo di ripresa, obbiettivo di stampa, densita' del negativo...). Inoltre le pellicole moderne hanno una emulsione piu' sottile delle pellicole di un passato poi neanche troppo lontano, con la conseguenza che la somma totale della diffusione causata dalla illuminazione e dalla pellicola stessa è meno accentuati di quando si predicava il verbo del condensatore per il piccolo formato. Lo sanno bene quelli che usano ingranditori a luce diffusa per il colore, e chi, partendo dal medio formato, e' talvolta costretto ad ingrandire porzioni del negativo non piu' grandi di 24x36.
...
A me piacerebbe conoscere le vostre impressioni in merito, ovvero se qualcuno ha avuto modo di fare confronti diretti tra i vari sistemi di illuminazione e i vari ingranditori disponibili sul mercato.
Da parte mia, per quello che ho letto, sono arrivato alla determinazione per cui l’utilizzo della testa a colori per le carte a contrasto variabile sembra che comporti una certa “mordidezza” in fase di stampa, ma al contempo rende una maggiore “ricchezza” dei toni medi ed alti.
Quello che invece io apprezzerei molto, oltre sicuramente alla ricchezza dei toni medi e alti, tipico della luce diffusa, è quella sensazione di nitidezza che un po’ di grana fa avvertire, tipico della luce condensata.
Sempre per quello che ho letto credo che le teste a condensatori della DURST montano uno specchio a 45 gradi, il quale nel riflettere la luce sui condensatori (sistema reflex) dovrebbe aumentare ancora di più la durezza ed il contrasto tipico della luce condensata.
La testa a condensatori del MAGNIFAX 4 della Meopta montando una lampada al di sopra dei condensatori stessi (non reflex quindi) dovrebbe produrre una luce normalmente condensata e normalmente “contrastata”.
In casa Meopta, per il Magnifax, esiste anche una testa per le carte a contrasto variabile Meograd. Quest’ultima sorgente dovrebbe mantenere tutte le qualità della luce diffusa, dovrebbe funzionare come una vera e propria testa a colori oppure riesce a contenere l’eccessiva morbidezza tipica di quest’ ultime, e quindi raggiunge parte delle qualità della luce condensata nella resa ?
Il Dunco Vario split ha una scatola di diffusione con lampada alogena, ma monta un doppio condensatore invece del vetro opalino. Che sia il modo per ottenere le qualità della luce diffusa (ricchezza dei toni medi e alti) e le peculiarità della luce condensata (un po’ di grana e la sensazione di nitidezza)?
Il formato da me più usato è il 24x36, utilizzo abbastanza anche una vecchia Rolleiflex 6x6. Le stampe che di solito realizzo sono 30x40 cm, ormai prevalentemente con carta a contrasto variabile. Insomma forse la soluzione ideale sarebbe stampare il 24x36 con la luce diffusa, calibrando alla stessa lo sviluppo del negativo con una maggiore agitazione o un maggiore tempo di sviluppo. Mentre potrebbe essere il caso di stampare il 6x6 o il 6x7 con la luce condensata, perché non c’è il problema della grana e il negativo protetto dalla carta che lo contiene ha meno possibilità di rigarsi contro il pressapellicola e presentare difetti. Certo abbinare la qualità del medioformato alle peculiarità della luce condensata potrebbe essere notevole in termini di risultati.
Quale è stata la vostra esperienza ?
Grazie in anticipo a chiunque vorrà intervenire .
Cari saluti .
Nicola
P.S. sono espressamente invitati alla discussione:
Cristian Vidmar ;
Charlie;
Giancarlo Fundarò;
Luca Rubbi (non stampa, ma il suo stampatore è uno che sa il mestiere, potrebbe rubargli qualche minuto per contribuire all’argomento);
Mario Andrioli;
Massimo Stefani;
Nat Riscica (detto Druido);
Raffaele;
Vittorio Colombi.
