Chiamare Fotografia anche l'immagine Digitale non è giusto

Sezione Principale - Fotografie e Passioni

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luca rubbi
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Un brano di Ando Gilardi, visto che ieri lo abbiamo ricordato:




Da quasi due secoli il Fotografo Artista combatte inutilmente per ammettere quella della Fotografia nel Pantheon delle Arti Visive quando la diffusione della loro conoscenza dipende proprio dalla stessa Fotografia: se la legge dei grandi numeri è vera, l’originale della Gioconda oggi è la sua Fotografia e il quadro al Louvre è un esemplare senza importanza da mezzo secolo non più fotografato ma riprodotto da riproduzioni. Sulla Fotografia Artistica pesa una maledizione: "è troppo fedele, troppo facile per essere presa sul serio". Ma non è vero: mezzo secolo fa Pablo Picasso in una conversazione registrata da chi scrive, spiegava che a parità di dimensioni la stampa fotografica a colori di un quadro che lui dipingeva in due ore, richiedeva due giorni per un costo maggiore di 100 volte.

Per lo sviluppo del Mercato dell’Arte nascono nuovi valori. Il più falso è che l’opera d’arte debba essere originale e non copiata da un’altra. Il criterio capovolge quella che è stata per secoli la regola del dipingere; da sempre il dipinto nasce da un altro: un quadro ricco di effetti pittorici si dipinge imitando gli effetti già perfezionati da altri Pittori. Del resto è la regola che vale per la Musica, la Letteratura, il Cinema, il Teatro e tutte le Arti. Non si trova in tutti i musei del mondo un quadro figurativo che non ne imiti un altro, più o meno infedelmente: nei materiali, l’olio, le tempere, gli acrilici, eccetera, come nelle forme. Il pittore che dipinge un tramonto o una Madonna con Bambino ha come modelli altri tramonti e altre Madonne con Bambino.

Da poco tempo è nato il Digitale. Chiamare Fotografia anche l’immagine Digitale non è giusto e dipende dalla vischiosità del linguaggio. Queste immagini non hanno ancora nomi propri perché l’evoluzione del mezzo è stata più rapida di quella del linguaggio, perciò siamo costretti a parlarne con vecchie nomenclature.

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Ciao
Luca
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Marco Barretta
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Luca il buon Ando con il tempo ha modificato radicalmente il suo modo di vedere il digitale, è diventato infatti un digitalista convinto, definendo in modo quasi volgare i suoi stessi scritti che inizialmente lo denigravano.
Addirittura ricordo che negli ultimi tempi fosse addirittura in lotta di collisione con chi si ostinava ad utilizzare la pellicola.
Verso l'ora di pranzo provo a dare un'occhiata alle sue iperboli su Pc Photo.
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luca rubbi
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Marco guarda che questo è un testo aggiornatissimo che introduce il suo lavoro digitale su ebay...

http://stores.ebay.it/Gilardi-Digitale

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Marco Barretta
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Luca, devo essere sincero: non riesco ad afferrare tutto al volo e quindi non mi va di pronunciarmi con dati vaghi (i miei).
Ma nelle recensioni sui libri, anche le ultime, mi è sembrato più sguinzagliato.
Purtroppo mi attende un concorso, quindi devo lasciarvi per il diritto amministrativo :smt022

A dopo!
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massimostefani
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[quote="luca rubbi"]Un brano di Ando Gilardi, visto che ieri lo abbiamo ricordato:

Per lo sviluppo del Mercato dell’Arte nascono nuovi valori. Il più falso è che l’opera d’arte debba essere originale e non copiata da un’altra. Il criterio capovolge quella che è stata per secoli la regola del dipingere; da sempre il dipinto nasce da un altro: un quadro ricco di effetti pittorici si dipinge imitando gli effetti già perfezionati da altri Pittori. Del resto è la regola che vale per la Musica, la Letteratura, il Cinema, il Teatro e tutte le Arti. Non si trova in tutti i musei del mondo un quadro figurativo che non ne imiti un altro, più o meno infedelmente: nei materiali, l’olio, le empere, gli acrilici, eccetera, come nelle forme. Il pittore che dipinge un tramonto o una Madonna con Bambino ha come modelli altri tramonti e altre Madonne con Bambino.

Da poco tempo è nato il Digitale. Chiamare Fotografia anche l’immagine Digitale non è giusto e......


La cosa importante che Gilardi mette in evidenza,al dilà del falso problema sulla definizione della fotografia digitale,e che Luca ha opportunamente riportato alla ns attenzione è il problema delle fonti d'ispirazione...Che significano,conoscenza storico-critica,valutazione oggettiva e soggettiva ed elaborazione personale dei messaggi e dei contenuti,che ci pervengono oggi come ieri, dall'opera dei grandi della fotografia. Mentre nel mondo dell'arte,specialmente in pittura,ma anche nel cinema,forse meno in letteratura,le fonti di ispirazione,seppure rielaborate,vengono il più delle volte evidenziate,in fotografia la ricerca spasmodica del "nuovo"..o del "non visto" ha caratterizzato e forse caratterizza ancora,gran parte della produzione fotografica.Ammettere una relazione,tra il proprio lavoro ed uno o più autori,contemporanei e
non,lasciava (e forse lascia ancora) ampio spazio al diffondersi del concetto di "copiare"...non tenendo minimamente conto del fatto che,per esempio, i nudi di Rubbi non sono e non possono essere altro che suoi,per la semplice ragione che vivono OGGI,in virtù delle scelte che un uomo calato nella contemporaneità ha operato,facendo confluire in questa visione quanto più di Sè era possibile.Lo stesso vale per la mia gente...sono le persone vere che incontro giorno x giorno,e con le quali mi relaziono in virtù di quello che sono OGGI,senza dimenticare quello che sono stato ieri.Per questa ragione ho sempre considerato la fotografia,pur riproducibile all'infinito,unica ed irripetibile,perchè unico ed irripetibile è non solo il momento che si va cristallizzando nei sali d'argento,ma anche colui che premendo il pulsante di scatto rende possibile questa sorta di epifania

massimostefani
tutte le fotografie sono reali,nessuna è la verità.
R.Avedon
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