TouchéRenmazuoh ha scritto:Non sbaglimario zacchi ha scritto: PS: sbaglierò, ma temo che i fotografi vadano poco nei musei d' arte contemporanea.
Credo che invece farebbe loro molto bene. Così, tanto per capire che arte è innovare, non replicare.e sai perche'? le direttive museali sono ferree e non consentono di scattare neppure senza flash.

La motivazione e il risultato. La coerenza tra questi due aspetti, pesata sullo sfondo del contesto. E' tutto qui quel che fa o non fa un opera (la tecnica appartiene in primo luogo al contesto, per quella parte che attiene lo stato dell' arte della tecnologia). Quindi non si tratta di chiacchiericcio di comari, anche se certo può non interessare per nulla: ci mancherebbe ...Renmazuoh ha scritto:Per Carlo: leggere un po' di ingegneria ottica non fa male,anzi spesso distoglie da questioni filosofiche pedanti e chiacchiericci da commari.
Si tratta di qualcosa a partire dal quale si individua, nella fattispecie, se un autore cerca di far vibrare i suoi scatti sparsi sul tavolo, spogliati delle convinzioni personali, senza cornici, senza muri di gallerie vere o virtuali alle spalle attraverso qualcosa di sostanzioso, di nuovo, oppure se lo fa camminando lungo sentieri battuti, quando non addirittura solo attraverso il mood puro e semplice (quello della pellicola o dell' ottica fantastica, in questo caso; ma c' è anche quello della potenzialità digitale, naturalmente).
Se si monoteizza la tecnica, la tecnologia, si corre un rischio: il rischio che proprio la tecnologia di cui ci si è innamorati ci perda, ci sveli deboli ancor prima di quanto non riesca a farlo la mancanza di sostanza.
Cioè vero per quanto riguarda la pellicola, perché decine di migliaia di fotografi hanno già battuto il terreno e alcuni tra loro hanno messo i paletti importanti che chiamiamo Fotografia, tanto per la sostanza, quanto per la la tecnica, appunto; quindi farsi un giro nei loro laboratori per prendere a prestito questa tecnica senza essere capaci, almeno, di emularli, cioè di essere almeno manieristi, ci svela poveri alla velocità di uno sguardo (attento, ovviamente).
Ciò è vero poi per il digitale perché non c' è nulla di nuovo, né di più creativo in sé nella possibilità di ottenere solo più velocemente, più facilmente e più precisamente prodotti che, quasi tutti, esistevano già.
Quindi si ritorna al chicchiericcio tra comari dal quale bisogna giocoforza passare nel brutto giorno in cui si vogliano andare a scoprire le carte per verificare quanto è peso e quanto è scatola la nostra fotografia.