piccolo portfolio a colori

Sezione Principale - Fotografie e Passioni

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cristiano cossu
A San Felice sul Panaro, quando presentai queste foto per una lettura di portfolio, un commissario mi disse che preferiva gli scatti dove c'erano più oggetti, gli altri gli sembravano un pò vuoti...
Eppure è proprio lo spazio, il vuoto quello che volevo riprendere, dalla "finestra" del ponte dipinto del traghetto verso la Sardegna...
Agli amici del LFT ho già ammollato tempo fa questi scatti, ora tocca a voi mi dispiace :xmas: perdonatemi è Natale!
ciao
p.s: il sito mi sembra molto lento spero riusciate a navigare
p.s.: le foto "sarebbero" in vendita, non fraintendete la cosa, mi piaceva il layout del sito e mi sono adeguato alla media degli altri ma non ho mai venduto un'h :D

http://www.irisf64.com/Portfolio.aspx?m=85&p=332
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mauro ruscelli
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che titolo aveva il tuo portfolio?
Mauro

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sergio sartori
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Già viste e piaciute....rivedendole le gusto ancora di più, e in particolare apprezzo la pulizia dell'immagine.
PS; il nome del lettore di portfolio (commissario)lo ricordi.
sergio

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cristiano cossu
Il titolo era "Nave con vista. Paesaggi tirrenici fra Olbia e Livorno".
Sergio per il nome del commissario ti scrivo una mail :smile:
ciao
sergio sartori
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Grazie, sono proprio curioso......
sergio

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mauro ruscelli
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Sto guardando le immagini che trovo belle, in particolare alcune (1,3,4,5,6,11) sono ottime e anche singolarmente presentabili e belle.
Le altre mi piacciono meno non hanno la stessa forza soprattutto se isolate dal contesto. Le ultime 2 rompono la serie e sembrano un po' isolate.

Credo pero', almeno per i profolii che ho visto, che il "progetto" alla base dello stesso sia un po' povero. Ho visto che cio' che viene valutato molto e' il progetto alla base del lavoro, non tanto il numero di oggetti. Pensa ad esempio al lavoro della Frapiccini "muri di piombo" dove non erano certo immagini piu' popolate delle tue.

Forse (ma prendi la cosa con le pinze) un titolo piu' "metafisico" (per questo ti avevo chiesto il titolo, o scatti simili fatti anche in luoghi diversi e distanti avrebbe cambiato il livello di lettura degli scatti cosi' troppo legati ad un concretissimo viaggio in traghetto.

(Ps l'ultima quasi quasi la compro mi piace davvero molto)

ciao
Mauro

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Wirus77
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Molto belle Cris, le mie preferite sono la 1 3 5....in asssoluto la 5!!
Io non le avevo viste,m grazie di averle riproposte!! :-))
cristiano cossu
Grazie per il tuo giudizio Mauro.
Alla base non c'è nessun progetto, sono scatti fatti sul momento, davanti ad uno "spettacolo" che mi ha fortemente colpito. Poi li ho radunati e un amico generoso mi ha convinto che potevo partecipare ad una lettura. Tutto qui! C'è un intento che sono riuscito a leggere a posteriori, quello di fotografare in un certo modo lo spazio del mare visto dal ponte, facendo interagire le due cose in modi diversi etc etc. soprattutto al variare delle caratteristiche atmosferiche e luminose.
In questo caso specifico la cosa che contava per me erano il colore e i rapporti formali, nient'altro. Non credo che un titolo migliore avrebbe conferito maggior interesse alla cosa, ma dopotutto non è un problema! Sabato vado di nuovo in nave e ne faccio qualcun altro, è solo un "mania" tematica di cui penso non mi stancherò molto presto...

No non comprare, se vuoi te la mando in mail.

notte

un grazie anche a Wir e Sergio :smile:
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mauro ruscelli
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Non sono certo un lettore pero' ricorda che una delle prime fasi di lettura (anche fatta amatorialmente fra di noi) e' il riconoscimento del "genere" nel cui contesto si muovono i significati interpretativi della foto.

I genere possono essere reportage ritratto foto documentaristiche foto artistiche ecc.

Nell'ambito delle foto artistiche le tue immagini (che possono rientrarvi per i semplici e lineari grafismi che disegnano) possono ispirare solitudine lontananza ecc. mentre come foto documentaristiche (come le rappresenta il tuo titolo) sono troppo artistiche e quindi scorrette secondo una grammatica di lettura fotografica. Un titolo come "ulisse" o qualche cosa di simile avrebbe guidato l'interpretazione a cercare di capire cosa voleva vedere e rappresentare il fotografo e non a cosa ha effettivamente rappresentato.