Il presente invito è formulato non al fine di restringere gli interventi ai suddetti partecipanti al forum, ma al desiderio che almeno gli invitati partecipino alla discussione. Discussione aperta a chiunque avrà la bontà di intervenire.
Ingranditore: quale ?
Moderatori: NatRiscica, maucas, simone toson, luca rubbi
- NatRiscica
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La mia esperienza vaga da Durst a Meopta con finale Leica.
1) La luce Durst, con sistema a specchio, è un ottimo sistema, più pragmatico che filosofico, vale a dire ci stampi tutto e bene. Come contrasto a metà strada tra la luce a condensatore pura e il sistema a diffusione (con camera di miscelazione/diffusione).
2) Meopta Magnifax con testa a contrasto variabile. Ottima resa con tutti i formati, grande luminosità, a volte persino eccedente, tantè che adotto per qualunque formato il box di miscelazione per il 6 x 9, con il vantaggio quando si stampano i formati minori, di sfruttare solo l'area centrale e quindi una uniformità d'illuminazione praticamente perfetta. (quello di scegliere un formato di copertura maggiore è sempre una buona regola). Stampare il 24 x 36 con il Meopta, la Meograd (testa a C.V.) e il Nikkor 63/2,8 è un vero piacere. Per stampe 20 x 30 a f8 con la densità dei miei negativi, i tempi si aggirano dai 10 ai 13 secondi.
3) Leica Focomat V35. Luce con le stesse caratteristiche di quella del Meopta ma molto più bassa come livello. L'ottica è strepitosa almeno quanto l'EL Nikkor 63/2,8, col vantaggio che trattandosi di un 40mm si ottengono ingrandimenti elevati a parità d'altezza. Il fuoco automatico è un plus, simpatico ma affatto indispensabile in C.O.
Di tutti gli ingranditori che ho posseduto, il Focomat è il più stabile, un vero gioiello.
Considerazioni personali sulla stampa.
Io ho "adattato" i negativi ai miei ingranditori, questo mi ha consentito di selezionarli per feeling e soddisfazione d'uso, aspetti che reputo fondamentali quando in C.O. si trascorrono tante ore.
Il contrasto si può giostrare con qualunque sistema e, se vogliamo essere precisini, sicuramente è più gestibile con un sistema a luce diffusa/mista.
Diversa cosa la gamma tonale. Qui secondo me non c'è storia, il sistema a luce diffusa è vincente.
Una stampa "croccante" parte innanzitutto dal negativo.
Nat
1) La luce Durst, con sistema a specchio, è un ottimo sistema, più pragmatico che filosofico, vale a dire ci stampi tutto e bene. Come contrasto a metà strada tra la luce a condensatore pura e il sistema a diffusione (con camera di miscelazione/diffusione).
2) Meopta Magnifax con testa a contrasto variabile. Ottima resa con tutti i formati, grande luminosità, a volte persino eccedente, tantè che adotto per qualunque formato il box di miscelazione per il 6 x 9, con il vantaggio quando si stampano i formati minori, di sfruttare solo l'area centrale e quindi una uniformità d'illuminazione praticamente perfetta. (quello di scegliere un formato di copertura maggiore è sempre una buona regola). Stampare il 24 x 36 con il Meopta, la Meograd (testa a C.V.) e il Nikkor 63/2,8 è un vero piacere. Per stampe 20 x 30 a f8 con la densità dei miei negativi, i tempi si aggirano dai 10 ai 13 secondi.
3) Leica Focomat V35. Luce con le stesse caratteristiche di quella del Meopta ma molto più bassa come livello. L'ottica è strepitosa almeno quanto l'EL Nikkor 63/2,8, col vantaggio che trattandosi di un 40mm si ottengono ingrandimenti elevati a parità d'altezza. Il fuoco automatico è un plus, simpatico ma affatto indispensabile in C.O.
Di tutti gli ingranditori che ho posseduto, il Focomat è il più stabile, un vero gioiello.
Considerazioni personali sulla stampa.
