(serie ) Chiara

Sezione Principale - Fotografie e Passioni

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carlo riggi
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marco palomar ha scritto:Basta con questo buonismo del cavolo: le foto di Luca dimostrano che gli scatti digitali dello stesso fotografo e degli stessi soggetti possono essere inferiori ai corrispettivi analogici
Ma così sei troppo buonista! La tua è una semplice affermazione interlocutoria, buona per tutti.
Forse volevi dire: "gli scatti digitali dello stesso fotografo e degli stessi soggetti sono sempre inferiori ai corrispettivi analogici".
Questa sì sarebbe una bella frase "cattiva".
Da dimostrare però...

Ciao
Carlo
FranzPisa
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carlo riggi ha scritto:"gli scatti digitali dello stesso fotografo e degli stessi soggetti sono sempre inferiori ai corrispettivi analogici"
Mi sa trooooooppo di volpe e uva. :mrgreen:
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carlo riggi
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FranzPisa ha scritto:Mi sa trooooooppo di volpe e uva. :mrgreen:
Non mi pare. Credo semmai che chi la pensa come Marco ritenga che l'uva sia fin troppo accessibile e dunque poco meditato l'atto del coglierla.
Su questo sono d'accordo anch'io. Il fatto è che i grappoli raggiungibili senza fatica sono quelli più acerbi. Per quelli buoni bisogna lavorare, eccome. Esattamente come nell'analogico.

Ciao
Carlo
FranzPisa
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carlo riggi ha scritto:... che chi la pensa come Marco ritenga che l'uva sia fin troppo accessibile
Beh, è proprio questo il punto. Che significa troppo? Per me non è troppo anzi, è pure troppo poco. Ma magari tutti potessero avere una DSLR in mano e fare le proprie fotografie. Magari tutti potessero avere il proprio software di camera chiara. Magari tutti potessero inondare Flickr di foto, anche schifose. Ognuno che tira fuori la propria personale visione del mondo. Alla fine a me che cambia? Se una bimbotta che passa le giornate tra Amici e X Factor mi prende in mano una entry level e scatta delle schifezze da poser allo specchio e poi le pubblica su Flickr (c'è pieno) a me che ne viene? Peggiora le mie foto? Cioè, è colpa della maggior accessibilità della fotografia se le foto di XYZ in analogico sono migliori di quelle in digitale?

Non sono d'accordo.

Il succo è che in molti post mi sembra di leggere "in analogico fotografavo/i meglio, quindi è colpa del digitale", e non del fotografo, aggiungo io. Intendendo che nella fotografia il PP è compreso. Tutto. Io davanti a casi come quello che vi ho postato non me la prendo con nessuno, quella foto è nata per essere in BN, basta guardarla. Non ce l'ho fatta a raggiungere il mio scopo ed è rimasta a colori, ma per colpa mia, non di Photoshop o della mia attrezzatura. E quel che c'è da imparare lo imparerò, lynda.com sta lì apposta ed è pure gratis. Da questa semplice considerazione nasce il mio "sa troppo di volpe e uva" :-)
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carlo riggi
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FranzPisa ha scritto:è colpa della maggior accessibilità della fotografia se le foto di XYZ in analogico sono migliori di quelle in digitale?
Non è peregrina l'idea di chi sostiene che una maggiore facilità d'azione rischi di impigrire il fotografo e rendere più banale il suo gesto creativo. Io penso che il problema esista.
Concordo con te invece sul fatto che non vada criminalizzato lo strumento in quanto tale, ma occorra porre attenzione al modo in cui si usa.
Qui, se ti va, trovi una mia piccola riflessione sul tempo come "negativo" digitale: http://tinyurl.com/2c22pnr

Ciao
Carlo
FranzPisa
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Bellissimo articolo, hai una prosa notevole!

Fra l'altro dato che prende le cose decisamente più alla larga è anche condivisibile in buona parte pure da un convertito (ripeto: a forza) come me. Però a mio parere contiene alcuni passaggi contestabili ed interrogativi a cui si può dare una risposta, senza scadere nello sberleffo.

