E' lecito fotografare le persone in pubblico?

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Marco Barretta
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Solo un quadretto indicativo che non pone alcuna certezza, un passo della mia tesi già riportato e un’ulteriore aggiunta.
Chi ne sa di più si faccia avanti!
Ciao!

Ultimissimo aspetto da considerare riguarda il seguente quesito: è lecita la semplice esecuzione fotografica di un ritratto ad un privato?
Finora abbiamo sempre parlato di divulgazione delle immagini, ma non si è fatto alcun cenno all’eventuale esistenza di un divieto di fotografare le persone.
Al di là di alcune specifiche restrizioni alla libertà di eseguire riprese (soprattutto in relazione ad obiettivi militari, di materiali bellici e proprietà di Esercito, Marina, Aeronautica ecc… , e dei loro appartenenti in servizio ) sembra che la legge non contempli alcun divieto in proposito . Sarà ovviamente necessario che il comportamento non arrechi disturbo al prossimo e potranno anche essere posti limiti alla realizzazione di riprese fotografiche in considerazione di altre esigenze , ma la situazione, almeno da questo punto di vista, sembra essere decisamente favorevole ai fotografi.
Tuttavia, all’interno di un’inchiesta condotta presso i Questori d’Italia, sotto la vigenza del T.U. di Pubblica Sicurezza, veniva data alla nostra domanda una risposta in favore del divieto di ritratti senza il preventivo consenso delle persone interessate : “Questa è una norma residua di una circolare emessa in tempo di guerra, e poi mai ritirata: si trattava di impedire lo spreco di pellicola e di evitare che venissero infastidite le signore per bene sulla spiaggia che, ignare, venivano ritratte accanto ad aitanti signori”.
Sebbene all’interno dell’articolo venga affermata la libertà dei Questori, in forza dell’art. 9 T.U., di dare applicazione al citato divieto, tale situazione non sembra più avere alcuna rilevanza, ed ho voluto citarla solo come precedente storico e a titolo di pura curiosità. E’ bene però avvertire che le garanzie operanti sul piano legislativo non sono ovviamente idonee a garantire l’incolumità del fotografo nelle ipotesi in cui venisse sorpreso ad effettuare riprese di questo tipo. In periodi caratterizzati da diffusi fenomeni di perversione (vedi pedofilia), si è assistito ad episodi di quasi linciaggio a carico di fotografi rei di aver puntato i loro apparecchi su dei bambini (talvolta figli dello stesso fotografo) .
Esclusi comunque fenomeni per così dire “patologici”, bisogna aggiungere che la situazione, però, per mantenere il suo ambito di liceità, è necessario che si riferisca ad una ripresa avvenuta in luogo pubblico. Anzi, se la ripresa fosse avvenuta durante una manifestazione pubblica, sarebbe addirittura consentita la divulgazione dell’immagine anche se al suo interno (il soggetto dunque deve essere la manifestazione stessa e la persona non deve essere isolata dal contesto) si fosse svolto un episodio di vita privata (ad es. una coppia intenta a scambiarsi effusioni). Se, al contrario, il fotografo si procurasse illecitamente immagini attinenti alla vita privata e svoltisi in ambiti privati, potrebbe addirittura veder integrata, a suo danno, la fattispecie dell’art. 615 bis del codice penale (“Interferenze illecite nella vita privata”). Quest’ultimo, infatti, non si riferisce all’ipotesi della divulgazione, ma tratta la fattispecie, per così dire antecedente, in cui qualcuno “si procura indebitamente notizie o immagini”.

Sopra ho fatto riferimento alla necessità che il comportamento non arrechi disturbo al prossimo.
Se è infatti vero che non esistono disposizioni precise volte a sanzionare il semplice atto di fotografare, è anche vero che nel sistema sono rintracciabili norme che indirettamente vengono a porsi come limite.

Una di queste è l’ Articolo 660 del codice penale.

Molestia o disturbo alle persone. Chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero col mezzo del telefono, per petulanza o per altro biasimevole motivo, reca a taluno molestie o disturbo è punito con l'arresto fino a sei mesi o con l'ammenda fino a € 516,46.

