(foto) Rebecca al Matrimonio

Sezione Principale - Fotografie e Passioni

Moderatori: NatRiscica, maucas, simone toson, luca rubbi

ale
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Iscritto il: mer apr 29, 2009 12:18 pm
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Lorenzo, ti diverti con la 5D?
Posso chiederti in che modo hai ottenuto la grana?
logu
Ale, sinceramente il passaggio dalla 40D con il 17-40 F4 alla 5D con il 24-70 F2.8 è stata una soddisfazione!
L'accoppiata è fenomenale. Un piacere fotografare e riguardare le foto. La gamma tonale è incredibile rispetto alla 40, basta vedere un istogramma.

Per la grana:
- aggiungi un livello e lo riempi di grigio
- aggiungi rumore (noise)
- dosa blur quanto ti sembra giusto
- usa una "blending option" tipo multiplay o overlay

è un metodo semplice ma efficace.

L.
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NatRiscica
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carlo riggi ha scritto:Bella foto! Per me forse c'è un po' troppa roba in alto.

Ciao
Carlo
E' la mia stessa impressione.
Comunque resta un bel ritratto.

Nat

P.S. Breg, cos'è questa storia che amiamo le stesse donne?
8-)
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marco palomar
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Iscritto il: mar dic 16, 2008 12:47 pm
Personalmente trovo molto brutta la grana aggiunta con PS (almeno in questo caso), che poi più che di grana bisognerebbe parlare di rumore, visto che "sporca" l'immagine sovrapponendosi a caso ad essa; a differenza della grana della pellicola che "cade" diversamente sui mezzi toni, le ombre e le luci e sui contorni.

La differenza secondo me c'è, come secondo me non vale neanche il retropensiero che tanto, trattandosi pur sempre di foto, una cosa vale l'altra.

Come c'è differenza tra una foto convertita in bianco e nero e una foto scattata in bianco e nero, sia pure con uno strumento digitale che di suo lavora a colori.

Ciò che sinceramente mi lascia perplesso è la sottovalutazione di queste differenze, che per quanto possano essere considerate infinitesimali sono un dato oggettivo, o addirittura l'assunto ideologico che spesso rinvengo in Lorenzo che, fresco di letture barbariche, bolla queste sottili differenze come fisime, al pari di quelle dei nostalgici degli amplificatori a valvole, delle cabine telefoniche o delle piramidi egizie.

Non sono affatto fisime, come non è vera l'idea secondo la quale lo strumento conti così poco rispetto all'occhio: ad esempio quello che tira fuori una digitale FF è totalmente diverso, e molto, molto migliore, di quello che tira fuori una APS-C.

Così come non sono né fisime né pedante retaggio del passato tutte le "scocciature" intrinseche a un certo modo di fotografia, dalla correttezza dell'inquadratura che passa anche attraverso la conoscenze di regole e storia, alla giusta esposizione, magari secondo il metodo zonale, dal mettere la macchina sul cavalletto in bolla al tirar fuori un buon negativo con la giusta combinazione pellicola-sviluppo-tempi, dai cinque-sei fogli di carta che se ne vanno in camera oscura o in camera chiara per ottenere il risultato ottimale, a tutta la sapienza, materiale e non, che occorre per riuscire ad avere un buon risultato.

Sinceramente e senza polemica.
ma guarda un po'
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NatRiscica
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Marco, ti bacerei!

Tengo a precisare che, da buon passatista, continuano a piacermi le donne.
8)

Nat
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carlo riggi
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marco palomar ha scritto:Come c'è differenza tra una foto convertita in bianco e nero e una foto scattata in bianco e nero, sia pure con uno strumento digitale che di suo lavora a colori.
Marco, posso dire di condividere tutta la tua riflessione, anche se poi ne prendo le distanze. Ciò che dici è sacrosanto, ma lo è anche la possibilità - quando le cose funzionano - di suscitare emozioni forti e autentiche anche senza i procedimenti tradizionali che tu citi (e che, di per sé, non sono garanzia di foto riuscite ma, spesso - vedi certa fine art - solo terreno di pippe compulsive). A mio avviso questa possibilità è mantenuta intatta, anche in epoca digitale. E le riflessioni come quelle che fai tu devono costituire un prezioso e costante monito contro la tentazione di banalizzare per eccesso di semplicità (o di rapidità).