Quando parli di aspetti creativi della formazione dell'immagine e del ruolo del negativo in questo passaggio secondo me fai uno sbaglio di fondo. Nessuno vuole imitarlo. Oggi quel tipo di processo, che per comodità si chiama "camera chiara", non ha assolutamente niente a che vedere con la "camera oscura", nonostante abbia come scopo finale esattamente lo stesso, ed ha l'enorme vantaggio di poter essere controllato nei minimi particolari dall'inizio alla fine. Che stringi stringi sono le due cose che contano davvero: la fine è la realizzazione dell'idea, che se c'è c'è digitale o pellicola che sia, l'inizio è lo scatto che se corretto è corretto sia in digitale che a pellicola. E, come puoi constatare, non è stato affatto semplificato anche se, ed è vero, la tecnologia attuale ti offre facilmente e gratis l'opportunità di ricavare un jpeg assolutamente semplice con processi assolutamente standard e preimpostati (Nikon è maestra in questa "arte" del dozzinale) e che alla fine fa tanto "sviluppo e stampa in 1h pronta consegna" (oh, a pellicola...). Ma alla fine la grande fotografia ne esce sempre vincente e pure più di prima perché meno elitaria e classista. Capiamosi: un tipo come Andrzej Dragan, il genietto della fisica polacco che nel tempo libero fa dei ritratti da brividi ed ha inventato una tecnica di PP tutta sua ed a mio parere splendida, senza digitale l'avremmo semplicemente perso. Perché quello è uno dei vantaggi che la maggior complessità offre: una gamma di risultati più ampia e, di conseguenza, uno spazio ben più ampio per la creatività sempre che si sia capaci di metterla in pratica. Anni che la gente tenta di replicare Dragan (mi ci metto anch'io con i miei giochini sulle quadricromie con i colori che mi sono studiato settimane), ma per ora testa e lische. E se il fotografo si impigrisce (oppure non riesce), beh...

Parliamoci chiaro: se vuoi andare a Londra oggi che fai? Noleggi una carrozza a cavalli? Oppure prendi il primo volo low-cost che trovi ed arrivi in 2 ore? :-)
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carlo riggi
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FranzPisa ha scritto:Parliamoci chiaro: se vuoi andare a Londra oggi che fai? Noleggi una carrozza a cavalli? Oppure prendi il primo volo low-cost che trovi ed arrivi in 2 ore? :-)
E' il motivo per cui sono passato (obtorto collo) al digitale.
Però è indubbio che un viaggio in carrozza è tutta un'altra cosa di un "trasferimento" in aereo. Un viaggio non è fatto solo di un punto di partenza e di un punto di arrivo, ma di tutto ciò che c'è in mezzo: il viaggio è un percorso. La stessa cosa penso della fotografia.
Avendo constatato anch'io che l'apparente facilità del digitale e, soprattutto, la sua rapidità rischiavano di rendere meno efficace il processo creativo, mi sono messo a pensare a come fare a fruire degli indubbi vantaggi della nuova tecnologia senza subirne gli effetti collaterali. Credo di aver capito che gran parte del problema risiede nella mancanza di un tempo di latenza, quello che permette all'immagine di sostare in un'area transizionale (preconscio ausilario, l'ho chiamato) un tempo necessario a sedimentarsi nell'immagin/ario e così farsi immagine. Mi sono dato delle regole, quella principe è di non compulsare il display della fotocamera dopo lo scatto. Altre riguardano il non utilizzo dell'autofocus, l'adozione di ottiche fisse, certe limitazioni nell'uso degli automatismi. E anche scattare in RAW, naturalmente. Questo riduce la mia furia scattaiola (tanto è gratis), e soprattutto riporta una distanza tra la scena riprodotta e la mia interpretazione. Il lavoro del simbolico deve sempre trovare un "terzo", io l'ho individuato nel tempo. Senza questa area terza la fotografia rischia di diventare qualcosa di simile alle videoriprese amatoriali, in cui il reale satura totalmente l'immagine rendendola uno spento simulacro di esso.
Può darsi che tutto questo valga solo per quelli come noi che hanno dovuto fare il gran passaggio. Magari le nuove generazioni troveranno i propri canali alternativi, eluderanno tutte le nostre seghe e saranno altrettanto creativi e produttivi. Ma si partiva dalle (presunte) difficoltà di Luca nel trovare la sua solita scioltezza stilistica col digitale. E' questa nostra generazione che fatica a fare i conti con la rivoluzione digitale, cercando di mantenere intatto il gusto di fotografare.

