[Foto] Graffiti

Sezione Principale - Fotografie e Passioni

Moderatori: NatRiscica, maucas, simone toson, luca rubbi

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mauro ruscelli
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Niente di eccezionale, ma solo per dimostrare (a me stesso) di essere ancora vivo. Sono rientrato sabato da Savignano depresso come tutte le volte che ci vado. E quindi sono uscito a fare due passi sul molo di Rimini chiedendomi cosa ci faccio con una fotocamera in mano, meglio forse provare a costruire una nave in una bottiglia. Poi ho incontrato questi due ragazzi intenti a fare un graffito, mi sono seduto vicino a loro a fare qualche scatto. Sono rimasto un paio d'ore, e sono dovuto andare via che erano ancora in alto mare. Ma sono andato via riconciliato. Dovrei sempre rammentarmi che non e' per altri che lo faccio, ma perche' mi fa stare bene, mi rappacifica con il mondo.
Mauro

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ulyssesitaca
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eh, si, Mauro.

Lo diceva quel tizio: "...chiedetevi se lo fareste comunque, se vi costasse tanto, se fosse vietato. E allora fatelo, fatelo per voi stessi e non pensateci piu'..."

Cito a memoria, perdona, il grande Hernst Haas.
Raffaele
charlie29
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sì mauro dai!! :-P !!
belle...mi piacciono più delle altre la 2-4 e l'ultima!!!
..tutto muore,è la regola,..ma tutto ciò che muore un giorno tornerà...."
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cristian vidmar
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A me piace particolarmente la terza.

Ho smesso di farmi quelle domande quando mi sono risposto "Perché mi diverto e perché me lo posso permettere". Ho abbastanza doveri nella vita senza dover aggiungere quello di ottenere risultati in fotografia che rispettino standard scelti da altri. Quando -se mai- sentirò una costrizione legata alla fotografia allora smetterò di fare foto.
Cristian
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mauro ruscelli
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Cosa volete, un conto e' andare a un mercatino, dove di fotografia casomai se ne parla, un conto e' andare in un posto dove la fotografia e' al centro. Forse non una grande manifestazione ma nel mio piccolo basta a spiazzarmi.
Se dovessi solo fotografare, senza cercare di studiare un po', sarebbe molto facile. Ma fotografare e guardare mostre o libri da stimoli e mazzate in pari misura.
Mauro

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massimostefani
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Anche da fotoamatore,e Raffaele mi è testimone assolutamente attendibile,mi sono sempre "divertito seriamente" e continuo a farlo!!
Ieri,ad un matrimonio,bellissima festa,ho scattato più di 800 immagini,la metà delle quali al volo tra gente che balla,ride,suona,canta,festeggia alla grande una coppia di amici che intraprende,contando anche sulla loro amicizia,un itinerario di certo non facile,ma parte con il piede giusto,con il calore e la gioia di vivere necessari alla bisogna!!!! Ho fotografato loro e per loro come se fosse roba mia...ed in fondo lo è!! Poi alla fine,non avendo nessuna fretta di andarmene mi sono seduto a cantare,con gli ultimi ragazzi rimasti,C'era un ragazzo...Io vagabondo...Nel cuore e nell'anima...sono stonato,ma nel mucchio non si nota!! Questo è il mio intender fotografia...condivisione aperta, ma anche silenziosa riflessione,a posteriori, sul "cosa" veramente significhi fotografare...come dipingere o scolpire....o riempire un pentagramma...o tradurre in versi il vivere quotidiano.
Al tempo stesso,pur non avendo mai avuto la tentazione di "buttare alle ortiche" la fotocamera,ben comprendo la frustrazione di Mauro,che alle volte mascheriamo con il ...se volemo divertire...ma nella maggior parte dei casi è una bugia che raccontiamo a noi stessi...un piccolo peccato,assolutamente veniale.

massimostefani
tutte le fotografie sono reali,nessuna è la verità.
R.Avedon
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Nikita
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"L'ORA D' ARIA DELL'ANIMA".

Il problema e', secondo me:

1) scegliamo di confrontarci con qualcuno ?

