Ingranditore: quale ?
Inviato: ven giu 20, 2008 8:18 am
Cari amici del forum,
vorrei sottoporre alla Vs. attenzione un argomento a me molto caro: la scelta dell’ingranditore.
Su Nadir ho trovato alcune note redatte da Romano Sansone.
Sono le seguenti e ve le propongo.
…
TIPI DI INGRANDITORE
Gli ingranditori si dividono in tre grandi famiglie a seconda della fonte luminosa e della distribuzione della luce sul negativo.
Luce condensata: una normale lampadina con bulbo opaco è posta sopra al condensatore (es. Leitz Focomat IIC, Durst Duomat) che ne dirige la luce in direzione più o meno perpendicolare al negativo (con una certa componente di luce diffusa). Ottima per la stampa in generale, esalta i difetti ed i pregi del negativo nel senso che ne sfrutta al massimo l'acutanza, ma mette in evidenza ogni granello di polvere. A parità di negativo la stampa è più contrastata che con altri tipi di illuminazione, il che esalta la grana, ma al tempo stesso permette di lavorare con negativi relativamente sottosviluppati, e quindi con meno grana per cominciare. Permette tempi di esposizione relativamente brevi, che non è sempre un vantaggio quando occorre fare molte operazioni di mascheratura a bassi fattori di ingrandimento, obbligando a diaframmare molto. Scalda molto il negativo (nulla di pericoloso, sia ben chiaro) e può generare anelli di Newton se si usano portanegativi con vetrini non appositamente trattati. In linea di massima è la soluzione più adatta per negativi di piccolo formato, come testimonia l'impegno di una Leitz e di una Durst in questo tipo di ingranditori.
Luce diffusa: la luce emessa da una normale lampadina, spesso un piccolo spot, passa attraverso una camera bianca dentro la quale subisce numerose riflessioni, per illuminare un vetro opaco che diventa a sua volta la sorgente di luce per il negativo. La luce così diffusa ha qualità più "morbide" di quella diretta del condensatore. Si ritrovano quindi le caratteristiche contrarie, cioè acutanza più bassa, grana ridotta, basso contrasto, minore visibilità dei difetti del negativo. È normalmente utilizzato nella stampa a colori e per il medio formato. Richiede tempi di posa relativamente lunghi, decisamente uno svantaggio ai forti ingrandimenti.
Luce fredda (lampada tipo quelle al neon), è la miglior soluzione per la stampa del BN, specialmente per il grande formato. Si tratta in sostanza di luce diffusa ma la qualità della luce e la quantità di energia luminosa messa in gioco, sfruttando il fatto che queste lampade non surriscaldano, esaltano la nitidezza del negativo e permettono tempi di esposizione relativamente brevi.
Luce condensata a specchio: funzionamento simile al puntiforme, ma con una lampadina normalissima (es. alcuni Durst). Lo specchio curvo fa convergere i raggi in un punto che diventa la sorgente luminosa per il negativo. Buona, non difficile come la luce puntiforme, ma sufficientemente contrastata e secca. Non offre la qualità del condensatore a luce diretta, poiché si riducono i mezzitoni e si aumenta notevolmente la grana, con un lieve miglioramento dell'acutanza.
Luce multigrade VC con centralina: normalmente due lampade convogliano la luce attraverso due filtri di diverso colore (da cui la denominazione "testa dicroica") ed un condensatore. Regolando la distanza delle lampade dal condensatore si ottiene una miscela di luce più o meno "contrastata" agli effetti della filtratura per la carta MG. Perfetta per tutte le situazioni, ma all'interno di questa tipologia di illuminazioni vi sono teste tipo la condensata diretta ed altre simili a quella a specchio.
Luce flash: esposizione brevissima realizzata con tre flash filtrati in R, G e B. Utilizzata principalmente per stampe di elevatissima qualità a colori.
