Prima volta a Milano, mi sono divertito visto 3 mostre ottima compagnia e rivisto persone da NOC.
Allego qualche scatto.
Saluti
Leo
2 giorni a milano!!
Moderatori: NatRiscica, maucas, simone toson, luca rubbi
- carlo riggi
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Se i risultati sono questi, devi tornarci più spesso.
Ciao
Carlo
Carlo
- mauro ruscelli
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infatti, bellissime foto
forse troppo carica quella del tipo che ti fa le corna, l'immagine funziona benissimo anche con un po' meno contrasto
forse troppo carica quella del tipo che ti fa le corna, l'immagine funziona benissimo anche con un po' meno contrasto
Mauro
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- Giuseppe Mosconi
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Ecco queste foto mi riaccendono l'idea che per fare foto (oltretutto buonissime come queste) bisogna non essere del luogo per poterlo scandagliare al meglio, con occhi nuovi e interessati e che anzi essere forestieri addirittura aiuta nell'esplorazione. Una città come Milano stereotipata e iper conosciuta per i suoi aspetti più metropolitani io, da milanese o ex milanese, non mi si era mai concessa con queste immagini. Devo pensare che probabilmente è stata solo colpa mia. Bravo belle foto.
"Vorrei vedere in esse l'urgenza dello scatto, la necessità fisiologica dell'esserci, la frenesia nel respirare l'attimo, la furia di voler partecipare all'anelito di vita del pianeta."
http://www.flickr.com/photos/gimo/
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- mauro ruscelli
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non sono completamente in linea, certo e' piu' facile vedere uno sguardo fresco o diverso nelle foto altrui, soprattutto se non sono del luogo, ma ritengo che sia proprio una sfida fotografare i propri luoghi, un modo per aprirsi e ricominciare a stupirsi ad avere la voglia di scoprire invece che essere sommersi dall'abitudine. Ovviamente anche io trovo molto belle molte delle foto fatte in viaggio, ma non potrei mai pensare di non fotografare se non in viaggio, lo stimolo a fotografare e' sempre dentro di me, la voglia di mettermi in gioco e continuare a cercare...Giuseppe Mosconi ha scritto:Ecco queste foto mi riaccendono l'idea che per fare foto (oltretutto buonissime come queste) bisogna non essere del luogo per poterlo scandagliare al meglio, con occhi nuovi e interessati e che anzi essere forestieri addirittura aiuta nell'esplorazione. Una città come Milano stereotipata e iper conosciuta per i suoi aspetti più metropolitani io, da milanese o ex milanese, non mi si era mai concessa con queste immagini. Devo pensare che probabilmente è stata solo colpa mia. Bravo belle foto.
Mauro
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Grazie mauro e grazie a tutti.mauro ruscelli ha scritto:infatti, bellissime foto
forse troppo carica quella del tipo che ti fa le corna, l'immagine funziona benissimo anche con un po' meno contrasto
Per il contrasto credo che sia un po' esasperato sia dal ridimensionamento che del libro il senso dell' ombra W. Eugene Smith

Leo.
- simone toson
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Eccellenti, davvero.
Il primo ritrattone mi fa impazzire, tutte belle comunque.
Complimenti.
Il primo ritrattone mi fa impazzire, tutte belle comunque.
Complimenti.
- Stefano Tambalo
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belli tutti gli scatti, anche io ho riporto le stesse impressioni sul trattamento, ma si sa che sono di gusti difficili
): il suo non è uno sguardo da turista o da curioso, sa cosa fotografa. E lo stesso discorso - per stare inter nos - lo farei per Riggi e il mare o per Rubbi e la.. si dai, si è capito 

riguardo a questo, io penso che si fotografa bene quel che si conosce meglio. Il posto nuovo apre la curiosità e porta a fare ottimi scatti, come questi. Ma prendo a esempio Bregani e le sue Dolomiti (ma solo per per non scomodare Doisneau e Parigimauro ruscelli ha scritto:non sono completamente in linea, certo e' piu' facile vedere uno sguardo fresco o diverso nelle foto altrui, soprattutto se non sono del luogo, ma ritengo che sia proprio una sfida fotografare i propri luoghi, un modo per aprirsi e ricominciare a stupirsi ad avere la voglia di scoprire invece che essere sommersi dall'abitudine. Ovviamente anche io trovo molto belle molte delle foto fatte in viaggio, ma non potrei mai pensare di non fotografare se non in viaggio, lo stimolo a fotografare e' sempre dentro di me, la voglia di mettermi in gioco e continuare a cercare...Giuseppe Mosconi ha scritto:Ecco queste foto mi riaccendono l'idea che per fare foto (oltretutto buonissime come queste) bisogna non essere del luogo per poterlo scandagliare al meglio, con occhi nuovi e interessati e che anzi essere forestieri addirittura aiuta nell'esplorazione. Una città come Milano stereotipata e iper conosciuta per i suoi aspetti più metropolitani io, da milanese o ex milanese, non mi si era mai concessa con queste immagini. Devo pensare che probabilmente è stata solo colpa mia. Bravo belle foto.


