Fotocamere folding

Sezione Principale - Fotografie e Passioni

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Supermario
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La produzione di fotocamere tascabili di piccolo formato, dette anche compatte, ha seguito una logica commerciale ben individuabile negli ultimi 50 anni. L'evoluzione ha portato ad aumentare la velocità d'uso e al contempo alleggerire la struttura, diminuire i costi per renderle sempre più d'uso popolare.
La produzione degli anni '50 e '60 è stata sicuremente piena di fascino e, come tutti i prodotti di quell'epoca, ha un valore commerciale intramontabile, fa parte di quel mondo che si chiama "modernariato", mentre avanzando negli anni '70 ed '80, man mano che i materiali utilizzati sono diventati sempre meno nobili, i costi sempre più bassi e la fotografia comune sempre meno ambiziosa, questo tipo di fotocamera ha perso tutto il suo fascino fino a diventare un oggetto abbastanza banale.
La funzione della compatta è afferrare l'attimo fuggente e indubbiamente le moderne autofocus Contax, Leica, Nikon, Ricoh, per citare quelle per me più interessanti, sono senza dubbio più efficaci a raggiungere lo scopo. Purtroppo per ragioni commerciali queste fanno parte di un' idea della fotografia non professionale, poco rigorosa, strizzando l'occhiolino più alle signore della buona società che al fotografo rude e ispirato.
L'impossibilità di inserire un flessibile, un filtro, di riparare la fotocamera non più in produzione, la presenza di dispositivi inutili ed invadenti come il Flash o la lettura automatica della sensibilità che portano ad un litigio continuo fra il fotografo esperto e distratto (come il sottoscritto) e gli automatismi che si vuole disinserire o la lettura o la taratura esposimetrica che si vuole personalizzata, le relegano, a mio parere, più al mondo dei gadget che a quello dell'arte.
D'altro canto prendendo in mano una folding Kodak, Agfa, Zeiss Ikon, tralasciando il fascino dell'oggetto, si tocca con mano quanto siano tecnologicamente inadeguate al nostro modo di pensare il reportage.
Il digitale mi pare la logica evoluzione della compatta.
Vi è però un tipo di folding che l'industria non ha, a mio avviso, sufficientemente sviluppato, quella del mezzo formato.
Negli anni '60 il mercato si è divaricato: da una parte la fotocamera a sistema per il professionista e l'amatore, dall'altra la compatta 35 mm per la massa. La fotocamera tascabile di grande qualità è stata abbandonata.
Non esiste una fotocamera di mezzo formato tascabile costruita negli ultimi 40 anni. Ho posseduto in passato la Plaubel, abbastanza grossa e pesante, nonostante ciò fragile meccanicamente, la Mamyia 6, assolutamente splendida, ma essendo ad ottica intercambiabile poco tascabile, possiedo la spledida Rolleiflex biottica, che ha tante qualità ma non la compattezza. Non ricordo altro sul mercato se non terribili mastodonti Fuji e Linhof.
A questo punto vorrei sapere quale sia la reale utilizzabilità di una Super Ikonta IV, Bessa II, Agfa super Isolette, Balda ecc. per una fotografia occasionale a mano libera, più o meno meditata, sia dinamica che statica.
Per intenderci quelle splendide realizzazioni della fine degli anni '50 inizio '60 che così improvvisamente l'industria fotografica ha abbandonato hanno ancora una loro attualità per qualità di immagine, precisione telemetrica, bellezza del mirino Galileiano, affidabilità meccanica ?.
Certamente occorre sacrificare la velocità e la praticità quando si vuole qualità e compattezza, tuttavia la mente ha bisogno di una sua leggerezza per avere risultati originali, e questa leggerezza è fatta di pochi gesti meccanici, di semplicità, d'altro canto la forma e il peso devono garantire la trasportabilità quotidina, in mezzo alle carte d'ufficio o alla spesa come un astuccio per gli occhiali.
Mario Andreoli
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Caro Mario,

il fatto è che noi ricerchiamo la poesia nell'oggetto fotocamera.
L'hai scritto tu, se servono per fare foto, le attuali compatte sono formidabili (ammesso che ce ne siano ancora a tecnologia "argentica").

Ma io ti capisco, perchè sbavo su tutto ciò che è vecchio, passato e soprattutto decadente.
Tanto poi le foto non le scattiamo lo stesso.

Nat
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mauro ruscelli
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Supermario ha scritto: ...
tuttavia la mente ha bisogno di una sua leggerezza per avere risultati originali, e questa leggerezza è fatta di pochi gesti meccanici, di semplicità, ...
Complimenti Mario, molto bello.
Mauro

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cristian vidmar
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Davvero un'analisi interessante.