La Corte di Cassazione ha più volte affermato che per petulanza si intende un modo di agire pressante, indiscreto ed impertinente che sgradevolmente interferisce nella sfera della libertà e della quiete di altre persone, determinando l’astratta potenzialità della reazione di queste.
Riporto le parole di un avvocato esperto in materia, nate dalla richiesta di delucidazioni avanzata da un fotografo.
La domanda: è veramente proibito fotografare la gente in spiaggia, tenendo presente che né le signore sarebbero state riconoscibili, essendo fotografate di schiena, né l’immagine poteva essere considerata immorale essendo coperte da un pezzo, seppure ridottissimo, di costume?
Ecco la risposta: “Personalmente ritengo che non esista alcun divieto specifico di fotografare un ambiente pubblico nel suo complesso ove si trovino anche persone. Consiglierei tuttavia di non puntare l’obiettivo specificamente su una persona, magari con insistenza e petulanza, per evitare che questa possa dolersene e protestare.
Lei potrà obiettare che fotografava solo delle forme senza che queste avessero il sembiante di appartenere a delle persone specifiche ma, escludendo qualsiasi rilievo inutile di carattere immorale o meno, non si può porre in dubbio che, secondo il già citato articolo 660, lei teneva “un comportamento indiscreto e impertinente” che interferiva nella sfera privata e nella quiete di persone e che perciò “poteva determinare la astratta potenzialità della reazione”.
È anche vero che purtroppo non esiste un criterio preventivamente misurabile dei limiti del comportamento delle persone in pubblico in relazione all’ambiente, al costume e alle abitudini.
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mauro ruscelli
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Molto interessante, come sai ritengo l'argomento importante.

Mi sai dire niente di come possa cambiare la situazione a seguito delle finalita' della foto? Es. Mostra o pubblicazione (e qui probabilmente bisogna distinguere da opuscolo gratuito a libro messo in vendita), Internet.

Ciao
Mauro

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Marco Barretta
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Mauro in questo intervento ho fatto esclusivo riferimento alla libertà di fotografare, mentre quello che chiedi tu riguarda la pubblicazione delle immagini.
Se non esistono scriminanti, legali o consensuali (poi le elencherò, ma non per come sono riportate nel codice, per come si sono sviluppate), è sempre necessario munirsi della liberatoria.
Lo scopo economico o meno rileva soprattutto ai fini della determinazione delle conseguenze giuridiche in seguito alla violazione del diritto all'immagine.
charlie29
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argomento importante e interessante,grazie!aspetto la risposta alla domanda di mauro,rinnovo il mio grazie per affrontare questo discorso!!
..tutto muore,è la regola,..ma tutto ciò che muore un giorno tornerà...."
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NatRiscica
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I media hanno tuonato tanto ed adesso piove.

Voglio dire, una volta farsi fotografare era quasi un piacere, una sorta di riconoscimento, specie per la gente semplice.
Ora tra paure indotte, cattiveria intrinseca e speculovocazione, è un dramma.
Da persona qualunque ho la sensazione che tutto sia creato ad arte, roba da circolo vizio/virtuoso.
Io continuo a fotografare tra la gente, fino ad oggi ho ricevuto sorrisi e regalato foto.

"Prendete un circolo, coccolatelo, diventerà vizioso"

Nat
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massimostefani
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NatRiscica ha scritto:I media hanno tuonato tanto ed adesso piove.

Voglio dire, una volta farsi fotografare era quasi un piacere, una sorta di riconoscimento, specie per la gente semplice.
Ora tra paure indotte, cattiveria intrinseca e speculovocazione, è un dramma.
Da persona qualunque ho la sensazione che tutto sia creato ad arte, roba da circolo vizio/virtuoso.
Io continuo a fotografare tra la gente, fino ad oggi ho ricevuto sorrisi e regalato foto.

"Prendete un circolo, coccolatelo, diventerà vizioso"

Nat
Grande Nat.....
Non aggiungo nulla al già detto,peraltro giustamente da Marco,se non che l'utilizzo delle immagini che ritraggono persone in un luogo pubblico,ove non viga specifico divieto,possono essere tranquillamente utilizzate per operazioni di divulgazione culturale o documentale,senza scopo di lucro,a patto che non siano palesemente lesive dela dignita del/dei soggetti ritratti.
Appare chiaro che se io pubblicassi un libro,vendendo 100.000 copie a 85euro...( un sogno a sfondo fantascientifico) con il ritratto di Nat in copertina...a sua insaputa Egli potrebbe,giustamente,avanzare il diritto ad una redistribuzione degli utili...magari attribuendo parte del successo del volume alla copertina,particolarmente accattivante.....Ricordate "Le Basieur de L'Hotel de Ville" di Robert Doisneau...la vicenda che dopo molti anni ne segui??
Se si non vi tedio...se no alla prossima vi aggiorno!

massimo.
tutte le fotografie sono reali,nessuna è la verità.
R.Avedon
donatellobirsa
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Grazie Marco.

All’interno della nostra società, però, sono in molti quelli convinti che sia vietato in sé l’atto di fotografare.

