È morto Giovanni Gastel

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cliqueur
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Covid.
65 anni.

Il fatto mi ha molto colpito, per varie ragioni.
abschied
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Ascoltando questa intervista ho capito perché per me le sue fotografie lasciano il tempo che trovano.
Paolo Viviani
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Enrico-To53
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purtroppo è così
la vita mi ha portato ad essere (a volte penso "mio malgrado") un dirigente regionale della Fiaf (la federazione delle associazioni fotografiche) e anche se ora non lo sono più, come tale figura ho avuto la possibilità di conoscere e frequentare parecchi personaggi famosi o meno dell'ambiente fotografia italiana; alcuni sono stati contatti fugaci, altri conoscenze che ho frequentato (tipo Efrem Raimondi, che riposi in pace) e ancora in certo modo frequento, altri ancora sono diventati amici; tra questi per me spicca il nome di Giovanni Gastel, conosciuto sei/sette anni fa a Moltrasio era una figura di galantuomo davvero di altri tempi; ricordo bene il suo inchino e il baciamano col quale salutava mia moglie, la sua eleganza che non veniva meno anche quando si chiacchierava di argomenti... non del tutto eleganti... ho il rammarico di non aver mai raccolto il suo invito a visitare il suo studio, mi ero ripromesso di farlo dopo essere usciti da questa pandemia, purtroppo il destino non me l'ha permesso.
molti piangeranno la perdita di un famoso fotografo, io quella di un amico
abschied
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Naturalmente rispetto il dolore di coloro che sono stati amici di Giovanni Gastel. Io, che posso giudicarlo solo sulla base delle sue fotografie e delle interviste che ho avuto l'occasione di ascoltare, non condivido i giudizi iperbolici con i quali è stata commentata la sua morte. In particolare non vedo come si possa minimamente paragonare, come pure è stato fatto, la sua produzione nel campo della fotografia di moda con quella di gente del calibro di Penn e Avedon.
Paolo Viviani
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mauro ruscelli
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Io ormai non mi stupisco piu' di questa abitudine.

sara' la storia a equilibrare il tutto
Mauro

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Enrico-To53
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ne parlo un attimo come fotografo, tralasciando l'amicizia; innanzitutto il suo genere è (almeno per questi ultimi anni) assolutamente agli opposti della mia fotografia (più o meno dal 2010 mi sono appassionato del reportage sociale: case di riposo, volontari ospedalieri, attori di teatro d'improvvisazione psicologica, ecc... esclusivamente in Bianconero)
aveva certamente molti detrattori, non entro nel merito, ma non gli si possono negare dei veri colpi di genialità nel realizzare cose che avrebbero potuto essere solo banalità. tra le varie, c'è una frase che gli ho sentito sovente ripetere e che ho fatto mia (la uso spesso durante delle serate di corso): "quando devi realizzare qualcosa, pensa a come farlo e la prima idea che ti viene in mente, che magari ti sembra ottima, scartala perché di sicuro viene in mente a chiunque; scarta anche la seconda e la terza e comincia a ragionare dalla quarta idea in poi, probabilmente agire così ti porterà a qualcosa di buono"
abschied
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L'ammonimento citato da Enrico-to53: "Quando devi realizzare qualcosa, pensa a come farlo e la prima idea che ti viene in mente, che magari ti sembra ottima, scartala perché di sicuro viene in mente a chiunque; scarta anche la seconda e la terza e comincia a ragionare dalla quarta idea in poi, probabilmente agire così ti porterà a qualcosa di buono" è sicuramente valido se si desidera realizzare un'immagine come questa:

Immagine

E' invece difficile che la Lang abbia dato ascolto all'ammonimento di Gastel scattando questa fotografia:

Immagine
Paolo Viviani
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cliqueur
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Ma sono fotografie, contesti, motivazioni, epoche diverse. Persone diverse, fotografi diversi !!!

Non c'è nulla di paragonabile tra la prima fotografia e la seconda, a parte che sono ritratti con un qualche risvolto sociale.

Sono sinceramente stupito.

Uno spaccato della fotografia odierna al tempo delle social platforms la dà questa intervista al photoeditor del National Geographic Italia Marco Pinna.

Molto interessanti le sue considerazioni sui temi fotografici e su cosa debba avere una immagine ai tempi di internet e delle social platforms. Ad esempio la massa di reportage sui campi Rom.

Pinna è veramente illuminante, spazia da Internet ai libri, allo spazio dato al reportage al giorno d'oggi. Che è infinitamente meno di quanto fosse 20 o 30 anni fa. Cambia il rapporto tra on-line e carta stampata, e non è ipotizzabile dare meno dignità al primo e osannare - o rimpiangere - la seconda semplicemente e solo perché su internet c’è una valanga di immagini non selezionate.

