Dopo un fine settimana lavorativo (e di quelli con poco tempo, per giunta

) rieccomi qua a leggervi.
Che dire? Un grande grazie a tutti per il benvenuto.
Vedo che qualcuno ha apprezzato il discorso del vino

abbiamo per caso sgamato un amante di Bacco ?

scherzi a parte mi è sembrato un modo leggero per sottolineare che in ambiti come questo è piacevole, distensivo ed istruttivo saper chiacchierare con franchezza, serenità, rispetto e considerazione verso gli altri, altrimenti pian piano questi appuntamenti si svuotano di significato (quando addirittura non diventano fastidiosi) e la voglia di partecipare se ne và.
Ibridi in gran numero?! Aaah …! Non sono l’ unico comodone, allora

Immagino che ci sarà ora qualche cameraoscurista d.o.c. che ci guarda compassionevole … e vabbé, diamo a Cesare quel che è di Cesare: la camera oscura è un’ altra cosa

ma non è proprio per questo che noi ci teniamo l’ ibrido … ???
beh ! … scherzi a parte è chiaro che questa strada è diversa: ha qualche vantaggio e qualche svantaggio. Tra i primi sicuramente una certa semplicità operativa e la possibilità di un controllo sull’ immagine che si spinge nel campo del digitale, con tutto quello che ciò comporta. Tra i secondi un costo operativo non indifferente, le tonalità un po’ diverse, neri non profondissimi (almeno per quanto riguarda la mia esperienza) e qualche difficoltà sui bianchi delicati. Naturalmente si tratta sempre di aspetti che appaiono tanto più evidenti quanto più si confrontano visivamente i due percorsi.
Tuttavia devo dire che, per quanto mi riguarda, sono complessivamente soddisfatto dei risultati che ottengo, sia in sé stessi che alla luce della semplicità operativa: l’ insieme è un buon compromesso. Personalmente utilizzo uno scanner dedicato (Nikon 9000), una stampate Epson 3800 (con K3) e carte Hahnemuehle, in particolare Photo Rag Bayta perché ha un tono bianco appena-appena caldo (non warmtone, solo un bianco non bianco) è lucida e quindi la sua risposta quanto a definizione e pienezza dei toni è soddisfacente, ma di un lucido non speculare, che effettivamente ricorda un po’ le stampe tradizionali.
Le altre carte della stessa marca le ho provate tutte (mi pare di ricordare … ). All’ inizio mi aveva affascinato l’ idea delle matt, ma alla prova dei fatti non mi hanno soddisfatto perché tendono (per i miei occhi) a rendere l’ immagine povera di contrasto generale e dato che già sono propenso a non calcare la mano sotto questo aspetto per non perdere troppo dettaglio, il risultato mi appariva troppo scialbo.
Per le stampe che conservo io uso il formato A2 nel quale stampo generalmente 30x30 spostato verso l’ alto (grossomodo in stile museale; se non sbaglio si chiama così ...). Non utilizzo il plug-in stampa avanzata in bianco e nero della stampante perché in linea di massima mi dà stampe poco incisive, con ombre stranamente aperte nonostante il file di partenza sia “corretto”. Dopo aver provato un po’ ho deciso di stampare come se si tratti di foto a colori e il risultato è sempre stato più convincente. Magari sono io che non ho capito bene come operare con quel plug-in …
Visti i graditi commenti che avete lasciato sulle due foto che ho inserito, aggiungo qualcosa a mia volta.
La prima l’ ho scattata in un parcheggio durante una vacanza. Il gruppo statuario si trovava contro il muro di una casa (visibile alle sue spalle) e, purtroppo, di fronte ad esso stava un auto, proprio a ridosso del basamento; un fatto che non mi ha lasciato molti margini di movimento. Probabilmente se avessi avuto più spazio alle spalle sarei forse risuscito ad escludere lo sporto del tetto (in alto a destra) senza cambiare troppo l’ angolazione di ripresa.
La seconda l’ ho scatta, come si può intuire, all’ interno di una chiesa. Non avevo il cavalletto, ma avevo la biottica che non avendo il ribaltamento dello specchio mi ha consentito di reggere la macchina per un tempo un po’ più lungo senza creare del mosso. Ne ho anche un’ altra simile, con una persona sulle scale. Appena la recupero la posto.
Non so se a voi capita di farlo: nel cercare di capire, a posteriori, perché una foto mi pare funzionare oppure mi pare non funzionare vado alla ricerca, tra l ‘altro, delle linee compositive, cioè quelle direttrici che sembrano emergere con una certa decisione dal soggetto stimolando un dato percorso visivo nell’ osservatore. Se nella seconda foto questa indagine sarebbe un po’ banale per l’ evidenza di queste linee, nella prima l’ ho trovata interessante perché assai più riccamente articolata e ve la propongo in allegato.
Secondo me la risultante (somma visiva) delle linee rosse (che tratteggiano insieme curve vere e proprie e variazioni tonali che sottendono a curve) è quella che determina la tensione verso l’ alto; le linee verdi, invece, sono le componenti che, spingendo oppostamente verso i lati della foto, quindi in direzione quasi perpendicolare, se la immaginiamo nella realtà, aggiungono dinamismo.
Secondo voi?
Per ora vi saluto e mi metto al lavoro: la committenza chiama.
Alla prossima, Mario
