[foto] Baita 2012

Sezione Principale - Fotografie e Passioni

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cliqueur
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Grazie Marco, Carlo, Andrea.

Ansel Adams: intanto non c'è paragone per
  • - il formato: un miserello 24x36 contro grande formato
    - tecnica di stampa: non mi sognerei di paragonare la maestria tecnica di AA con la mia. Adams mi sembra il teorico, ma anche l'empirico della ripresa fotografica e della stampa.
Ansel Adams non mi interessa moltissimo, non per snobismo, superficialità, presunzione, o altro, ma semplicemente perché non mi interessa (più) la fotografia singola di grande impatto. Magari, nel contesto della fotografia che vorrei fare (riprenderemo il discorso sulle storie per immagini), potrebbe essere utile leggere Il Negativo, La Fotocamera, La Stampa per fotografare meglio. Ci penserò.

Inoltre non ho molto tempo per guardare i miei libri di fotografia, alcuni non li ho nemmeno ancora scartati dalla pellicola trasparente. Pesano e ne sono spesso molto lontano, prima di prenderne altri vorrei vedere quelli che ho.

Poi c'è la questione di "quale fotografia": i miei paesaggi sono assolutamente incidentali, questo mi è piaciuto e ce n'è anche un altro simile, ma certo non è il mio scopo specializzarmi in paesaggi.
Anche se il concetto di "paesaggio" riguarda anche le storie per immagini, come sappiamo.

Una cartolina: certo, nessuno credo amerebbe che una propria fotografia fosse considerata una cartolina. Ma l'ho guardata meglio ed è una cartolina.

Il problema è forse, e lo dice anche il buon Barthes, che noi esseri umani dobbiamo avere delle categorie di riferimento alle quali rapportare ciò che vediamo, le fotografie che vediamo. Quindi vediamo qualcosa, la baita di Luca, e ci vengono in mente altre fotografie, il nostro concetto di baita. Ed a questi lo rapportiamo.

Ma chi può dire una fotografia scattata da uno di noi l'avrebbe potuta scattare Stephen Shore, Cartier Bresson, Eggleston, Erwitt, Parr, Sessini, Alex Webb, Gaumy, Pellegrin, Majoli, Scianna ...?
Il fatto è che non l'hanno scattata quelli, ma noi.

Adams fotografava i grandi scenari montuosi americani, questo è un prato montano. Tutt'altro.

Se troverò una fotografia di AA che veramente rappresenta una baita su un prato, ve le proporrò.
CIao,
Luca
Andrea
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Luca A Remotti ha scritto:Grazie Marco, Carlo, Andrea.

....ommissis ...

Poi c'è la questione di "quale fotografia": i miei paesaggi sono assolutamente incidentali, questo mi è piaciuto e ce n'è anche un altro simile, ma certo non è il mio scopo specializzarmi in paesaggi.
Anche se il concetto di "paesaggio" riguarda anche le storie per immagini, come sappiamo.

Una cartolina: certo, nessuno credo amerebbe che una propria fotografia fosse considerata una cartolina. Ma l'ho guardata meglio ed è una cartolina.

Il problema è forse, e lo dice anche il buon Barthes, che noi esseri umani dobbiamo avere delle categorie di riferimento alle quali rapportare ciò che vediamo, le fotografie che vediamo. Quindi vediamo qualcosa, la baita di Luca, e ci vengono in mente altre fotografie, il nostro concetto di baita. Ed a questi lo rapportiamo.

Ma chi può dire una fotografia scattata da uno di noi l'avrebbe potuta scattare Stephen Shore, Cartier Bresson, Eggleston, Erwitt, Parr, Sessini, Alex Webb, Gaumy, Pellegrin, Majoli, Scianna ...?
Il fatto è che non l'hanno scattata quelli, ma noi.

Adams fotografava i grandi scenari montuosi americani, questo è un prato montano. Tutt'altro.

Se troverò una fotografia di AA che veramente rappresenta una baita su un prato, ve le proporrò.
CIao,
Luca

... per me non si tratta di trovare una Baita fotografata da AA, ma ritrovarsi casomai in una ricerca emozionale comune che sfutta ciò che si incontra (compatibilmente con la propria possibile esperienza ) per esprimere quello che anche noi proviamo.
Forse AA non ha fotografato il Trentino montano, ma quando si richiamano i possibili maestri è un pò come leggere i classici, che sono tali per aver espresso per primi una sensazione che si ritrova nel tempo a seguire, in molti fruitori.
Manca per me l'umiltà nel guardare ciò che si fotografa come risultato del Creato e non come creato grazie al nostro cliK, questo anche quando il nostro click riesce ad uscire dai "clik storici" ...
Spero naturalmente che alcuni miei paesaggi possano essere considerati cartoline, cioè immagini degne di attraversare lo spazio per raggiungere altri fruitori ......
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carlo riggi
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Andrea ha scritto:quando si richiamano i possibili maestri è un pò come leggere i classici, che sono tali per aver espresso per primi una sensazione che si ritrova nel tempo a seguire, in molti fruitori.
Quoto.

