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Sezione Principale - Fotografie e Passioni

Moderatori: NatRiscica, maucas, simone toson, luca rubbi

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Vittorio
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NatRiscica ha scritto:
Vittorio ha scritto:
NatRiscica ha scritto:Vittorio, il mio era un invito alla leggerezza non alla superficialità. Sono due cose estremamente differenti.
Non ho mai parlato di cazzeggio.
Galilelo Galilei, in tempi non sospetti ne era un accanito sostenitore.
Il non prendersi troppo sul serio è un ottimo esercizio per la vita.

Nat
Nat cosa intendi per leggerezza??

faccio davvero fatica a capirti??
Vittorio,

la mia leggerezza nell'affrontare le "massime questioni" avendo la consapevolezza di non potere conseguire alcuna verità. Questo impone a me stesso l'evitare di esprimere concetti assoluti o presunte (mie) verità, avendo queste ultime pari dignità di quelle espresse da altri.
Pertanto, come scrisse a suo tempo Galileo, preferisco parlare di cose più semplici, come ad esempio l'uso del bagno d'arresto, certo della maggiore utilità di questo disquisire.

Nat
oK,completamente d'accordo.

che fatica (per me) comprendersi davanti ad un monitor.... :-(
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luca rubbi
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Vittorio ha scritto:
NatRiscica ha scritto:
Vittorio ha scritto: Nat cosa intendi per leggerezza??

faccio davvero fatica a capirti??
Vittorio,

la mia leggerezza nell'affrontare le "massime questioni" avendo la consapevolezza di non potere conseguire alcuna verità. Questo impone a me stesso l'evitare di esprimere concetti assoluti o presunte (mie) verità, avendo queste ultime pari dignità di quelle espresse da altri.
Pertanto, come scrisse a suo tempo Galileo, preferisco parlare di cose più semplici, come ad esempio l'uso del bagno d'arresto, certo della maggiore utilità di questo disquisire.

Nat
oK,completamente d'accordo.

che fatica (per me) comprendersi davanti ad un monitor.... :-(
Ce la puoi fare, tutti possiamo farcela...

Luca
http://lucarubbi.blogspot.com/
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logu
Roger:
Il problema è che se continuiamo di questo passo il digitale sopprimerà la pellicola
Il problema non è che NOI "continuiamo" o LORO "continuano" il fatto è che il mondo è regolato dall'economia, è un dato di fatto. Non piace a me e non piace alla stragrande maggioranza delle persone di questo forum o in genere affezionate più o meno a una disciplina con radici storiche.

Il fatto è che non decidiamo noi. Come non abbiamo deciso di abbandonare le cassette di musica, i VHS, i cellulari TACS, i computer con i dischetti. Anche nell'ambito motoristico potremmo fare molti esempi.. non esistono quasi più motorini due tempi a miscela: te la devi fare a casa!

Gli ambiti sono due: uno è cosa decidono le grandi aziende, quelle che regolano l'esistenza o meno di un prodotto senza chiedere il parere agli utilizzatori e qui, avoglia a discutere.. tanto non contiamo una cippa. L'altro è espressivo dove ognuno può utilizzare tutto quello che è per adesso disponibile sul mercato, perfino le pellicole 126 per la Bencini I.

Se io adesso volessi una bella radio a transistor con la ruzzola della sintonia (che secondo me è tutt'ora il miglior metodo) avrei delle gran difficoltà a trovarla con l'assortimento di un tempo, e dovrei rivolgermi a un robivecchi (come faccio io abitualmente). Non l'ho deciso io che adesso le radio sono dentro i cellulari e si salta da una stazione major a un'altra.
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Ross
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Roger ha ragione..
nella guerra d'Africa i tedeschi avevano motori diesel e gli inglesi a benzina.. entrambi avevano seri problemi di carburante e la vittoria da parte di Montgomery non è dipesa dal tipo di alimentazione dei carri armati..
CERCA
TROVA

