Il "piano unico"

Sezione Principale - Fotografie e Passioni

Moderatori: NatRiscica, maucas, simone toson, luca rubbi

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carlo riggi
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La tridimensionalità è un tema che ha appassionato e diviso i fotografi, entrando spesso nelle appassionate dispute Germany vs Japan o, ancora più sottilmente in quelle Leitz vs Zeiss. Qualche volta, per i più esperti, la disputa riguardava anche la Kodachrome contro il resto del mondo.
In queste beghe, qualche volta si è perso di vista il fatto che il tema del contendere fosse in ogni caso un'illusione. La fotografia, infatti, è la trasposizione bidimensionale della realtà. Se sulla carta o sul monitor vediamo la "profondità" è perché ci sono dei parametri ottici che ingannano il nostro apparato percettivo.
Talvolta, questi parametri riguardano caratteristiche proprie dell'ottica (una spiccata curvatura di campo, per esempio). Qualche volta hanno a che fare con il senso di "matericità", ed è forse l'elemento che più ha distinto fin da principio il digitale dall'analogico, lì dove però la matericità, talvolta, è stata confusa con la "sporcizia" di scansioni approssimative. Ma, in assoluto, i parametri che supportano maggiormente l'illusione di tridimensionalità sono altri: la luce, il trattamento, la distanza di messa a fuoco, il diaframma.
Poi, solo poi, entrano in gioco le proprietà taumaturgiche del brand o del supporto. Molto importanti queste, invece, nel determinare miraggi e suggestioni...
Queste due fotine sono entrambe digitali, scattate per di più con uno zoomino nipponico. A me sembra che le "braccia" (per citare Riccardo) ci siano entrambe.
Siamo qui per discuterne, sperando di mantenerci "alti", magari anche proponendo altri esempi.

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Ciao
Carlo
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marco palomar
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Non ho ben capito da che parte vuole andare il tuo discorso, ma le due foto presentate, peraltro gradevoli, io le vedo piuttosto piatte.
ma guarda un po'
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carlo riggi
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Il parere che provo ad esprimere è che l'effetto di tridimensionalità sia dato in primo luogo dalle condizioni di luce, dalla distanza di messa a fuoco e dalla profondità di campo.
Però, se tu vedi piatte queste foto allora il discorso si spegne subito. Siamo su due sistemi percettivi diversi: per ma la statua della prima foto "si può toccare".
Di fronte a una tale difformità di giudizio, temo che non ci sia margine di discussione. O siamo soggiogati dai nostri rispettivi pregiudizi, o forse ha davvero ragione chi dice che il digitale sta traviando le nostre capacità di discernimento.
Ciao
Carlo
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Emiliano
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Anche per si nota parecchio la tridimensionalità di queste immagini, la statua in effetti pare di poterla abbracciare. Vorrei chiedere a Carlo se trova tridimensionalità in questa foto:

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<< Nessuna immagine può essere "la realtà", perché la realtà ti capita una volta sola davanti agli occhi. >>
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ario arioldi
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Carlo,
io temo che la visualizzazione dell'immagine via WEB e alle dimensioni ridotte a 800 pixel per lato alteri, attenuandola, la percezione di tridimensionalità che la stessa immagine potrebbe fornire se stampata o comunque osservata a dimensioni più "normali", per diversi motivi tra i quali mi vengono a mente la compressione tonale imposta dal mezzo e la profondità di campo falsata dalle dimensioni.
Ciscuno di noi guardando la stessa immagine su monitor divers potrebbe avere percezioni diverse e non solo per motivi soggettivi.
Buona Giornata,
Ario

