ho usato questa foto per accompagnare il dilemma perché in questa foto succede un fatto strano: i due personaggi ritratti sono mio zio e mio cugino, che conosco da quando sono nato e ai quali sono molto affezionato, e specie per quanto riguarda il secondo si tratta di due persone estremamente solari, il cui volto difficilmente sembra adombrato da preoccupazioni o cattivi pensieri. Insomma ho inventato due parenti che nella realtà, in media, non esistono: potere della fotografia, di testimoniare e al contempo offuscare la realtà. Ri-velare, come direbbe qualcunoIl peccato originale della fotografia è un dilemma: se io faccio una foto a te, la foto è mia o è tua?
Credo che questa domanda posta da Marco Palomar vada di pari passo con il dialogo che ha preso avvio su altri tread..
Ebbene, si cerca sempre di dividere la tecnica dall'emozione, l'io dal te, il soggetto dall'oggetto, ma in realta' la fotografia MENTE SEMPRE.
La vera discriminante e' SE IL FOTOGRAFO MENTE, questa e' la vera domanda.
Non invento niente, Massimo Stefani ha da sempre nella sua firma la frase di Avedon che andrebbe scolpita nella pietra:
Tutte le fotografie sono reali,nessuna è la verità.
R.Avedon
Spiego meglio il mio punto di vista con una foto, pellicola (cosi' victor e' contento) 90/2 svitabile leitz (cosi' anche il feticismo e' soddisfatto).
L1016115 di mauroruscelli, su Flickr
Mia figlia stava ridendo, era stufa di farsi fotografare e si e' messa le mani davanti alla faccia ed e' scappata per farmi smettere. Non c'era ansia o angoscia, un normale pomeriggio...
Eppure...
E' da tempo che ho dei conflitti con mia figlia, che non ci troviamo e che per un motivo od un altro (in realta' sempre lo stesso) abbiamo dei forti conflitti. Per me questa foto e' diventata il simbolo di un anno di rapporto difficile con mia figlia. Amo questa foto e mi fa stare male, anche se so' come e perche' e' stata scattata.
La foto di perse' e' una menzogna, e' un evento reale, ma io la uso per rappresentare una MIA verita' MA non quello che e' successo.
Spesso il reportage di grandi fotografi corre gli stessi rischi interpretativi (secondo me), infatti le idee politiche di chi scatta vanno sempre considerate.
Nel mio tipo di fotografia io metto sempre molta soggettivita', a volte troppo, infatti vengo accusato di eccessivo cupore, e raramente, dall'uso dei toni al tipo di inquadratura mi trovo a rappresentare un evento con intento di veridicita', raramente un'altra persona a fianco a me vedrebbe le stesse cose, io USO la realta' per rappresentare un mio discorso interiore.