Ciao
Carlo
FranzPisa
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Ecco, ora inizio ad essere MOLTO più d'accordo perchè hai giustamente spostato il discorso sul piano del rapporto che ognuno di noi ha con lo strumento, che è filosofico. Per cui chi vuol fare fotografia ha bisogno di un "terzo" che prima era obbligato (tempo), oggi grazie al digitale è più libero pure quello. Ed è tua scelta, e molto onestamente lo sottolinei, il cercare l'appiglio al passato conservando almeno l'elemento "tempo" come variabile creativa.

Io nego le difficoltà di Luca con il digitale, per me i suoi problemi sono altri e provo ad elencarli:

- ha un problema con il PP per cui potrei consigliargli una massiccia dose di lynda.com oppure di cercare la sua strada con software alternativi a Photoshop/Gimp (che è PS-like ma open source), tipo l'ottimo LightZone, un software specifico per camera chiara basato sul sistema zonale di Adams, adattissimo quindi al B/N
- ha un problema col mezzo perché Nikon nel digitale rispetto a Canon sta indietro di un eone sia come corpi che come ottiche, la qualità dei file RAW prodotti non è nemmeno paragonabile (e Leica sta messa pure peggio di Nikon, ahimé)
- fine

OT: vorrei avere più spesso interlocutori come te, e non parlo di fotografia stavolta. Grazie, sinceramente grazie.

PS: questa PP sotto l'ho fatta con LightZone in 30", e non scherzo. Niente di particolarmente accurato ma a mio parere godibile... sottolineando che io essenzialmente faccio foto di scena (musica e teatro) che poi non posso pubblicare per problemi di liberatorie :) e sulle altre navigo a vista:

Immagine
Autunno in Versilia di FranzPisa, su Flickr
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mauro ruscelli
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Può darsi che tutto questo valga solo per quelli come noi che hanno dovuto fare il gran passaggio. Magari le nuove generazioni troveranno i propri canali alternativi, eluderanno tutte le nostre seghe e saranno altrettanto creativi e produttivi. Ma si partiva dalle (presunte) difficoltà di Luca nel trovare la sua solita scioltezza stilistica col digitale. E' questa nostra generazione che fatica a fare i conti con la rivoluzione digitale, cercando di mantenere intatto il gusto di fotografare.
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Mauro

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warburg
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- ha un problema col mezzo perché Nikon nel digitale rispetto a Canon sta indietro di un eone sia come corpi che come ottiche, la qualità dei file RAW prodotti non è nemmeno paragonabile (e Leica sta messa pure peggio di Nikon, ahimé)
Questa è bella, dove l'hai sentita?
- sui corpi: mi pare l'esatto contrario, la 5DII è un pezzo di plastica al confronto di D700/D3
- sulle ottiche: castroneria gigante...
- sulla qualità dei raw: posso capire questioni di gusto sulla resa dei colori, il resto è una fesseria
- Leica? Mi pare che i file della M9 e della S2 siano abbastanza interessanti :-)
ciao
c
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rubes
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ricetta del Rubbi per una buona fotografia:


-dotarsi di una superba dose di cortesia verso il soggetto,
da amalgamare con molta cura alla magia del momento.
-mescolare con delicatezza la fantasia di bianchi e neri
aggiungendo a piacere un pizzico di forti grigi e di scure ombre.
-cercare una piacevole nitidezza, per gratificare sempre
lo sguardo e lo stato d'animo di chi la osserva.
-servire la fotografia a tono caldo oppure freddo
facendo molta attenzione che la stessa
non risulti somigliante alla pochezza delle immagini digitali..
.........
una volta stampata ed esposta, sconosciuti invidiosi cercano di imitarla,
ma dato che l'immagine non riesce uguale, con quella viva emozione che
la distingue,alla fine non si preoccupano, dato che il suo ingrediente
segreto è impercettibile ed inspiegabile perchè è nell'istinto della sua anima .