http://www.flickr.com/photos/magnusfrank/
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carlo riggi
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roger ha scritto: Il problema è che se continuiamo di questo passo il digitale sopprimerà la pellicola (che per molte Case è già morta).
Se a me piace fotografare a pellicola che male c'è. Perchè dovrei essere obbligato a cambiare sistema? Di obblighi ce ne sono già tanti.
Se e quando sarai costretto a cambiare sistema non sarà certo per colpa mia. Io il digitale non l'avrei mai introdotto, vista tutta la fatica di adattamento che mi sta comportando. Così come non avrei mai introdotto il MacOSX, verso il quale ho avuto per mesi una repulsione totale, affezionato com'ero al Classic e con nessuna voglia di adattarmi al nuovo sistema. Di cui oggi però non vorrei più fare a meno.
Io ho solo preso atto, non senza una certa sofferenza, di essere già un "fotografo digitale", visto che dalla pellicola in poi tutta la mia produzione passava ormai attraverso processi elettronici. Così, dopo aver verificato la possibilità di ottenere in inkjet stampe accettabili - generalmente anche migliori di quelle che ottenevo in CO, essendo un mediocre stampatore -, ho affrontato l'ultimo scoglio, cioè cercare di adattare le mie modalità creative ai nuovi strumenti di ripresa, scontrandomi con le mie fortissime resistenze. Alla fine mi pare di esserci riuscito, e adesso posso affrontare i prossimi anni con sufficiente tranquillità, senza il patema di vedermi sottrarre da un momento all'altro la materia prima per continuare a coltivare la mia passione.
Si tratta di un percorso personale, di cui ho dato resoconto attraverso articoli e comunicazioni varie a beneficio di quanti si trovassero nella mia stessa condizione e a beneficio - credo - della stessa fotografia, affinché non si trasformasse in ciò che molti amici paventano: una specie di mordi e fuggi privo di profondità.
Non voglio imporre niente di tutto questo ad alcuno, continuo ad ammirare le belle foto, comunque siano ottenute, e capisco che certa fotografia trovi il suo necessario esito in una splendida stampa fine art, e altre lo trovino anche solo in una semplice visione a monitor, diverso essendo il rapporto interno tra il valore del messaggio e quello della qualità artigianale.
Sinceramente, vedo in giro molti più "analogisti" che denigrano le fotografie digitali che "digitalisti" che snobbano la fotografia chimica.
Mi auguro che tu possa continuare a fotografare a pellicola così come io, ogni tanto, mi diletto a fotografare senza esposimetro. Ognuno di noi dà dei limiti al proprio possibile per stimolare la creatività. Ma certo, la mia foto non sarà più bella o più valida perché eseguita in apnea.

Ciao
Carlo
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marco palomar
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"Sinceramente, vedo in giro molti più "analogisti" che denigrano le fotografie digitali che "digitalisti" che snobbano la fotografia chimica"