2) chi scegliamo come parametro ?

Sviluppiamo tentando di restare sintetici.

1) Facciamo fotografie per noi stessi, per dare e ricevere qualcosa da questa operazione o per ricevere applausi ?
Se scattiamo per noi, come diceva Ernst Haas, e lo faremmo anche se fosse difficilissimo o vietato, allora il problema non si pone. Noi stessi guardiamo le nostre fotografie e noi stessi le giudichiamo: se non ci soddisfano, siamo liberissimi di volgere altrove i nostri obiettivi, o di non scattare.
C'e' un fotografo giapponese che per tutta la vita (tutta) ha fotografato solo cigni selvatici, un altro che fotografa solo oceani, in 6x6, con l'orizzonte a meta e null'altro, cambiano solo caption e condizioni di luce. Mille esempi si possono aggiungere.
Io dico: fare quello che si sente e farlo per se stessi, e se le cose non vanno, la risposta non e' nel corredo o nella Holga, ma nell'analisi delle proprie pulsioni (quando ci sono, senno' basta sky...).

Resta anche perfettamente lecito, secondo me, fare fotografie con lo stesso spirito di confronto e goliardia con cui si gioca a biliardo, e voler in qualche modo trasporre la tensione del risultato e della supremazia tipiche del nostro vivere quotidiano e che esiste nel nostro codice genetico dai tempi delle caverne, del resto, anche nel nostro hobby. Ed ecco i concorsi e le garette, le mostre di circolo e di paese, i dopolavori.
Tutto bene fino qui. Scelte, come sempre nella vita.

2) Qui nasce il problema: se nella fase 1) abbiamo scelto il confronto al silenzio, il problema diventa la scelta del parametro.
Esempio: se il parametro della bellezza e' Gwyneth Palthrow, e ad essa parametriamo le nostre compagne, siamo tutti condannati all'infelicita' perenne o a lunghissimi anni di solitarie masturbazioni.
Se siamo dei manager e ci parametriamo a Jack Welch, epico amministratore delegato della General Electric e vero simbolo del management, siamo condannati a decenni di Prozac.
Se siamo medici e ci parametriamo a Jenner, o chi altro, possiamo organizzare subito un seppuku col bisturi, perche di Jenner ce n'e' uno.
Se siamo architetti e ci paragoniamo a Mies, sono certo che desidereremo tuffarci nella colata di cemento piu' prossima e li annegare, cosi come addenteremmo un cavo (collegato) da 15000 volt se fossimo dei supertecnici e ci paragonassimo a Maxwell (quello delle equazioni fondamentali dell'elettromagnetismo).

Allora, a mio parere, il discorso e':
se NOI ci parametriamo a HCB, McCullin, Salgado, Nachtwey eccetera e' chiaro che il nostro reportage e' merda. Non nella singola prestazione, intendiamoci: la nostra singola immagine potrebbe tranquillamente reggere il confronto, ma nel totale dell'opera e nella serieta' del lavoro di conoscenza e preparazione, nell'investimento di tempo, risorse e denaro che stanno dietro.
Dunque, se siamo amatori che giocano a calcetto, o suonatori della domenica, paragonarsi a DelPiero o Emerson Lake & Palmer e' un errore di metodo, punto.

Quello che io credo, dunque, e' che dovremmo rilassarci riguardo alle nostre foto, essere piu' indulgenti con noi stessi (sul metodo, non sulle singole fotografie !) ed accettare il fatto che la Storia sta passando lontanissima da tutti noi e, a dire la verita', chissenefrega.
Cerchiamo di vivere la fotografia come una bella attivita' ("l'ora d'aria dell'anima" dico da vent'anni ) che ci rilassa e da' sensazioni belle, e teniamo fuori le tristi considerazioni su chi avremmo potuto essere e non siamo diventati, tanto le cose non cambieranno e, ancora, chissenefrega.