Io sono il primo che normalmente da poco peso al titolo almeno nell'ambito delle singole foto, ma quando si tratta di lavori completi, soprattutto se il genere non e' evidente e' necessario azzeccarlo. E' il 50% dell'opera.

ciao
Mauro

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NatRiscica
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mauro ruscelli ha scritto:Non sono certo un lettore pero' ricorda che una delle prime fasi di lettura (anche fatta amatorialmente fra di noi) e' il riconoscimento del "genere" nel cui contesto si muovono i significati interpretativi della foto.

I genere possono essere reportage ritratto foto documentaristiche foto artistiche ecc.

Nell'ambito delle foto artistiche le tue immagini (che possono rientrarvi per i semplici e lineari grafismi che disegnano) possono ispirare solitudine lontananza ecc. mentre come foto documentaristiche (come le rappresenta il tuo titolo) sono troppo artistiche e quindi scorrette secondo una grammatica di lettura fotografica. Un titolo come "ulisse" o qualche cosa di simile avrebbe guidato l'interpretazione a cercare di capire cosa voleva vedere e rappresentare il fotografo e non a cosa ha effettivamente rappresentato.

Io sono il primo che normalmente da poco peso al titolo almeno nell'ambito delle singole foto, ma quando si tratta di lavori completi, soprattutto se il genere non e' evidente e' necessario azzeccarlo. E' il 50% dell'opera.

ciao
Spesso mi chiedo se i "Senza titolo n°3", "Opus 4" etc. etc. non siano un vezzo ma una necessità, un modo per non influenzare chi osserva.
E poi mi chiedo, può variare il grado di percezione di una immagine in funzione del titolo attribuito? Se si, è debolezza del racconto?

Nat
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mauro ruscelli
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NatRiscica ha scritto:
Spesso mi chiedo se i "Senza titolo n°3", "Opus 4" etc. etc. non siano un vezzo ma una necessità, un modo per non influenzare chi osserva.
E poi mi chiedo, può variare il grado di percezione di una immagine in funzione del titolo attribuito? Se si, è debolezza del racconto?

Nat
Come ho detto, dipende da quanto e' chiaro il contesto in cui si muove l'immagine. Ma il fatto che ci sia il dubbio non e' necessariamente un male. Quando si esce dai confini del documentaristico e si affronta un discorso artistico o concettuale tutto lavora per il risultato che altro non e' che la corretta percezione del lettore.

Credo che gia' senza un titolo ognuno avrebbe correttamente inquadrato il discorso, ma se l'autore scrive "Paesaggi tirrenici fra Olbia e Livorno" allora c'e' qualche cosa di sbagliato, o il linguaggio e' forzato oltre il limite che e' lecito attendersi e la comunicazione fallisce. Troppo disturbo sulla linea.

ciao
Mauro

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cristiano cossu
Mauro le tue indicazioni mi stimolano a ragionare, eppure più ci penso e meno sono d'accordo con la tua lettura delle cose.
Da un lato mi ricordo che nessuno dei due commissari ai quali ho fatto vedere gli scatti ha commentato il titolo, e nella loro lettura non ho sentito nessun riferimento ad esso. Dall'altro le tue osservazioni proprio su questo aspetto mi portano a risponderti provando ad argomentare il perchè di quella scelta sui "paesaggi tirrenici...".

Diciamo che, in generale, sono interessatissimo al paesaggio, nelle sue varie interpretazioni e in particolare in quelle fornite da pittori, fotografi, architetti etc.
Poco tempo prima di presentare il portfolio avevo letto un bel libro di Diego Mormorio, "Un'altra lontananza" (Sellerio 1997), che affronta diversi argomenti fotografici, fra questi anche quello del paesaggio. Mi colpì molto la distinzione fatta da Mormorio fra paesaggio e panorama, e in particolare le citazioni di uno studioso eccezionale come Rosario Assunto proprio sul significato estetico, e quindi anche fotografico, della parola paesaggio. Riporto qualche riga del testo perchè vale la pena:

