[Foto] Una solitudine troppo rumorosa

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mauro ruscelli
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Spero non ve la prenderte per la citazione, fin troppo banale, ma avendo riletto qualche cosa di recente mi e' subito tornato in mente, quindi perdonate.

Foto di domenica.

Bohumil Hrabal(1914 - 1997)

Klubi poezie: Prílis hlucná samota (Una solitudine troppo rumorosa)

Da trentacinque anni lavoro alla carta vecchia ed è la mia love story. Da trentacinque anni presso carta vecchia e libri, da trentacinque anni mi imbratto con i caratteri, sicché assomiglio alle enciclopedie, delle quali in quegli anni avrò pressato sicuramente trenta quintali, sono una brocca piena di acqua viva e morta, basta inclinarsi un poco e da me scorrono pensieri tutti belli, contro la mia volontà sono istruito e così in realtà neppure so quali pensieri sono miei e provengono da me e quali li ho letti, e così in questi trentacinque anni mi sono connesso con me stesso e col mondo intorno a me, perché io quando leggo in realtà non leggo, io infilo una bella frase nel beccuccio e la succhio come una caramella, come se sorseggiarsi a lungo un bicchierino di liquore, finché quel pensiero in me si scioglie come alcool, si infiltra dentro di me così a lungo che mi sta non soltanto nel cuore e nel cervello, ma mi cola per le vene fino alle radicine dei capillari.
(Traduzione: Sergio Corduas)

A cura di http://www.geocities.com/Athens/Delphi/7433/


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"Quando venne l'autunno di quel penultimo anno di quella seconda guerra, comperai della carta da pacchi azzurra, fili, rocchetti di filo grezzo, colla, e per tutta la domenica, sul pavimento, mentre la zingara andava a prendere la birra, incollai e composi un aquilone, tesi i fili perimetrali affinchè l'aquilone salisse con precisione su ai cieli, e poi facemmo rapidamente una lunga coda, a corda, la zingara, come le avevo insegnato, legava colombelle di carta, e così ci recammo insieme a Okrouhlìk, e quando lanciai l'aquilone ai cieli e allentai il filo e per un attimo lo tenni nelle dita e tirai, affinchè l'aquilone si tendesse e restasse immobile nel cielo, e solo con la coda formasse a onda la lettera S, la zingara aveva il volto coperto dalle mani e sopra le dita c'erano quei suoi occhi spalancati meravigliati... E poi stavamo seduti e io davo cavo, e feci reggere alla zingara l'aquilone in cielo, e la zingara gridava che l'aquilone l'avrebbe sollevata ai cieli, che sentiva di volare in su nel cielo, come la vergine Maria, la reggevo per le spalle, così, semmai, saremmo volati su insieme tutti e due, ma la zingara mi restituì il rocchetto del filo, e così stavamo seduti e la zingara aveva la testa appoggiata alla mia spalla, e io a un tratto decisi di mandare all'aquilone un bigliettino, e feci reggere alla zingara il filo, ma la zingara aveva di nuovo il terrore che l'aquilone la portasse ai cieli, e di non vedermi mai più, così piantai in terra un paletto sul quale era avvolto il filo grezzo, strappai dal mio blocco una paginetta, feci un taglietto, la inserii sul filo, e quando presi nuovamente nelle dita il rocchetto, la zingara gridò, tendeva le mani verso il bigliettino, il quale con un movimento a strappi saliva in alto lungo il filo, sentivo nelle dita come l'aquilone tirava, ogni colpo di vento lassù mi entrava attraverso le dita dentro tutto il corpo, e quando il bigliettino raggiunse la briglia dell'aquilone io sentii quel tocco e cominciai a tremare tutto, e a un tratto quell'aquilone era Dio e io ero il figlio di Dio, e quel filo era lo Spirito santo lungo il quale l'uomo entra in rapporto, in intimo contatto e in colloquio con Dio stesso. Così lanciammo ancora alcune volte l'aquilone ai cieli, la zingara s'era fatta coraggio e reggeva il filo e tremava tutta proprio come me, tremava come tremava anche l'aquilone sotto i colpi del vento, reggeva il filo col ditolino e gridava per l'entusiasmo... Una volta a sera tornai a casa, la zingara non mi aspettava, accesi la luce, uscii e riuscii fino al mattino davanti alla casa, ma la zingara non venne, non venne neanche il giorno dopo, non venne mai più. La cercai, ma non la vidi mai più, la zingara bambinella piccolina, semplice come un legno non sgrossato, la zingara come respiro dello Spirito divino, la zingara che non voleva niente più che accendere la stufa con la legna che portava sulle spalle, quei pali e tavole pesanti dei cantieri di demolizione, legni grandi come una croce, davvero non voleva più che cucinare gulasch di patate con salame di cavallo, aggiungere carbone nella stufa e in autunno lanciare l'aquilone ai cieli. Soltanto dopo venni a sapere che l'aveva presa la Gestapo con gli altri zingari e l'aveva portata in un lager dal quale non tornò più, la bruciarono da qualche parte a Majdanek o Osvetirn nei forni crematori. I cieli non sono umani eppure io quella volta ero ancora umano. Dopo la guerra, quando non venne, bruciai nel cortile l'aquilone con tutti i fili, la lunga coda la cui colombella aveva fatto la zingara piccolina il cui nome ho ormai dimenticato."
Bohumil Hrabal


