La basilica di sant'Ambrogio

Sezione Principale - Fotografie e Passioni

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abschied
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Esterno della basilica. Leica M10 Monochrom con Zeiss Distagon 15mm

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Paolo Viviani
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niente da fare ... non riesco a guardarle. Mi danno sin fastidio agli occhi le immagini dgt come questa.
Ma credo sia un problema mio ... penso sia questione di abitudine. :-)
Cos'è la fotografia pinhole? Come dire che si sente un leggero fruscio ascoltando un vecchio 78 giri su un grammofono a manovella! ;/)

La perfezione ha un grande difetto, tende ad essere noiosa. ;/)
abschied
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Luigi: Non credo che sia giusto parlare di problema, ma di una sensibilità visiva condivisa in realtà da molti. Anche io provo a volte disagio nel guardare alcune fotografie dove è particolarmente evidente la specifica qualità della tecnica digitale. Però converrai con me che, quando si tratta di fotografia architettonica diventa sempre più difficile ottenere con la tecnica analogica una resa soddisfacente dei dettagli. Ho usato anch'io la pellicola per l'architettura quando erano ancora disponibili pellicole con pochissima grana come la Rollei ATP 35ASA:

ImmagineIMG1212 Ospedale Santa Lucia a Roma v2 (Leica M6 Zeiss Distagon 15mm ATP1 35ASA) by Paolo Viviani, on Flickr

e quando non era troppo complicato far sviluppare fuori il grande formato 20x25 (io in casa arrivo solo fino al 6x6)

ImmagineCortile - Hommage à Atget (Toyo 20x25 Rodenstock Apo-Sironar 480mm Fomapan 100ASA s) by Paolo Viviani, on Flickr
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maucas
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Credo che l'anello debole della catena analogica sia la scansione,non posso credere che il risultato su pellicola 20x25 di un 100 iso sia così nettamente inferiore alla pur eccellente monochrome ed alle sue prestigiose ottiche Leica nel formato 24x36... Io resto dell'idea che il processo analogico sia più complesso e sensibile ai vari trattamenti rispetto allo sviluppo di un file digitale con la tecnologia informatica dei vari programmi oggi disponibili. Sono certo che una pellicola 100 iso nel formato 20x24 contiene più informazioni di un sensore cmos 24x36.
Maurizio Cassese.
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Maurizio, la risoluzione di un film Ilford 100 ASA è di circa 80 paia di linee bianco/nero e cioè a 160 pixel per millimetro lineare. Quindi, teoricamente, assumendo uno sviluppo ed una scansione perfetti, un negativo 20x35 corrisponde ad un sensore con 1280 Megapixel. Anche se difficilmente l'accoppiata lente/sviluppo/scansione permette di raggiungere questo valore massimo, è chiaro che un negativo 20x35 surclassa qualsiasi sensore digitale attualmente disponibile ai comuni mortali. Questo non è vero invece per un film 24x36 100 ASA che produce circa 22 Megapixel. Diverso è il discorso quando si parla di film a bassissima sensibilità come appunto la Rollei ATP 35ASA usata per la mia prima fotografia che risolveva 160 paia di linee al millimetro producendo, sempre teoricamente, 88.5 Megapixel. Qui siamo comunque già entro valori comparabili ai 46 Megapixel (veri, non ridotti dai filtri RBG) della M10 Monochrom.

In ogni caso, con i miei due scatti analogici volevo appunto dimostrare che, anche per i soggetti architettonici per i quali un'alta risoluzione ha un senso, la pellicola è in principio ancora competitiva. Il punto però è che ciò è vero a condizione di sobbarcarsi a fatiche e spese sempre più irragionevoli. La Rollei ATP richiede uno sviluppo speciale che a Milano solo il mitico signor Bilsen era capace di assicurare. I negativi 20x25 sono difficili da sviluppare in casa e non entrano negli scanner piani per cui bisogna farli scansionare tamburo. Senza contare poi lo sbattimento di andare in giro con un banco ottico:

ImmagineQ30A1168 Autoritratto con il nuovo banco ottico (EOS 5D Mark III) by Paolo Viviani, on Flickr

Quindi, fermo restando che la pellicola ha ancora una sua validità per i ritratti e per le immagini dal vivo, non vedo più un motivo valido per rinunciare al digitale quando il soggetto richiede una risoluzione particolarmente alta.