Il problema è che troppi cercano di equiparare due mezzi solo apparentemente simili. Quando capitolerò al digitale credo che continuerò a fare le stesse cose (resa a parte) del 35mm, ma se iniziassi adesso in digitale sicuramente non sarei lo stesso fotografo. Certi gesti, certe liturgie, certi attriti creano senso, significato; gesti diversi creano significati diversi. Lo dico senza nostalgia. Ad esempio su pellicola c'era l'attesa di vedere le foto; adesso le foto le vedo immediatamente e l'unica attesa è quella di vedere i commenti alle foto, possibilmente riuscendo a piacere il più possibile a più persone (contatti) possibili. Prima riuscivo a vedere solo le foto mie, quelle degli amici e quelle pubblicate in giornali, libri, mostre. Ora faccio indigestione di foto di tutto il mondo, scattate da fotografi di tutti i livelli e se devo fotografare un albero conosco già mille modi di farlo e sono portato ad adeguarmi a modelli spesso spettacolarizzanti. Prima mi preoccupavo del bokeh del sette lenti diverso da quello dell'asferico, adesso mi preoccupo di trovare un buon programma per eliminare la distorsione e l'aberrazione cromatica del mio plasticone. Prima cercavo di non inquadrare il cestino dei rifiuti facendo un passetto a lato, adesso lo elimino in PS. Prima ero portato a fare economia di scatti e pellicola, adesso anche per una foto statica faccio mille scatti per scegliere poi il migliore, magari fondendone un paio insieme. Se prima era giù un traguardo riuscire a fare una foto corretta e a stamparla decentemente, adesso chiunque può avere l'illusione di aver prodotto una foto da rivista patinata - tanto a monitor tutti i gatti sono bigi.
Il significato della parola "fotografia" è cambiato radicalmente negli ultimi anni. L'approccio è sostanzialmente diverso perché è cambiato lo strumento. Se prima la fotografia era documentazione, testimonianza, memoria, tecnica (più facile dell'acquarello, ma non del tutto scontata), ricerca nel migliore dei casi, oggi deve essere spettacolo, velocità, consumo, seduzione: in una parola immagine.
ma guarda un po'
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Giuseppe Mosconi
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carlo riggi ha scritto:
roger ha scritto: Il problema è che se continuiamo di questo passo il digitale sopprimerà la pellicola (che per molte Case è già morta).
Se a me piace fotografare a pellicola che male c'è. Perchè dovrei essere obbligato a cambiare sistema? Di obblighi ce ne sono già tanti.
Se e quando sarai costretto a cambiare sistema non sarà certo per colpa mia. Io il digitale non l'avrei mai introdotto, vista tutta la fatica di adattamento che mi sta comportando. Così come non avrei mai introdotto il MacOSX, verso il quale ho avuto per mesi una repulsione totale, affezionato com'ero al Classic e con nessuna voglia di adattarmi al nuovo sistema. Di cui oggi però non vorrei più fare a meno.
Io ho solo preso atto, non senza una certa sofferenza, di essere già un "fotografo digitale", visto che dalla pellicola in poi tutta la mia produzione passava ormai attraverso processi elettronici. Così, dopo aver verificato la possibilità di ottenere in inkjet stampe accettabili - generalmente anche migliori di quelle che ottenevo in CO, essendo un mediocre stampatore -, ho affrontato l'ultimo scoglio, cioè cercare di adattare le mie modalità creative ai nuovi strumenti di ripresa, scontrandomi con le mie fortissime resistenze. Alla fine mi pare di esserci riuscito, e adesso posso affrontare i prossimi anni con sufficiente tranquillità, senza il patema di vedermi sottrarre da un momento all'altro la materia prima per continuare a coltivare la mia passione.
Si tratta di un percorso personale, di cui ho dato resoconto attraverso articoli e comunicazioni varie a beneficio di quanti si trovassero nella mia stessa condizione e a beneficio - credo - della stessa fotografia, affinché non si trasformasse in ciò che molti amici paventano: una specie di mordi e fuggi privo di profondità.
Non voglio imporre niente di tutto questo ad alcuno, continuo ad ammirare le belle foto, comunque siano ottenute, e capisco che certa fotografia trovi il suo necessario esito in una splendida stampa fine art, e altre lo trovino anche solo in una semplice visione a monitor, diverso essendo il rapporto interno tra il valore del messaggio e quello della qualità artigianale.
Sinceramente, vedo in giro molti più "analogisti" che denigrano le fotografie digitali che "digitalisti" che snobbano la fotografia chimica.
Mi auguro che tu possa continuare a fotografare a pellicola così come io, ogni tanto, mi diletto a fotografare senza esposimetro. Ognuno di noi dà dei limiti al proprio possibile per stimolare la creatività. Ma certo, la mia foto non sarà più bella o più valida perché eseguita in apnea.

Ciao
Carlo
Così logicamente, "ma anche" ANAlogicamente, "ma anche" digitalmente STRAQUOTO.

=D> =D> =D> =D> =D>

In grassetto ho evidenziato anche un altro elemento che da questa discussione per me è emerso e mi rendo conto essere importante. Grazie a tutti e a Carlo in particolare.
"Vorrei vedere in esse l'urgenza dello scatto, la necessità fisiologica dell'esserci, la frenesia nel respirare l'attimo, la furia di voler partecipare all'anelito di vita del pianeta."

http://www.flickr.com/photos/gimo/
roger
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Carlo non do la colpa a te. Dico solo che il tuo esempio non mi quadra.

E sinceramente io conosco più digitalisti che letteralmente sfottono i pellicolari (e la digitale la uso anche io).

