Salve,
non mi farei prendere troppo dallo sgomento. Lui resta sempre un grande Maestro che come tale ha il sacrosanto diritto di fare scelte tecnico-artistiche in piena libertà.
Anche con in mano una compattina digitale, lui può essere in grado di mostrare l'abisso che -fotograficamente- c'è tra lui e noi poveri mortali, qualunque sia la fotocamera nelle nostre mani, dalla Bencini Comet alla migliore Leica (nel mio caso, la Contax-IIa).
Per lavoro e per svago, uso molto il sistema digitale, però ammetto che quando prendo in mano e carico di pellicola la mia Contax, mi sento un po' come Machiavelli nella "Lettera a Francesco Vettori" dove narra le sue sensazioni allorché, tornato a casa, si accinge a leggere i classici. Detto questo, pur da convinto sostenitore della fotografia all'argento, devo riconoscere che le diatribe digitale si - digitale no / analogico si - analogico no, cominciano un po' a venirmi in uggia.
L'importante è fotografare.
E.L.
Domanda provocatoria.
Moderatori: NatRiscica, maucas, simone toson, luca rubbi
La fotografia non mostra la realtà, mostra l’idea che se ne ha (Neil Leifer)
Partendo da questa verità sacrosanta, almeno per me, e lasciando da parte il fotogiornalismo che ha un'altra finalità, quando scattiamo facciamo già una scelta, decidiamo cosa includere e cosa escludere e quindi interpretiamo il mondo esterno, proiettiamo inevitabilmente il nostro io, e quindi é insito nell’atto stesso del fotografare l’interpretazione della realtà.
Se accettiamo questo approccio e pensiamo al digitale, ivi compresa la postproduzione, come uno strumento che ci supporta nel realizzare il nostro ideale, perché limitarci al solo approccio realista da vera fotografia?
A mio avviso nell'uso dell'analogico entrano altre questioni filosofiche e personali: il gusto di stare in camera oscura, la qualità di una stampa in BN, l'approccio slow-photo, il piacere di usare certi strumenti, ecc... ma mi fermerei qui perché non mi pare corretto non riconoscere la qualità e flessibilità che i moderni strumenti offrono.
Ciao
Partendo da questa verità sacrosanta, almeno per me, e lasciando da parte il fotogiornalismo che ha un'altra finalità, quando scattiamo facciamo già una scelta, decidiamo cosa includere e cosa escludere e quindi interpretiamo il mondo esterno, proiettiamo inevitabilmente il nostro io, e quindi é insito nell’atto stesso del fotografare l’interpretazione della realtà.
Se accettiamo questo approccio e pensiamo al digitale, ivi compresa la postproduzione, come uno strumento che ci supporta nel realizzare il nostro ideale, perché limitarci al solo approccio realista da vera fotografia?
A mio avviso nell'uso dell'analogico entrano altre questioni filosofiche e personali: il gusto di stare in camera oscura, la qualità di una stampa in BN, l'approccio slow-photo, il piacere di usare certi strumenti, ecc... ma mi fermerei qui perché non mi pare corretto non riconoscere la qualità e flessibilità che i moderni strumenti offrono.
Ciao
Personal Website: http://www.stefanomartellucci.com
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- Iscritto il: ven nov 05, 2010 6:12 pm
Sì: quella di mentire spudoratamente, facendo finta di dire la veritàCondor ha scritto:e lasciando da parte il fotogiornalismo che ha un'altra finalità
Meglio i manipolatori dichiarati: almeno non ti prendono in giro
perché dichiarano lo scopo.
- marco palomar
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- Iscritto il: mar dic 16, 2008 12:47 pm
Per me lo zero non esiste: figuratevi quale presa abbiano su di me le posizioni degli scettici.
Un decennio buono di post-modern dovrebbe averci insegnato qualcosa, e di fatti la filosofia si muove.
Un decennio buono di post-modern dovrebbe averci insegnato qualcosa, e di fatti la filosofia si muove.
ma guarda un po'
Penso di aver mosso un bel vespaio! Non era questa la mia intenzione. In definitiva, però, sono d'accordo con quanto ha affermato che alla fin fine quello che conta è la fotografia finale, soprattutto se stampata, e l'emozione che provoca nel fruitore. Non mi importa un fico secco se l'emozione è figlia dell'analogico o del digitale! Forse quest'ultimo è più veloce nel provocare (oppure no) questa emozione, ....o no?BeeSSa ha scritto:Scusate ma l'autore del topic che ne pensa...??
B.
mi permetto di segnalarti anche la trilogia (in un unico cofanetto) "Cinema all'aperto" di Gianni Celati, edita da Fandango. Si tratta di tre documentari girati dal nostro: "Strada Provinciale delle Anime", "Il mondo di Luigi Ghirri" e "Case sparse/Visioni di case che crollano", con tanto di booklet d'accompagnamento.simone toson ha scritto:Cercherò anche quello.. Grazie.maucas ha scritto:Bellissima collana,li ho presi tutti. L'altro giorno sono riuscito a trovare "Deserto Rosa" ,un viaggio dentro le fotografie di L. Ghirri. Da vedere....simone toson ha scritto:Jodice l'ho visto, bellissimo. Scianna, procedo domani all'acquisto.. Grazie del consiglio..
Acquisto a mio avviso imprescindibile.
'la fotografia è alla fine un problema di equilibri molto sottili ' (L. Ghirri)
il blocchetto degli appunti
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- simone toson
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- Iscritto il: lun mag 07, 2012 2:54 pm
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Ottimo, grazie!
Vado a farmi un giretto su amazon.it
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