Autori e Fotografi

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Nikita
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Tutto è iniziato, quasi per caso, nei primi mesi del 2006.
Abito a Manfredonia, una città che dagli anni ’60 convive con un petrolchimico: l’Enichem.
Con tutto ciò che tale convivenza comporta. A partire dalle fughe di arsenico, fuoriuscite una notte di tanti anni fa, per finire al feroce dilemma che vede contrapporsi il diritto al lavoro a quello della salute ambientale.
Oggi quel petrolchimico è l’ex Enichem di Manfredonia.
Da anni è in atto un processo di deindustrializzazione.
Per alleviare l’alto tasso di disoccupazione indotto dalla deindustrializzazione, e recuperare, forse, al danno ambientale arrecato, sono stati stanziati fondi per incentivare un nuovo processo di industrializzazione. Ciò, insieme ad altre leggi incentivanti l’imprenditoria al sud, ha favorito l’espansione della zona industriale ed artigianale della mia città. Attraverso gli incentivi sono nate aziende, ma anche molte semplici unità produttive, la differenza è sostanziale. Negli anni molti capannoni sono rimasti abbandonati, senza incentivi le unità produttive sono morte. Per questo motivo pensavo di fotografare il mio territorio. Volevo analizzarne il paesaggio e la sua evoluzione.
Il paesaggio è il territorio dell’uomo, è il prodotto del suo lavoro e del suo passaggio.

Una domenica mattina mi sono ritrovato a fotografare un crocifisso affrescato sulla parete di un casolare, coperto in parte da fichi d’india. Alle sue spalle un grande capannone di una coop. Agricola. Ero con la mia Rolleiflex. In quel momento è passata una Lada con targa bulgara, esattamente identica alla Fiat 124 di mio nonno, anche nel colore. Era piena di gente, una decina di persone, molte le donne, sorridevano, l’ho inseguita come un richiamo. In campagna, per brevi tragitti, anche mio nonno e mio zio facevano salire molti in macchina, era uno spasso. Di lì in poi ho iniziato a percepire una presenza sempre maggiore di “nuovi” abitanti in un territorio che cambiava rapidamente. Ho iniziato a fare delle mappe, e a studiare il territorio in base alla nazionalità dei nuovi abitanti: rumeni, bulgari, africani. Questi ultimi a loro volta, si concentravano in zone diverse a seconda se sapevano parlare l’inglese o il francese. Ovvero se provenivano dall’Africa francofona o anglofona. A seconda se erano regolari, o meno. Ho iniziato ad interloquire con loro, cercavo di farmi accettare, molto timidamente cercavo di far accettare loro la mia curiosità.
Dopo l’estate, il periodo in cui si ha la massima concentrazione di immigrati nel mio territorio per via della raccolta del pomodoro, “L’Espresso” pubblica un articolo a firma di Fabrizio Gatti: io schiavo in Puglia. Un articolo sconcertante corredato da foto quasi di circostanza. L’abbinamento mi apparve stridente, mentre i fatti narrati sembravano realtà lontanissime, se non inesistenti.
Mi sono chiesto perché Gatti avesse usato quelle foto, molto leggere, quasi di circostanza, per lo più di gente dedita al lavoro nei campi, compreso lui. Perché non bastavano le parole per descrivere la drammaticità di quanto accadeva sulla mia terra.
Una delle caratteristiche del linguaggio visivo, ovvero della fotografia, è la sua potenza evocativa rispetto alle parole. Gli orrori dell’Arcipelago Gulag (Solzenicyn) sono stati descritti magistralmente da pagine e pagine di carta stampata scritte da un premio Nobel per la letteratura. Ciò nonostante, non essendo mai stati fotografati, appaiono alla nostra mente come cose lontane, confuse. Gli incubi di Auschwitz o Dachau, ovvero le immagini degli orrori indescrivibili perpetrati nei campi di concentramento, sono, al contrario, incise nella nostra memoria. Rappresentano la dolorosa testimonianza di ciò che accadde in quei luoghi.

“L’uomo pensa per immagini” (A. Camus) ?

Se così fosse, ho creduto che il mio territorio avesse bisogno di immagini, che dovesse essere raccontato per immagini.
Da parte mia, attraverso la fotografia ho sempre immaginato di poter conoscere il mondo, e che fosse una maniera per viverlo, per scoprirlo.
Ho deciso così di “viaggiare” in luoghi a me vicini, ma poco conosciuti, e di farlo con lo stesso spirito che il raggiungere e il percorrere mete lontanissime comporta. Ho portato con me una fotocamera, un taccuino e un libro.
Durante il “viaggio” mi sono domandato spesso cosa potesse voler dire oggi territorio, appartenere ad un territorio. Mi sono ritrovato a riflettere sul senso di termini come coesione (sociale), inclusione (sociale) e quale significato potessero oggi assumere.
“On the road”, un ruolo determinante lo ha esercitato un fattore molto personale: i miei ricordi. Più percorrevo le nostre strade, più i ricordi si facevano intensi. Ho vissuto quei luoghi da bambino, alcuni giorni d’estate li trascorrevo con i miei nonni materni in campagna. A luglio si trebbiava. Mia nonna preparava il pranzo per tutti. Da ragazzo mi è capitato di aiutare mio zio nella coltivazione delle barbabietole. Spostavamo le linee di irrigazione durante la notte, camminare di notte in campagna, al buio, aveva il gusto dell’avventura. Per trovare il buio bisogna allontanarsi molto dalle città, al contrario in campagna il buio è buio. Sempre nelle zone fotografate ho raccolto pomodori per guadagnare quanto necessario ad andare in campeggio, erano gli anni del Liceo.
Questi ricordi non mi hanno mai dato modo di condividere la descrizione che della mia terra hanno fatto alcune testate giornalistiche in questi ultimi anni.
Ognuno trova quello che cerca.
In quegli articoli non riconoscevo nulla di quello che avevo vissuto. Non dico che quello che avessero scritto non fosse vero, ma dipingere un territorio solo in quel modo non ho mai creduto fosse giusto. Non potevano esserci solo sfruttamenti e soprusi nelle nostre terre.
Così, ho cercato di registrare tutto quello che la strada mi ha dato modo di incontrare, senza pregiudizi, senza alcuna idea preconcetta, con umiltà, senza un limite di tempo, solo quello necessario al viaggio. In due anni ho scattato 100 rulli di pellicola, 3600 scatti, “viaggiando” per 7000 km all’interno del territorio compreso tra Manfredonia, Foggia, San Severo, Orta Nova. In questo modo, ho compreso che nel mio territorio dal mese di aprile fino a quello di ottobre inoltrato è necessaria la presenza di una gran quantità di manodopera per la cura dei campi, la raccolta dell’asparago, del pomodoro, dell’uva e del carciofo. Il culmine di tale necessità si concentra nei mesi di luglio e agosto. Dopo la campagna del pomodoro e dell’uva, molta gente si sposta verso la Calabria (Rossano) per la raccolta dei mandarini e delle arance.