COME SCEGLIERE UN INGRANDITORE PER BN
Il criterio principale e' il modo in cui la luce emessa dalla sorgente luminosa viene distribuita sul negativo. La varieta' di sorgenti luminose e di sistemi di distribuzione e' abbastanza vasta, e per questo rinviamo il lettore alle informazioni pubblicate in Nadir sotto FAQ Camera Oscura.
In pratica la scelta si riduce agli ingranditori a condensatore e quelli a luce diffusa. Nei primi la luce da una sorgente piu' o meno puntiforme viene trasformata da una lente (il condensatore) in un fascio di raggi perpendicolari al negativo. Nei secondi la luce subisce riflessioni multiple in una camera dalle pareti bianche e subisce una ulteriore diffusione passando attraverso un vetro bianco-lattiginoso: ogni punto del negativo viene cosi' colpito da raggi obliqui provenienti da piu' direzioni.
Come e' intuitivo la luce proveniente dal condensatore produce un'immagine piu' nitida e piu' contrastata di quella diffusa. Almeno in teoria dovrebbe quindi essere piu' idonea per la stampa di negativi di piccolo formato perche':
a- la maggiore nitidezza compenserebbe le perdite dovute al forte ingrandimento
b- il maggior contrasto permetterebbe di sottosviluppare il negativo, riducendo cosi' la grana
Il primo vantaggio si paga piuttosto caro perche' la luce condensata mette in evidenza i piu' piccoli difetti della pellicola, come ogni pelino o granello di polvere, e quella grana che avrebbe dovuto uscire dalla porta grazie al sottosviluppo rientra dalla finestra proprio a causa del contrasto creato della luce condensata.
In pratica si fa largo uso di ingranditori a luce diffusa per il foormato 24x36 formato con piena soddisfazione, anche perche' la qualita' della luce non e' che un elemento tra quelli che determinano la qualita' finale dell'immagine (obbiettivo di ripresa, obbiettivo di stampa, densita' del negativo...). Inoltre le pellicole moderne hanno una emulsione piu' sottile delle pellicole di un passato poi neanche troppo lontano, con la conseguenza che la somma totale della diffusione causata dalla illuminazione e dalla pellicola stessa è meno accentuati di quando si predicava il verbo del condensatore per il piccolo formato. Lo sanno bene quelli che usano ingranditori a luce diffusa per il colore, e chi, partendo dal medio formato, e' talvolta costretto ad ingrandire porzioni del negativo non piu' grandi di 24x36.
...
A me piacerebbe conoscere le vostre impressioni in merito, ovvero se qualcuno ha avuto modo di fare confronti diretti tra i vari sistemi di illuminazione e i vari ingranditori disponibili sul mercato.
Da parte mia, per quello che ho letto, sono arrivato alla determinazione per cui l’utilizzo della testa a colori per le carte a contrasto variabile sembra che comporti una certa “mordidezza” in fase di stampa, ma al contempo rende una maggiore “ricchezza” dei toni medi ed alti.
Quello che invece io apprezzerei molto, oltre sicuramente alla ricchezza dei toni medi e alti, tipico della luce diffusa, è quella sensazione di nitidezza che un po’ di grana fa avvertire, tipico della luce condensata.
Sempre per quello che ho letto credo che le teste a condensatori della DURST montano uno specchio a 45 gradi, il quale nel riflettere la luce sui condensatori (sistema reflex) dovrebbe aumentare ancora di più la durezza ed il contrasto tipico della luce condensata.
La testa a condensatori del MAGNIFAX 4 della Meopta montando una lampada al di sopra dei condensatori stessi (non reflex quindi) dovrebbe produrre una luce normalmente condensata e normalmente “contrastata”.
In casa Meopta, per il Magnifax, esiste anche una testa per le carte a contrasto variabile Meograd. Quest’ultima sorgente dovrebbe mantenere tutte le qualità della luce diffusa, dovrebbe funzionare come una vera e propria testa a colori oppure riesce a contenere l’eccessiva morbidezza tipica di quest’ ultime, e quindi raggiunge parte delle qualità della luce condensata nella resa ?