Inoltre, dire che un'immagine è adamsiana non vuol dire che il maestro ne abbia per forza fatte di identiche (anche se mi pare di ricordarne di simili), e non vuole certo essere una affermazione assoluta. Diversa forza assertiva mi sembra avere l'espressione "non è minimamente adamsiama", usata dal nostro buon Marco, tornato stringato e stentoreo come non mai.
Ciao
Carlo
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Stefano Tambalo
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magari Marco ha peccato nei modi, ma che intento e risultato non siano adamsiani - se non per affinità con il soggetto principale della sua produzione - non mi pare un'affermazione fuori luogo..
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carlo riggi
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Bene, allora è l'occasione per me di fare un ripassino e imparare qualcosa.
Quel che so io di Adams è che è un grande cantore della Terra, un cultore della bellezza al cui servizio ha messo i suoi studi sulla tecnica, onde rendere al meglio il proprio amore per la natura e lo sguardo incontaminato verso la sua maestosità.
Qualcuno mi spiega perché la foto di Luca non può evocare lo stesso sguardo meravigliato per l'incanto di un paesaggio così maestoso, reso ancor più pregnante dal confronto con la casetta, emblema del rapporto asimmetrico eppure armonico dell'uomo con la natura?
Credo che Luca abbia messo tutto l'impegno e l'abilità tecnica di cui è capace per restituire una gamma di grigi la più ampia possibile da questa scena. Lo strumento non è lo stesso, evidentemente, ma qui parliamo di tratto, di ispirazione. Allo stesso modo in cui certe foto di Marco Serio risuonano come "Basilichiane" o certe mie immodestamente come "Jodicee" anche se né io né Marco S., credo, usiamo il medio formato. Dove sbaglio?
Ciao
Carlo
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marco palomar
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Lo so, sono diventato un po' brusco. Ma sono diventato insofferente verso certe affermazioni apodittiche e non sufficientemente provate dalla logica o almeno dall'esperienza. Quando leggo certi commenti alle foto con la lista dei difetti, che poi è un malcelato "io l'avrei fatta diversa", mi cadono le braccia; allo stesso modo quando leggo lodi sperticate a foto che, a mio avviso, non meritano. Nessuno si ritenga offeso: l'unico che si offende per affermazioni che, peraltro, non lo riguardano minimamente sono io.
ma guarda un po'
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Stefano Tambalo
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carlo riggi ha scritto:Bene, allora è l'occasione per me di fare un ripassino e imparare qualcosa.
Quel che so io di Adams è che è un grande cantore della Terra, un cultore della bellezza al cui servizio ha messo i suoi studi sulla tecnica, onde rendere al meglio il proprio amore per la natura e lo sguardo incontaminato verso la sua maestosità.
Qualcuno mi spiega perché la foto di Luca non può evocare lo stesso sguardo meravigliato per l'incanto di un paesaggio così maestoso, reso ancor più pregnante dal confronto con la casetta, emblema del rapporto asimmetrico eppure armonico dell'uomo con la natura?
Credo che Luca abbia messo tutto l'impegno e l'abilità tecnica di cui è capace per restituire una gamma di grigi la più ampia possibile da questa scena. Lo strumento non è lo stesso, evidentemente, ma qui parliamo di tratto, di ispirazione. Allo stesso modo in cui certe foto di Marco Serio risuonano come "Basilichiane" o certe mie immodestamente come "Jodicee" anche se né io né Marco S., credo, usiamo il medio formato. Dove sbaglio?
I ripassini fanno bene a tutti. A me per primo, che Adams mi ha sempre fatto due palle così; lui e tutti i suoi nipotini che affettuosamente lo chiamano Zio Anselmo.
La mia idea è che il fondo della foto di Luca sia la serendipity, la tranquillità, la stasi e il silenzio. Il paesaggio di Adams è (perlopiù) roccia, fogliame, vento, luce, neri, bordi, bianchi, masse enfatizzate da una tecnica maniacale. Gli spazi ti portano dentro, ti fanno girare o ti tengono distante, a distanza di rispetto. Con le dovute - e spesso fantasiose - interpretazioni del termine "maniacale", se parliamo di tratto e ispirazione trovo più adamsiane le montagne di Bruno: i nuvoloni, i cieli metallici, gli spigoli, le punte, la dimensione sovrumana della roccia, i guizzi bianchi nel nero.
In "Baita" no, c'è il mare calmo e l'omino sul pedalò che prende il sole del tardo pomeriggio (o prima mattina, non mi so orientare). In Adams la maestosità è il soggetto, qui la maestosità è di sfondo, la montagna dietro è un contorno, se ne sta in ombra. La percepiamo come maestosa per confronto con la casetta, ma senza casetta non impressiona. I graffi di roccia andrebbero sbiancati, gli alberi bruciacchiati, i volumi aggiustati. Per questo dico che per tratto e ispirazione non vedo la foto di Luca adamsiana; è un bel paesaggio montano, per me l'analogia finisce lì.
cliqueur
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Ragazzi, mi tengo fuori da questa questione dell'adamsiano/non adamsiano.