Forse dovremmo un po' considerare che la fotografia cambia, come cambia il mondo, i fotografi li cambiano e cambiano i fotografi. Quelli che sanno cambiare.
Enrico-To53
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"ammonimento" non mi pare sia il termine corretto, è semplicemente un modo di ragionare applicabile al genere di foto pubblicitaria che Gastel frequentava.
quanto all'accostamento con la Lange, anche a me pare non sia significativo,da aggiungere comunque che quello (storicamente lo si sa) non è l'unico scatto che è stato fatto dopo aver controllato la posa e... pagato la protagonista (nel reportage, comunque non è che si scatta senza pensare, semplicemente lo si fa prima nella stesura del progetto, ragionando sul come e chissà, magari... scartando le prime tre o quattro idee...) ; comunque non importa, in questi casi è il messaggio che conta, non come lo si è eventualmente costruito e/o raggiunto, un poco (se vogliamo) come il miliziano di Capa. dopo pranzo seguirò il link di Cliqueur, che ringrazio, su Marco Pinna
abschied
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"Ma sono fotografie, contesti, motivazioni, epoche diverse. Persone diverse, fotografi diversi !!!"

E' esattamente quello che volevo dire! E' unicamente irrilevante che 80 anni separano l'immagine di Gastel dalla fotografia della Lang. Avrei potuto invertire i rapporti temporali e contrastare questa immagine di Penn del 1955:

Immagine

con questa fotografia del 2015:

Immagine

Con la prima, come con la seconda scelta, mi premeva sottolineare la differenza fra un'immagine costruita in studio che, per piacevole possa essere, mi lascia indifferente proprio perché è il risultato di una "pensata", ed una fotografia che ci racconta il mondo reale. Poi, per ristabilire comunque un minimo di equità e come valutazione puramente personale, aggiungo che la produzione di Penn sovrasta di una spanna quella di Gastel.
Paolo Viviani
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Enrico-To53 ha scritto: mer mar 17, 2021 12:28 pm dopo pranzo seguirò il link di Cliqueur, che ringrazio, su Marco Pinna
Grazie a te!
Mi chiamo Luca.
Marco Pinna, che per inciso ha pubblicato una mia fotografia sulla rivista del NGI (vanità della vanità), ha uno sguardo estremamente attuale su fotografia, rete, pubblicazioni e rete. Lo riguarderò e prenderò appunti.
abschied ha scritto: mer mar 17, 2021 1:16 pm ed una fotografia che ci racconta il mondo reale
Conoscevo questa fotografia. Ho il sospetto che sia posata.
Enrico-To53
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Visto il filmato con Pinna, devo dire che sono 50 minuti di gradevole ascolto; mi trova d’accordo in molte cose, ad esempio sulla ripetitività delle immagini, e (aggiungo io) sulla loro “esoticità”. A questo proposito mi viene in mente una cosa di diversi anni fa: eravamo verso la fine degli anni “80, io mandavo le mie dia ad una agenzia spagnola (la Firo Foto, non so che fine abbiano fatto, ne ho cercato traccia in rete senza trovare nulla); insomma, in una chiacchierata con uno dei responsabili, venne fuori la enorme quantità che dovevano gestire di foto di viaggi in luoghi “di moda” come le Maldive, le Seychelles, e simili, e mi disse: “ certo, di quelle parti ne abbiamo a cassoni, ma se per caso ci chiedono un album su Vigevano, dobbiamo mandare apposta qualcuno perché non c’è nulla!” per completare, ricordo che tramite loro una mia fotografia di una ragazza in MTB che al tramonto si specchia in un laghetto (fatta a dieci chilometri da casa) è diventata una pubblicità (in Spagna) di un farmaco per la cefalea…:-)
Altro argomento che ho gradito è il fotografo senza fotocamera perché “è di riposo”. Una domanda che feci appunto ad una amica, relativamente conosciuta fotoreporter (incontrata in centro a Torino) era come mai fosse “disarmata”… la sua risposta fu: “certo che no! Oggi è domenica, tu lavori anche di domenica?” io non risposi, semplicemente mi girai leggermente in modo che diventasse visibile la camera che mi pendeva dalla spalla dietro al braccio destro, e la salutai.
abschied
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Luca: Non conosco la ragione per la quale sospetti che la fotografia della famiglia in fuga sia una messa in scena, ma, quand'anche quella specifica fotografia lo fosse, non cambierebbe nulla per quanto riguarda la distinzione sulla quale insistevo fra una immagine pensata in studio ed una fotografia che coglie un dato di realtà. Basta sostituire quel presunto falso con un'altra fotografia simile e certamente autentica. Ce ne sono quante se ne vuole.

Concordo con tutto quanto è detto nell'intervista anche se, naturalmente, essa è centrata su un settore particolare della fotografia.
Paolo Viviani
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abschied ha scritto: mer mar 17, 2021 4:04 pm Concordo con tutto quanto è detto nell'intervista anche se, naturalmente, essa è centrata su un settore particolare della fotografia.
Sinceramente non ho capito di quale fotografia stiamo parlando.

È la stessa "fotografia" di Henri Cartier Bresson, o di Gabriele Micalizzi o Pietro Masturzo. Con gli stessi sbocchi.

Poi Pinna tocca tutta una serie di altri temi attinenti a quello che facciamo noi: tutto sommato quando mettiamo una fotografia qui su PhotoBit pubblichiamo, o no?
abschied
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Volevo semplicemente dire che, in ragione del suo lavoro di Editor di National Geograhic, le giuste osservazioni di Pinna sono particolarmente pertinenti per il tipo di fotografie naturalistiche generlmente pubblicate sul quel periodico, ma un po' meno, per esempio, per le fotografie di Luca Rubbi, così ben presenti qui su PhotoBit. Questo non detrae minimamente dall'interesse dell'intervista.
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