ciao
rubes
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massimostefani
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carlo riggi ha scritto:
FranzPisa ha scritto:Parliamoci chiaro: se vuoi andare a Londra oggi che fai? Noleggi una carrozza a cavalli? Oppure prendi il primo volo low-cost che trovi ed arrivi in 2 ore? :-)
E' il motivo per cui sono passato (obtorto collo) al digitale.
Però è indubbio che un viaggio in carrozza è tutta un'altra cosa di un "trasferimento" in aereo. Un viaggio non è fatto solo di un punto di partenza e di un punto di arrivo, ma di tutto ciò che c'è in mezzo: il viaggio è un percorso. La stessa cosa penso della fotografia.
Avendo constatato anch'io che l'apparente facilità del digitale e, soprattutto, la sua rapidità rischiavano di rendere meno efficace il processo creativo, mi sono messo a pensare a come fare a fruire degli indubbi vantaggi della nuova tecnologia senza subirne gli effetti collaterali. Credo di aver capito che gran parte del problema risiede nella mancanza di un tempo di latenza, quello che permette all'immagine di sostare in un'area transizionale (preconscio ausilario, l'ho chiamato) un tempo necessario a sedimentarsi nell'immagin/ario e così farsi immagine. Mi sono dato delle regole, quella principe è di non compulsare il display della fotocamera dopo lo scatto. Altre riguardano il non utilizzo dell'autofocus, l'adozione di ottiche fisse, certe limitazioni nell'uso degli automatismi. E anche scattare in RAW, naturalmente. Questo riduce la mia furia scattaiola (tanto è gratis), e soprattutto riporta una distanza tra la scena riprodotta e la mia interpretazione. Il lavoro del simbolico deve sempre trovare un "terzo", io l'ho individuato nel tempo. Senza questa area terza la fotografia rischia di diventare qualcosa di simile alle videoriprese amatoriali, in cui il reale satura totalmente l'immagine rendendola uno spento simulacro di esso.
Può darsi che tutto questo valga solo per quelli come noi che hanno dovuto fare il gran passaggio. Magari le nuove generazioni troveranno i propri canali alternativi, eluderanno tutte le nostre seghe e saranno altrettanto creativi e produttivi. Ma si partiva dalle (presunte) difficoltà di Luca nel trovare la sua solita scioltezza stilistica col digitale. E' questa nostra generazione che fatica a fare i conti con la rivoluzione digitale, cercando di mantenere intatto il gusto di fotografare.

Ciao
Carlo

Centro !!!! Questa riflessione, che sposo in toto, enuclea il problema.
Più di una una generazione di fotografi si è trovata, bene o male, a dover fare i conti con le proprie " radici "
e più quest'ultime si trovavano in profondità maggiore è la difficoltà di, non dico reciderle, ma avvicinarsi all'idea che c'è un nuova pianta in grado di dare ottimi frutti, se adeguatamente coltivata., evitando di farsi avviluppare in un batter d'occhio dal fogliame che cresce ad una velocità vertiginosa.

MS
tutte le fotografie sono reali,nessuna è la verità.
R.Avedon
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Te lo spiego velocemente.

Corpi: Nikon ha scelto di montare CCD di qualità superiore guadagnandoci in profondità di colore, Canon ha scelto CCD di qualità inferiore guadagnandoci enormemente sulla densità di pixel. La soluzione Nikon l'ha resa vincente sugli entry level perché produce jpg decisamente più gradevoli. Canon indovina dove...

Poi mi fido ciecamente di un conoscente che è uno dei migliori stampatori d'Italia, e se lui ha mollato Nikon per Canon e mi dice che per il livello professionale non c'è proprio paragone tra il lavorare con un RAW Nikon piuttosto che con un RAW Canon io ti dico che so di potermi fidare.

In ogni modo la 5D è proprio la mia macchina ed un debito verso Nikon la MkII ce l'ha: lo screenview (inventato da Nikon) e quindi lo schermo più grande (introdotto da Nikon). Sai che roba?