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Giuseppe Mosconi
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Bella idea Carlo. Per quanto mi riguarda l'uso accorto del diaframma è l'unica arma che uso per tentare di ottenere un giusto rapporto tra gli elementi nell'immagine e quindi una sorta di tridimensionalità. Una certa differenza la noto tra i Nikon e i Contax (Zeiss) che uso, ma le mie scarse capacità non sanno certo far emergere sostanziali differenze, se ne esistono. E con questo chiudo gli aspetti tecnici o legati all'uso tecnico dell'attrezzatura. Noto invece grandi possibilità nell'uso della luce e delle ombre, nella contrapposizione dei colori e dei contrasti tra zone di diversa tonalità nel BN (come nella la tua prima foto) e in mancanza di un uso accorto di questi elementi nella foto, anche se l'intento è quello di restituire l'idea dei diversi piani, magari con l'uso di grandangolari che ne esasperano le linee, non riesco a ricevere una sensazione di tridimensionalità "emotivamente" valida; la mia reazione è di testa, elaborata sapendo che una navata o una fuga prospettica si sviluppa in altezza o in profondità (faccio riferimento alla tua seconda). Devo anche ammettere che sono un utente di "bocca buona" e quindi non sono in grado di apprezzare come altri questi aspetti nelle sue espressioni più fini, meno evidenti. Ricordo una prova di alcuni vetri Leica (forse dei 35mm) fatta da Cesare T. alcuni anni orsono dove messi a confronto tra loro si poteva notare evidentemente una certa differenza di resa su questo aspetto. Ma le disquisizioni però ritornano sul brand e addirittura tra diverse versioni della stessa focale.
"Vorrei vedere in esse l'urgenza dello scatto, la necessità fisiologica dell'esserci, la frenesia nel respirare l'attimo, la furia di voler partecipare all'anelito di vita del pianeta."

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carlo riggi
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Forse avrei dovuto fare una premessa. A me il tema della tridimensionalità appassiona pochissimo. Lo faceva ai tempi delle belle vecchie diatribe Leitz-Zeiss e lo fa adesso.
Questo thread nasce come spunto di discussione, stimolato dalle considerazioni di Riccardo sul "piano unico" a commento delle mie foto marine. Foto realizzate controsole e con diaframma 11.
Sono d'accordissimo con Ario sulla difficoltà di apprezzare certe caratteristiche in una visione a monitor (ognuno tarato in modo diverso) e su un file jpeg compresso. A maggior ragione, ritengo che l'assenza di tridimensionalità attribuita alle foto digitali sia frutto più della suggestione che di una reale resa determinata dal supporto.
Detto questo, a me pare che la foto di Emiliano possieda quella dote che definiamo per convenzione "tridimensionalità". Anche in questo caso, più che dal supporto (che non conosco), date dalle caratteristiche della luce e dal contributo dello sfuocato.
Ciao
Carlo
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carlo riggi
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Grazie Giuseppe!
Le foto che ho proposto non nascono per cercare l'effetto di tridimensionalità (ripeto, non sono appassionato così come non lo sono di altre delicatezze tecniche del genere "fine art"). Ho scelto due fotine realizzate con uno zoom Sigma, proprio per esasperare la mia idea del modesto contributo dello strumento all'effetto.
Se vado a spulciare tra le foto realizzate con ottiche Leica, con soggetto in primo piano, luce radente e diaframma aperto, è probabile che trovi degli esempi più pregnanti.
Ciao
Carlo
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Danio Cabrini
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Senza diventare matti,ma tutto si traduce in una maggior piacevolezza
dell'immagine,laddove la tridimensionalità così come altri parametri illusori
concorrono.
Le immagini che hai proposto,caro Carlo,sono assolutamente piatte...
Anche la musica si può ascoltare in tanti modi,ma se si introducono
elementi di distorsione,ecco che il nervosismo prende il sopravvento
sulla godibilità...
Posto un esempio,per alimentare molto volentieri la discussione.

