È l'innovazione tecnologica, amico mio. Non c'è grande scelta, il mondo - e la fotografia - SONO digitali. Nessuno si dà la zappa sui piedi ma prende atto di quanto sia efficace ed efficiente la tecnologia digitale rispetto alla meccanica fine e all'ottica (a parte quelle che vanno davanti al sensore). Cambiano anche le preferenze dei consumatori: la "fotocamera" più usata è lo smartphone.roger ha scritto: ↑ven feb 25, 2022 6:29 pmTogliendo le classiche telemetro con mirino ottico trovo sempre un certo fastidio ad infilare l'occhio in quei minitelevisori delle moderne mirrorless e quando torno al mirino della F100 mi sembra di respirare a pieni polmoni. Di Olympus sapevo, le prossime fotocamere non si chiameranno più Olympus tranne l'ultima ammiraglia OM digitale. Di Nikon non sapevo nulla ma penso sempre fermamente che con il digitale le case storiche si siano tirate la proverbiale zappa sui piedi ed è un peccato.
Mi cito:
Si, in effetti i tempi della M3, ma anche della M4, M5, M6, M7 sono passati. Ma anche quelli della Nikon F2, Canon F1, della Minolta, della Miranda, della Pentax K1000 ed MX ed ME, della Yashica. E non c'è più la Mini di Issigonis, la Jaguar E-Type. Non c'è più nemmeno il riproduttore VHS e nemmeno il CD si sente più tanto bene ...
- nel frattempo, ed in maniera sempre più veloce, il mondo è diventato digitale e la fotografia è diventata digitale. Ricordo quelli che dicevano "la meccanica non si rompe", "una batteria che non c'è non si scarica". La realtà è che realizzare circuiti elettronici è meno costoso di realizzare dei componenti meccanici e probabilmente altrettanto affidabile. Pensiamo al concetto di "fly by wire". Alla fine poi, comunque tutto è soggetto all'usura e si guasta.
- cambiano le offerte dei concorrenti, [...] ci indica l'inesistenza del marchio Sony (produttore di elettronica) trent'anni fa.
- Vengono proposte nuove funzioni, nuove caratteristiche, cambiano le preferenze dei consumatori. Va sottolineato che il mercato della fotografia non si sostiene prevalentemente sul segmento professionale, ma sulla spesa amatoriale. I primi sono tanti, molti di più del migliaio che sono sulla pubblica ribalta, ma mai abbastanza per sostenere i volumi produttivi dell'industria fotografica mondiale.
- l'elettronica è la tecnologia dominante. Confrontiamo quanta ce n'era in una Canon F1 e quanta ce n'è ora nella nuovissima mirrorless Canon EOS R3, apparecchi destinati ad una utenza confrontabile.
- Dobbiamo inoltre considerare che l'apparecchio fotografico prevalente oggi è lo smartphone e che le mirrorless stanno soppiantando le reflex.
E qui un mio piccolo post sulle discussioni che ha suscitato la nuova M11:Dopo il fidanzamento di Leica con Huawei, poi sciolto, e dopo lo smartphone Leica Phone 1, prosegue l'ingresso dei grandi marchi in un settore che sempre più domina la fotografia i telefoni: Hasselblad si è fidanzata con Oppo.
Ognuno ha le sue preferenze ma le preferenze del mainstream dei consumatori determina il mercato, come l'offerta ne orienta le preferenze.Vi dirò che personalmente non mi faccio influenzare da fan appassionati, come possono essere questi due (vedremo poi Jonathan Slack), ma mi interessa molto la ricerca che alcuni di loro fanno, per esempio sulla tecnologia dei sensori.
In economia dei processi di innovazione abbiamo ben presente la legge dei rendimenti decrescenti (formulata da Ricardo): il guadagno, o beneficio marginale, nelle innovazioni incrementali ad un certo punto cresce meno che proporzionalmente rispetto alle risorse immesse. Significa che anche se investo tantissimo il ritorno oltre una certa soglia di appiattirà e tenderà a decrescere. Questo accade ora con tutta la tecnologia digitale e quindi [...] sottolinea una cosa assolutamente corretta.
Diverso il discorso di innovazioni di "rottura", che tendono a scompaginare prodotti offerti e domandati: nel nostro caso citavo le reflex soppiantate dalle mirrorless, o le compatte scacciate dagli smartphone (ora ci si è messa pure Hasselblad !).
Leica [come ogni altro produttore che compete sul mercato. N.d.A.] ha il compito di avere linee di prodotto sostenibile, con numeri relativamente piccoli rispetto alla concorrenza e con caratteristiche non facili: chi è che resta fedele o addirittura si converte ad una tecnologia antica come il telemetro ottico? Come dice Sassenberg, molti il telemetro ottico nemmeno lo capiscono e forse il nostro "attaccamento" è più per passione che per effettiva efficacia di funzionamento. E ci sta.
Sostenibile vuol dire "far quadrare i conti": vendere tot apparecchi a tanti eurini ciascuno per assorbire i costi di produzione, i costi commerciali e di struttura, i costi di ricerca e sviluppo, e fare anche profitti. Se Leica sbaglia a rinnovare una M rischia di far saltare questa sostenibilità, come è già successo alla Leitz e, con contraccolpi meno drammatici, con la M8 e il primo sensore della M9. Il prodotto non è solo sostanza funzionale e tecnologica, ma anche percezione soggettiva dei benefici che il prodotto mi può dare. Per questo ha affiancato ad una linea iconica ma commercialmente complessa altre linee di apparecchi e obiettivi.
Ne abbiamo prova evidente, c'è chi è contento della sparizione del fondello, chi non l'accetta per niente. C'è chi è entusiasta della resa tonale e c'è chi pensa che non sia molto diversa da quella del modello precedente.
Leica, come ogni azienda, deve gestire la combinazione tra sostanza tecnologica e funzionale e la percezione di utilità da parte dei consumatori. Perché una volta che il cartellino del prezzo è per me accettabile, cioè se il mio costo-opportunità è favorevole ad una M11 rispetto a un qualsiasi altro acquisto, non conta solo quali siano le innovazioni tecniche che introduco ma anche, e forse soprattutto, come io cliente ne percepisco l'utilità per me. E questo fa la differenza tra le valutazioni e le decisioni di acquisto.