Ma è un bel po' di tempo che sto cercando di suggerire che non è solo questione del fotografo che vede la fotografia, la fa e poi la mette davanti al mondo. Chi vede la fotografia ha un ruolo essenziale in questa comunicazione visuale, che ha una enorme influenza sulla lettura della immagine.
Chiaramente il retroterra professionale di Carlo informa il suo modo di fotografare e di leggere le fotografie, tant'è che ci propone elementi ulteriori, vede doppi fondi. Stefano T ha una visione più pragmatica e diretta. Io, che sono curioso, so che Stefano in qualche modo si occupa di musica, quindi ritengo che non sia un caso che nella serie su Budapest vi sia un riferimento alla musica. Poi magari mi sbaglio, ma io lo vedo. Marco, che fa l'architetto, non solo conosce il monumento alle vittime dell'olocausto, ma sa anche chi l'ha fatto.
Chi siamo influisce su come fotografiamo (be', anche su come facciamo un bel po' di altre cose) ma chi siamo influisce anche su come guardiamo le fotografie e cosa ci vediamo.

Comunque, Adams o non Adams, mi sembra siate tutti quanti d'accordo, quindi questa finisce dentro un ingranditore!
Grazie,
Luca
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noctorius
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marco palomar ha scritto:Lo so, sono diventato un po' brusco. Ma sono diventato insofferente verso certe affermazioni apodittiche e non sufficientemente provate dalla logica o almeno dall'esperienza. Quando leggo certi commenti alle foto con la lista dei difetti, che poi è un malcelato "io l'avrei fatta diversa", mi cadono le braccia; allo stesso modo quando leggo lodi sperticate a foto che, a mio avviso, non meritano. Nessuno si ritenga offeso: l'unico che si offende per affermazioni che, peraltro, non lo riguardano minimamente sono io.
questa mi piace molto!

ciao
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noctorius
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Luca A Remotti ha scritto:Ragazzi, mi tengo fuori da questa questione dell'adamsiano/non adamsiano.

Ma è un bel po' di tempo che sto cercando di suggerire che non è solo questione del fotografo che vede la fotografia, la fa e poi la mette davanti al mondo. Chi vede la fotografia ha un ruolo essenziale in questa comunicazione visuale, che ha una enorme influenza sulla lettura della immagine.
Chiaramente il retroterra professionale di Carlo informa il suo modo di fotografare e di leggere le fotografie, tant'è che ci propone elementi ulteriori, vede doppi fondi. Stefano T ha una visione più pragmatica e diretta. Io, che sono curioso, so che Stefano in qualche modo si occupa di musica, quindi ritengo che non sia un caso che nella serie su Budapest vi sia un riferimento alla musica. Poi magari mi sbaglio, ma io lo vedo. Marco, che fa l'architetto, non solo conosce il monumento alle vittime dell'olocausto, ma sa anche chi l'ha fatto.
Chi siamo influisce su come fotografiamo (be', anche su come facciamo un bel po' di altre cose) ma chi siamo influisce anche su come guardiamo le fotografie e cosa ci vediamo.

Comunque, Adams o non Adams, mi sembra siate tutti quanti d'accordo, quindi questa finisce dentro un ingranditore!
Grazie,
Luca
E fai bene a tirartene fuori! tu con AA non c'entri proprio!