Io ho "adattato" i negativi ai miei ingranditori, questo mi ha consentito di selezionarli per feeling e soddisfazione d'uso, aspetti che reputo fondamentali quando in C.O. si trascorrono tante ore.
Il contrasto si può giostrare con qualunque sistema e, se vogliamo essere precisini, sicuramente è più gestibile con un sistema a luce diffusa/mista.
Diversa cosa la gamma tonale. Qui secondo me non c'è storia, il sistema a luce diffusa è vincente.
Una stampa "croccante" parte innanzitutto dal negativo.
Nat
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- massimostefani
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Quello che di mio hai per le mani (e quello che gira un pò per il BelPaese) nasce da un Durst M707 con testa a colori che uso da circa 4 anni e mi soddisfa in pieno sia per il 35mm che per il 6x6.Oggi,usando multigrade,la testa a colori mi sembra,per praticità d'uso e uniformità di risultati,la scelta migliore (a mio parere).Prima,quando lavoravo in gradazione,ho usato per molto tempo il Magnifax 4 che,pur non essendo cosi "preciso" a livello costruttivo,rispetto ai Durst,ha sempre fatto il suo dovere...avendo anche un "accessorio" incorporato,il telemetro per la messa a fuoco,che era di una assoluta comodità.
Altro non so.
massimostefani
ps: anch'io,come Nat,uso anche per il 35mm la scatola di diffusione 6x6 e il componon 80mm, a meno che non debba fare ingrandimenti tipo 40x50,in questo caso rimetto in opera il componon 50mm
Altro non so.
massimostefani
ps: anch'io,come Nat,uso anche per il 35mm la scatola di diffusione 6x6 e il componon 80mm, a meno che non debba fare ingrandimenti tipo 40x50,in questo caso rimetto in opera il componon 50mm
tutte le fotografie sono reali,nessuna è la verità.
R.Avedon
R.Avedon
Intanto, grazie a Max e a Nat.
Nat,
ma il focomat che hai tu che testa ha: a colori, multigrade o condensatori ?
Ovvero se ha un box di diffusione della luce, da quello che ho capito, sotto alla scatola di diffusione ha un vetro opalino o il doppio condensatore?
nik
Nat,
ma il focomat che hai tu che testa ha: a colori, multigrade o condensatori ?
Ovvero se ha un box di diffusione della luce, da quello che ho capito, sotto alla scatola di diffusione ha un vetro opalino o il doppio condensatore?
nik
- NatRiscica
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Il Focomat V35, a prescindere dalla testa, è sempre un sistema a scatola di diffusione.
Il mio ha la testa a C.V.
(praticamente tuute le "teste" del Focomat, si inseriscono tra la lampada e il box di diffusione.)
Nat
Il mio ha la testa a C.V.
(praticamente tuute le "teste" del Focomat, si inseriscono tra la lampada e il box di diffusione.)
Nat
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Io ho iniziato con un Quodgon IFF a luce condensata.
Un bel giorno di 25 anni fa, su consiglio di un mio amico, acquistai la lampada a luce fredda. Cambiò la vita. Mentre prima la grana si confondeva con il dettaglio, dopo la superficie più levigata e corposa lasciava intravvedere il dettaglio con maggiore precisione.
Da allora non ho più montato un condensatore.
Direi che l'acutanza sia superiore con l'uso della luce diffusa esattamente come avviene in sede di ripresa, quando la luce diffusa (in ombra) permette molta più acutanza della luce diretta nella giornata soleggiata.
Occorre però calibrare diversamente tutto il processo.
I sacri testi dicono che il negativo giusto deve essere leggero, insipido, brutto da vedere: questo vale per l'uso del condensatore, con la lampada a luce diffusa il negativo deve essere più denso e contrastato, brillante perchè il contrasto di stampa è basso.
Con il condensatore il negativo deve dare informazione con un contrasto più basso possibile, con la luce diffusa il negativo deve avere un buon contrasto perchè la luce è morbida.
