Autori e Fotografi

Sezione Principale - Fotografie e Passioni

Moderatori: NatRiscica, maucas, simone toson, luca rubbi

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carlo riggi
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Iscritto il: gio giu 25, 2009 10:38 pm
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La riflessione parte da una delle solite acute considerazioni di Marco Palomar. Il nostro amico lamenta una presenza eccessiva di “autori” e scarsa di “fotografi”. Mi sono chiesto cosa volesse dire.
Naturalmente lo chiedo direttamente a lui, ma intanto ho provato a pensarci.
Credo che il fotografo, nel nostro modo di intendere, sia soprattutto il “reporter”, colui cioè che si fa carico di testimoniare il mondo, i suoi eventi, i suoi luoghi, le sue genti.
Ma chi di noi, oggi, potrebbe essere fotografo in quell'accezione? Quali eventi o luoghi oggi non sono già stati esplorati e documentati? A meno di non partire per lungo tempo per progetti mirati, o andare in zone di guerra, la grandissima parte di noi fotoamatori – ma anche dei professionisti – non è nelle condizioni di tuffarsi in realtà inedite, ma, partendo da vertici percettivi non esotici, può esplorare lo spazio e la materia attraverso sensibilità originali, intime e profonde. Il risultato ha forse a che fare più con l’arte che con la pura testimonianza. E’ questo che Marco stigmatizza come prodotto autoriale, più che fotografico?
A giudicare dal suo commento alle mie foto di Istanbul, quelle son dovute sembrargli più “fotografia” rispetto ad altre mie proposte. Lì c’era la gente, c’era un rapporto con le situazioni non mediato da eccessiva interpretazione post-scatto, a partire dall’uso del colore. Ma davvero, con quelle foto, ho raccontato qualcosa di più che non le mie emozioni rispetto a quei luoghi e quella gente? Non credo. Forse, se fossi rimasto per qualche mese, avrei potuto consegnare all’immaginario collettivo qualcosa di più approfondito. Ma a quel punto, probabilmente, avrei spinto proprio su un approccio più “autoriale”, l’originalità consistente nel mio filtro stilistico, nel mio modo di vedere, più che nella novità delle situazioni riprese.
Date queste premesse, è “fotografo” Kenna? E’ fotografo “Sluban? E’ fotografo Gilden? Non sono anche loro visionari più che narratori?
Io credo che ogni foto sia mossa dal desiderio di conoscere e raccontare. Scoprire e condividere, però, non tanto la realtà esterna ma qualcosa di noi, dei nostri mondi potenziali, dele nostre armonie perdute. 
Il nostro fotografare, qualunque sia il genere, è sì un reportage, ma un reportage dell’anima.
In questo senso, la mia idea è che non si ponga una contrapposizione tra autori e fotografi, ma solo tra fotografi (o autori) più o meno efficaci.
Se lo ritenete, il dibattito è aperto.
Ciao
Carlo
mario zacchi
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Iscritto il: ven nov 05, 2010 6:12 pm
Da come scrivi nella parte iniziale, sembra quasi che dedicarsi a forme d’ interpretazione creative
(definizione vaga) sia un’ alternativa e non una scelta di fondo, tra gli utilizzatori di fotocamere.
Dopo, forse, diventa più chiaro.
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carlo riggi
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Iscritto il: gio giu 25, 2009 10:38 pm
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Mario, forse non ho scritto chiaramente, ma quella iniziale è la tesi che mi sembra abbia espresso Marco. Io provo a discuterla.
Ciao
Carlo
mario zacchi
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Iscritto il: ven nov 05, 2010 6:12 pm
Siccome ha scritto “autori” e poi Fotografi, leggendo mi sono chiesto se quell’ “autori” non fosse ironico: riferito ad un ambito ristretto a forte rischio di essere auto celebrativo (come tutti i forum) virgolette, minuscolo, poi Fotografi con la F, che mancherebbero e che suona come voler marcare una differenza sostanziale tra le due aree. Personalmente sto più dalla tua: non credo che, due secoli dopo, si usi una fotocamera solo per documentare, che la fotografia sia quella e che il resto sia altro. Tuttalpiù mi capita di stancarmi dell’ enfasi che spesso condisce l’ interpretazione. Enfasi che, però, mi pare di trovare spesso anche nella “documentazione”; probabilmente perché ci si pone il problema di farle apprezzare, queste foto, a palati ormai modificati.
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carlo riggi
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Iscritto il: gio giu 25, 2009 10:38 pm
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Può darsi che la tua lettura in effetti sia quella corretta. Marco potrà dirci.
Per il resto, mi pare che siamo d'accordo.
Ciao
Carlo
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solimano
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Iscritto il: mar dic 12, 2006 9:26 am
Località: Prato
carlo riggi ha scritto: 
Il nostro fotografare, qualunque sia il genere, è sì un reportage, ma un reportage dell’anima.
e qualche giorno fa Marco Palomar ha scritto :"la fotografia è testimonianza; se così non è, non è fotografia"

