Le foto le vedo quasi sempre grigie. Se fossero stampe riterrei i negativi troppo leggeri, trasparenti, sottoesposti, ovvero esposti per il bianco degli incappucciati anzichè per i volti. Infatti i mantelli bianchi sono perfetti ed i volti troppo scuri.
Ma penso che una 400 Asa sia una pellicola con grande latitudine di posa e tarata a 200 Asa ed esposta per i volti nell'ombra debba essere perfetta, ... e una Leica meccanica, senza tanti automatismi da assoggettare al proprio volere, sia la cosa migliore

. In stampa, poi, userei una carta brillante (3-3,5) e darei almeno 2 esposizioni diverese, una per le luci e una per le ombre.
Mi auguro che sia solo un problema di scansione.
Con l'eccezione della prima e delle ultime foto, la tua ricerca è molto estetica, come un fiume di incappucciati che avanza nel borgo, anche questo è certamente interessante, tuttavia la prima foto e l'ultima, per esempio, sono un tentativo di scavare più in profondità.
Il rischio del fotografo è quello di ridursi a comunicare la propria vita spesa a guardare ovvero non vissuta, a condannarsi al turismo perpetuo, alla inquadratura d'obbligo, al sommellamento di 3 Kg di ferraglia, all'essere dovunque in prestito.
Vivere è sempre meglio che fotografare.
Queste manifestazioni, che hanno un grande valore storico e solo questo rende già il tuo reportage prezioso, ci ricordano chi siamo noi italiani, il nostro modo radicato di sentire anche quando è coperto da una sottile patina di moderno e cinico ateismo italico, come sappiamo: giocare, socializzare, recitare.
Penso che si debba conoscere e indagare più all'interno, dietro alle quinte, cercando di farsi coinvolgere e arricchire.
L'evoluzione è molto lenta, a mio personale parere nasce sempre dalla tradizione, le rotture con il passato portano ad una estrema povertà senza eliminare assolutamente le tare ereditarie. Quello è ciò che abbiamo ereditato e da quello dobbiamo partire.
Per questo ritengo il tuo intento prezioso, ma da sviluppare molto con grande impegno.