10 anni fà nacque il problema con la sparizione delle carte a gradazione: ho dovuto abbandonare la luce fredda per la testa a colori.
In teoria non dovrebbero esserci differenze fra carta a gradazione e carta a contrasto variabile: nei fatti stendere un unico strato di emulsione è più semplice che stenderne due o più, in pratica la carta a gradazione è più costante e resta il riferimento: purtroppo è difficile trovarle e costano di più..
Io non ho trovato differenze decisive fra luce fredda e testa a colori, fra carta a gradazione e carta a contrasto variabile.
Un problema è sorto quando sono passato dal Quodgon al Laborator 1200 con testa a colori, per poter utilizzare il 4x5".: gli ingranditori professionali hanno una ventola di raffreddamento: ho avuto la senzazione che crei vibrazioni. Pertanto mi sono fatto costruire una staffa che ho fissato al muro per impedire la vibrazione della colonna che essendo metallica è molto elastica e potrebbe andare in risonanza.
Tuttavia le sedute non sempre sono uguali, quando cammino nervosamente le foto perdono di nitidezza, il pavimento trasmette vibrazioni!.
Penso che l'ideale sia la lampada a luce fredda, che non necessita del ventilatore di raffreddamento e che è tarabile con la carta a contrasto variabile. Quella per il Laborator 1200 è costosissima.
In tutti i casi l'informazione del negativo è molto più ricca di quella che la carta può recepire ed è molto importante tarare il processo per utilizzzare gradazione 1 o 2. I negativi 4x5" che non temono la grana, hanno un'emulsione più brillante e consentono facilmente l'uso della gradazione 1 di carta. I negativi 120 sono in genere i migliori come emulsione, molto delicati ai graffi e alle imperfezioni, devono essere abbondantemente sovrasviluppati altrimenti risultano troppo leggeri.
I negativi 35 mm sono costruiti tenendo conto dei forti ingrandimenti, robusti, mi pare abbiano un contrasto più basso per contenere la grana, difficilmente consentono l'uso della gradazione 1 di carta.
Queste sono solo impressioni che vanno incrociate con altre esperienze.
La fotografia è come la cucina, l'arte del compromesso e dell'esoteria, le ricette sono personali e poggiano su sensazioni molto aleatorie, tuttavia l'industria nel passato ha costruito veramente con criterio, i vecchi manuali Ilford, Agfa, Durst sono veramente preziosi. Oggi mi pare che si stia perdendo un pò di lucidità (vedi KodaK).
Un bel giorno di 25 anni fa, su consiglio di un mio amico, acquistai la lampada a luce fredda. Cambiò la vita. Mentre prima la grana si confondeva con il dettaglio, dopo la superficie più levigata e corposa lasciava intravvedere il dettaglio con maggiore precisione.
Da allora non ho più montato un condensatore.
Direi che l'acutanza sia superiore con l'uso della luce diffusa esattamente come avviene in sede di ripresa, quando la luce diffusa (in ombra) permette molta più acutanza della luce diretta nella giornata soleggiata.
Occorre però calibrare diversamente tutto il processo.
I sacri testi dicono che il negativo giusto deve essere leggero, insipido, brutto da vedere: questo vale per l'uso del condensatore, con la lampada a luce diffusa il negativo deve essere più denso e contrastato, brillante perchè il contrasto di stampa è basso.
Con il condensatore il negativo deve dare informazione con un contrasto più basso possibile, con la luce diffusa il negativo deve avere un buon contrasto perchè la luce è morbida.
10 anni fà nacque il problema con la sparizione delle carte a gradazione: ho dovuto abbandonare la luce fredda per la testa a colori.
In teoria non dovrebbero esserci differenze fra carta a gradazione e carta a contrasto variabile: nei fatti stendere un unico strato di emulsione è più semplice che stenderne due o più, in pratica la carta a gradazione è più costante e resta il riferimento: purtroppo è difficile trovarle e costano di più..