I forum. E' chiaro che i forum, per definizione, sono dei "cortili piccoli" come direbbe Massimo.
Ruscelli dovrebbe confermarlo, ma credo che agli iscritti di PhotoBit non si siano aggiunti ne' Nachtwey, ne' Salgado, di recente, ne' tantomeno McCullin che, essendo dislessico, ha sicuramente problemi con la tastiera.
E' un cortile piccolo, ma un cortile di amici. Io lo frequento da 8 mesi eppure per 15 anni ho fotografato (malissimo) da solo, in silenzio, senza circoli ne' concorsi, non per disprezzo, ma perche' veniva cosi.
Nel forum ho trovato, per setacciature successive un gruppo di amici che mi pare non abbiano manie di grandezza, ne' superbie particolari, ne' conti aperti con la vita da far pagare ad altri. Ho trovato invece accettazione, simpatia, talvolta delle generosita' stupefacenti, grande VOGLIA di stare insieme e di condividere.
All'interno di questi gruppi, Cesare, la condivisione e' il mezzo per la comunicazione, per il contatto umano, non il fine (non fare questo errore): c'e' chi per condividere ha bisogno di scrivere tanto, chi a ha bisogno di una battuta salace (Nat, Vittorio), chi ha bisogno di 400 immagini in un anno (i miei amici Luca e Massimo) e chi di frasi concise e concettulamente cristalline (Mauro) opposte a fluttuanti profondita' di pensiero e di vissuto (Mario) e cosi via.
Fare fotografie e' un mezzo, non un fine. Sempre.
Lo e' per i grandi, lo e' per noi piccoli, lo e' per tutti. E' la canalizzazione di un qualcosa, sempre.
Qui, finora, la condivisione e' stato un mezzo per conoscersi, per capire i nostri vissuti, i punti di contatto e quelli di allontanamento, la visione della vita, dell'amore e talvolta della politica.
Qui stanno nascendo amicizie, alcune piu' concettuali e altre piu' affettuose, qui si trova, forse grazie alla protezione-filtro del monitor, un po' di disponibilita', simpatia, tenerezza in piu' che al bar, dimostrate con parole gentili, apprezzamenti certe volte un po' esagerati, nomignoli (Nikita !! Rush : se c'e' un nomignolo adatto all'aplomb britannico di Ruscelli e' proprio Rush, scatto, in inglese...) che parlano di affetto, riferimenti e simpatia che vanno oltre la fotografia.
Ma sai, sapete che lavoro fa Nikita ? E Ansaldi ?
Credete che nella vita possano mostrare tutto questo affetto e gentilezza ?
Il forum e' un luogo privilegiato (finche' funziona) perche' e' una sorgente di energie, che poi potranno scontrarsi, respingersi, fondersi e creare qualcos'altro, speriamo di piu' alto.
Continua a fotografare, Cesare, e faccele vedere: fotografa fili dell'alta tensione per tutta la vita, se vuoi, ma faccele vedere. Accetta ogni tanto qualche piccola presa per il culo, che sta a significare che sei abbastanza interessante da meritartela, non abbatterti se le tue foto non piacciono (ma cerca che piacciano a te) e non esaltarti se piacciono molto. Accetta il nomignolo affettuoso che qualcuno prima o poi ti dara' e non prenderci mai troppo sul serio...Solo, continua a fotografare, che lo fai bene, perche' le alternative sono Sky e la bocciofila. Sicuro che ti interessi ?

Coldiali saluti,

Lo Studente Moscovita


P.S. Scritto di getto, non corretto, perdonate l'itagliano.
_________________
Raffaele



L'ho riletto grazie alle riflessioni di Mauro.
Ne è valsa la pena.
Onde evitare problemi con i diritti d'autore è necessario dire che l'autore è Raffaele, ma avrei voluto scriverlo io.
A voi.

Cari saluti.