Il Dunco Vario split ha una scatola di diffusione con lampada alogena, ma monta un doppio condensatore invece del vetro opalino. Che sia il modo per ottenere le qualità della luce diffusa (ricchezza dei toni medi e alti) e le peculiarità della luce condensata (un po’ di grana e la sensazione di nitidezza)?
Il formato da me più usato è il 24x36, utilizzo abbastanza anche una vecchia Rolleiflex 6x6. Le stampe che di solito realizzo sono 30x40 cm, ormai prevalentemente con carta a contrasto variabile. Insomma forse la soluzione ideale sarebbe stampare il 24x36 con la luce diffusa, calibrando alla stessa lo sviluppo del negativo con una maggiore agitazione o un maggiore tempo di sviluppo. Mentre potrebbe essere il caso di stampare il 6x6 o il 6x7 con la luce condensata, perché non c’è il problema della grana e il negativo protetto dalla carta che lo contiene ha meno possibilità di rigarsi contro il pressapellicola e presentare difetti. Certo abbinare la qualità del medioformato alle peculiarità della luce condensata potrebbe essere notevole in termini di risultati.
Quale è stata la vostra esperienza ?
Grazie in anticipo a chiunque vorrà intervenire .
Cari saluti .
Nicola
P.S. sono espressamente invitati alla discussione:
Cristian Vidmar ;
Charlie;
Giancarlo Fundarò;
Luca Rubbi (non stampa, ma il suo stampatore è uno che sa il mestiere, potrebbe rubargli qualche minuto per contribuire all’argomento);
Mario Andrioli;
Massimo Stefani;
Nat Riscica (detto Druido);
Raffaele;
Vittorio Colombi.
Il presente invito è formulato non al fine di restringere gli interventi ai suddetti partecipanti al forum, ma al desiderio che almeno gli invitati partecipino alla discussione. Discussione aperta a chiunque avrà la bontà di intervenire.
vorrei sottoporre alla Vs. attenzione un argomento a me molto caro: la scelta dell’ingranditore.
Su Nadir ho trovato alcune note redatte da Romano Sansone.
Sono le seguenti e ve le propongo.
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TIPI DI INGRANDITORE
Gli ingranditori si dividono in tre grandi famiglie a seconda della fonte luminosa e della distribuzione della luce sul negativo.
Luce condensata: una normale lampadina con bulbo opaco è posta sopra al condensatore (es. Leitz Focomat IIC, Durst Duomat) che ne dirige la luce in direzione più o meno perpendicolare al negativo (con una certa componente di luce diffusa). Ottima per la stampa in generale, esalta i difetti ed i pregi del negativo nel senso che ne sfrutta al massimo l'acutanza, ma mette in evidenza ogni granello di polvere. A parità di negativo la stampa è più contrastata che con altri tipi di illuminazione, il che esalta la grana, ma al tempo stesso permette di lavorare con negativi relativamente sottosviluppati, e quindi con meno grana per cominciare. Permette tempi di esposizione relativamente brevi, che non è sempre un vantaggio quando occorre fare molte operazioni di mascheratura a bassi fattori di ingrandimento, obbligando a diaframmare molto. Scalda molto il negativo (nulla di pericoloso, sia ben chiaro) e può generare anelli di Newton se si usano portanegativi con vetrini non appositamente trattati. In linea di massima è la soluzione più adatta per negativi di piccolo formato, come testimonia l'impegno di una Leitz e di una Durst in questo tipo di ingranditori.
Luce diffusa: la luce emessa da una normale lampadina, spesso un piccolo spot, passa attraverso una camera bianca dentro la quale subisce numerose riflessioni, per illuminare un vetro opaco che diventa a sua volta la sorgente di luce per il negativo. La luce così diffusa ha qualità più "morbide" di quella diretta del condensatore. Si ritrovano quindi le caratteristiche contrarie, cioè acutanza più bassa, grana ridotta, basso contrasto, minore visibilità dei difetti del negativo. È normalmente utilizzato nella stampa a colori e per il medio formato. Richiede tempi di posa relativamente lunghi, decisamente uno svantaggio ai forti ingrandimenti.