ciao
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Vittorio
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Stefano Tambalo ha scritto:
carlo riggi ha scritto:Bene, allora è l'occasione per me di fare un ripassino e imparare qualcosa.
Quel che so io di Adams è che è un grande cantore della Terra, un cultore della bellezza al cui servizio ha messo i suoi studi sulla tecnica, onde rendere al meglio il proprio amore per la natura e lo sguardo incontaminato verso la sua maestosità.
Qualcuno mi spiega perché la foto di Luca non può evocare lo stesso sguardo meravigliato per l'incanto di un paesaggio così maestoso, reso ancor più pregnante dal confronto con la casetta, emblema del rapporto asimmetrico eppure armonico dell'uomo con la natura?
Credo che Luca abbia messo tutto l'impegno e l'abilità tecnica di cui è capace per restituire una gamma di grigi la più ampia possibile da questa scena. Lo strumento non è lo stesso, evidentemente, ma qui parliamo di tratto, di ispirazione. Allo stesso modo in cui certe foto di Marco Serio risuonano come "Basilichiane" o certe mie immodestamente come "Jodicee" anche se né io né Marco S., credo, usiamo il medio formato. Dove sbaglio?
I ripassini fanno bene a tutti. A me per primo, che Adams mi ha sempre fatto due palle così; lui e tutti i suoi nipotini che affettuosamente lo chiamano Zio Anselmo.
La mia idea è che il fondo della foto di Luca sia la serendipity, la tranquillità, la stasi e il silenzio. Il paesaggio di Adams è (perlopiù) roccia, fogliame, vento, luce, neri, bordi, bianchi, masse enfatizzate da una tecnica maniacale. Gli spazi ti portano dentro, ti fanno girare o ti tengono distante, a distanza di rispetto. Con le dovute - e spesso fantasiose - interpretazioni del termine "maniacale", se parliamo di tratto e ispirazione trovo più adamsiane le montagne di Bruno: i nuvoloni, i cieli metallici, gli spigoli, le punte, la dimensione sovrumana della roccia, i guizzi bianchi nel nero.
In "Baita" no, c'è il mare calmo e l'omino sul pedalò che prende il sole del tardo pomeriggio (o prima mattina, non mi so orientare). In Adams la maestosità è il soggetto, qui la maestosità è di sfondo, la montagna dietro è un contorno, se ne sta in ombra. La percepiamo come maestosa per confronto con la casetta, ma senza casetta non impressiona. I graffi di roccia andrebbero sbiancati, gli alberi bruciacchiati, i volumi aggiustati. Per questo dico che per tratto e ispirazione non vedo la foto di Luca adamsiana; è un bel paesaggio montano, per me l'analogia finisce lì.
Ragazzi A.A. non vuol dire solo sistema zonale,grande formato e cura maniacale del risultato,si deve percepire nelle sue fotografie tutto l'amore speso in una vita intera a salvaguardare le vallate da lui magistralmente ritratte per farne una battaglia affinche l'uomo non le distruggesse e facendole cosi' diventare parchi protetti.
L'uomo Adams per me e' stato piu' grande del Fotografo ,sopratutto perche' ha prodotto buona fotografia per una buona causa.(E CERTI PENSANO ANCORA CHE FOSSE SOLO ESTETICA!)
(sorvolo poi sul fatto che tecnicamente previsualizzava i suoi panorami peer decidere in ripresa le luci adatte e persino le stagioni adatte)
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noctorius
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Iscritto il: ven lug 24, 2015 7:26 am
Bene Vittorio! molto bene...AA è stato un Grandissimo a 360° e noi dobbiamo essergli grato d'averci lasciato sublime testimonianza; da non trascurare, infine, che egli sviluppava e stampava in proprio.

Insomma: AA a carattere galattico...in Italia c'è BB :D

cia
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Stefano Tambalo
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Vittorio ha scritto: Ragazzi A.A. non vuol dire solo sistema zonale,grande formato e cura maniacale del risultato,si deve percepire nelle sue fotografie tutto l'amore speso in una vita intera a salvaguardare le vallate da lui magistralmente ritratte per farne una battaglia affinche l'uomo non le distruggesse e facendole cosi' diventare parchi protetti.
L'uomo Adams per me e' stato piu' grande del Fotografo ,sopratutto perche' ha prodotto buona fotografia per una buona causa.(E CERTI PENSANO ANCORA CHE FOSSE SOLO ESTETICA!)
(sorvolo poi sul fatto che tecnicamente previsualizzava i suoi panorami peer decidere in ripresa le luci adatte e persino le stagioni adatte)
Vero Vittorio. Credo che per "adamsiano" nella foto in questione però ci si riferisse solo a caratteri estetici/interpretativi.
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noctorius
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caratteri estetici/interpretativi? nemmeno lontanamente...

questa una foto di AA


un'altra foto

e come si può notare he la maestosità dell'elemento che emerge nella fotografia.

ciao





ciao
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ansel_adams_mountains.jpg
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noctorius
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Iscritto il: ven lug 24, 2015 7:26 am
altre due foto maestose dove le nuvole assumono un ruolo primario


ciao
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