Io non ho trovato differenze decisive fra luce fredda e testa a colori, fra carta a gradazione e carta a contrasto variabile.
Un problema è sorto quando sono passato dal Quodgon al Laborator 1200 con testa a colori, per poter utilizzare il 4x5".: gli ingranditori professionali hanno una ventola di raffreddamento: ho avuto la senzazione che crei vibrazioni. Pertanto mi sono fatto costruire una staffa che ho fissato al muro per impedire la vibrazione della colonna che essendo metallica è molto elastica e potrebbe andare in risonanza.
Tuttavia le sedute non sempre sono uguali, quando cammino nervosamente le foto perdono di nitidezza, il pavimento trasmette vibrazioni!.
Penso che l'ideale sia la lampada a luce fredda, che non necessita del ventilatore di raffreddamento e che è tarabile con la carta a contrasto variabile. Quella per il Laborator 1200 è costosissima.
In tutti i casi l'informazione del negativo è molto più ricca di quella che la carta può recepire ed è molto importante tarare il processo per utilizzzare gradazione 1 o 2. I negativi 4x5" che non temono la grana, hanno un'emulsione più brillante e consentono facilmente l'uso della gradazione 1 di carta. I negativi 120 sono in genere i migliori come emulsione, molto delicati ai graffi e alle imperfezioni, devono essere abbondantemente sovrasviluppati altrimenti risultano troppo leggeri.
I negativi 35 mm sono costruiti tenendo conto dei forti ingrandimenti, robusti, mi pare abbiano un contrasto più basso per contenere la grana, difficilmente consentono l'uso della gradazione 1 di carta.
Queste sono solo impressioni che vanno incrociate con altre esperienze.
La fotografia è come la cucina, l'arte del compromesso e dell'esoteria, le ricette sono personali e poggiano su sensazioni molto aleatorie, tuttavia l'industria nel passato ha costruito veramente con criterio, i vecchi manuali Ilford, Agfa, Durst sono veramente preziosi. Oggi mi pare che si stia perdendo un pò di lucidità (vedi KodaK).
Mario Andreoli
- massimostefani
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Grande e grosso come sei NON PUOI permetterti di "camminare nervosamente" mentre esponi....anche perchè se devi,e si deve quasi sempre,intervenire in fase di mascheratura,come fai ad andare a passeggio (anche se,a dire il vero,la tua CO te lo permette ...
)
Ci si vede stasera...se non erro???
massimostefani

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massimostefani
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R.Avedon
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Nicola,
Quello che Leica chiama doppio condensatore, è SOLO un doppio vetro opalino (ovviamente in plastica). Nel Focomat di condensatori ottici non c'è traccia.
Se poi vogliamo chiamare due vetri opalini concavi-convessi condensatori, beh allora è un altro discorso.
Zorro
Quello che Leica chiama doppio condensatore, è SOLO un doppio vetro opalino (ovviamente in plastica). Nel Focomat di condensatori ottici non c'è traccia.
Se poi vogliamo chiamare due vetri opalini concavi-convessi condensatori, beh allora è un altro discorso.
Zorro
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Il V35 ha un unico sistema di produzione di luce e mi pare diversi sistemi di proiezione della stessa. L'impianto di raffreddamento è statico mediante un'alettatura sul retro: veramente geniale.
La colonna a braccio mobile non trasmette vibrazioni.
E' un oggetto bellissimo e perfetto.
A monte di tutto ciò c'è la follia tutta teutonica di costruirlo solo per il formato 35 mm: presuntuoso e pazzesco!
Come comperarsi una spider per portare la famiglia!.
P.S: Massimo a Pianoro alle 17: ti faccio vedere altre stampe.
La colonna a braccio mobile non trasmette vibrazioni.
E' un oggetto bellissimo e perfetto.
A monte di tutto ciò c'è la follia tutta teutonica di costruirlo solo per il formato 35 mm: presuntuoso e pazzesco!
Come comperarsi una spider per portare la famiglia!.