Punti di vista differenti ma non per questo criticabili.
roger
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carlo riggi ha scritto: Così, dopo aver verificato la possibilità di ottenere in inkjet stampe accettabili - generalmente anche migliori di quelle che ottenevo in CO, essendo un mediocre stampatore -, ho affrontato l'ultimo scoglio, cioè cercare di adattare le mie modalità creative ai nuovi strumenti di ripresa, scontrandomi con le mie fortissime resistenze. Alla fine mi pare di esserci riuscito, e adesso posso affrontare i prossimi anni con sufficiente tranquillità, senza il patema di vedermi sottrarre da un momento all'altro la materia prima per continuare a coltivare la mia passione.
qualità artigianale.
Ora inizio a capire perchè in molti preferiscono lavorare in digitale e lo ritengono superiore a priori.
Premetto che io non sviluppo e tanto meno stampo. Affido tutto a chi il mestiere lo sa fare (alla faccia di quelli che dicono che i laboratori rovinano i negativi e fanno stampe polverose, cosa a me mai capitata, e fanno tutto in casa spesso con risultati ridicoli, tanto di cappello per carità, ma che non mi vengano a dire che il loro lavoro è fatto meglio di quello di un professionista). Quindi conosco le difficoltà solo a livello teorico e non pratico. Il punto è questo (senza offesa per nessuno sia ben chiaro):
il fatto di essere pessimi sviluppatori o stampatori non significa che il mezzo usato sia scarso. Invece molti ragionano così. Sono una schiappa a stampare, ma non è colpa mia, solo dello strumento. Peccato che altri con gli stessi strumenti facciano cose bellissime.
Quando mi lamento dei risultati delle mie stampe digitali è un coro di: NON SEI CAPACE A POSTPRODURRE! (Scusate il maiuscolo). Ma se mi azzardo a dire ad altri: forse non sei capace a sviluppare e a stampare la colpa va sempre alla pellicola che è antiquata, che non è precisa, che non va bene, che si riga, che prende polvere, la carta che si imbarca, che è scaduta ecc. ecc.
Discorsi, secondo me, senza senso.
Io mi ritengo fin troppo fortunato. Ottengo i risultati che a me piaciono usando la pellicola e non il sensore (che mi da risultati che non mi piaciono). Non vedo che male ci sia.
Parlo di mie esperienze personali e di miei pensieri, vi prego quindi di prenderli per tali.
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carlo riggi
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marco palomar ha scritto:Se prima la fotografia era documentazione, testimonianza, memoria, tecnica (più facile dell'acquarello, ma non del tutto scontata), ricerca nel migliore dei casi, oggi deve essere spettacolo, velocità, consumo, seduzione: in una parola immagine.
Ma tu attribuisci a questa equazione un carattere di ineluttabilità.
Io penso invece che sia proprio per impedire questa deriva che stiamo conducendo una discussione del genere. Chi meglio di noi, che abbiamo esperienza delle tecniche tradizionali ma frequentiamo anche quelle nuove (Photo-Bit!), può farsi ponte tra la vecchia tecnologia e la nuova per preservare certi caratteri, per noi imprescindibili, di ciò che chiamiamo Fotografia?
I nuovi fotografi, quelli che nascono digitali, magari non se ne faranno nulla di questi discorsi e li troveranno patetici. Ma intanto noi abbiamo un dovere di testimonianza e di riflessione.
Personalmente spero di continuare anche in futuro a lasciarmi attraversare da una bella foto, e a emozionarmi, senza stare a imparanoiarmi col dubbio che essa sia frutto di una manipolazione, se in basso a destra vi fosse originariamente un palo o un sacchetto di plastica.
D’altronde, non sarebbe neppure una cosa tanto nuova: quanti dibattiti sulla veridicità del miliziano di Capa o di certi scatti di Eugene Smith? E la fotografia digitale non era ancora neppure nella mente del creatore.

Ciao
Carlo
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carlo riggi
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roger ha scritto:Non vedo che male ci sia.
Non so dirti, Roger, nel tuo pensiero c'è una lieve ma sistematica deviazione dei concetti che mi rende difficile seguirti. Continui a difenderti da una accusa mai formulata. Almeno qui.