Per citare un episodio sintomatico: nel periodo natalizio, mi aggiravo col mio nuovo 50 Summilux per i “soliti”; tale era la fretta di provare l’obiettivo, che non disponendo della mia solita modellla (mia figlia) e terminate le prove tecniche, mi sono messo a fotografare dei manichini (gli unici disponibili con volti quasi umani) nella vetrina di un negozio di vestiti; la presenza di tre modelle mi dava la possibilità di verificare pure lo sfocato.
Ebbene. Dall’altra parte della vetrina è comparsa una commessa molto zelante che mi faceva segno di no, che non potevo fotografare i manichini in vetrina.
Incuriosito da questo divieto ho chiesto lumi: si tratta forse di un obiettivo sensibile’! :-)
Semplicemente,
i suoi capi le avevano fatto assolutamente divieto di lasciar fotografare le vetrine ?!?(e non era la Maison di Valentino!).

Ogni commento è superfluo …

Ciao,
Donatello

P.S.
Ciò nonostante ho uno scatto del volto di una modella-manichino che certifica senza tema di smentite la straordinaria plasticità del Lux I serie a F/2.8! :)

Chissà però se posso pubblicarla …
:)
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mauro ruscelli
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Sai che con le vetrine e' successo anche me? Una volta a Parigi si sono incavolati parecchio. E dire che e' immagine esposta per eccellenza!
Mauro

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donatellobirsa
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Beh, Parigi è sempre Parigi ...
Io ero più prosaicamente a Trento, seppure in centro storico, ma ti confesso di essere caduto dalle nuvole.
Il timore e l'episodio sembra confermarlo, è che forsequalcuno possa copiare l'idea della loro vetrina utilizzando una foto?

Mi sa che dovrò rispolverare il 600 e trovare il tempo per fotografare i miei amati uccelli (e gli animali in genere), ovviamente senza disturbarli.

ciao,
Donatello
cristiano cossu
siamo alla follia paranoide. pura decadenza :-(
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NatRiscica
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Donatello,

forse qualche volta dovremmo rispondere col gesto dell'ombrello...

Il divieto di fotografare la vetrina del negozio è un desiderio del proprietario, non un vincolo di legge.

Nat
Wirus77
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Iscritto il: lun dic 11, 2006 8:13 pm
...e pura ignoranza!! :-(
Marco Barretta
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Ultimamente purtroppo c'è stata un ulteriore irrigidimento dell'interpretazione normativa.
Contrariamente all'orientamento prevalente, nel 2006 la Cassazione ha stabilito che l'art. 615 bis codice penale può considerarsi applicabile anche al luogo di lavoro.
In questo senso quando si fotografano manichini potrebbe sembrare che il tentativo sia quello di procurarsi indebitamente immagini di vita interne al negozio.
Ma siccome i titolarti dei negozi non credo che seguano le vicende giuridiche, forse per lo più è quello che giustamente dice Nat:paure indotte, cattiveria intrinseca e speculovocazione.
Boh, vai a sapere.
Mi piacerebbe intervenire più spesso, ma per via dei concorsi devo dedicarmi a cose meno interessanti, come il diritto amministrativo e posso assicurarvi che se si escludono alcune malattie della pelle, studiare questa materia è tra le cose più fastidiose che io abbia mai provato.
Ciao!
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NatRiscica
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Marco Barretta ha scritto:...
Mi piacerebbe intervenire più spesso, ma per via dei concorsi devo dedicarmi a cose meno interessanti, come il diritto amministrativo e posso assicurarvi che se si escludono alcune malattie della pelle, studiare questa materia è tra le cose più fastidiose che io abbia mai provato.
Ciao!
Hai mai provato l'ebrezza della stesura della documentazione ISO?

:thunder:


Nat
donatellobirsa
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Iscritto il: lun dic 11, 2006 3:56 pm
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Marco, ciò che scrivi
-Contrariamente all'orientamento prevalente, nel 2006 la Cassazione ha stabilito che l'art. 615 bis codice penale può considerarsi applicabile anche al luogo di lavoro.
In questo senso quando si fotografano manichini potrebbe sembrare che il tentativo sia quello di procurarsi indebitamente immagini di vita interne al negozio.
è ben difficilmente riconducibile a quanto capitatomi, non tanto per la quasi sicura ignoranza della cosa da parte dei proprietari, quanto perchè, come dice Mauro, per definizione la vtrina è esposta verso l'esterno, e fatta per essere vista dall'esterno.
per me era una disposizione vagamente persecutoria.

Nat,
niente ombrello, per carità.
manteniamoci sobri, quantomeno in termini formali,
almeno noi fotografi ...

Donatello
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