Chiedi quali mezzi siano adeguati? Direi che dipende dal fine.

Se il fine è il divertimento, il piacere personale che si prova nell'utilizzare certi strumenti piuttosto che certi altri, allora è impossibile dare una riposta univoca, proprio perché si entra nel campo dei gusti personali.

Quando ho iniziato a fotografare a 17 anni l'ho fatto con un amico coetaneo che nell'attesa di potersi permettere una macchina nuova usciva con una vecchissima Super Ikonta 6x4,5 con Tessar 75 (credo del 1938) che sua nonna aveva avuto in regalo dal console americano in italia. Oggetto macchinoso che richiedeva un certo impegno e poca fretta nell'uso ma che riusciva, con le dimensioni quasi di una compatta 35mm, a tirar fuori delle foto a colori meravigliose, anni luce da quelle che uscivano dalla mia reflex e sicuramente ancora attuali oggi. Anche il telemetro era ancora precisissimo, al millimetro! Poi lui si è comprato una compatta autofocus Nikon e poi una reflex come la mia ma il punto è: per qualcuno la lenta operatività della Zeiss può essere un ostacolo e una noia, per altri motivo di sconfinata soddisfazione personale, non esiste un indirizzo unico e non è detto che uno debba seguirne uno solo.

Potrei citare altri casi, come quello di un caro amico che nonostante la reflex Nikon e la compatta digitale sembra saper vedere davvero solo nel pozzetto e tira fuori dalla Rolleicord foto che stanno due spanne sopra a tutte le altre sue. Perché la Rollei lo ispira, lo calma, lo fa riflettere.

Diverso il caso di chi deve portare a casa il risultato. Cito spesso il caso di Alex Majoli, bravissimo fotoreporter di guerra della Magnum che negli ultimi anni è passato dalle M6 alle compatte digitali, da cui tira fuori foto con anima e toni del tutto simili a quelle che ha sempre fatto in analogico. Lui parla di agilità, di velocità operativa e di "è sempre tutto a fuoco, dal primo piano allo sfondo, è fantastico!", cosa che sentita dire da un ex-M6 per i fotoamatori leichisti ma-che-bello-il-mio-sfocato potrebbe essere motivo sufficiente di scomunica a vita.

Dunque chi ha ragione? Nessuno e tutti. Cosa ha senso usare? Dipende, lo sa solo chi quella cosa la userà. Visto che sto divagando, senza entrare nel merito dell'affidabilità meccanica e altre cose su cui non sono ferrato, ti posso dire che a mio parere una Zeiss Folding può ancora tirare fuori delle foto bellissime quindi ha senso se la differenza di qualità e piacere intrinseco nell'usarla compensa i sacrifici operativi che impone. Certo è che con quello che le paghi oggi, a costo di lasciarla in bella vista sul mobile del salotto secondo me ne vale la pena e prima o poi, quando trovo quella giusta, me ne prendo una di sicuro.
Cristian
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mauroscacco
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Cristian Vidmar ha scritto:Davvero un'analisi interessante.

Chiedi quali mezzi siano adeguati? Direi che dipende dal fine.

Se il fine è il divertimento, il piacere personale che si prova nell'utilizzare certi strumenti piuttosto che certi altri, allora è impossibile dare una riposta univoca, proprio perché si entra nel campo dei gusti personali.

Quando ho iniziato a fotografare a 17 anni l'ho fatto con un amico coetaneo che nell'attesa di potersi permettere una macchina nuova usciva con una vecchissima Super Ikonta 6x4,5 con Tessar 75 (credo del 1938) che sua nonna aveva avuto in regalo dal console americano in italia. Oggetto macchinoso che richiedeva un certo impegno e poca fretta nell'uso ma che riusciva, con le dimensioni quasi di una compatta 35mm, a tirar fuori delle foto a colori meravigliose, anni luce da quelle che uscivano dalla mia reflex e sicuramente ancora attuali oggi. Anche il telemetro era ancora precisissimo, al millimetro! Poi lui si è comprato una compatta autofocus Nikon e poi una reflex come la mia ma il punto è: per qualcuno la lenta operatività della Zeiss può essere un ostacolo e una noia, per altri motivo di sconfinata soddisfazione personale, non esiste un indirizzo unico e non è detto che uno debba seguirne uno solo.

Potrei citare altri casi, come quello di un caro amico che nonostante la reflex Nikon e la compatta digitale sembra saper vedere davvero solo nel pozzetto e tira fuori dalla Rolleicord foto che stanno due spanne sopra a tutte le altre sue. Perché la Rollei lo ispira, lo calma, lo fa riflettere.