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Mauro

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massimostefani
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Lentamente la storia prende corpo,il ns sguardo non può non indagare tra quella moltitudine di fogli,libri,registri e taccuini ammassati in quantità,che paiono aver rotto, di loro volontà ,il silenzio al quale erano costretti dalla detenzione impostagli dagli spessi sacchi di plastica,ove erano e sono contenuti.C'è un mondo in quelle stanze.....che ha ripreso vita nelle tue immagini.
Ottima sequenza.

massimostefani
tutte le fotografie sono reali,nessuna è la verità.
R.Avedon
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ulyssesitaca
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A me piace MOLTO come fotografi, i tuoi processi di avvicinamento all'immagine eccetera. Molto. E questo non fa eccezione.
Tecnicamente le vedo molto, molto grigie, ma non vorrei fosse il mio monitor di oggi, un Dell portatile di recupero. Adesso rimetto il Vaio e ne riparliamo.
Raffaele
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NatRiscica
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Mauro,

mi piace il modo che hai nel raccontare delle storie, l'avvicinarsi al soggetto quasi con un indagare da naturalista di fine '800. E mi piace ancora di più il racconto che introduce lo studio. C'è la voglia di capire e farsi capire, cosa oramai assolutamente non scontata.

Anche sul mio monitor sono un po grigette, ma ha poca importanza...

Nat
sergio sartori
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E bravo Mauro, molto coinvolgenti i due racconti, sia la parte scritta che quella fotografica, li ho già guardati e letti diverse volte e mi continuano a raccontare nuovi particolari....le foto, delle foto non mi disturba il grigio anzi, e poi l' ultima vorrei averla fatta io.
sergio

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mauro ruscelli
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Grazie ragazzi, ho fatto diverse versioni delle immagini e il tono esasperato anche se un po' grigetto era quello che mi sembrava piu' vicino all'idea che avevo della sequenza. Almeno al mio monitor (purtroppo bisogna sempre dire cosi').

Una nota.
Dopo aver sbagliato a caricare la macchina nella missione precedente, stavolta ho fatto un abominio durante lo sviluppo, Andrea de Sanctis e NAT dovrebbero togliermi il "patentino".

Stavo sviluppando in Piro quando un'imprevista distrazione da parte dei bimbi mi fa versare acqua tra il primo ed il secondo bagno. Proprio un bel lavaggio. Panico, ricordo benissimo che NON si deve fare ed ho dentro tutti e 5 i rulli della giornata. Verso immediatamente il secondo bagno. Aspetto, ma quando vuoto e' davvero acquoso. Nel dubbio, della serie tanto peggio di cosi'..., ci caccio dentro del rodinal per 10 minuti e poi fisso. Un po' grigetto il negativo ma ben contrastato e lavorabile. Secondo i chimici e' servito il bagno in rodinal o e' stato inutile e quello che vedo e' il risultato dello sviluppo in piro?

ciao
Mauro

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sante castignani
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Bravo.

E' un percorso molto interessante. Io ho in progetto di fare qualcosa di simile con la polverosa valigetta in cui mio padre custodiva i suoi documenti importanti.

Una vita in 20x30x10 cm di pessima fibra...


Bravo.
Ciao,
Sante
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ulyssesitaca
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Mauro, tu sei un vero pornomane dello sviluppo...E provare del fottutissimo gradual st20 ? invece che giocare al Piccolo Chimico usando il pornophen (il ph non si legge f, qui). ?

Piccola storia: mi risulta (informazioni da una persona a me molto vicina) che a Bologna, nella Facolta' di Ingegneria, negli anni 90 c'erano 6-7, futuri ingeneri chimici, 4 nucleari e circa 400 aspiranti ingegneri elettronici.
Gli ingegneri elettronici erano considerati all'interno della facolta' ingegneri di serie A2 che per il fatto di essere una mandria svicolavano gli esami durissimi, quelli che dell'ingegnere italiano hanno costruito un piccolo "mito" (scritti di analisi matematica a quiz, niente scienza delle costruzioni, niente meccanica razionale) ecc.
Il risultato era che gli elettronici avevano il vezzo di frequentare, per una sorta di malcelata ansia di elevamento sociale, i nucleari, i meccanici e i chimici.