Questi uomini sono i nomadi della modernità.

Poi l'incontro con la gente, gente molto diversa da noi, proveniente da paesi molto differenti tra loro. Ho cercato di partecipare ai loro discorsi, altre volte ho provato ad immaginare il senso dei loro silenzi. A volte mi hanno raccontato la loro storia, altre volte ho potuto solo intuirla. Non dimenticherò mai quella gente, le infinite storie di sofferenza e delusione, ma anche di fiducia nel futuro e speranza.
Ho fotografato questa umanità in cammino e ho dato visibilità a volti sconosciuti e nascosti.
Il volto: la nostra parte più indifesa, la più esposta, ma anche la più rivelatrice.
Forse è superfluo sottolineare che alla fine del viaggio questi volti mi hanno cambiato profondamente.

A Carlo & Mauro, compagni di viaggio.

Nik
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mauro ruscelli
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Iscritto il: dom dic 10, 2006 4:05 pm
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Grazie a te Nik e' davvero bello, come lo sono i vari racconti che ho sentito da tew negli anni, dalla presenza di medici senza frontiere, dai vari assistenti sociali multilingua, all'ultima storia del cimitero e del morto adottato.
Credo che davvero questa esperienza ti abbia dato molto. E di fronte a questo lavoro resta la domanda autore o fotografo? La tua inquadrandosi nel reportage dovrebbe essere una fotografia "rappresentativa" ma gia' dalle tue parole si percepisce quanto siano diventate tue, quanto di te ci sia, della tua infanzia, dei tuoi ricordi e di una realta' che volevi trasmettere che non e' quella della notizia o dei giornali.
I miei migliori complimenti, un estratto del lavoro lo trovate adesso nella sezione "in motion" forse un po' incupito dal montaggio "dark" del sottoscritto :-)
Mauro

Instagram: @mauroruscelli
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carlo riggi
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Iscritto il: gio giu 25, 2009 10:38 pm
Località: Milazzo
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Caro Nicola, questa tua descrizione e il video preparato da Mauro (ma dovreste vedere anche il libro cosa è) segnano di netto la discussione su autori e fotografi. Come sempre succede quando alle chiacchiere subentrano i fatti.
Il "fatto" qui è che una persona splendida ha utilizzato lo strumento a lui più congeniale per condurre un'esplorazione profonda, e senza barriere, di un mondo sommerso, e di se stesso in relazione a quel mondo. Condividendo i frutti di questa faticosa e entusiasmante ricerca. Autore e fotografo qui sono tutt'uno, e la tua esperienza costituisce per me, non da ora, un modello prezioso di ciò che significa fare fotografia. Qualunque sia il genere e lo stile prescelti.
Grazie!
Ciao
Carlo
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Giusy Tigano
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Iscritto il: mer ott 10, 2012 10:06 pm
Località: Milano
Congratulazioni Nicola!
Un lavoro interessantissimo e un modo stupendo di sentirlo tuo e di raccontarlo.
Alcune foto in particolare sono vibranti al punto da contagiare anche noi. Mi sono sentita estremamente coinvolta dagli sguardi, dai gesti, dagli ambienti di vita...
Grazie per avermi condotta, è stato un bel viaggio.
Complimenti ancora!
BeeSSa
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Iscritto il: mar apr 14, 2009 12:29 pm
Ho letto solo ora stupendo il racconto avevo già visto le immagini, il video da poco pubblicato rafforza ancora di più questo bellissimo lavoro.
Grazie di averlo condiviso.

B.
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Giuseppe Mosconi
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Iscritto il: mer mag 02, 2007 9:11 am
Località: Perso nella provincia di Alessandria
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Nicola, grazie di aver condiviso soprattutto la tua esperienza come uomo e non solo come fotografo. Un grande lavoro in un ambiente impegnativo, ma ricco di umanità che racconti benissimo con le tue fotografie.
"Vorrei vedere in esse l'urgenza dello scatto, la necessità fisiologica dell'esserci, la frenesia nel respirare l'attimo, la furia di voler partecipare all'anelito di vita del pianeta."

http://www.flickr.com/photos/gimo/
otto
che viaggio emozionante Nik, =D>
grazie di averlo condiviso...

otto.
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Nikita
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Iscritto il: mar dic 12, 2006 4:29 pm
Località: SURTSEY
Grazie a tutti voi.

nik
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maucas
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Iscritto il: lun apr 25, 2011 7:51 pm
Località: Napoli/Cosenza
Che bello. Grazie a tutti !
Maurizio Cassese.
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