PS: La fotografia del cortile è stata brutalmente compressa e non rende giustizia all'originale stampato
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Sulla Basilica di Sant'Ambrogio, l'ho visitata l'ultima volta che sono stato a Milano.

In questa particolare fotografia mi sembra vi siano significativi problemi di illuminazione, o di post-processing, che la rendono grigia. Ho cercato le ombre che non ho trovato e l'edificio mi sembra uniformemente illuminato dalla direzione della ripresa. Poi c'è il cielo dietro, luminoso di suo. Forse, ma dovrei vedere il file nativo, questa scena ha portato la nuova Monochrom fuori dai limiti delle proprie possibilità tecniche. Anche Leica ha dei limiti.

Paolo giustamente dice
abschied ha scritto:assumendo uno sviluppo ed una scansione perfetti
che è tra gli anelli fondamentali che determinano la resa di una fotografia. Tra questi anelli vi sono la ripresa e le condizioni di illuminazione.

In sintesi, credo personalmente che i principali fattori che influenzano la resa di un'immagine, sia essa analogica o digitale, sono le condizioni della luce in fase di ripresa e le caratteristiche tecniche dell'ottica e della tecnologia di elaborazione delle immagini, siano bit catturati dal sensore o cristalli d'argento.

Le fotografie che ci mostra Paolo lo dimostrano, ed anche quelle di Luigi.
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Il problema sono io ... mi raccomando; tenetelo a mente. Non riesco proprio a digerire la prima foto ... La guardo su un normalissimo monitor e la vedo ... "eccessiva" !! Non mi viene altro termine.
Devo dire che mi capita spesso (non sempre) con le immagini dgt sia in b/n che a colori. Non è sopportabile alla vista. Capisco che così va il mondo della fotografia amatoriale ai ns gg. Immagini ipercontrastate, nitidezza a palla, etc etc ... Non ce la faccio davvero.
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abschied ha scritto:Maurizio, la risoluzione di un film Ilford 100 ASA è di circa 80 paia di linee bianco/nero e cioè a 160 pixel per millimetro lineare. Quindi, teoricamente, assumendo uno sviluppo ed una scansione perfetti, un negativo 20x35 corrisponde ad un sensore con 1280 Megapixel. Anche se difficilmente l'accoppiata lente/sviluppo/scansione permette di raggiungere questo valore massimo, è chiaro che un negativo 20x35 surclassa qualsiasi sensore digitale attualmente disponibile ai comuni mortali. Questo non è vero invece per un film 24x36 100 ASA che produce circa 22 Megapixel. Diverso è il discorso quando si parla di film a bassissima sensibilità come appunto la Rollei ATP 35ASA usata per la mia prima fotografia che risolveva 160 paia di linee al millimetro producendo, sempre teoricamente, 88.5 Megapixel. Qui siamo comunque già entro valori comparabili ai 46 Megapixel (veri, non ridotti dai filtri RBG) della M10 Monochrom.

In ogni caso, con i miei due scatti analogici volevo appunto dimostrare che, anche per i soggetti architettonici per i quali un'alta risoluzione ha un senso, la pellicola è in principio ancora competitiva. Il punto però è che ciò è vero a condizione di sobbarcarsi a fatiche e spese sempre più irragionevoli. La Rollei ATP richiede uno sviluppo speciale che a Milano solo il mitico signor Bilsen era capace di assicurare. I negativi 20x25 sono difficili da sviluppare in casa e non entrano negli scanner piani per cui bisogna farli scansionare tamburo. Senza contare poi lo sbattimento di andare in giro con un banco ottico:

ImmagineQ30A1168 Autoritratto con il nuovo banco ottico (EOS 5D Mark III) by Paolo Viviani, on Flickr

Quindi, fermo restando che la pellicola ha ancora una sua validità per i ritratti e per le immagini dal vivo, non vedo più un motivo valido per rinunciare al digitale quando il soggetto richiede una risoluzione particolarmente alta.