" <<(...) (Assunto) il cielo è spazio, anche da un punto di vista estetico, ma nessuno si azzarderebbe a chiamarlo paesaggio. Il paesaggio è spazio, ma non è soltanto spazio, perchè il concetto di paesaggio include in sé note che non sono proprie del concetto di spazio in quanto tale.>>
Per essere paesaggio lo spazio deve avere particolari requisiti. In primo luogo non può essere uno spazio chiuso: un cortile non è un paesaggio, così anche una piazza potrà essere definita paesaggio solo metaforicamente. Requisito fondamentale del 'paesaggio' è da sempre l'essere spazio aperto, senza alcuna delimitazione non naturale.
Non tutti gli spazi aperti sono però paesaggio. Lo spazio illimitato infatti non può essere definito tale: il cielo non è paesaggio; allo stesso modo non è paesaggio il mare aperto.
Sicchè il paesaggio è fondamentalmente, e innanzitutto, spazio limitato e aperto. Uno spazio limitato che, dice Assunto, 'ha sopra di sè il cielo, lo spazio illimitato'; che non rappresenta "l'infinito ma che si apre a esso'. <<Lo spazio che si costituisce come paesaggio è uno spazio in cui l'infinità e la finitezza si congiungono, passano l'una nell'altra, sicchè la finitezza, aprendosi, diventa infinita per la continuità, che in essa viene a instaurarsi, del limite e dell'illimitato (...) mentre l'infinità, come infinità 'limitata', scende, per così dire, nella finitezza e di essa fa come il proprio specchio.>>"

Etc etc, poi il paragrafo continua citando la celebre poesia leopardiana sull'infinito e precisando la differenza fra il concetto di paesaggio e quello di panorama.

Insomma, è per questi argomenti che quella volta ho pensato di titolare "paesaggi" i miei scatti: non ho ripreso il mare aperto, o il cielo, ma sempre la "scena" paesaggistica rappresentata dalla compresenza della finitezza delle attrezzature e degli elementi della nave con la illimitatezza dell'orizzonte. In qualche caso incorniciandola anche in un paio di interni. E provando a intercettare anche coloristicamente la reciproca specchiatura fra il ponte della nave e "l'infinito".

Se questo mi rende "tranquillo" sull'uso della parola paesaggio (e paesaggio tirrenico, e paesaggio tirrenico fra Olbia e Livorno), naturalmente non mi consola sul valore delle foto stesse, che è ben altro problema. Però un punto di quanto scrivi mi colpisce ulteriormente, ed è quello della distinzione fra generi o meglio fra cosiddette foto documentaristiche e foto cosiddette artistiche.
Tu collochi queste nella seconda categoria, in quanto l'accento documentaristico ipotizzato dal titolo trarrebbe in inganno chi si aspettasse, appunto, scatti "informativi" sul paesaggio in quella determinata zona di mare.
Non avevo pensato a questo problema, ci penso ora leggendo le tue righe. E mi sembra che sia un problema secondario, non decisivo. Il discorso sulle foto "documentarie" è comunque molto affascinante, e io sono d'accordo con quanto sostenuto diverse volte da Italo Zannier: le foto documentarie non esistono, esistono solo fotografie come opere staccate e diverse dal reale, anche e forse soprattutto quando si prefiggono di essere assolutamente aderenti alla realtà. Quindi non "esistono" nemmeno foto artistiche, nelle quali prevarrebbero grafismi e aspetti puramente formali.
In ogni caso, se proprio dovessi catalogarle secondo la duplice categoria che hai proposto, certamente sceglierei "documentaristiche": perchè volevo con esse catturare e mostrare i paesaggi che avevo in mente vedendo quelle scene, i paesaggi che io percepivo in quegli istanti e in quella situazione. E' noto infatti che fuori di me in quei momenti non c'era nessun paesaggio esteticamente formato: c'era solo la realtà. Poi ho scattato, e le immagini sono documento di una idea visiva "paesaggistica" (dello spazio di mare fra Olbia e Livorno) presente nella mia mente.

Scusami, mi sono dilungato senza accorgermene...
Grazie per l'innesco!
ciao
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mauro ruscelli
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:smt048

non ti scusare tutto molto interessante.

se riesci prendi questo
viewtopic.php?t=83

io intento cerco il libro che dicevi di sellerio.


tanti buoni argomenti.

tanti auguri.

ciao
Mauro

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luca rubbi
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Un post molto bello, di grandi contenuti, complimenti e grazie.

Ciao
Luca
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Grazie a voi per l'occasione e per aver letto :smile:
ciao e auguri
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