Ottiche: Canon ha prodotto il primo motore anulare ad ultrasuoni negli anni '80 e nel 1992 è stata la prima a produrlo a livello industriale, Nikon rincorre e sono 18 anni che lo fa. Canon produce gli stabilizzatori più avanzati (studiati fin dagli anni '80 ed introdotti nel 1995), quello che monta il mio 70-200/4 L è uno stabilizzatore magnetico che riduce 4 stop e riconosce i movimenti volontari. Nikon rincorre anche lì. Canon ha inventato il sistema di sintetizzare la fluorite in laboratorio ed è tutt'ora sotto brevetto, che io sappia. La fluorite è l'unico materiale al mondo in grado di ridurre quasi a zero l'aberrazione del verde (il rosso ed il blu ormai ci riesce anche Nikon), non per niente lo stesso obiettivo di cui sopra e che ne fa ampio uso è noto come "la lama". Canon ha inventato SWC come coating per il vetro ottico. Nikon manco sa che roba sia. Ma riduce flares e ghosting che è una bellezza. Canon ha inventato le nuove lenti ad ottica diffrattiva (DO) che uniscono i vantaggi della fluorite a quelli delle lenti asferiche (così riduce anche l'aberrazione sferica). Come vedi ho mischiato andando a casaccio.

Sotto qualunque punto di vista la si osservi l'ottica Canon se la perde per strada la Nikon. E se non erro costa pure di meno.

Da ultimo... altro conoscente, questo tester ufficiale Leica Italia. Non è nemmeno tanto che ci ho parlato (ehm, un annetto buono) ed era delusissimo... Mi ha descritto le ultime come "peggio pure delle Nikon, ho i files qui sul PC non si possono guardare" andando poi sullo specifico. In particolare era deluso dalla sporcizia dei dati che si risolveva in un grosso rumore ed una palese difficoltà a lavorare siffati aggeggi. Ha finito così: "Leica è un laboratorio più che una fabbrica, fa meccaniche splendide ed inimitabili ma il digitale è roba da industria, la c*****a di inseguire gli altri in questo terreno non la deve fare ed oltretutto ha costi improponibili".

Oh, io sono canonista per puro caso, non è che sono nato imparato o che mi sono studiato tutto prima di fare l'acquisto critico (il primo). Però poi me la sono goduta... via, vado alla notte bianca che piove e così mi prendo un malanno :-), alla prossima!
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warburg
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Ah ho capito, l'amico miglior stampatore d'Italia! E potevi dirlo subito no?
ciao
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Giuseppe Mosconi
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carlo riggi ha scritto: ...
Credo di aver capito che gran parte del problema risiede nella mancanza di un tempo di latenza, quello che permette all'immagine di sostare in un'area transizionale (preconscio ausilario, l'ho chiamato) un tempo necessario a sedimentarsi nell'immagin/ario e così farsi immagine. Mi sono dato delle regole, quella principe è di non compulsare il display della fotocamera dopo lo scatto. Altre riguardano il non utilizzo dell'autofocus, l'adozione di ottiche fisse, certe limitazioni nell'uso degli automatismi. E anche scattare in RAW, naturalmente. Questo riduce la mia furia scattaiola

...

Può darsi che tutto questo valga solo per quelli come noi che hanno dovuto fare il gran passaggio. Magari le nuove generazioni troveranno i propri canali alternativi, eluderanno tutte le nostre seghe e saranno altrettanto creativi e produttivi. Ma si partiva dalle (presunte) difficoltà di Luca nel trovare la sua solita scioltezza stilistica col digitale. E' questa nostra generazione che fatica a fare i conti con la rivoluzione digitale, cercando di mantenere intatto il gusto di fotografare.

Ciao
Carlo
Questi due passaggi mi trovano in perfetta sintonia con il tuo pensiero. Casualmente anch'io in questi giorni mi trovo a ragionare sul mio uso del digitale e mi son trovato a montare sulla D200 le ottiche AIS, ho tolto il battery pack supplementare (che c...o me ne facevo non lo sò) e a questo punto oscuro anche il video :-)

e se può aiutarmi a riconciliarmi con il mezzo digitale mantenerndo (o ritrovando) il gusto di fotografare, ben vengano queste "contromisure". Gli AFD li userò quando mi servirà fare altro. Sempre in senso fotografico intendo.
"Vorrei vedere in esse l'urgenza dello scatto, la necessità fisiologica dell'esserci, la frenesia nel respirare l'attimo, la furia di voler partecipare all'anelito di vita del pianeta."

http://www.flickr.com/photos/gimo/
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