Ciao
Carlo
roger
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Accusa è una parola grossa, anche se alle volte mi sento accusato. Non qua, per fortuna.
roger
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Iscritto il: ven apr 17, 2009 6:59 pm
Della foto di Capa ne ho sentito parlare anche io. Se la teoria fosse vera, come foto giornalistica sarebbe un falso imperdonabile. Ma mi pare che Capa in proposito dicesse che non era importante se era vera o falsa, piaceva al pubblico e quello bastava (spero di ricordare bene).
Però mettere in posa un vero o finto miliziano che sia, fare in modo che la foto risulti credibile (lo è per me) e diverso da quello che oggi si chiama postproduzione o fotoritocco che spesso e volentieri è (qualcuno dice volutamente) esagerato, posticcio e molto poco credibile.
Poi che che una foto sia bella (o brutta) indipendentemente dal mezzo è per me una certezza.
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carlo riggi
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carlo riggi ha scritto:Non so dirti, Roger, nel tuo pensiero c'è una lieve ma sistematica deviazione dei concetti che mi rende difficile seguirti. Continui a difenderti da una accusa mai formulata. Almeno qui.
No scusami, mi rendo conto di essere stato un po’ troppo sbrigativo.
E’ che sembri seguire un tuo preconcetto, in modo piuttosto difensivo, e lo dimostri attraverso pezzi di discorso di cui distorci parzialmente il senso. Io non ho mai detto che uso il digitale perché non ero bravo a stampare. Proprio le stampe in bn, semmai, erano una mia grossa remora rispetto al digitale, perché le lambda erano una schifezza. Poi, per quanto mi riguarda, le nuove stampanti inkjet hanno risolto dignitosamente il problema.
Insomma, in fin dei conti sono io che sto, per dir così, “giustificando” il mio passaggio al digitale. Perché senti un attacco da parte mia?

Mi viene il dubbio che questa piccola incomprensione nasca da un fattore generazionale.
Posso chiederti quanti anni hai? E da quanto tempo fotografi? E magari pure che età hanno questi amici che ti sfottono?
Nessun obbligo di risposta, naturalmente. :-)

Ciao
Carlo
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Giuseppe Mosconi
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roger ha scritto:
carlo riggi ha scritto: Così, dopo aver verificato la possibilità di ottenere in inkjet stampe accettabili - generalmente anche migliori di quelle che ottenevo in CO, essendo un mediocre stampatore -, ho affrontato l'ultimo scoglio, cioè cercare di adattare le mie modalità creative ai nuovi strumenti di ripresa, scontrandomi con le mie fortissime resistenze. Alla fine mi pare di esserci riuscito, e adesso posso affrontare i prossimi anni con sufficiente tranquillità, senza il patema di vedermi sottrarre da un momento all'altro la materia prima per continuare a coltivare la mia passione.
qualità artigianale.
Ora inizio a capire perchè in molti preferiscono lavorare in digitale e lo ritengono superiore a priori.
...

Il punto è questo (senza offesa per nessuno sia ben chiaro):
il fatto di essere pessimi sviluppatori o stampatori non significa che il mezzo usato sia scarso. Invece molti ragionano così. Sono una schiappa a stampare, ma non è colpa mia, solo dello strumento. Peccato che altri con gli stessi strumenti facciano cose bellissime.

Quando mi lamento dei risultati delle mie stampe digitali è un coro di: NON SEI CAPACE A POSTPRODURRE! (Scusate il maiuscolo). Ma se mi azzardo a dire ad altri: forse non sei capace a sviluppare e a stampare la colpa va sempre alla pellicola che è antiquata, che non è precisa, che non va bene, che si riga, che prende polvere, la carta che si imbarca, che è scaduta ecc. ecc.
Discorsi, secondo me, senza senso.
Io mi ritengo fin troppo fortunato. Ottengo i risultati che a me piaciono usando la pellicola e non il sensore (che mi da risultati che non mi piaciono). Non vedo che male ci sia.
Parlo di mie esperienze personali e di miei pensieri, vi prego quindi di prenderli per tali.
Il punto non mi sembra legato alle performances (presunte scarse) di Carlo o mie o di altri con il mondo analogico ! Accade quello che anche tu hai intuito e cioè che quando qualcosa ti soddisfa o ti piace (e permettetemi questo condensato di argomenti molto più ampi che stiamo trattando da giorni), lo usi.
Proprio perchè non c'è nulla di male ognuno è libero di adottare i mezzi che preferisce per ottenere il risultato che gli aggrada. Anche in termini di evoluzione personale come Carlo !!
"Vorrei vedere in esse l'urgenza dello scatto, la necessità fisiologica dell'esserci, la frenesia nel respirare l'attimo, la furia di voler partecipare all'anelito di vita del pianeta."

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