P.S: Massimo a Pianoro alle 17: ti faccio vedere altre stampe.
Mario Andreoli
- cristian vidmar
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Che posso dire, la mia esperienza è quasi inesistente. L'unica cosa che ho notato col Durst F30 a condensatore e specchio è che mi tocca quasi sempre stare su contrasti bassissimi per negativi che appaiono normalmente contrastati. L'unica stampa che ho fatto a contrasto 3 era un negativo molto sottoesposto e blando, per le altre mi tocca anche scendere a -1. Avrei voluto provare una stampa split ma se il negativo è ha grosse discrepanze di densità (mi pare di capire che sia il caso in cui serve la stampa split) allora già con la prima esposizione a contrasto 0 i neri vengono molto pieni. Diciamo che, ad occhio e vedendo ad esempio le stampe di Massimo, ho la sensazione che sarei più contento se avessi a disposizione una luce molto, molto più morbida.
Cristian
Nat,NatRiscica ha scritto:Nicola,
Quello che Leica chiama doppio condensatore, è SOLO un doppio vetro opalino (ovviamente in plastica). Nel Focomat di condensatori ottici non c'è traccia.
Se poi vogliamo chiamare due vetri opalini concavi-convessi condensatori, beh allora è un altro discorso.
Zorro
tu sei siculo, a te starebbe meglio la parte dell'aiutante di Zorro, quello sordomuto, non si sa mai.
Io al militare sono stato mandato a casa per soprannumero, perciò non posso fare il sergente Garcia. Ad ogni modo ero nella Marina Militare, e dove se no!
Visto che in campagna di mio nonno, così come da un mio amico, c'erano dei cavalli utili alla transumanza, ma che noi cavalcavamo senza sella, potrei provare a fare io Zorro, anche se ho sempre amato molto di più Zapata.
nikz
P.S. poi io che ne so che Leitz fa i condensatori all'orzata ...
Ciao, ciao bello.
Ho avuto il V35 per tanto tempo, e quello che Leitz defnisce un sistema a luce mista (opzione che Nicola ha trascurato nella lista) io lo definirei una raffinatezza per meglio distribuirie la luce.
L'effetto della luce puntiforme della alogena ed il percorso breve nella scatola di miscelazione, generano una pessima distribuzione della luce sul negativo, percio il condensatore all'orzata in realtà diventa un filtro degradante all'incontrario, cioè facilita la luce laterale, che manca, e trattiene quella centrale che abbonda.
Altre ditte coem Durst hanno utilizzato delle scatole di miscelazione luce (box) che però assorbono più luce perchè doppie orzate.
Il V35 in V66 sarebbe stato un tracollo proprio per la impossibilità di distribuire la luce puntiforme in breve spazio in maniera omogenea.
L'effetto della luce puntiforme della alogena ed il percorso breve nella scatola di miscelazione, generano una pessima distribuzione della luce sul negativo, percio il condensatore all'orzata in realtà diventa un filtro degradante all'incontrario, cioè facilita la luce laterale, che manca, e trattiene quella centrale che abbonda.
Altre ditte coem Durst hanno utilizzato delle scatole di miscelazione luce (box) che però assorbono più luce perchè doppie orzate.
Il V35 in V66 sarebbe stato un tracollo proprio per la impossibilità di distribuire la luce puntiforme in breve spazio in maniera omogenea.
Un saluto, Aldo Claudio.
aldoclaudio.medorini@gmail.com
aldoclaudio.medorini@gmail.com
ho un durst m601 a luce diffusa ed un laborator 1000 a luce condensata.
con un po' di pratica riesci ad ottenere risultati quasi identici.
certo c'e' da lavorare prima,in fase di sviluppo del negativo,che e' , e rimane la cosa piu' importante,se non c'e' l'informazione giusta sul negativo,non c'e' luce che lo tiri fuori.
se uno vede i miei negativi che uso sulla luce condensata gli viene male....sono passi!