mi sembra un punto d'incontro, o almeno di partenza

ciao
mario zacchi
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Iscritto il: ven nov 05, 2010 6:12 pm
Questa foto di Nick_N. è una testimonianza?
Allegati
Nick_N..jpg
foco
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Iscritto il: mar set 27, 2011 1:55 am
In un forum cerco e apprezzo solamente gli aspetti tecnici, le esperienze al riguardo particolari procedimenti di stampa, le caratteristiche di una carta o di un determinato rivelatore etc. Il commentare le proprie foto porta sempre a creare episodi come è successo in questi giorni. Se proprio si vuole commentare foto per imparare e discutere a mio avviso sarebbe meglio farlo con le foto dei grandi fotografi. Ci sono migliaglia di grandi immagini che richiederebbero anni di discussioni e sicuramente porterebbero esperienze positive ad ognuno di noi.
Ogni volta che ognuno di noi produce un immagine a mio personale parere dovrebbe confrontarsi con le immagini dei grandi fotografi e non in forum.
La maggior parte dei commenti (non tutti) che leggo nei vari forum sono mi piace, non mi piace, fantastica, le linee sono storte la stampa è un pò grigia.
A mio avviso se proprio si vuole postare delle immagini, dovrebbero essere commentata con un minimo di 5 righe scritte, uno sforzo obbligatorio a chi vuole mettersi in gioco positivamente.
Ciao.
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Nikita
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Iscritto il: mar dic 12, 2006 4:29 pm
Località: SURTSEY
Ciao Foco,
il fatto è che questo forum è nato come un gruppo di amici improvvisamente fuoriusciti da un altro forum.
Con il tempo ognuno ha conosciuto l'altro, a volte anche di persona.
Di Carlo ho letto molti dei suoi scritti ed un suo libro.
In questi casi le 5 righe le troverei perfettamente superflue, ma mi rendo conto che non per tutti potrebbe essere così.

nik
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carlo riggi
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Iscritto il: gio giu 25, 2009 10:38 pm
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Mario, quella foto è testimonianza di un affetto e di un'emozione. Non ci dice nulla della persona ritratta (della sua identità), ma molto del rapporto dell'autore con quell'uomo e con la vecchiaia in generale.