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Ciao
Danio
Vola solo chi osa farlo
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carlo riggi
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Danio,
ripeto che le mie non sono immagini nate in una ricerca sulla tridimensionalità, e quindi forse non sono esempi pregnanti. Ma da qui a definirle "assolutamente piatte", mi pare che ci sia di mezzo tutta una molteplicità di variabili veramente incontrollabili, come diceva Ario, ma forse anche un po' di inconsapevole pregiudizio.
Saprà un po' di rappresaglia - se mi conosci un poco sai che non lo è - ma la tua foto sembra l'esempio di quel che si definiva una volta lo sfuocato Nikon: "le figurine ritagliate e incollate sullo sfondo". Eppure, suppongo che sia realizzata con il meglio dell'ottica tedesca.
A questo punto non so più di cosa stiamo parlando. E se non lo so io che ho proposto il thread! :)
O forse, stiamo parlando di una serie di sensazioni veramente incontrollabili e soggettive. E allora, se è così, sono ancora più convinto di quanto l'equazione digitale=piattezza analogico=tridimensionalità sia riduttiva e arbitraria. Almeno nella visione a monitor.

Grazie, ciao
Carlo
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ario arioldi
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carlo riggi ha scritto: E allora, se è così, sono ancora più convinto di quanto l'equazione digitale=piattezza analogico=tridimensionalità sia riduttiva e arbitraria. Almeno nella visione a monitor.

Grazie, ciao
Carlo
Aggiungo che farei molta fatica ad immaginare come una immagine ottenuta digitalizzando con uno scanner una immagine bidimensionale possa avere più tridimensionalità di una immagine ottenuta digitalizzando con una digicam una scena tridimensionale, a parità di ogni altra condizione, si intende.
Buona Giornata,
Ario

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carlo riggi
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Giusto per complicarci un po' la vita. Questa come le vedete?

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Ultima modifica di carlo riggi il sab set 15, 2012 1:45 pm, modificato 1 volta in totale.
Ciao
Carlo
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Emiliano
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Personalmente (e penso proprio sia un discorso molto personale) trovo più piatta l'immagine inviata da Danio che non la prima di Carlo.

Tra le nuove trovo tridimensionalità in quella delle rotoballe, metre ne trovo meno in quella con i vasi.
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R.dox
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carlo riggi ha scritto:Giusto per complicarci un po' la vita. Questa come le vedete?

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Giocata sull'illusione oggettiva della "profondità" ma non tridimensionale o, peggio ancora, plastica.
Tridimensionalità e plasticità non sono illusioni ottiche ma caratteristiche dovute, a volte, a somme di fattori.
Il sensore, per sua natura, è esente (nota che non ho scritto mancante :D ) di queste peculiarità.
Il problema nasce dal fatto che tali caratteristiche, fino all'avvento delle nuove tecnologie, erano riconosciute come "fondamentali" per l'ottenimento di una buona immagine, oggigiorno, data la loro assenza, nessuno nè parla più.
Che la cosa sia ovvia per il mercato lo capisco ma che il talebanesimo dei convertiti :D :D addirittura si spinga a definire, o tentare ad indurre a credere, che tali peculiartità siano tutto sommato illusioni ottiche... lo considero... ehm ehm... :D

Con immutata stima all'amico e grande fotografo Carlo, Vi auguro un buon WE!!!
Riccardo
riccardox.2@libero.it

I work by impulse. No philosophy. No ideas. Not by the head but by the eyes.
Instinct is the same as inspiration.

Manuel Alvarez Bravo
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carlo riggi
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Fermo fermo, dove vai?.. :)
Che sia un'illusione non è una trovata, è la verità. Solo il talebanesimo dei perseveranti può portare a pensare che una immagine bidimensionale possieda l'oggettiva consistenza della profondità. Questo vale adesso e valeva prima.
Poi, sono d'accordo che possano esserci delle peculiarità (multidimensionali) tali da favorire questo effetto. E non penso affatto che non sia importante, per quanto non la consideri una cosa fondamentale.
Quel che contesto è l'identificare la piattezza col digitale, specie in una visione a monitor. La mia impressione è che ci siano molti pregiudizi (da una parte e dall'altra, ma soprattutto da una parte!) che guastano la spontanea fruizione di un'immagine.
Cito Ario, non si capisce come "una immagine ottenuta digitalizzando con uno scanner una immagine bidimensionale possa avere più tridimensionalità di una immagine ottenuta digitalizzando con una digicam una scena tridimensionale".
Ora puoi andare! :-)

Buon WE!
Carlo
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