Ciao Vittorio, spero di vederti a Castel San Giovanni in Settembre e spero di vedere le tue belle stampe dal 4x5".
Per quanto riguarda l'operatività del digitale io devo confermare la mia inadeguatezza a controllare la situazione in fase di ripresa, mi succedeva anche con le autofocus a pellicola, e la mia incompetenza con la camera chiara che purtroppo è in concorrenza letale con il lavoro in ufficio. Questo è assolutamente legato ai miei processi mentali, a quel mescolone di pensieri che mi turbinano in testa quando fotografo, la foto che mi appare come un flash di un grande del passato, la necessità di esporre per quel soggetto e non per l'abito della sposa, la paura del mosso sia mio che del soggetto, l'espressione del viso che non arriva, la necessità di scattare per non infastidire il soggetto che si spazientisce e assume un aspetto innaturale, il gomito che non si sposta, ecc, (tanto è vero che voglio provare con una fotocamera scarica e una carica contemporaneamente per vedere di prendere i soggetti per stanchezza ). La mia fotocamera ideale deve essere più simile ad una matita (che necessita di un temperino e di una gomma) che ad un computer, con pochi comandi dimensionati per contadino.
D'altra parte il violino ha solo 4 corde.
Oltre a ciò devo constatare che la maggioranza delle foto selezionate e memorizzate và inesorabilmente perduta anche presso i migliori professionisti di mia conoscenza, mentre la fotografia deve essere anche testimonianza.
Per quanto riguarda le sensazioni tattili io
sono venuto su a ferro e legno la plastica è nata dopo di mè e mi fà ancora senso anche quando è una Tojo 10x12" o una Horsemann 6x9. Io preferisco sommellarmi la mia Linhof o la mia Rollei di ferraccio in lega pesante senza Titanio e Magnesio

che quando c'è il ghiaccio si afferra solo con i guanti altrimenti ci lasci la pelle attaccata! Ma io sono fatto molto all'antica! ...per certi versi troppo!
Pensare in B&W: per me vuol dire previsualizzare una certa impressione o forma o idea già sintetizzata ovvero scremata di un orpello quale il colore, che confonde le cose, rincorrendo un soggetto principale quale uno sguardo, un sorriso, oppure una goccia di rugiada che si stà per staccare. Si può pensare ad un file come se fosse in B&W e poi per passare al colore basta settare la propria mente anzichè cambiare pellicola o fotocamera, basterebbe se qualcuno fosse capace perchè la biologia umana non si adatta così facilmente.
Per esempio fotografare un carnevale invece di usare la pellicola Konica (non si trova più) si può fotografare in digitale e lasciare i colori come vengono, sono già carichi, ma se voglio fare un paesaggio che emani il profumo, l'aria, l'afa o il fresco (alla Ghirri)
invece di usare una Portra Kodak sovraesposta e stampata chiara posso lavorare in camera chiara e cominciare a fare tentativi di stampa, poi vedere i risultati e riprovare ecc. Tutto è possibile ma nessuno me l'ha mai mostrato.
Per quanto riguarda
il vedere il mondo attraverso l'ottica con cui si esce il discorso è molto complesso e riguarda l'evoluzione anche culturale. Per esempio se il reportage all'epoca di HCB si faceva prevalentemente con il 50 mm, negli anni '70 si è passati al 35 mm , oggi forse prevale la visione del 28 mm , lo sguardo si fà più angoscioso, irriverente, non dà nulla per scontato, mentre in passato vi erano più sicurezze, più equilibrio ed armonia, più distacco.
Ecco che cambiando ottica anch'io tendo a cambiare approccio e stato d'animo, se la sostituzione dell'ottica è una scelta voluta dopo però è l'obiettivo che si impone e mi conduce ad un diverso sentire.
Più l'attrezzo diventa complesso, passando dalla fotocamera analogica meccanica a focale fissa alla fotocamera digitale a focale variabile i vincoli diminuiscono fino a sparire mentre le possibilità operative diventano infinite, in questo passaggio i miei schemi mentali perdono gli appigli, il controllo diventa sempre più complesso, il sentiero del discorso, come uno spartito da compiliare, si intreccia con quello di altri strumenti. Per me è già difficile usare uno zoom e una fotocamera automatica!.
Non credo che l'opera d'arte sia solo un atto voluto ma anche una ricerca, un sentiero già tracciato da percorrere, una combinazione di volontà e imposizione, un assecondare il caso. Io sono disposto a subire il destino ma non la macchina.