- carlo riggi
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Proviamo a leggerla così.Stefano Tambalo ha scritto:riguardo a questo, io penso che si fotografa bene quel che si conosce meglio. Il posto nuovo apre la curiosità e porta a fare ottimi scatti, come questi. Ma prendo a esempio Bregani e le sue Dolomiti (ma solo per per non scomodare Doisneau e Parigi): il suo non è uno sguardo da turista o da curioso, sa cosa fotografa. E lo stesso discorso - per stare inter nos - lo farei per Riggi e il mare o per Rubbi e la.. si dai, si è capito
Noi possiamo fotografare solo ciò che conosciamo.
Essendo la fotografia una modalità di rappresentazione di istanze interiori, ci sta pensare che noi si sia sempre alla ricerca di configurazioni note, sia nelle situazioni abituali che in quelle inedite.
Il vero problema non è conoscerle, ma ri-conoscerle.
Talvolta è più semplice riconoscere nel dissimile elementi che ci appartengono, piuttosto che nel simile (digressione: questo meccanismo è alla base della curiosità scientifica - pulsione epistemofilica - come, al suo opposto, del pregiudizio razzista...), dove l'abitudinarietà ci spinge a dare per scontati aspetti che invece non lo sono per niente. Tanto meno scontati quando si è dotati di uno strumento specialissimo come la fotografia, capace di rendere visibile l' "invisibile".
L'apparente paradosso è dunque che noi, alla fine, si cerchi il simile nel dissimile e il dissimile nel simile...
Leonardo a Milano ha fotografato uomini, mica marziani, ma con la sensazione di aver scoperto qualcosa di mai visto prima. Quello, per me, è lo "stupore": ritrovarsi, riconoscersi, quando non ci se lo aspetta.
E il mio mare, in apparenza sempre quello, è ogni volta diverso quando lo ritrovo nelle fotografie.
Eppure tutti noi, se facciamo clic, è perché abbiamo riconosciuto qualcosa che ci appartiene in quel rettangolo del fotogramma. Una forma, una sequenza, uno stimolo familiare. Qualcosa di intimo ed estraneo allo stesso tempo.
Simile nel dissimile, dissimile nel simile, dissimile nel dissimile (ma mai del tutto). Sono tutte situazioni creative, a prescindere dall'estetica.
La sciagura è quando finiamo col ritrovare ogni volta, stereotipatamente, il simile nel simile. Quella è per me, tecnicamente, la pornografia.
Ciao
Carlo
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- carlo riggi
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Che poi è dire la stessa cosa usando qualche chilo di inutili parole in meno.BeeSSa ha scritto:Io non so usare parole come quelle di Carlo, posso solo dire che osservo sempre e cerco di prendere ciò che mi incuriosisce.
Così ogni posto anche lo stesso mi pare essere nuovo ogni volta.

Ciao
Carlo
Carlo
- Stefano Tambalo
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si Carlo. Io mi sono ricollegato al discorso di Giuseppe e della sua (ex) Milano che non gli si è concessa fotograficamente. Leonardo ha fotografato persone, non persone di Milano. E le avrebbe fotografate altrettanto bene ad Angiari piuttosto che a Vattelapesca perché ri-conosce persone. Forse Giuseppe non le avrebbe fotografate in ogni caso, straniero o residente. In questo senso dico "ciò che si conosce".. che poi è l'informale di "simile nel dissimile".carlo riggi ha scritto: Proviamo a leggerla così.
Noi possiamo fotografare solo ciò che conosciamo.
Essendo la fotografia una modalità di rappresentazione di istanze interiori, ci sta pensare che noi si sia sempre alla ricerca di configurazioni note, sia nelle situazioni abituali che in quelle inedite.
Il vero problema non è conoscerle, ma ri-conoscerle.
Talvolta è più semplice riconoscere nel dissimile elementi che ci appartengono, piuttosto che nel simile (digressione: questo meccanismo è alla base della curiosità scientifica - pulsione epistemofilica - come, al suo opposto, del razzismo...), dove l'abitudinarietà ci spinge a dare per scontati aspetti che invece non lo sono per niente. Specie se si è dotati di uno strumento specialissimo come la fotografia, capace di rendere visibile l' "invisibile".
L'apparente paradosso è dunque che noi, alla fine, si cerchi il simile nel dissimile e il dissimile nel simile...
Leonardo a Milano ha fotografato uomini, mica marziani, ma con la sensazione di aver scoperto qualcosa di mai visto prima. Quello, per me, è lo "stupore": ritrovarsi, riconoscersi.
E il mio mare, in apparenza sempre quello, è ogni volta diverso quando lo ritrovo nelle fotografie.
Eppure tutti noi, se facciamo clic, è perché abbiamo riconosciuto qualcosa che ci appartiene in quel rettangolo del fotogramma. Una forma, una sequenza, uno stimolo familiare. Qualcosa di intimo ed estraneo allo stesso tempo.
Simile nel dissimile, dissimile nel simile, dissimile nel dissimile (ma mai del tutto). Sono tutte situazioni creative, a prescindere dall'estetica.
La sciagura è quando finiamo col ritrovare ogni volta, stereotipatamente, il simile nel simile. Quella è per me, tecnicamente, la pornografia.
(Giuseppe non è personale, è per l'esempio)