NB: siccome in un post precedente hai detto che ragioni per intuizione, adesso dovresti dire a tutti CHI sei e COSA fai per vivere (a parte il Piccolo Chimico..).
Espia, Mauro, e :priest: spia...



f.to il Piccolo Cinico
Raffaele
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gianniansaldi
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grazie per la storia illustrata, Mauro.
per lo sviluppo... mamma mia... come hanno fatto a uscirti così belle immagini... meno male!
io dopo essermi accorto del terribile lavaggio intermedio, avrei rimesso la piro per 3-4 minuti e poi la soda...
comunque a conti fatti, mi sembra siano uscite belle cose. chissà stampate...
www.ansaldi.it
[url=http://sagep.it/easyStore/SchedeVedi.asp?IDCatSchede=1873]volti&risvolti[/url]
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mauro ruscelli
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e' vero faccio parte della mandria di elettronici, noi al primo anno eravamo 600. Ho schivato scienza delle costruzioni ma ho fatto meccanica razionale.

Il chiorboli di chimica (che ci avevano presentato come il libro che sta in piedi da solo) e' ancora intonso ad anni di distanza, ma fa' sempre la sua porca figura in libreria.

Nella vita sono un procrastinatore, ma sotto stress do' il 1000% e quando ci sono risolvo i problemi in meta' del tempo rispetto a qualunque altro tecnico, per questo mi pagano.

E poi hai visto le foto che girano per i nostri uffici, come faccio a non sviluppare con il pornophen, dopo 8 anni qui.
Ultima modifica di mauro ruscelli il mar gen 30, 2007 5:07 pm, modificato 1 volta in totale.
Mauro

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NatRiscica
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Mauro,

il consiglio giusto te lo ha dato Gianni, potevi rimettere la piro e ricominciare. Nel primo bagno non succede nulla, serve solo a far si che l'emulsione s'impregni di piro, quindi se per sbaglio lavi, rimetti la piro e ricominci...

Vostro Umido Vice-sub-elletronchimico-tofusolanodo-valvolare-galenico
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mauro ruscelli
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NatRiscica ha scritto:Mauro,

il consiglio giusto te lo ha dato Gianni, potevi rimettere la piro e ricominciare. Nel primo bagno non succede nulla, serve solo a far si che l'emulsione s'impregni di piro, quindi se per sbaglio lavi, rimetti la piro e ricominci...

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Avrei dovuto telefonarti subito, purtroppo non ci ho pensato.
Mauro

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massimostefani
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Stavo sviluppando in Piro quando un'imprevista distrazione da parte dei bimbi mi fa versare acqua tra il primo ed il secondo bagno. Proprio un bel lavaggio. Panico, ricordo benissimo che NON si deve fare ed ho dentro tutti e 5 i rulli della giornata. Verso immediatamente il secondo bagno. Aspetto, ma quando vuoto e' davvero acquoso. Nel dubbio, della serie tanto peggio di cosi'..., ci caccio dentro del rodinal per 10 minuti e poi fisso. Un po' grigetto il negativo ma ben contrastato e lavorabile. Secondo i chimici e' servito il bagno in rodinal o e' stato inutile e quello che vedo e' il risultato dello sviluppo in piro?

ciao[/quote]

Caro Mauro,
Forse le foto più belle della giornata le ho fatte proprio ai tuoi splendidi figli,simpatici e oltremodo coinvolgenti ma....quando si sviluppa..calma e gesso..in solitudine e silenzio..lo so ..lo so..a mezzanotte le palpebre si abbassano automaticamente..ma bisogna farcela..e ci si alza prima della truppa per tagliare i negativi,riporli al sicuro mettendoli sotto peso,in modo da far perdere loro la naturale curvatura che possiedono,nel caso tu stampassi senza vetri...poi mi spieghi x chè ti complichi la vita??
Secondo te,anzi secondo voi...e Bartoli che mi ascolta ve lo confermerà,gli ingegneri chimici che lavorano,penso ben pagati x la Ilford,la Kodak,l'Ornano sono li per produrre rivelatori che funzionano e bene...oppure buttano li formule approssimative,confidando che qualcuno,a casa durante il dopo cena si applichi x trasformarle in un miracolo del quale loro non sono stati capaci???
Ti saluto.

massimostefani.
tutte le fotografie sono reali,nessuna è la verità.
R.Avedon
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Mauro, bellissima sequenza. Spesso vorrei avere più che la capacità, che è del tutto personale, il coraggio di scattare certe foto che scatti tu.

Sarà mica per questo che mi sono comprato la R8?? :shock: :grin:
Cristian
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...e Bartoli che mi ascolta ve lo confermerà,gli ingegneri chimici che lavorano,penso ben pagati x la Ilford,la Kodak,l'Ornano sono li per produrre rivelatori


massimostefani.[/quote]


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Raffaele
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