Foco, normale che ciascuno cerchi qualcosa di diverso e specifico nei gruppi che frequenta. In questo forum non ci sono sezioni specialistiche, a parte qualche archivio documentale, un unico spazio ospita tutti gli aspetti della fotografia, dalle immagini alla tecnica. Normale che non tutto possa interessare. Ci sono alcuni thread - quelli su Contarex, per esempio - che vedono attivi utenti che quasi non scrivono su altri argomenti.
Personalmente mi interessa di più l'immagine della tecnica, avendone masticata per anni ed essendo ormai nella fase in cui essa andrebbe "dimenticata". Tuttavia, leggo volentieri anche le note tecniche, quando ci sono, così come le informazioni su nuovi e antichi prodotti.
La tua proposta di confrontarsi con le opere dei grandi maestri mi sembra valida. Ma non esclude necessariamente l'opportunità di proporre le nostre foto. Condividere la nostra ricerca fa parte del piacere di fotografare, che senso avrebbe tenere tutto in un cassetto? La fotografia, come ogni linguaggio, non è mossa dal desiderio di comunicare?
D'altronde, fatti i dovuti paragoni, i "grandi maestri" non sarebbero diventati tali se si fossero limitati a rimirare a loro volta le foto dei loro maestri... Prima o poi bisogna esporsi, non ti pare?
Quanto ai commenti, non mi pare che questo forum sia così avaro. Il "mi piace" è una sintesi estrema, ma spesso esprime più di quel che sembra, perché contiene tutta una storia legata a chi lo esprime e a chi lo riceve. Ciascuno di noi ha una connotazione (se non vogliamo definirlo "stile") e un gusto, sia nel fotografare che nel criticare.
Siamo una piccola comunità e, come dice Nicola, ci conosciamo quasi tutti abbastanza bene. Io so che se alcuni amici dicono "mi piace" di una mia foto, ne hanno apprezzato caratteristiche che vanno oltre la perfezione formale, e capisco di avere colto nel segno. Per me è un feedback utilissimo, sebbene stringato. Altri amici seguono percorsi diversi, anche per loro il "mi piace" rappresenta un riscontro prezioso. A volte basta poco per capirsi, altre volte invece si preferisce soffermarsi con qualche considerazione in più.
Occorre tempo e ispirazione per fare una bella critica. Ma, intanto, anche un semplice segnale di assenso o dissenso può far piacere e risultare utile.
Ciao
Carlo
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marco palomar
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Iscritto il: mar dic 16, 2008 12:47 pm
la foto di nick è una testimonianza, certamente: se non altro che c'era una persona davanti a lui in quella posizione, il che non è poco.