Diverso il caso di chi deve portare a casa il risultato. Cito spesso il caso di Alex Majoli, bravissimo fotoreporter di guerra della Magnum che negli ultimi anni è passato dalle M6 alle compatte digitali, da cui tira fuori foto con anima e toni del tutto simili a quelle che ha sempre fatto in analogico. Lui parla di agilità, di velocità operativa e di "è sempre tutto a fuoco, dal primo piano allo sfondo, è fantastico!", cosa che sentita dire da un ex-M6 per i fotoamatori leichisti ma-che-bello-il-mio-sfocato potrebbe essere motivo sufficiente di scomunica a vita.

Dunque chi ha ragione? Nessuno e tutti. Cosa ha senso usare? Dipende, lo sa solo chi quella cosa la userà. Visto che sto divagando, senza entrare nel merito dell'affidabilità meccanica e altre cose su cui non sono ferrato, ti posso dire che a mio parere una Zeiss Folding può ancora tirare fuori delle foto bellissime quindi ha senso se la differenza di qualità e piacere intrinseco nell'usarla compensa i sacrifici operativi che impone. Certo è che con quello che le paghi oggi, a costo di lasciarla in bella vista sul mobile del salotto secondo me ne vale la pena e prima o poi, quando trovo quella giusta, me ne prendo una di sicuro.
Bellissimo intervento Christian, a dimostrazione dell' extravalore che questa arte così ricca di storia e di umane sensibilità a volte antitetiche riesce sempre a regalarci...
Ciao Mauro :-)
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Supermario
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Caro Cristian
Ognuno di noi ha una sua attenzione, memoria, pazienza e sopportazione diversa.
Io utilizzo la Linhof, fotocamera lenta e macchinosa e la Mamyia 7 l'unica automatica che possiedo, passando per fotocamere dalla velocità intermedia.
Quando passo dalla Mamyia alla Linhoff le mie spalle cominciano a soffrire, pertanto non oso, come fa un mio amico, pensare di utilizzare il 5x7" che pesa sui 5 kg, possibilmente devo muovermi con 2-3 kg.
Quando utilizzo Linhof la mia mente subito comincia a deragliare, mi occorre almeno mezz'ora per tranquilizzarmi, accettare il panno, il lentino, l'immagine capovolta ecc. Una volta che mi sono calato nell'atmosfera, che i gesti si sono automatizzati, la mente si fa leggera, comincio a divertirmi.
All'estremo opposto la Mamyia 7, io non ricordo di averla mai usata in automatico.
Ci sono automatismi che mi liberano la mente: il caricamento dell'otturatore con la leva o la manovella che fa avanzare atomaticamente il contapose e il trascinamento della pellicola, l'esposimetro che legge dentro al pentaprisma, il simulatore dell'esposimetro, l'automatismo dei diaframmi, lo specchio che ritorna in posizione, il ttl- flash. (praticamente la R6-2) poi ci sono automatismi con i quali litigo: modificare ogni volta la sensibilità della pellicola perchè l'esposimetro è solo automatico con +2 e -2 di correzione, non fare partire il flash, mettere a fuoco un lato e non il centro con una AF. Troppi pulsanti mi affaticano la mente, e mi fanno concentrare sulla fotocamera anzichè sul soggetto; la digitale compatta di mia moglie mi fa impazzire. Solo tre etti per le spalle ma tre quintali per la mente.
Quando fotografo comincio a guardarmi attorno, medito su che pellicola e che sensibilità impostare, estraggo un esposimetro e cerco il grigio medio, metto e tolgo un filtro, guardo il cielo, ......il volo degli uccelli, esamino i resti del caffè nella tazzina, seziono le viscere dell'agnello appena sacrificato :-( , ....non ho tempo per gli utomatismi. :(
Vorrei dire che fra la lentezza del banco ottico che consente moltissimi generi di foto e la velocità di una F100 in program e in AF che consente un altro vasto tipo di foto, esiste una gamma di occasioni intermedie dove è richiesta anzichè velocità o modularità di accessori e ottiche, semplicità e leggerezza.
Certo una M6 con 35 potrebbe essere giusta con i giusti automatismi, nonostante che non sia proprio tascabile, una biottica una volta sfoderata è fantastica ma non è certo facilmente sistemabile nella borsa d' ufficio, mentre una folding mezzoformato ha una sia qualità elevata ed una maggiore "tascabilità".
Mario Andreoli
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PIERPAOLO
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v
Ultima modifica di PIERPAOLO il gio giu 14, 2007 9:07 pm, modificato 1 volta in totale.
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PIERPAOLO
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[quote="PIERPAOLO"]vorrei fare alcune precisazioni:
le fotocamere folding, ovvero ripiegabili, sono una categoria di macchine che sono state praticamente create con la Ikonta e la Super Ikonta della Zeiss Ikon e che hanno avuto un enorme successo sino agli anni Sessanta, ma non tutte possono definirsi compatte, in quanto alcune arrivano al formato 9x12
mentre invece per fotocamere compatte s'intende generalmente una fotocamera ad ottica fissa di dimensioni modeste.
Quest'ultima tipologia era usatissima anche alla fine dell'ottocento ed esistono compatte della Ernemann di Dresda per pellicola piana (3x4cm) grandi come un pacchetto di sigarette che si aprivanop coi tiranti, ad esempio la famosa Liliput.
Le compatte anni Cinquanta erano buone macchine (es la Canonet), ma venivano considerate macchine di serie B. Molto buona anche la Petri 7S, ma tutte le marche ne costruirono decine di modelli. Con la Rollei 35 e le sue varianti, poi la Minox, la Contax T ed infine con l'Olympus XA la compatta entrò nella considerazione dei fotografi con una dignità propria. Tra le migliori e tuttavia misconosciute, rimangono la Petri Color 35 e la Yashica Electric 35. L'esplosione delle compatte avvenne negli anni Ottanta, contro il gigantismo e le complicazioni assurde delle reflex, sino ad arrivare al capolavoro assoluto della Minilux.
Comunque negli anni cinquanta si possono distinguere le compatte ad ottica rientrante (Zeiss Contessa o Kodak Retina) da quelle ad ottica fissa (Voiglaender Vito B o Zeiss Contessamat).
Occorre infine rimarcare che spesso molte soluzioni tecnologiche sono state sperimentate prima sulle compatte (Konica 35 con autofocus) che sulle reflex.
In definitiva il mondo delle compatte non rappresenta la serie B della fotografia, basta fotografare con una Retina, una Vito B (con un Color Skopar che ancora oggi lascia ammutoliti) o una Contessa per rendersene conto, se poi si vuole il massimo propongo a tutti una prova con una Minilux per ricredersi delle ottiche mini.
Pierpaolo
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Nikita
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Supermario ha scritto:.
tuttavia la mente ha bisogno di una sua leggerezza per avere risultati originali, e questa leggerezza è fatta di pochi gesti meccanici, di semplicità.
Perfetto Mario !