a tal proposito intervengo ancora prima dello sviluppo,con una esposizione a forcella,se sono foto importanti non lesino gli scatti.
se non si hanno i negativi adeguati alle varie forme d'illuminazione si va' incontro a spiacevoli sorprese,stampe moscie nel caso della luce diffusa,oppure bianchi pelati in quella condensata....
usando la luce condensata (pero' il mio ingranditore ha un'ampia escursione per la lampada....) ed usando filtrature nell'ordine di 1-1,5-2,riesco ad ottenere sia dettaglio che gamma senza rinunciare ad un buon grado di contrasto,pero' ho dovuto adattare tutta la catena a monte.
p.s. vedo che mi hai chiamato in causa,ma i miei predecessori hanno ben piu' pratica di CO che il sottoscritto...posso solo riportare la mia poca esperienza in merito,ne ho di strada ancora da fare!
un saluto
Vic.
con un po' di pratica riesci ad ottenere risultati quasi identici.
certo c'e' da lavorare prima,in fase di sviluppo del negativo,che e' , e rimane la cosa piu' importante,se non c'e' l'informazione giusta sul negativo,non c'e' luce che lo tiri fuori.
se uno vede i miei negativi che uso sulla luce condensata gli viene male....sono passi!
a tal proposito intervengo ancora prima dello sviluppo,con una esposizione a forcella,se sono foto importanti non lesino gli scatti.
se non si hanno i negativi adeguati alle varie forme d'illuminazione si va' incontro a spiacevoli sorprese,stampe moscie nel caso della luce diffusa,oppure bianchi pelati in quella condensata....
usando la luce condensata (pero' il mio ingranditore ha un'ampia escursione per la lampada....) ed usando filtrature nell'ordine di 1-1,5-2,riesco ad ottenere sia dettaglio che gamma senza rinunciare ad un buon grado di contrasto,pero' ho dovuto adattare tutta la catena a monte.
p.s. vedo che mi hai chiamato in causa,ma i miei predecessori hanno ben piu' pratica di CO che il sottoscritto...posso solo riportare la mia poca esperienza in merito,ne ho di strada ancora da fare!
un saluto
Vic.
- massimostefani
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- Iscritto il: gio dic 28, 2006 7:28 pm
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Le ultimissime cose che vado facendo (Hasselblad + Distagon 40/4) necessitano,come giustamente afferma Vittorio,in più di una occasione della classica "forcella"...una vecchia ma intramontabile ricetta,che subendo la mutazione anglosassone in "braketing" ha perso l'aura magica che aveva quando,a pronunciarla erano i "maestri" da circolo o da corso di fotografia.Ma l'efficacia resta immutata.Tendenzialmente,pur privilegiando i negativi "vivaci" stampo quasi sempre in gradazione che va dal 3.50 al......4.50...mi piacciono i neri profondi e le stampe con la "tigna" giusta (per me com'è ovvio) ....non è una ricetta che si attagli a tutto quello che faccio ma,nel tempo,si è trasformata in una sorta di "impronta calligrafica" senza la quale mi pare che manchi qualcosa.D'altronde,quando io e SuperM ci vediamo,egli non manca di farmi notare che..."quella li è scura.." e dall'alto della sua statura (non solo fisica) ed esperienza,può ben permettersi di...ecc..ecc...Tutta questa chiacchierata,in sostanza, per dire che in ultima analisi la "matrice" originale è quella (scontato ai più) che maggiormente incide in prospettiva....se poi uno ha 1 solo ingranditore e non usa piu di 2 formati si semplifica la vita.
Buon Week End
massimostefani
ps: mi piace...l'orzata come definizione,mi fa tornar ragazzino...e c'era pure il tamarindo..che fine avrà fatto ?????

Buon Week End
massimostefani
ps: mi piace...l'orzata come definizione,mi fa tornar ragazzino...e c'era pure il tamarindo..che fine avrà fatto ?????


tutte le fotografie sono reali,nessuna è la verità.
R.Avedon
R.Avedon