Nik.
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Giuseppe Mosconi
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Riprendo un pezzo del bel post di Raffaele, cosi giustamente riproposto da Nikita:

" ...
All'interno di questi gruppi, Cesare, la condivisione e' il mezzo per la comunicazione, per il contatto umano, non il fine (non fare questo errore): c'e' chi per condividere ha bisogno di scrivere tanto, chi a ha bisogno di una battuta salace (Nat, Vittorio), chi ha bisogno di 400 immagini in un anno (i miei amici Luca e Massimo) e chi di frasi concise e concettulamente cristalline (Mauro) opposte a fluttuanti profondita' di pensiero e di vissuto (Mario) e cosi via.
Fare fotografie e' un mezzo, non un fine. Sempre.
... "


e aggiungo il mio pensiero, perchè di stati d'animo negativi ne vivo spesso anch'io, soprattutto dopo aver visto belle fotografie o letto di come alcuni fotografi hanno interpretato la loro vita con e per la fotografia. Il motivo di certi momenti di scoramento è dovuto al fatto che ci si scontra con la nostra personale insoddisfazione, ci si scontra con il non saper rendere in "immagine" ciò che proviamo, ciò che viviamo in diretta: il mezzo che abbiamo scelto per comunicare non ci segue, non ci supporta nel trasmettere le nostre emozioni. Quando arriverà la scintilla che ci permetterà di raggiungere la padronanza del mezzo tecnico ? Mi dite che non è questo il punto vero.

Ho letto in un libro di Donald Winnicot (psicologo che ha approfondito le tematiche legate alla maternità ed alla evoluzione in età infantile di noi esseri umani, n.d.r) che le mamme sanno "naturalmente" come allevare i figli; e che far loro leggere il come e il perchè di certi comportamenti, le rende molto più fragili e insicure ( queste povere donne) perchè incominciano a porsi domande, anzichè agire. Allora Mauro, mi permetto di accumunarti, forse sbagliando, al mio sentire: io penso che dobbiamo avere il coraggio di "darci" noi stessi alla fotografia e fare le "nostre fotografie", non pretendere di replicare quelle che ammiriamo degli altri, confrontarci ma per dare valore alle differenze, scoprire e valorizzare le nostre caratteristiche. Non facile, ma neanche impossibile ! e se mai raggiungeremeo i risultati che ci prefiggiamo (visto che siamo magari anche un pò pignoli, perfezionisti o interpretiamo anche la fotografia in modo troppo integralista), avremo fatto comunque un percorso e il possibile per esprimerci. Rispetto a chi usa solo i telefoni per comunicare siamo già un bel passo avanti !!
"Vorrei vedere in esse l'urgenza dello scatto, la necessità fisiologica dell'esserci, la frenesia nel respirare l'attimo, la furia di voler partecipare all'anelito di vita del pianeta."

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Giuseppe Mosconi
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Aggiungo al mio precedente post, anche se un pò OT:

Il mio nick è Pinuccio sub perchè sono istruttore subacqueo e perchè insieme alla fotografia la subacquea è l'altra mia grande passione. Ma ci sono differenze nel come le vivo. Quando torno in acqua, anche se non ho effettuato immersione per lungo tempo (periodo invernale ad esempio), non devo ri-ambientarmi, non ho paura che il mezzo (erogatori, GAV e tutto il resto) non mi assecondino nel mio volere, non ho paura di essermi dimenticato come si fà una determinata cosa. Mi sento libero di esprimere me stesso e mi sento affine all'ambiente che vivo in quel momento. Chi mi è vicino e mi conosce, spesso mi dice che "sono" un'altra persona in quel momento. In sintesi il mezzo non influisce con lo scopo. Questo parallelismo mi ha fatto pensare che forse (dando cumunque il giusto peso e con le dovute differenze di tecnologia e di uso della stessa) la fotografia non è per me cosi naturale come la subacquea! Ma ricordo anche che le prime 50 immersioni per me sono state un supplizio infinito ( ora supero le migliaia) e che tutte le volte che sono stato male in barca o dopo un week end di lavoro (ai tempi che furono) le volte che mi sono addormentato appoggiato alle bombole mentre le ricaricavo, mi dicevo che ero proprio un pirla se avevo scelto quell'attività piuttosto di giocare a ping pong che necessita solo di una racchetta e al massimo due palline !

Sono un testone e finora sono riuscito a ottenere quello che desideravo. Anche per la fotografia è cosi. Devo trovare il modo giusto per immergermi in essa e diventarne parte !