Nik.
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mauro ruscelli
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io ho visto delle immagini realizzate con una super ikonta, assolutamente splendide e attuali. erano di un fotografo che la porta sempre i viaggio, per il ridotto peso e dimensioni assieme al corredo contax.
Mauro

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PIERPAOLO
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e fa bene.....
tra parentesi il Tessar sul medio formato rende meglio che nel piccolo
Pierpaolo
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Nikita
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Insieme alle Contax, quando non ho la Rolleiflex, mi porto con me una Voigtlander Bessa I (6x9), che è questa:
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bessa001.jpg
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PIERPAOLO
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La Voigtlaender Bessa é stata la principale rivale della Super Ikonta, con un diverso sistema di ponte levatoio e di messa a fuoco. Può talvolta presentare problemi di planeità dell'ottica, comunque la versione migliore é la II con l'Heliar o col suntuoso Apo Lanthar ai vertici mondiali della resa ottica, ricercatissima a tutt'oggi anche dai professionisti per la resa tridimensionale.
Una macchina molto raffinata e ben costruita che fa tanto rimpiangere il concetto di qualità
Pierpaolo
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PIERPAOLO ha scritto:La Voigtlaender Bessa é stata la principale rivale della Super Ikonta, con un diverso sistema di ponte levatoio e di messa a fuoco. Può talvolta presentare problemi di planeità dell'ottica, comunque la versione migliore é la II con l'Heliar o col suntuoso Apo Lanthar ai vertici mondiali della resa ottica, ricercatissima a tutt'oggi anche dai professionisti per la resa tridimensionale.
Una macchina molto raffinata e ben costruita che fa tanto rimpiangere il concetto di qualità
Pierpaolo
Grazie Pier.

Nik
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Nicola e Pierpaolo:
mi pare che la Bessa non abbia il telemetro.
E' possibile abbinarne uno?
Lo ritengo indispensabile con un 75.
La Bessa 2 dovrebbe averlo, in tal caso è preciso e pratico?
Io ho guardato dentro un mirino di una Super Ikonta (credo) di anteguerra, non vedevo quasi niente, tutto assolutamente confuso e senza bordi nitidi.
Senza essere un fanatico della visione perfetta (vedi reflex moderna), mi occorre un pò di piacevolezza come nella Leica M.
Mario Andreoli
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