Nel merito della parte quotata, devo dire che anch'io sono rabbrividito leggendo l'espressione di Lorenzo sulle foto convertite in bn perché - sintetizzo- non soddisfacenti a colori.
Nel mio piccolo, io seguo un percorso inverso.
La Canon consente di scattare in Raw visualizzando direttamente in bn. Quindi il mio atteggiamento è lo stesso identico di quando scattavo a pellicola. Scatto in bn, e il mio monitor, quelle rare volte che lo guardo, mi restituisce l'immagine così com'è stata concepita.
Semmai, qualche volta, è il colore che costituisce una seconda opportunità per foto che non abbiano la giusta tensione tra le masse e tra i grigi, foto che evidentemente, senza accorgermene, ho scattato "a colori", sulla scorta di una determinata suggestione cromatica. Allora sì che può capitarmi di avvalermi delle potenzialità del Raw, che contiene anche tutte le informazioni sul colore.
Casi rari comunque, vere eccezioni: per me se una foto nasce a colori difficilmente muore in bn e viceversa, anche in epoca digitale.

Ciao
Carlo
logu
Marco:
La differenza secondo me c'è, come secondo me non vale neanche il retropensiero che tanto, trattandosi pur sempre di foto, una cosa vale l'altra.
Pensare che io non conosca la differenza è superficiale. Ho espresso un altro concetto.
Come c'è differenza tra una foto convertita in bianco e nero e una foto scattata in bianco e nero, sia pure con uno strumento digitale che di suo lavora a colori.
Su questo punto si potrebbe discutere giorni ma il concetto è: il mio workflow è diverso dal tuo (ne migliore ne peggiore). In digitale scatto sempre a colori, parto sempre dal massimo delle informazioni disponibili e poi decido. Talvolta penso in BN ma scatto lo stesso a colori. La post produzione da colori a BN mi consente un controllo dei toni, delle luci e delle ombre molto maggiore che partendo da un file BN e per me questo è un vantaggio. Per altri magari no, benvenga, per me si.

Terzo punto: la grana (o rumore) digitale è diverso, certo che è diverso. Detto questo può piacerti o no. Ma perchè si dovrebbe assumere che l'introduzione di grana in digitale sia per forza una cosa negativa andando a specificare cose ovvie per gli utenti di questo forum come il modo con cui la grana cade sui mezzi toni?

Non volevi essere polemico, ma come spesso accade lo stei stato.
In amicizia,
Lorenzo
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marco palomar
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ti rispondo dicendoti che se ti balocchi col concetto di "equivalenza dei work-flow", che alla fine è un concetto di equivalenza dei mezzi rispetto ai fini, perdi la sensibilità delle differenze che i mezzi imprimono sui fini. Fossero anche due mezzi molto simili.

Chiaro però che se uno riconosce (tra gli altri) e apprezza (sugli altri) un certo effetto, ottenuto con un certo procedimento, sia esso analogico che digitale, ha acquisito uno strumento in più. Per esempio la resa lo-fi di una holga, il tutto a fuoco dei telefonini, le sfocato leica o la texture di stampa nel bn di certe inkjet di qualche anno fa, che non mi dispiaceva affatto: se dovessi far camera chiara ne terrei conto.
ma guarda un po'
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mauro ruscelli
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Iscritto il: dom dic 10, 2006 4:05 pm
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carlo riggi ha scritto: Nel mio piccolo, io seguo un percorso inverso.
La Canon consente di scattare in Raw visualizzando direttamente in bn. Quindi il mio atteggiamento è lo stesso identico di quando scattavo a pellicola. Scatto in bn, e il mio monitor, quelle rare volte che lo guardo, mi restituisce l'immagine così com'è stata concepita.
Semmai, qualche volta, è il colore che costituisce una seconda opportunità per foto che non abbiano la giusta tensione tra le masse e tra i grigi, foto che evidentemente, senza accorgermene, ho scattato "a colori", sulla scorta di una determinata suggestione cromatica. Allora sì che può capitarmi di avvalermi delle potenzialità del Raw, che contiene anche tutte le informazioni sul colore.
Ciao
Carlo
Alla fine e' il mio stesso percorso, con la Olympus, anche io tengo settato il monitor in b/n e scatto in RAW e' l'unico modo che ho trovato per non essere vittima della macchina.
Mauro

Instagram: @mauroruscelli
logu
Marco
se ti balocchi col concetto di "equivalenza dei work-flow"
Io non mi balocco. Io studio, conosco i miei limiti e cerco di imparare. Imposto dei metodi di lavoro sia in analogico (ambito dove sono un ingnorante studiante) che in digitale dove ho qualche conoscenza maggiore e sempre in accrescimento grazie allo studio.
Il concetto di "equivalenza dei work-flow" è una tua interpetazione dalla quale mi allontano.