Scusate, sono le 0.45 ! e sono un subacqueo pirla ! :lol:
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mauro ruscelli
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Grazie a tutti, in realta' gettare alle ortiche no, ma scoramento si'. E insomma oltre alle capacita' dei grandi, che spesso sono talmente grandi che non uso certo come modello, anche se devo dire che tante pugnette di definizione sviluppo risolvenza perdono un po' senso vedendo ad esempio le imagini di Bresson alla fondazione Bresson di Parigi che sono dei 10x15 o le immagini autografe di Frank di The American, lavoro che ha rivoluzionato un epoca ma che non esalta certo nessun parametro ottico (viste dal vero).
Grandi a parte sono i tanti giovani bastardi, pieni di entusiasmo che partecipano alle manifestazioni, e tutti gli altri che vedendo una foto ne capiscono senso rimandi andando molto piu' lontano di dove mi fermo io.

Comunque non per alleggerire, anche perche' il trauma post-mostre mi e' usuale e ben noto, riporto un breve brano di una lettura portfolio.
Lettore:"Salve, le faccio una domanda che sto facendo a tutti, Lei ha studiato la storia della fotografia?"
Ragazza:"Sto riprendendola in mano un po' adesso, ma l'avevo fatta all'universita' quindi direi di si'"
L:"Bene,bene. Cosa ci mostra?"
R:"Un lavoro che ho fatto su Parigi"
L:"Decidere di proporre un lavoro su Parigi, citta' fotografata da tutti i grandi, le avra' posto il problema del confronto con,almeno alcuni, dei lavori, che su Parigi sono stati fatti"
R:"Ma vede, io ho cercato di rappresentare una Parigi un po diversa, non la solita Parigi da cartolina"
L:"Come Atget che alla fine dell'800 ha fatto un grande lavoro proprio sulla Parigi sconosciuta, conosce Atget?"
R:"No, non conosco Atget, ma non e' che posso conoscere tutte le ultime novita' e' un settore cosi' dinamico" :shock:
Mauro

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luca rubbi
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mauro ruscelli ha scritto:R:"Ma vede, io ho cercato di rappresentare una Parigi un po diversa, non la solita Parigi da cartolina"
L:"Come Atget che alla fine dell'800 ha fatto un grande lavoro proprio sulla Parigi sconosciuta, conosce Atget?"
R:"No, non conosco Atget, ma non e' che posso conoscere tutte le ultime novita' e' un settore cosi' dinamico" :shock:
:-( :-( :-(

...e glielo aveva pure detto!!!

:shock:


Io comunque non mi diverto a fotografare, per me l'ho detto mille volte è un'ossessione, in fondo la considero uno stupefacente...

:loco:

Ciao
Luca
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Fotografo per istinto, per il gusto dell'utilizzo del mezzo, per poter immergere le mani in una bacinella, perchè ho bisogno di giocare a fare qualcosa che sia più grande di me.
Non apparterrò mai alla storia della fotografia, ne tanto meno la mano di Dio accompagnerà la mia. Fotografo perchè mi diverto. Ed il divertimento sgorga spontaneo dopo la depressione che sempre accompagna la visione delle immagini dei grandi.
Sono abbastanza feroce con me stesso, feroce nell'essere sportivo in questo magnifico gioco che è per me la fotografia.
Vogliamoci bene, tutto sommato non facciamo del male a nessuno, di fotografia non si conoscono ancora delitti.

Nat
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Buongiorno a tutti. Riprendo e concludo facendovi partecipi dei miei pensieri. Scusatemi, ma è qui che mi permetto di parlare di Piccoli tradimenti di Fotografia.