Provo a imbastire una risposta alla domanda che Carlo mi pone direttamente; chiedo preventivamente scusa per la confusione, ma l'interrogativo di Carlo ha suscitato in me moltissimi pensieri che non so se riuscirò a tenere bene ordinati. Temo anche che qua e là farò dell'autobiografismo, quindi sarò anche io autoriale.
Intanto Scrivere su questo forum è un privilegio per me, perché provo piacere nel vedere immagini, ancor più se di livello come quelle che in media passano qui, e ancor di più se mi viene data la possibilità di interagire con i fotografi che le hanno scattate.
Partiamo da una delle ultime immagini di Carlo, "le possibilità di un'isola". Quell'isola confusa rappresenta un punto di fuga su un orizzonte di senso che appartiene sempre più all'autore e sempre meno a noi osservatori; poco conta che quell'isola ci possa "risuonare dentro", perché tutti abbiamo intravisto nella nostra vista un'isola che sembrasse apparire dal nulla. Come tutti noi abbiamo sentito una sensazione di angoscia sotto un cielo plumbeo, di libertà vedendo un gabbiano, come tutti noi abbiamo avuto delle cotte e scritto poesie d'amore. C'è troppo in quella foto. Troppo di noi e troppo di Carlo, troppo autore al centro della scena; ricorda quella famosa battuta che Monicelli fece a Moretti "sei bravo, però adesso scansati e fammi vedere il film". Il film che, ad esempio, si vede nelle immagini di Istanbul. Un film magnifico di un grande regista, che si riconosce benissimo nelle inquadrature e nella sensibilità fuori dal comune. Un regista che si scansa e lascia vedere il film. Un film che mi piace di più: per la mia formazione e il mio vissuto sono approdato su posizioni anti-sentimentalistiche e anti-intellettualistiche. Da questo punto di vista apprezzo moltissimo il "mestieraccio" di tanti fotografi (tra gli avventori un Massimo Stefani o-senti senti - un Bruno Brigido). Qui sono tutti per il tormento di Michelangelo e nessuno per la olimpica sprezzatura di un Raffaello: ecco, Raffaello è uno che, pur in possesso di una tecnica inarrivabile, si scansa e lascia vedere il film. Sono un capolavoro i prigioni di Michelangelo; ma altrettanto lo sono il trionfo di Galatea o i ritratti del Sanzio.
Apprezzo la tecnica; apprezzo le regole, applicate o disapplicate, ma mai ignorate. La tecnica è come il denaro: chi ne ha tanta dice che si può benissimo farne a meno, e qualcuno tra quelli che ne hanno di meno si lascia convincere che questo sia vero, beandosi della propria tecnica povertà e trastullandosi con slanci espressionistici.
Chi fa tutto facile provi, ad esempio, a fare un ritratto in grande formato: ci sono talmente tante di quelle variabili da controllare che la riuscita è tutt'altro che scontata, e solo quelli davvero bravi riescono a portarci a casa la pagnotta. E qui introduco una riflessione sull'annosa diatriba analogico-digitale: chi fa analogico oggi è come quel personaggio di kim-ki-duk che si porta dietro un pietrone legato ai suoi fianchi con una fune: è tutto maledettamente più faticoso , ma forse quella fatica, quel rallentamento, quella ridicola ostinazione ai limiti dell'autolesionismo non solo ti salvano, ma danno anche un senso a quello che fai. Non è un caso che, ad esempio, Riccardo scatti in analogico con vecchi attrezzi, o Carlo abbia dovuto celiare, nell'isola, la dicitura berenghiana di vera fotografia.
Ultima modifica di marco palomar il lun ott 08, 2012 9:56 am, modificato 1 volta in totale.
ma guarda un po'
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Nikita
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Iscritto il: mar dic 12, 2006 4:29 pm
Località: SURTSEY
Grazie Marco.

nik
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carlo riggi
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Marco, non solo sei stato chiaro ma anche convincente. La tua definizione di autore, contrapposto a fotografo, è condivisibile. In fondo autore è "colui che fa crescere", fotografo è forse più colui che raccoglie.
Anch'io apprezzo i mestieranti fotografi, e condivido il valore della fatica (capisco bene cosa intenda Riccardo quando parla di conoscere la luce, in un altro thread).
In tale accezione, io forse non sarò mai fotografo. O non lo sarò più.
Per me fotografare ha a che fare con il concetto di "vivere" più che con quello di "lavorare". Non è un mestiere, è un linguaggio. Fotografare e scrivere sono parti della stessa necessità esistenziale.
Forse sono come uno di quei rocker che, a fine carriera, si danno alle ballate intimiste.
Quello è il mio modo di intendere la fotografia. Probabilmente definitivo, anche se mi fa piacere che ogni tanto serie come quella di Istanbul ricordino a me stesso che so fare anche altro, e che dunque la mia è una precisa scelta.
Infine, la mia foto dell'isola. Allora scrivesti che non sapevi cosa dire. Oggi però ne hai dette di cose belle su quella foto.
Forse certe immagini hanno la possibilità di entrare nell'immaginario, siano esse prodotti fotografici o autoriali.
Questo in fondo a me interessa. Sono uno degli ultimi convinti che l'"arte" possa migliorare la vita.
Grazie!
Ciao
Carlo
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carlo riggi
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Diciamo che prima usavo penna e calamaio, adesso uso la tastiera del Mac.
Non è la stessa cosa, in effetti, ma ci si adatta.
Ciao
Carlo
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mauro ruscelli
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il tread e' partito benissimo, non roviniamolo.

per conto mio devo rileggerlo e prendere un po' di tempo per una risposta sensata..
Mauro

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