Il risultato può piacere o no.
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marco palomar
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Iscritto il: mar dic 16, 2008 12:47 pm
se il mio workflow e il tuo sono diversi, i risultati saranno diversi: su questo, che è il punto chiave della discussione, credo che possiamo essere d'accordo.

La mia tesi, sulla quale credo che non siamo molto d'accordo al di là di prese di posizioni di circostanza, è che la semplificazione del percorso che porta a un risultato comporta anche un impoverimento delle qualità del risultato.

Per esempio il fatto di aver visto dal vivo stampe in bianco e nero chimiche di alta qualità e di essermi un po' applicato in prima persona in camera oscura nel tentativo mai completamente riuscito di produrne di simili, credo mi possa dare un vantaggio nel produrre (e nel giudicare) del bianco e nero anche in camera chiara.

Un po' come dire che Picasso prima di approdare al cubismo è stato uno dei più grandi disegnatori classici di tutti i tempi, dotato di una mano e di un talento fenomenali: talento che non è che gli è stato regalato gratis dalla natura, ma che gli è costata tempo, sforzo, applicazione ed esercizio.

Tutte cose che noi barbari (e io lo sono) guardiamo con molto sospetto.
ma guarda un po'
logu
la semplificazione del percorso
Non è detto che il mio processo sia una "semplificazione" nell'ambito della fotografia digitale.
Sarebbe stata forse una semplificazione se avessi detto "ho preso una foto, ho applicato il filtro bianco e nero o peggio ancora la conversione in scala di grigi e l'ho pubblicata".
Non mi piace quando parli degli altri, in questo caso di me, come se per forza il mio sia un percorso EASY e invece il tuo occhio sia EXPERT. Questa puzza sotto il naso che si avverte non è utile, a mio giudizio.
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marco palomar
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puzza sotto il naso? Di fissaggio, me ne deve essere rimasta un po'.
Domanda non retorica. Hai mai provato a fare una stampa da mostra in camera oscura?

Io sì, e so cosa vuol dire stare ore ed ore in camera oscura per tentare di tirare fuori una sola unica stampa decente, buttando fogli su fogli di costosa baritata nel tentativo di eliminare dei difetti minimi, nati dalle distrazioni più varie e banali (senza neanche la "storia" per poter tornare indietro), e poi dover confrontare due stampe che differiscono tra loro di un niente e scegliere la migliore per quella minima differenza, e poi comunque non essere mai completamente soddisfatti del risultato.
Chiunque non l'abbia fatto (compreso me, prima di iniziare) può pensare che quella minima differenza e quella perenne insoddisfazione siano fisime, e che tutta la fatica fatta in fondo si possa considerare sprecata.

Siccome ci lavoro anche io con PS posso dirti con assoluta certezza che il raggiungimento in camera chiara di un livello minimo di correttezza o presentabilità di una immagine è enormemente più facile e veloce, e che oltre un certo livello, quando ci si avvicina alla fine-art, sia in camera oscura che in camera chiara, la differenza non la fanno più le intenzioni più o meno buone, ma la fanno cultura, esperienza e conoscenza materiale, non virtuale, del processo.
ma guarda un po'
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Oskar Barnack
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Iscritto il: gio mar 01, 2007 12:19 pm
Località: Roma
Foto interessante, l' uso della grana artificiale non mi disturba affatto, vera o finta, cambia poco se aggiunge "atmosfera" alla scena.
Il digitale ci da tanto di quel controllo sull' immagine , che siamo all' alba di una nuova era, dove tutto è in mano al fotografo che cura la PP fino alla fine della catena, ovvero la stampa.
Pensiamo a quanto eravamo limitati nel controllo dell' immagine cone le dia o le negative a colori.
Oppure pensiamo alle moderne carte BW, talmente povere di argento che una stampa inkjet fatta con pigmenti di alta qualità, ci dona una profondità dei neri e di sfumature simile alle vecchie splendide e introvabili carte di un tempo.

La cosa che invece non mi piace è l' espressione della bella ragazza.

ciao
G.
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Oskar Barnack
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Iscritto il: gio mar 01, 2007 12:19 pm
Località: Roma
marco palomar ha scritto:
Come c'è differenza tra una foto convertita in bianco e nero e una foto scattata in bianco e nero, sia pure con uno strumento digitale che di suo lavora a colori.
Le fotocamere digitali lavorano in bianco e nero.

Un fotodiodo vede solo una quantità di luce non un colore, ovvero cattura un tot di fotoni, punto e basta.

é l' immagine a colori che viene renderizzata attraverso l' interpolazione di fotodiodi adiacenti che hanno interposto tra se e la fonte di luce dei filtri RGB.

quindi dire che uno strumento digitale quale la fotocamera lavora a colori non mi sembra corretto.
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