Luce fredda (lampada tipo quelle al neon), è la miglior soluzione per la stampa del BN, specialmente per il grande formato. Si tratta in sostanza di luce diffusa ma la qualità della luce e la quantità di energia luminosa messa in gioco, sfruttando il fatto che queste lampade non surriscaldano, esaltano la nitidezza del negativo e permettono tempi di esposizione relativamente brevi.
Luce condensata a specchio: funzionamento simile al puntiforme, ma con una lampadina normalissima (es. alcuni Durst). Lo specchio curvo fa convergere i raggi in un punto che diventa la sorgente luminosa per il negativo. Buona, non difficile come la luce puntiforme, ma sufficientemente contrastata e secca. Non offre la qualità del condensatore a luce diretta, poiché si riducono i mezzitoni e si aumenta notevolmente la grana, con un lieve miglioramento dell'acutanza.
Luce multigrade VC con centralina: normalmente due lampade convogliano la luce attraverso due filtri di diverso colore (da cui la denominazione "testa dicroica") ed un condensatore. Regolando la distanza delle lampade dal condensatore si ottiene una miscela di luce più o meno "contrastata" agli effetti della filtratura per la carta MG. Perfetta per tutte le situazioni, ma all'interno di questa tipologia di illuminazioni vi sono teste tipo la condensata diretta ed altre simili a quella a specchio.
Luce flash: esposizione brevissima realizzata con tre flash filtrati in R, G e B. Utilizzata principalmente per stampe di elevatissima qualità a colori.
COME SCEGLIERE UN INGRANDITORE PER BN
Il criterio principale e' il modo in cui la luce emessa dalla sorgente luminosa viene distribuita sul negativo. La varieta' di sorgenti luminose e di sistemi di distribuzione e' abbastanza vasta, e per questo rinviamo il lettore alle informazioni pubblicate in Nadir sotto FAQ Camera Oscura.
In pratica la scelta si riduce agli ingranditori a condensatore e quelli a luce diffusa. Nei primi la luce da una sorgente piu' o meno puntiforme viene trasformata da una lente (il condensatore) in un fascio di raggi perpendicolari al negativo. Nei secondi la luce subisce riflessioni multiple in una camera dalle pareti bianche e subisce una ulteriore diffusione passando attraverso un vetro bianco-lattiginoso: ogni punto del negativo viene cosi' colpito da raggi obliqui provenienti da piu' direzioni.
Come e' intuitivo la luce proveniente dal condensatore produce un'immagine piu' nitida e piu' contrastata di quella diffusa. Almeno in teoria dovrebbe quindi essere piu' idonea per la stampa di negativi di piccolo formato perche':
a- la maggiore nitidezza compenserebbe le perdite dovute al forte ingrandimento
b- il maggior contrasto permetterebbe di sottosviluppare il negativo, riducendo cosi' la grana
Il primo vantaggio si paga piuttosto caro perche' la luce condensata mette in evidenza i piu' piccoli difetti della pellicola, come ogni pelino o granello di polvere, e quella grana che avrebbe dovuto uscire dalla porta grazie al sottosviluppo rientra dalla finestra proprio a causa del contrasto creato della luce condensata.
In pratica si fa largo uso di ingranditori a luce diffusa per il foormato 24x36 formato con piena soddisfazione, anche perche' la qualita' della luce non e' che un elemento tra quelli che determinano la qualita' finale dell'immagine (obbiettivo di ripresa, obbiettivo di stampa, densita' del negativo...). Inoltre le pellicole moderne hanno una emulsione piu' sottile delle pellicole di un passato poi neanche troppo lontano, con la conseguenza che la somma totale della diffusione causata dalla illuminazione e dalla pellicola stessa è meno accentuati di quando si predicava il verbo del condensatore per il piccolo formato. Lo sanno bene quelli che usano ingranditori a luce diffusa per il colore, e chi, partendo dal medio formato, e' talvolta costretto ad ingrandire porzioni del negativo non piu' grandi di 24x36.