PS: La fotografia del cortile è stata brutalmente compressa e non rende giustizia all'originale stampato
Lo dico da sempre. In fondo il digitale e' più facile,richiede meno tempo ed molto meno costoso. Se ci mettiamo poi i lab che ,sviluppando e stampando da cani , facevano passare la voglia di fotografare...Ecco spiegato il boom digit...
Maurizio Cassese.
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... ed molto meno costoso ...

qui la cosa andrebbe spiegata meglio; potrei forse nn essere d'accordo ... ma è un discorso lungo e noioso.
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Luca: Per quanto riguarda l'illuminazione, l'assenza di ombre si spiega con il fatto che la fotografia è stata scattata con un cielo parzialmente coperto un po' dopo le quattro del pomeriggio, quando il sole a Novembre sta calando quasi alle spalle della macchina fotografica. Ho fatto questa scelta proprio per evitare le ombre molto marcate visibili nelle ore del mattino. Credo in effetti che un'illuminazione mediamente uniforme sia la scelta più opportuna quando la fotografia ha uno scopo di documentazione architettonica. Infine, proprio per l'assenza di valori estremi dell'illuminazione, non vedo proprio come si siano potuti superare i limiti del sensore o dell'ottica.

Luigi: Ho guardato abbastanza fotografie digitali amatoriali per sapere come sia diffusa la tendenza, da te giustamente deprecata, ad esagerare con le maschere di contrasto, per non parlare degli orrori che si sono visti all'epoca d'oro dell'HDR. Ciò non toglie che, quando si tratta di architettura, che sia in pellicola o in digitale, la nitidezza sia d'obbligo e non una fisima dei dilettanti.

ImmaginePalazzotto di Comminges (Hasselblad Zeiss Distagon 80mm Velvia100) by Paolo Viviani, on Flickr
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beh ... questa è decisamente un'altra cosa rispetto alla basilica; anche se la maschera della nitidezza è esagerata. Vedo un bordino bianco attorno. Non so se è per la pellicola o meno. Probabilmente nella 1^ una PP nn ben riuscita (imho).
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Luigi, per la cronaca, essendo il file PNG già monocromatico, per la postproduzione ho seguito i seguenti passi
1) Convertito il formato PNG in TIF
2) Ruotato leggermente l'immagine per compensare una leggera deviazione delle lineee verticali
3) Rifilato l'originario formato 24x36 al formato quadrato. La rifilatura ha permesso fra l'altro di eliminare le leggere cadute di luminosità agli angoli inevitabili con grandangolare così spinto.
4) Regolato il Gamma (0.87)
5) Virato al seppia

Non ho applicato alcuna maschera di contrasto poichè l'obiettivo Zeiss è gia molto inciso di suo. Non vedo francamente dove possa aver sbagliato.
Paolo Viviani
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abschied ha scritto:Credo in effetti che un'illuminazione mediamente uniforme sia la scelta più opportuna quando la fotografia ha uno scopo di documentazione architettonica. Infine, proprio per l'assenza di valori estremi dell'illuminazione, non vedo proprio come si siano potuti superare i limiti del sensore o dell'ottica.
Ho aperto il thread su un Mac più nuovo e l'immagine appare molto meno grigia. La definizione delle immagini della Monochrom M10 è stupefacente. Concordo che una luce diffusa è necessaria per un progetto di documentazione architettonica.
Quindi
  • il grigiore dipendeva in gran parte dal mio monitor, anche se la resa dell'autoritratto è notevole
  • I dettagli della chiesa di S.Ambrogio sono incredibili.
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maucas
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[schyter] ha scritto:... ed molto meno costoso ...

qui la cosa andrebbe spiegata meglio; potrei forse nn essere d'accordo ... ma è un discorso lungo e noioso.
Una digireflex entry level,un computer ed un programma di foto ritocco,che si trovano ormai gratis,permette di fotografare all'infinito senza costi aggiuntivi. Una fotocamera analogica entry level richiede rullini,chimici da sostituire ogni tot. Certo,se si considerano gli estremismi...ma li anche l'analogico non scherza.
Maurizio Cassese.
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Maucas ha ragione nel dire: "Una digireflex entry level,un computer ed un programma di foto ritocco,che si trovano ormai gratis,permette di fotografare all'infinito senza costi aggiuntivi". Bisogna però notare così si dà per scontato che le fotografie rimangano dei files in un hard disk da mostrare su internet e che ognuno vedrà in forma degradata dalla compressione e comunque in modo differente a secondo del monitor. So che questa è la tendenza contemporanea resa ancora più dominante dall'irruzione degli smartphones. Io però, anche senza farmi illusioni, resto un difensore accanito dell'idea che una fotografia è un'immagine stampata su carta. Allora bisogna prendere in conto anche i costi e le competenze necessarie per stampare bene, che sia analogico o in digitale.
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