Gli ultimi post di Luca e Nat sono due modi diversi di intendere e volere la fotografia. E non a caso 'sti "giovani bastardi" sfornano alcune tra le più belle foto che si vedono su questo forum (almeno secondo me !). Luca e Nat gli ultimi due esempi in questa tread, ma sicuramente anche altri (meno giovani ma ugualmente bastardi :smile:) hanno già trovato il loro "perchè fotografare" ! Allora, "ascoltando" quello che ho scritto questa notte e quello che è stato scritto da voi tutti, devo riconoscere che forse la MIA rincorsa ai risultati con l'analogico è, PER ME SOLO E IN QUESTO MOMENTO, anacronistica! Ho problemi con lo sviluppo, ho problemi con la scansione, ho problemi con la resa dei grigi (no ! li ci riesco benisssimo a far diventare tutte le foto da bianconero a grigiogrigio :-( ), ho problemi con la distanza dal soggetto, ho problemi con la composizione, ho problemi ... e leggo libri che mi confermano che ho problemi !! E tutto ciò non fà che alimentare la mia scontentezza! Il mio cuore mi porta all'analogico, mi piace essere felicemente feticista con i corpi e gli obiettivi di trenta anni fà, ma se voglio incominciare a trarre piacere da questa splendida forma di comunicazione voglio incominciare a godere delle mie fotografie; e siccome si gode alla fine (Raffele un tuo commento qui è d'obbligo! :smile: ) farò quanti più scatti possibili con la umiltà e la cura massima di cui sono capace, perchè il mio approccio personale non cambia, ma scatterò in digitale. Fino a quando i miei scatti porteranno a "fotografie che esprimono le mie emozioni", perchè giustamente non bisogna confondere il mezzo e lo scopo. Con il digitale mi permetterò più scatti e lavorerò con PS lo stretto necessario (non come se avessi a disposizione una camera oscura e scusate l'azzardo, forse) perchè voglio concentrami sul contenuto e non sulla forma (che certamente mi affascina, ma è anche più difficilmente raggiungibile). Credo di semplificarmi un pò la vita, anche se dietro l'angolo ci sono problemi diversi, ma in questo momento credo di poter avere maggiori soddisfazioni in questo modo!. Quando sarò soddisfatto dei mie risultati, dopo che avrò raggiunto la soddisfazione che fà sentire meno gravi gli scoramenti, ricomincierò da capo con l'analogico. Le ripartenze sono una costante nella mia vita e le sfide su terreni nuovi ogni volta, mi danno la giusta agitazione (agire+azione?). Forse la fotografia altro non è che la mia voglia di comunicare la mia sfida al mondo !
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Vittorio
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uh,che belle cose che ho letto!

il pensiero di Raffaele poi e' da incorniciare....

io nel mio piccolo ho fatto sempre tesoro di una frasde regalatami da un mio amico tempo fa'
"la fotografia ti ripaga sempre in base al tempo che le hai dedicato..."
il tempo ragazzi,non dimentichiamoci il tempo.....se siamo fotoamatori,non potremo mai avere il tempo per poter sviluppare a modo una qualsiasi idea,quindi cerchiamo solo di divertirti imparando,a me basta sapere che oggi fotografo meglio di ieri,e domani chissa'..
Mauro sappi che ti capisco,oh,se ti capisco....forse dobbiamo imparare ad essere meno severi con noi stessi,e fare solo cio' che ci piace (fotograficamente parlando)
un saluto

Vittorio
Ultima modifica di Vittorio il mar set 18, 2007 11:52 am, modificato 1 volta in totale.
Supermario
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Ringrazio tutti per le riflessioni molto sincere, ma sopratutto ringrazio il destino per avermi dato un mezzo per vivere con molta più intensità: la fotografia.
Un mezzo per vedere e rivedere, per stupirsi all'infinito delle stesse cose, per osservare l'apparenza ed andare oltre, per cancellare i mali del tempo che passa facendo e rifacendo gli stessi gesti e percorrendo gli stessi pensieri come se l'esperienza articolasse solo i nostri organi ma non annoiasse od ammuffisse l'anima (Raffaele!), la maestria che non asciuga la freschezza (Massimo!).
La depressione che può prendere Mauro o Pinuccio è solo una faccia della medaglia, l'altra è la consapevolezza di chi, avendo capacità critica, ha il privilegio di capire realisticamente la propria dimensione e di possedere il tempo che scorre.
Anche quando il sentiero che si percorre è obbligato, come quello di Luca, è sempre quello indicato dal destino, e resta il più significativo fra tutti i possibili percorsi.
Grazie a tutti!
Mario Andreoli
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