...
A me piacerebbe conoscere le vostre impressioni in merito, ovvero se qualcuno ha avuto modo di fare confronti diretti tra i vari sistemi di illuminazione e i vari ingranditori disponibili sul mercato.
Da parte mia, per quello che ho letto, sono arrivato alla determinazione per cui l’utilizzo della testa a colori per le carte a contrasto variabile sembra che comporti una certa “mordidezza” in fase di stampa, ma al contempo rende una maggiore “ricchezza” dei toni medi ed alti.
Quello che invece io apprezzerei molto, oltre sicuramente alla ricchezza dei toni medi e alti, tipico della luce diffusa, è quella sensazione di nitidezza che un po’ di grana fa avvertire, tipico della luce condensata.
Sempre per quello che ho letto credo che le teste a condensatori della DURST montano uno specchio a 45 gradi, il quale nel riflettere la luce sui condensatori (sistema reflex) dovrebbe aumentare ancora di più la durezza ed il contrasto tipico della luce condensata.
La testa a condensatori del MAGNIFAX 4 della Meopta montando una lampada al di sopra dei condensatori stessi (non reflex quindi) dovrebbe produrre una luce normalmente condensata e normalmente “contrastata”.
In casa Meopta, per il Magnifax, esiste anche una testa per le carte a contrasto variabile Meograd. Quest’ultima sorgente dovrebbe mantenere tutte le qualità della luce diffusa, dovrebbe funzionare come una vera e propria testa a colori oppure riesce a contenere l’eccessiva morbidezza tipica di quest’ ultime, e quindi raggiunge parte delle qualità della luce condensata nella resa ?
Il Dunco Vario split ha una scatola di diffusione con lampada alogena, ma monta un doppio condensatore invece del vetro opalino. Che sia il modo per ottenere le qualità della luce diffusa (ricchezza dei toni medi e alti) e le peculiarità della luce condensata (un po’ di grana e la sensazione di nitidezza)?
Il formato da me più usato è il 24x36, utilizzo abbastanza anche una vecchia Rolleiflex 6x6. Le stampe che di solito realizzo sono 30x40 cm, ormai prevalentemente con carta a contrasto variabile. Insomma forse la soluzione ideale sarebbe stampare il 24x36 con la luce diffusa, calibrando alla stessa lo sviluppo del negativo con una maggiore agitazione o un maggiore tempo di sviluppo. Mentre potrebbe essere il caso di stampare il 6x6 o il 6x7 con la luce condensata, perché non c’è il problema della grana e il negativo protetto dalla carta che lo contiene ha meno possibilità di rigarsi contro il pressapellicola e presentare difetti. Certo abbinare la qualità del medioformato alle peculiarità della luce condensata potrebbe essere notevole in termini di risultati.
Quale è stata la vostra esperienza ?
Grazie in anticipo a chiunque vorrà intervenire .
Cari saluti .
Nicola
P.S. sono espressamente invitati alla discussione:
Cristian Vidmar ;
Charlie;
Giancarlo Fundarò;
Luca Rubbi (non stampa, ma il suo stampatore è uno che sa il mestiere, potrebbe rubargli qualche minuto per contribuire all’argomento);
Mario Andrioli;
Massimo Stefani;
Nat Riscica (detto Druido);
Raffaele;
Vittorio Colombi.
Il presente invito è formulato non al fine di restringere gli interventi ai suddetti partecipanti al forum, ma al desiderio che almeno gli invitati partecipino alla discussione. Discussione aperta a chiunque avrà la bontà di intervenire.